2023, l’anno del Pnrr: quale digitalizzazione per industria ed energia? I consigli di Txt, Microsoft, Lenovo, Anitec-Assinform, Digital Magics, Marposs, Terna, Engineering

Ecco il video completo del webinar di Industria Italiana. Intelligenza artificiale, cloud, analisi dei dati stanno rivoluzionando il mondo della manifattura e della tecnologia b2b. Grazie al Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, le imprese avranno a disposizione quasi 20 miliardi di euro da spendere entro il 2026 per beni capitali, R&S, formazione, impianti, attrezzature, reti ultraveloci. Il rapporto fra digital transformation e transizione energetica. Quali sono le strategie migliori per utilizzare le risorse messe a disposizione e creare valore? Quali tecnologie usare? Ne abbiamo parlato durante il webinar di Industria Italiana, moderato dal direttore Filippo Astone. Con Gianluca Crecco, Roberto Filipelli, Alessandro De Bartolo, Marco Gay, Bernhard Konzet, Marco Pietrucci, Guido Porro

 







Nel 2023 che si sta aprendo, i mondi dell’industria e della tecnologia b2b si confronteranno con due grandi shock positivi. Il primo è l’arrivo dei fondi del Pnrr, quasi 20 miliardi di euro da spendere entro il 2026 per beni capitali, R&S, formazione, impianti, attrezzature, reti ultraveloci. Il secondo è la digitalizzazione delle reti energetiche di trasporto e aziendali. Industria ed energiasono due temi profondamente intrecciati tra loro: le imprese devono digitalizzare le proprie reti energetiche e i sistemi produttivi. A fronte di ciò come spendere le risorse messe a disposizione dal Pnrr? Tra il 2023 e il 2026 sulla filiera del tech dovrebbero arrivare 13,4 miliardi per la transizione 4.0, 340 milioni per investimenti ad alto contenuto tecnologico e 6,7 miliardi per le reti ultraveloci. Ma è possibile fare una previsione della direzione che prenderanno questi fondi?

«Quando si parla di 4.0, ci riferiamo a un percorso che parte nel 2016 con il primo Piano Imprese 4.0 – ci spiega Marco Gay, Presidente Anitec-Assinform e Presidente esecutivo Digital Magics – oggi ci troviamo a un punto di trasformazione perché il Piano Transizione 4.0 dal 2023 avrà un decalage del credito d’imposta per gli investimenti. Bisogna lavorare con il Ministero perché il nuovo Piano 4.0 abbia una visione di come investire le cifre che il Pnrr mette a disposizione, ma anche per far sì che nel passaggio tra il 2022 e il 2023 non ci sia il decalage. Servirebbero 3,7 miliardi di euro per la continuità di Industria 4.0 e per la formazione 4.0». Dal 2016 ad oggi, relativamente alle tecnologie abilitanti, c’è stato un enorme cambiamento: dunque anche il focus del 4.0 deve essere ricalibrato, sia nella parte hardware che software. Perché queste due componenti devono avere un’indipendenza nell’applicazione e una facilità anche dal punto di vista fiscale perché siano applicabili.

Ma come è auspicabile che le aziende industriali utilizzino le risorse del Pnrr? «La digitalizzazione delle imprese è un fattore competitivo sul mercato internazionale – sottolinea Bernhard Konzet, Amministratore Delegato Blulink (Marposs) – grazie al sostegno del Pnrr anche le pmi avranno la possibilità di fare investimenti. Io auspico che questi fondi vengano utilizzati dalle aziende in modo più olistico: dobbiamo ottimizzare la nostra produzione, ma dobbiamo anche lavorare sui nostri processi».

Il Pnrr darà la spinta alle imprese anche per investire in ricerca e sviluppo, oltre che in digitalizzazione«Il Piano rappresenta un’occasione per provare a colmare il gap rispetto alle aziende europee– chiosa Gianluca Crecco, Managing Director della Divisione Industrial & Automotive di Txt e-Solutions – ma gli investimenti vanno fatti in una triplice direzione: miglioramento dei processi interni, formazione, tecnologie. Il lavoro fatto fino ad ora con il Piano Calenda e Transizione 4.0 non è sufficiente per portare le aziende italiane in una direzione davvero europea».

Anche Alessandro De Bartolo, Amministratore Delegato & Country Manager Infrastructure Solutions Group at Lenovo Italy, è dalla stessa opinione. «È necessario fare un ulteriore passo avanti, secondo l’ultimo indice Desi, l’Italia è uno dei Paesi che più ha fatto passi avanti in termini di digitalizzazione durante il periodo della pandemia, senza però riuscire a colmare alcune lacune. Infatti è ancora bassa l’adozione di alcune tecnologie digitali fondamentali per estrarre e analizzare dati. C’è ancora molto da fare soprattutto per quanto riguarda progetti di intelligenza artificiale e big data».

La digitalizzazione è un trend importante che ha coinvolto anche le reti, perché permette di ottenere un enorme risparmio energetico e sfruttare meglio le rinnovabili. Ma qual è il percorso da seguire? «Terna gestisce il sistema elettrico nazionale, in modo tale che la rete sia sempre in condizioni di stabilità – commenta Marco Pietrucci, Head of Innovation Terna – siamo consapevoli che ci sono tanti dispositivi connessi alla rete elettrica. Abbiamo pianificato 1,2 miliardi di investimenti in innovazione e digitalizzazione all’interno del Piano 2021-2025. Serviranno anche a digitalizzare i tralicci e i conduttori che trasportano l’energia elettrica: stiamo sviluppando dei sensori e un’architettura IoT che permettono di conoscere istante per istante i parametri fisici della nostra infrastruttura».

Oltre alla digitalizzazione, l’altro tema a cui le aziende non possono restare indifferenti è quello della sostenibilità. Il problema, per le imprese, è capire cosa fare e come farlo. La piattaforma Microsoft Cloud for Sustainability rende disponibili funzionalità utili a supportare un crescita del business in chiave sostenibile. Ma perché in Cloud? «Si tratta di un ventaglio di funzionalità in Cloud che consentono di avere la visibilità e l’integrazione dei dati necessarie per calcolare e rendicontare l’impatto in termini di emissioni – afferma Roberto Filipelli, Direttore della Divisione Cloud & Enterprise di Microsoft Italia – Solo così si può stimare la propria conformità con le normative e gli standard in materia; e solo così si possono intraprendere iniziative volte alla trasformazione green dell’azienda».

Dunque il valore della tecnologia non si esaurisce nel generare efficienza, ma si completa anche nella capacità di rendere a tutti gli stakeholder temi di sostenibilità.«Per creare valore non basta efficientare i processi: è necessario anche per le medie aziende agire sull’intera catena della distribuzione – spiega Guido Porro, Executive Vice President – Enterprise BU Engineering Ingegneria Informatica – ed è fondamentale perseguire obiettivi di sostenibilità».

Sul tema, Industria Italiana ritornerà ancora nei prossimi giorni con un dettagliato articolo contenente tutte le analisi e i consigli degli esperti che hanno partecipato al webinar.














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