Secondo la ricerca, commissionata da Novamont, gruppo di punta nel settore delle bioplastiche e dei biochemicals, oltre metà degli italiani che fa la spesa al supermercato apprezza la direttiva europea sui sacchetti ultraleggeri in materiale biodegradabile e compostabile. Il beneficio funzionale della possibilità di riutilizzo soddisfa l’anima utilitaristica del consumatore
“I sacchetti biodegradabili per il reparto ortofrutta” realizzato da IPSOS Public Affairs e presentato all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo da Nando Pagnoncelli e Luisa Vassanelli, offre un interessante spaccato sulle abitudini degli italiani, al momento dell’ acquisto di frutta e verdura, e rivela come egli ultimi anni si sia verificato un netto cambio di paradigma nella sensibilità ambientale della popolazione. Lo studio integrato, composto da una ricerca qualitativa e una ricerca quantitativa, con 1.000 interviste CAWI (Computer-Assisted Web Interview) su un campione rappresentativo della popolazione italiana dai 18 ai 65 anni, rivela che i sacchetti per il confezionamento di frutta e verdura sono usati abitualmente dall’80% degli italiani che fanno la spesa al supermercato. Una prassi che porta con sé una consapevolezza ecologica: il 58% di essi si dichiara pronto ad accogliere favorevolmente l’introduzione dei sacchetti in materiale biodegradabile e compostabile. Le persone si mostrano più attente sia come atteggiamento che negli stili di vita.
Infatti il 71% degli italiani ritiene che, rispetto al passato, vi sia un’attenzione maggiore anche al riciclo dei materiali. In 10 anni, le dichiarazioni sulle abitudini di raccolta registrano forti incrementi percentuali (+45% per l’umido, +34% per le pile; +33% per i farmaci). Il consumatore si rende conto che sono in atto cambiamenti importanti, poiché ormai è forte l’esigenza di mettere fine a comportamenti che impattano sulla salute del pianeta ed ognuno è chiamato a fare la propria parte. Infatti, rispetto all’attribuzione di responsabilità sulla creazione delle “garbage trash”, il 70% degli intervistati si auto-colpevolizza.
A fronte di questa accresciuta consapevolezza, la direttiva europea relativa all’introduzione dei sacchetti per il primo imballo alimentare (frutta e verdura, gastronomia, panetteria, pescheria, macelleria) in materiale biodegradabile e compostabile, recepita dall’art. 9 bis d.l. n. 91/2017 (c.d. decreto Mezzogiorno), viene accolta con favore dal 58% degli italiani che la ritiene la naturale conclusione di un ciclo virtuoso iniziato nel 2011.
Bisogna però affrontare qualche sacrificio, se pur minimo, ma sembra di buon grado: sul tema del pagamento di tali sacchetti, il 71% ipotizza un esborso economico mentre circa un intervistato su tre (29%) si dichiara assolutamente contrario. In ogni caso, il 59% valuta il costo di 2 cent per sacchetto del tutto accettabile; mentre una minoranza (13%) si dichiara in disaccordo. Peraltro, una forte apertura di credito all’acquisto a pagamento viene fornita dalla prospettiva occupazionale, che incontra il favore della quasi totalità del campione (86%), purché supportata efficacemente da un messaggio credibile e onesto (65%).
Al di là delle reazioni più irrazionali, le ipotesi di cambiamento di abitudini a seguito dell’introduzione dei sacchetti a pagamento, si orientano in pratiche molto pragmatiche ma l’elemento che rileva il più sensibile incremento dall’indagine dello scorso gennaio è quello del riutilizzo dei sacchetti per la raccolta dell’umido (+10 punti percentuali), a conferma del beneficio funzionale introdotto dal nuovo materiale, che soddisfa l’anima utilitaristica del consumatore. Secondo Alessandro Ferlito, responsabile commerciale di Novamont,«un dato emerge su tutti dalla ricerca: per il consumatore il sacchetto, sia esso per asporto merci che frutta/verdura oggi è, a tutti gli effetti, un servizio perché non esaurisce la sua funzionalità nel singolo gesto di trasporto e perché portatore di valori rispetto all’ambiente. Gli italiani sono pronti alla nuova direttiva ma chiedono più qualità e più informazione e la GDO, che da sempre è sensibile a questa domanda, saprà certamente rendersene interprete».