Il rinnovamento digitale e robotico di Parmalat

di Stefano Casini ♦ Per la prima volta la grande azienda alimentare (gruppo Lactalis) svela i suoi progetti di digital transformation e automazione. E i piani per il futuro. Parla Daniele Ferrari

Puntano a diversi obiettivi e traguardi strategici le sfide per l’innovazione, che un colosso come Parmalat sta affrontando in questo momento. Innanzitutto, aumentare interconnessione ed efficienza sulle linee produttive; separare, dal punto di vista operativo, le utenze di produzione rispetto a quelle di Information Technology; dividere il traffico dati, tra impianti di processo e attività accessorie. Inoltre, negli stabilimenti di Collecchio e Roma del Gruppo alimentare, «con l’installazione dell’architettura FX2 di Dell» rileva Daniele Ferrari, responsabile Automazione industriale ‎di Parmalat Italia, «abbiamo fatto nascere la “Server farm”, sulla quale migrare, virtualizzando in prospettiva tutte le applicazioni server dello stabilimento, centralizzando i dati e abbattendo i costi di manutenzione dei server». Un altro obiettivo già individuato, ma che per il momento resta lontano nel futuro, è invece quello di creare un’ “azienda estesa” che comprenda i fornitori, interconnettendo ogni anello della catena produttiva, dalle fattorie alle macchine che sigillano i prodotti finiti. Sarebbe un traguardo epocale, ma che per il momento può ancora attendere.

 







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Daniele Ferrari, responsabile Automazione industriale ‎di Parmalat Italia

Parmalat Industrial Network (P.I.N.)

Negli anni scorsi è stato avviato il progetto Parmalat Industrial Network (P.I.N.) per l’innovazione digitale; oggi è in fase di pieno sviluppo e coinvolge tutti gli stabilimenti italiani per un totale di 40 linee di produzione. «Il progetto è stato implementato e viene gestito interamente dalla nostra struttura di ingegneria interna» spiega Ferrari, «con lo scopo di rendere logicamente isolata e fisicamente sicura la porzione industriale del nostro business. Cisco è un nostro partner perché la totalità della nostra architettura di rete è sviluppata con i loro sistemi».

Il Gruppo Parmalat, guidato dall’ Ad e Dg Jean-Marc Bernier, è controllato dalla francese Lactalis il cui CEO è Emmanuel Besnier. In Italia conta 9 stabilimenti (a Collecchio, Savigliano, Campoformido, Zevio, Albano, Roma, Piana, Catania, Ragusa), per un totale di circa 2.500 dipendenti, e una miriade di fornitori di materie prime, innanzitutto latte e frutta, per tutta la gamma dei suoi prodotti. «Siamo per uno sviluppo tecnologico “equo”, ci concentriamo sulle reali necessità dell’azienda e non sulle “mode” del momento» sottolinea Ferrari, «il nostro progetto di adeguamento hi-tech ha indubbiamente un forte contenuto tecnologico, ma è prima di tutto un progetto di crescita delle persone; la tecnologia deve essere uno strumento e non il fine. Uno strumento di supporto per produrre meglio, in minor tempo e a minor costo. L’analisi dei dati evidenzia in maniera chiara e oggettiva dove esistono spazi di crescita o di recupero efficienza. Ma, almeno per il momento, non si tratta di sviluppare nuovi modelli di Business, bensì di come ottimizzare il nostro attuale».

Primo obbiettivo: l’ottimizzazione del modello di business attuale

I prossimi passi da compiere, per il colosso alimentare, prevedono lo sviluppo «di un sistema di supervisione e controllo degli accessi su rete industriale, con videoregistrazione delle operazioni e gestione avanzata delle password» spiega lo specialista hi-tech di Parmalat: «una gestione dei sistemi che consente un’identificazione a livello di accesso da remoto alla rete industriale. In questo modo, un utente esterno può, con un unico account di “ingresso”, entrare in tutte le utenze a lui assegnate, indipendentemente dalla gestione utenti delle singole unità. Si tratta di avere a disposizione un unico punto di riconoscimento per dare accesso a tutto ciò a cui l’utente è abilitato. Inoltre un sistema di registrazione video tiene traccia degli interventi da remoto sui macchinari operativi, con la supervisione degli impianti di processo per la trasformazione e il confezionamento del latte».

 

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Trasporto latte
La revisione della topografia di rete aziendale

Altro passo operativo in avanti, evidenzia Ferrari, (come ha evidenziato intervenendo a un recente convegno sull’Industria 4.0 organizzato a Piacenza da Messe Frankfurt Italia) sarà poi «la revisione della topografia di rete aziendale, con passaggi diversificati per le fibre ottiche e un nuovo sistema di Easy management, passando dal modello a “stella” a quello a “stella ridondante”. Si tratta di tecniche di connessione per le reti dati: il modello a stella ridondante , anche se più costoso è quello che garantisce maggior sicurezza . Una volta sviluppato, il progetto aumenterà il grado di solidità della nostra infrastruttura portandolo, per la sola rete dati, a livello che possiamo definire “militare”».

Punto d’arrivo la tracciabilità digitale in tempo reale dell’intera filiera produttiva

Guardando avanti, nel prossimo futuro uno degli ulteriori obiettivi è quello di estendere la rete industriale fino ai punti di raccolta delle materie prime, per avere la tracciabilità digitale in tempo reale dell’intera filiera produttiva. In pratica, dalla sede centrale, agli stabilimenti sparsi in giro per tutta l’Italia, alla costellazione di fornitori che punteggiano il territorio, il disegno per il futuro è quello di creare un’azienda estesa assieme ai fornitori, interconnettendo ogni anello della catena produttiva.

«Tecnicamente, a livello di infrastruttura siamo già predisposti per l’estensione della rete industriale fino ai punti di raccolta delle materie prime» spiega il responsabile automazione industriale ‎di Parmalat Italia, «e abbiamo dei progetti Betatest nel cassetto; servono tempo, soldi e il “cambio di passo” culturale di tutta la filiera affinché la cosa si realizzi. Estendere digitalmente l’azienda fino al primo anello della catena di produzione, e cioè la mungitura, sarebbe un passo epocale. Ma per il momento non è uno degli obiettivi primari, e non ci siamo ancora posti obiettivi temporali».

 

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Google Glasses, photo by lawrencegs
No changes -https://www.flickr.com/photos/lawrencegs/11466363313
Realtà virtuale e realtà aumentata

Sono anche in corso progetti Beta, biennali, in collaborazione con le Università di Parma e Reggio Calabria, che riguardano realtà virtuale e realtà aumentata. In questo ambito, l’obiettivo è di guidare quanto più possibile l’operatore, attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologicamente avanzati, del tipo Google Glasses, nell’ interazione tra uomo e macchina relativamente alle funzioni di accompagnamento alle operazioni, in linea con le procedure di Food safety governance e diagnostica.

I benefici e i risultati attesi da tutti questi processi di sviluppo tecnologico riguardano la semplificazione del ciclo di tracciabilità e la Food safety governance; lo svecchiamento del parco hi-tech installato; una maggiore facilità nel reperire e gestire dati in rete, attraverso un’unica Repository. Ma anche, la riduzione e semplificazione dei sistemi software di gestione della produzione, e poi, in prospettiva, l’eliminazione di sistemi locali (come Excel, Access, eccetera) e supporti cartacei, la facilità nella protezione dei dati sensibili tramite backup, l’abbattimento dei costi per interventi tecnici esterni. E, altro fattore cruciale, l’interscambio dati tra linee omogenee di stabilimenti diversi, anche come potente leva per l’ingegneria di manutenzione.

 

Big Data
Big Data

La gestione dei Big Data

C’è poi l’altro lato della medaglia. Il lato dei possibili rischi, da prevedere, analizzare, scongiurare. Innanzitutto, l’inutile ridondanza dei dati, generata ed esponenzialmente accresciuta continuamente aumentata, da più sistemi software che fanno le stesse cose. Tutti i Devices aziendali generano dati, ma non tutti sono utili, bisogna capire bene quindi cosa farne. Nello scenario aperto dei Big Data, e nei loro utilizzi, c’è anche il rischio di perdere il Focus sull’obiettivo aziendale, quando la generazione e l’analisi dei dati diventano quasi il fine ultimo e non uno strumento.

In questo campo, secondo Ferrari «prima di tutto servono competenze trasversali, che possano unire chi sa come migliorare i processi aziendali e chi sa interpretare i dati per poterlo fare: a oggi, nel nostro settore, si fatica a trovare figure professionali che abbiano tra le proprie skill entrambe le capacità» . E in ambito Cloud «onestamente siamo scettici: ci sono dati e dati, alcuni possono essere messi ovunque, altri, che riguardano il Core business aziendale, o “il libro delle ricette” che dir si voglia, devono restare all’interno dell’azienda. È chiaro che tutto ciò ha un costo, ma per noi è necessario».

Lo specialista di automazione industriale del colosso alimentare poi rimarca: «dal mio punto di vista, l’innovazione non è una delle possibilità ma l’unica scelta per restare sul mercato». Per superare questi ostacoli, «il piano Industria 4.0 e i suoi piani di ammortamento sono un ottimo strumento per sensibilizzare chi, per mancanza di visione tecnica, risulta scettico al cambiamento. Una volta superato questo ostacolo, gli evidenti benefici fanno si che la voglia di innovazione si autoalimenti».














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