Porsche Consulting: solo 1 azienda su 3 sa come innovare la filiera automotive

Da uno studio condotto dalla società di consulenza specializzata in implementazione della strategia, emerge che per solo il 7% dei ceo intervistati almeno metà del fatturato deriva da innovative services

Premiere mondiale della Porsche Taycan. Credit www.porsche.com

Porsche Consulting ha condotto uno studio a livello globale relativo alla fliera automotive – che in Italia impiega oltre 1,2 milioni di persone in più di 5.700 aziende e vale il 6% del pil nazionale -, concentrandosi in particolare sulle innovazioni che interessano il comparto. Dalla survey “Manage the Present and Shape the Future” è emerso che solo 1 ceo su 3 ha identificato i modelli di business più adatti a competerein un settore in radicale trasformazione dovuta a nuove tecnologie come i motori elettrici e nuovi comportamenti sociali come la sharing economy.

In dettaglio, se quasi la totalità (oltre l’85%) dei manager che hanno preso parte al sondaggio concorda sul fatto che l’innovazione rappresenti un vantaggio strategico fondamentale per il modello di business e la redditività delle loro aziende, il 70% di loro ha dichiarato che meno del 25% del fatturato delle loro aziende proviene da prodotti e servizi innovativi, mentre solo il 7% ha confermato che almeno metà del fatturato deriva da prodotti e servizi innovativi.







Come la pensano i ceo riguardo all’innovazione e ai cambiamenti del modello di business che questa comporta? Fonte Porsche Consulting

Inoltre, mentre il 70% dei CEO ha indicato l’innovazione come una delle sue tre principali aree di intervento, solo il 30% di loro ha dichiarato di avere un approccio sistematico alla gestione dell’innovazione all’interno della propria organizzazione.

Eppure, la filiera dell’automotive si trova oggi ad affrontare più sfide di quanto sia mai accaduto in passato: con lo sviluppo dell’elettrificazione, della digitalizzazione e della connettività, molti operatori saranno obbligati a cambiare il modello di business. La capacità di immaginare e sperimentare nuovi scenari e, al tempo stesso, di competere con tecnologie mature in mercati in cui l’efficienza è la priorità sarà la chiave del successo delle aziende nella filiera automotive negli anni a venire.

La difficoltà nel promuovere e gestire l’innovazione può quindi rappresentare una minaccia per l’intero settore. Ciò soprattutto in una fase in cui la digitalizzazione ha contribuito ad abbassare o addirittura ad abbattere le barriere della competizione nella mobilità e sempre nuovi player si affacciano sul mercato, spesso con modelli rivoluzionari.

In che modo i ceo intervistati si approcciano all’innovazione? Fonte Porsche Consulting

«I fornitori della filiera automotive devono realizzare la trasformazione in maniera sistematica, un passo alla volta, coerentemente con la visione strategica: testando i nuovi concetti in modo agile tramite progetti pilota e successivamente integrandoli nell’organizzazione – afferma Giovanni Notarnicola, Associate Partner di Porsche Consulting – È necessario di fatto creare un’organizzazione “ambidestra” che sia in grado contemporaneamente di esplorare nuovi business model e di massimizzare i risultati del business corrente.»

Giovanni Notarnicola, Associate Partner di Porsche Consulting

Ad oggi, se quasi la totalità (il 90%) dei dirigenti intervistati da Porsche Consulting dichiara di sapere perfettamente quale tipo di innovazione di prodotto sia applicabile alla propria azienda, il 10% non sa quale sia il tipo di innovazionedel modello di business che possa garantire il futuro successo.

La gestione dell’innovazione richiede un approccio sistematico, per far sì che diventi parte integrante dell’organizzazione stessa. Occorre allineare tutte le diverse strategie “secondarie” – quelle delle singole business unit, di prodotto o funzionali.

Tuttavia, se quasi il 60% dei dirigenti intervistati concorda sul fatto che l’innovazione sia ormai parte integrante della strategia e dell’organizzazione aziendale, solo il 44% conferma che la visione futura sia già sostenuta dalla cultura e dai comportamenti dei propri dipendenti.














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