Autonomy of things: la nuova frontiera dell’automazione secondo Reply

di Gianni Rusconi ♦︎ Ai, machine learning e augmented analytics sono già sfruttati dalle aziende per estrarre valore dai dati. La frontiera più avanzata? L’autonomia delle cose: robot e interfacce umane per la comprensione di linguaggio e gesti, oggetti autonomi e analisi predittiva. Il Reply Online Services, l'Automation Center e...

Filippo Rizzante, cto Reply

Quantum computing e spatial computing, nuove interfacce uomo-macchina e tecnologie di bio-tagging, 5G e robot mobili, intelligenza spaziale e (tanto) altro ancora. Come da tradizione, l’annuale appuntamento con Xchange, l’evento di Reply dedicato all’innovazione, prevede un menu assai ricco di spunti per fotografare lo stato dell’arte delle tecnologie di domani e quelle disponibili sin d’ora. Il cloud e l’edge computing, per esempio, appartengono a quest’ultima lista e lo stesso dicasi per tutte quelle applicazioni che ruotano intorno all’automazione del computing nella nuvola.

E poi l’intelligenza artificiale e il machine learning usate in ambito business, gli strumenti di augmented analytics per sfruttare appieno il potenziale dei dati estraendo valore dai dati, le soluzioni digitali per interpretare la trasformazione dei modelli di lavoro e dare vita a spazi di collaborazione indipendenti dalla località fisica che dovranno garantire la continuità operativa di ogni organizzazione. E infine l’IoT in tutte le sue più articolate diramazioni, dal comparto industriale a quello medico passando per le smart city e i veicoli connessi. A fare da gran cerimoniere all’evento, come sempre, Tatiana e Filippo Rizzante, rispettivamente ceo e cto di Reply.







 

I driver dell’innovazione: i dati, la maturità del cloud e, soprattutto, l’intelligenza artificiale

Reply ha cominciato a lavorare da tempo sulla frontiera più avanzata, quella della confluenza di intelligenza artificiale, IoT e cloud, e cioè l’autonomy of things, l’autonomia delle cose. Parliamo cioè di robot e assistenti intelligenti, di interfacce umane per la comprensione di linguaggio e gesti, di oggetti autonomi e analisi predittiva, il tutto servito con abbondanti dosi di automazione

Se la missione di Reply è quella di essere una service company che sviluppa e orienta il proprio business in funzione dei dati, partendo dalle architetture dove questi si generano per arrivare alle soluzioni che li mantengono nel tempo, il suo schema evolutivo abbraccia praticamente l’intero scibile tecnologico attuale. Se il public cloud, come spiega Tatiana Rizzante nel suo intervento, si sta avviando verso una fase di maturazione, mantenendo comunque tassi di crescita molto sostenuti, c’è una nuova ondata di intelligenza artificiale che sta crescendo con estremo vigore, risultando letteralmente “inarrestabile”.

Le aziende, commenta la ceo di Reply, «continuano a investire sull’AI per costruire i prodotti e i servizi del futuro e le barriere di ingresso si stanno abbassando, perché ci sono più persone qualificate e nuove piattaforme e servizi cloud disponibili». Fedele al proprio ruolo di apripista, Reply ha cominciato a lavorare da tempo sulla frontiera più avanzata, quella della confluenza di intelligenza artificiale, IoT e cloud, e cioè l’autonomy of things, l’autonomia delle cose. Parliamo cioè di robot e assistenti intelligenti, di interfacce umane per la comprensione di linguaggio e gesti, di oggetti autonomi e analisi predittiva, il tutto servito con abbondanti dosi di automazione.

 

Dalle app mobili al paradigma dell’AI per ogni cosa

Un domani le app saranno progettate per interagire senza problemi con tutte le entità intelligenti, utilizzando autonomamente i dati

Se 15 anni fa le app, come sottolinea ancora Rizzante, erano un fenomeno in pieno boom, «oggi stiamo assistendo a una nuova evoluzione, che si concretizza con un aumento delle app di intelligenza artificiale, dovuto al fatto che stiamo letteralmente automatizzando tutto e aggiungendo intelligenza a tutto. E facendo questo stiamo cambiando il modo con cui interagiamo con le informazioni e pubblichiamo dati in modo codificato».

Se oggi le app garantiscono l’accesso alle informazioni, domani saranno progettate per interagire senza problemi con tutte le entità intelligenti, utilizzando autonomamente i dati. E basteranno meno di dieci anni, secondo la ceo di Reply, per avere un’intelligenza artificiale per ogni cosa, proprio come oggi abbiamo un’app mobile per tutto.

 

Futuro automatizzato

L’automazione del lavoro è un altro tema cerchiato in rosso e per cui la società ha investito in team dedicati che sviluppano software con una componente molto alta di supporto robotizzato. E anche la nuova generazione dell’Automation Center, che verrà lanciata in autunno, verterà su logiche più spinte di automazione

Non è quindi casuale il fatto che Tatiana Rizzante parli di un viaggio straordinario appena all’inizio, di un vento di cambiamento che non conosce interruzioni e che, in casa Reply perlomeno, guarda alle indicazioni che nascono dalla pancia e dalla testa dei grandi giganti tech, a cominciare da Microsoft e Google. Gli sviluppi in corso sui sistemi di comprensione del linguaggio naturale e sulle modalità di integrazione degli algoritmi per produrre codici più velocemente sono due dei nuovi filoni sui quali l’azienda torinese ripone particolare attenzione nell’ottica di contribuire a creare strumenti innovativi con i quali creare software.

Un altro scenario messo nel mirino da Reply è quello della “general artificial intelligence”, e cioè le tecniche attraverso le quali si disegnano artificialmente progetti simulando il comportamento del cervello umano. L’automazione del lavoro, conferma non a caso Rizzante, è un altro tema cerchiato in rosso e per cui la società ha investito in team dedicati che sviluppano software con una componente molto alta di supporto robotizzato. E anche la nuova generazione dell’Automation Center, che verrà lanciata in autunno, verterà su logiche più spinte di automazione.

 

L’AI pervasiva che razionalizza il “sistema nervoso” delle aziende

Lo sviluppo (e l’utilizzo) di software e hardware stanno diventando dunque più semplici? »Sì, ma solo in apparenza, nel senso che – come spiega Filippo Rizzante – ciò che i reparti It di un’azienda devono sempre e comunque gestire è la complessità». L’infrastruttura sottostante alle applicazioni, aggiunge il cto di Reply, si gestisce ancora come una Formula 1: era così ai tempi dei mainframe e il concetto trova corrispondenza (su scala e in forma diversa) anche oggi, nell’era delle piattaforme cloud e dell’edge computing. La ricerca dell’ottimizzazione, insomma, prosegue rispetto a un percorso di evoluzione che rimane complesso nonostante il livello di automazione sia cresciuto in modo esponenziale. Per gestire questa complessità (riducendo i costi legati all’inefficienza) esistono diverse strade, da quella già nota dei DevOps a quella tutta da scoprire del modello “everything as code”, che porta in dote all’infrastruttura (e poi alle reti, ai sistemi di sicurezza e al mondo degli oggetti connessi) l’elasticità che deriva dallo sviluppo software evoluto.

Il nuovo verbo, secondo Filippo Rizzante, caratterizzerà il futuro prossimo dell’informatica e apre nuovi orizzonti (e nuove sfide) a chi il software deve scriverlo e compilarlo. Ed è proprio qui che entra in gioco l’intelligenza artificiale, con gli algoritmi che supporteranno il lavoro dei developer andando a generare automaticamente codice in vari scenari applicativi, sfruttando capacità sempre più avanzate di elaborazione del linguaggio. «Oggi gli approcci low-code e no-code si uniscono agli strumenti di machine learning – conferma in proposito il cto di Reply – e l’obiettivo finale è quello di coniugare l’automazione del codice all’automazione del lavoro in generale, aiutando chi lavora nell’It a disporre dell’intelligenza adeguata per produrre software, compensando la mancanza di competenze dedicate. Vogliamo spingerci – conclude Rizzante – nell’innovazione degli algoritmi di machine learning, valutando modelli open source e verificandone l’applicabilità in ambito business». Perché l’AI, secondo Reply, è già oggi (e lo sarà a maggior ragione in futuro) una componente chiave di qualsiasi prodotto o servizio.

Secondo Filippo Rizzante, cto di Reply, gli algoritmi di intelligenza artificiale supporteranno il lavoro dei developer andando a generare automaticamente codice in vari scenari applicativi, sfruttando capacità sempre più avanzate di elaborazione del linguaggio

Il digital workplace cambia faccia e diventa una piattaforma

«Il remote working, oggi, richiede l’utilizzo di strumenti di comunicazione e collaborazione che però sono passivi. Il futuro è invece fatto di modalità ibride, in cui piattaforme maggiormente interattive permetteranno di metabolizzare meglio il ricorso alla produttività fuori dall’ufficio». La sintesi di Tatiana Rizzante per inquadrare lo scenario venutosi a creare con il ricorso in massa al lavoro da remoto fa da preludio ai progetti che l’azienda ha in cassetto in questa direzione. Progetti che riflettono un’idea di “back to normal” che non prevede un ritorno tout-court alla situazione pre-pandemica, e questo proprio perché le nuove tecnologie stimoleranno lo sviluppo di framework di lavoro differenti e meno standardizzati rispetto al passato.

In Reply, a riprova di questa visione, non si ritornerà a un modello “full office” bensì sarà seguita una strada ibrida con una componente in presenza e una da remoto, rispetto a una concezione del digital workplace che deve essere necessariamente diversa, basata su nuovi meccanismi interni e sganciata dal tradizionale modo di lavorare sulla intranet aziendale. La strada è quella di piattaforme, come del resto è Xchange, alimentate da postazioni installate presso luoghi fisici per creare contenuti professionali rispetto a una logica partecipativa in cui confluiscano video interattivi e partecipativi, sessioni live con gamification e second screen up con interazione dei formati.

Quantum computing e spatial computing, nuove interfacce uomo-macchina e tecnologie di bio-tagging, 5G e robot mobili, intelligenza spaziale e (tanto) altro ancora. Come da tradizione, l’annuale appuntamento con Xchange, l’evento di Reply dedicato all’innovazione, prevede un menu assai ricco di spunti per fotografare lo stato dell’arte delle tecnologie di domani e quelle disponibili sin d’ora

Anche la consulenza online sposa il verbo dell’intelligenza artificiale

Tatiana Rizzante, ceo Reply

Nel corso di Xchange 2021 ha quindi trovato spazio anche un nuovo “servizio” dedicato al tema consulenza online. Reply Online Services, acronimo di Rose, in rampa di lancio in queste settimane e pienamente operativo a partire dal prossimo settembre, nasce come risposta all’aumento della quantità e della velocità della trasformazione digitale e per garantire un efficiente flusso di informazioni. Se la condivisione di know-how è la chiave per avere successo nel mondo liquido di oggi, questo servizio è pensato per supporta sia la struttura interna sia le aziende clienti nella gestione della conoscenza. Un modo per entrare direttamente in contatto con gli esperti di Reply, in altre parole, nel modo più veloce possibile e senza intermediazioni.

Rose si compone di sessioni di consulenza personalizzate (a ore) in modalità “one to one” tra un cliente e uno o più esperti e di servizi che possono essere selezionati da un catalogo in cui vengono proposti tematiche specifiche come intelligenza artificiale e cloud o altre più di tendenza come “connected product” o “digital experience”. Il menu iniziale è composto da oltre 160 proposte, ma l’elenco è in costante aggiornamento. Una delle prerogative di Rose è il fatto di essere alimentato dall’AI, e in modo particolare da due assistenti intelligenti che servono a trovare l’esperto consultare su un certo argomento e a intercettare il contenuto più rilevante per una certa problematica. disponibile negli archivi di Reply.














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