IoT, smart manufacturing, industry 4.0… tutti i protagonisti della Rold Academy

di Laura Magna ♦︎ L’azienda di Laura Rocchitelli si rivolge non solo ai dipendenti, ma anche a studenti esterni che vogliano apprendere ciò che serve per lavorare in una fabbrica sempre più digitale. La collaborazione con scuole, Its, Università, Politecnici e il Lighthouse Plant dal Wef di Cerro Maggiore

Nasce la Rold Academy, un’accademia di formazione che si rivolge non solo ai dipendenti dell’azienda di Nerviano, ma anche – e soprattutto – a studenti esterni che vogliano apprendere tutto ciò che serve per lavorare in una fabbrica sempre più digitale. E Rold – pmi meccatronica con 40 milioni di euro di fatturato e 250 dipendenti in tre stabilimenti italiani – è il luogo adatto allo scopo. Non è solo questione di quello che produce (componentistica elettromeccanica per domotica con una forte dose di innovazione), ma di come lo produce. In fabbriche così all’avanguardia che una di esse, segnatamente quella di Cerro Maggiore, è stata eletta – unica al 100% italiana – nella ristretta lista dei Lighthouse Plant dal Wef. Un ruolo di faro che Rold svolge in maniera esemplare: prova ne sia il fatto che dal 2018 ha messo in vendita, a disposizione di qualunque altra azienda se ne voglia dotare, SmartFab, la piattaforma IoT sviluppata in collaborazione con Samsumg che usa proprio a Cerro Maggiore per monitorare e gestire le linee.

«Oggi aspiriamo a essere “faro” anche in ambito formativo», dice Laura Rocchitelli, presidente e ceo di Rold. «Il nostro obiettivo è creare un luogo dove le persone possano crescere, non solo le nostre persone ma anche gli esterni. Ci siamo ispirati alle grandi aziende che sono nostre partner e che hanno tutte una Academy interna: vogliamo far vedere come le materie che si studiano negli Its e nelle facoltà di ingegneria vengono applicate in azienda». Non c’è dubbio che sia la valorizzazione delle risorse umane la strada da seguire per digitalizzare il Paese e far rinascere la nostra economia. Un’economia che è quartultima nell’Indice che misura il livello di digitalizzazione dell’Ue a 28, il famoso Desi e che viene buttato giù in classifica proprio dalle competenze (fattore per cui siamo ultimi in assoluto). Il che è in netto contrasto con il fatto che l’Italia sia la seconda manifattura d’Europa – ancora e a questo punto chi sa per quanto, se non si cambia direzione. Perché non può esistere oggi industria senza digitalizzazione; e senza investimenti in competenze digitali, non si chiuderà mai il mismatch tra domanda e offerta di lavoro che porta il tasso di disoccupazione giovanile oltre il 31%.







Iniziative come quella della Rold Academy, che vuole essere un punto di incontro tra sapere accademico e applicato, tra università e industria, sono un passo in avanti determinante per cambiare le cose. Rold Academy nasce «nel giorno in cui mio padre Onofrio avrebbe compiuto 87 anni», dice Rocchitelli. «Lui diceva di andare alle fiere, esplorare il mondo: di fatto esprimeva concetti come open innovation e cross contamination fin dagli anni Sessanta». Rold Academy raccoglie questa eredità e la adatta al mondo attuale.

Perché un’accademia aziendale

Il presidente e ceo di Rold Laura Rocchitelli

L’Academy è dunque solo l’apice di un percorso iniziato negli anni Sessanta da Onofrio Rocchitelli che fondò la sua impresa intorno all’invenzione di un microinterruttore per elettrodomestici. Un percorso che già a inizio 2020 aveva portato alla creazione anche di RLab, un laboratorio multidisciplinare di ricerca applicata, da cui provengono progetti avveniristici e brevetti: come il grafene, i sensori di ultima generazione, i sistemi di sicurezza e gli encoder intelligenti (manopole per programmare lavatrici e forni, anche in versione IoT, per mettere in connessione gli elettrodomestici). Il Lab collabora con Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Santa Chiara Lab dell’Università di Siena, Liuc di Castellanza, Università del Salento: un flusso continuo di scambi e di esperienze. «Il Lab è il tramite attraverso cui la conoscenza accademica viene traghettata in azienda e diventa prodotto: ma questo sarebbe impossibile senza che l’azienda agisse in prima persona», spiega il responsabile del Lab, Alessandro Mansutti, che, non a caso, è un ex ricercatore del Politecnico travasato in azienda nel bel mezzo di una ricerca.

«Si tratta di uno scambio perché poi l’azienda entra in Università proponendo tematiche di sviluppo in corsi che siano vicini agli interessi della produzione e lo fa progettando il corso e in parte svolgendolo in aula: dove siamo per il 20% del nostro tempo lavorativo. In questo modo contribuiamo con una formazione che è duplice: diamo agli studenti visione del mercato e prendiamo l’apertura mentale che il ragazzo di 20-24 anni essendo nell’apice della sua spinta creativa. Abbiamo brevettato soluzioni degli studenti che hanno partecipato anche economicamente all’invenzione. Un terzo punto, che è anche la quadratura del cerchio, è che abbiamo un osservatorio privilegiato sui talenti che possiamo portare in azienda».

 

Nasce Rold Academy, un’accademia di formazione che si rivolge non solo ai dipendenti dell’azienda, ma anche a studenti esterni che vogliano apprendere tutto ciò che serve per lavorare in una fabbrica sempre più digitale

La Rold Academy: come funziona

Rold Academy arriva alla fine di questo percorso. «L’Academy è strutturata non su percorsi statici, ma su “esperienze” di apprendimento con sette moduli ed è destinata sia alle persone di Rold, sia alle persone esterne che vogliano aumentare le competenze attraverso connessione con noi. È un ecosistema di lifelong learning, rafforzato dalla collaborazione costante con scuole, Its, Università, aziende e altre Academy, per favorire la crescita individuale di individui, aziende e in definitiva del Paese», spiega il direttore Daniela De Lucia. I moduli spaziano dalla formazione manageriale per aumentare e accrescere le competenze di gestione delle persone e del cambiamento; all’upskilling e reskilling (miglioramento delle competenze e riqualificazione per chi è già nel mondo del lavoro), per portare tutti a un livello di competenze digitale sufficiente; all’acquisizione di competenze tecniche nella meccatronica, insieme a strategie e strumenti che consentano di presentare brevetti anche in un contesto di media azienda; al potenziamento dei percorsi teorico-pratici nelle scuole e negli Its; alla sicurezza nel mondo del lavoro e alla transizione verde, fino al sales e marketing nel btob e alle soft skill, dal design thinking al pensiero critico, competenze trasversali e complementari che sono cruciali per lavorare nell’industria 4.0.

Con l’idea che la formazione sia un valore assoluto oltre che aziendale, «che garantisce a tutti inclusioni e crescita», dice Daniela Colantropo, responsabile risorse umane di Rold. «I macro filoni della formazione continua in azienda sono due: personali in base al ruolo e negli ultimi tre anni abbiamo attivato percorsi formativi per tutti dedicati ad argomenti di uso comune per stare in azienda. Abbiamo reso comuni argomenti atipici, come IoT, smart manufacturing, industry 4.0 che per noi è una linea di business e fa parte del nostro modo di lavorare. I corsi di formazione diventano esperienze che rimangono e che le persone portano anche a casa».

 

Colmare il gap tra domanda e offerta di lavoro, valorizzando il capitale umano

Rold Plant a Cerro Maggiore, unica fabbrica al 100% italiana nella ristretta lista dei Lighthouse Plant dal Wef

Il modo di approcciare la formazione di Rold è un caso di scuola per ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Ne è convinto Gianni Brugnoli, Vice Presidente per il Capitale Umano Confindustria che ricorda come «Rold partecipi con 11 istituti ad Alternanza scuola lavoro e sia dentro a due fondazioni Its».

«Quando l’impresa sollecita trova terreno fertile: riesce a contaminare e creare opportunità di lavoro concrete. Ce ne sono tante, che richiedono formazioni tecniche: i ragazzi devono crearsi il proprio zainetto di occupabilità, tale per cui si possano affacciare nel post diploma e nel post laurea con un curriculum. Non si può restare nella zona di comfort ma bisogna cavalcare il cambiamento, oggi è più semplice, grazie alla tecnologia, informarsi e formarsi. Ma è chiaro che anche il mondo datoriale deve fare la propria parte», dice Brugnoli. E la sua parte deve farla anche il Paese lanciando una visione di formazione di lungo periodo, linee guida che arrivino al 2050 come hanno fatto Usa, Giappone, Cina, e a cui si ispiri e dia attuazione ogni ministro che si succede nell’agone politico. «Siamo il secondo paese manifatturiero in Europa, facciamo valere questa capacità. Dobbiamo anticipare il cambiamento, creare un binomio vincente, facendo vedere ai ragazzi l’innovazione e la tecnologia che c’è in azienda. Attraendoli per primeggiare sui mercati internazionali».

 

Rold, faro anche nella formazione

L’azienda lombarda si pone dunque come influencer e “faro” anche nel settore della formazione e può fare da apripista anche alle altre aziende medie e grandi del territorio. «Dobbiamo aumentare questi esempi virtuosi – conclude Alessandro Spada, Presidente di Assolombarda – Non abbiamo altre alternative, dobbiamo insistere sulla formazione in un momento in cui la digitalizzazione è cruciale. Nei due mesi e mezzo di lockdown le aziende hanno potuto lavorare, intrattenere rapporti commerciali, usando qualcosa che già esisteva ma di cui non eravamo consapevoli, gli strumenti digitali. Sappiamo quanto sia importante avvicinare due mondi, quello dell’accademia e quello del lavoro. Ne siamo responsabili come imprenditori. È chiaro che formare un ragazzo in azienda è un costo, c’è un tema di sicurezza, di impiego di risorse, ma dobbiamo farlo per spiegare loro cosa è un’azienda e perché lavorare in un’azienda significa partecipare alla crescita del Paese».














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