Osservatorio Tea: 8 aziende su 10 della filiera automotive guardano con fiducia alla transizione elettrica

Per il 79,3% degli intervistati la trasformazione dell'industria dell'auto avrà impatto nullo o positivo sul portafoglio prodotti

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Uno dei temi più discussi quando si parla di mobilità elettrica nel Bel Paese è quello che riguarda l’occupazione. La filiera automotive italiana guarda con fiducia alla transizione verso la mobilità elettrica e si sta già attrezzando per cogliere le nuove opportunità e creare posti di lavoro, ma troppo spesso le aziende riscontrano ancora difficoltà a reperire le professionalità di cui avrebbero bisogno. È quanto emerge dall’analisi presentata al ministero delle Imprese e del Made in Italy dall’Osservatorio Tea, l’osservatorio sulle trasformazioni dell’ecosistema automotive italiano guidato da Cami (Center for automotive & mobility innovation) del dipartimento di Management – Università Ca’ Foscari Venezia e Cnr-IRCrES, nell’ambito dell’evento “Presente e futuro delle filiera automotive italiana”. La survey 2023 che ha prodotto queste evidenze rappresenta un importante momento di confronto con le imprese e approfondimento qualitativo dei dati per l’Osservatorio Tea, che vede il cuore delle sue attività nel continuo aggiornamento del database della filiera costruito e messo a disposizione di Istituzioni e stakeholder, per valutare politiche industriali e piani strategici sulla base di informazioni puntuali e affidabili. Non una semplice istantanea dell’industria, ma un monitoraggio dinamico in grado di percepire in tempo reale le reazioni del settore al variare di un contesto in profonda evoluzione.

Le trasformazioni dell’ecosistema automotive non avranno alcun effetto sul portafoglio prodotti

La nuova analisi, frutto dell’indagine condotta su un campione di 217 aziende rappresentativo delle 2.152 imprese mappate dall’Osservatorio Tea, indica che per la maggioranza delle aziende (il 48,4%) le trasformazioni dell’ecosistema automotive non avranno alcun effetto sul portafoglio prodotti e per il 30,9% avranno addirittura un impatto positivo, a fronte di un 20,7% che non esclude invece potenziali riflessi negativi (Figura 1).







Figura 1. Effetti delle trasformazioni dell’ecosistema automotive sul portafoglio prodotti

Netta prevalenza della fiducia anche guardando al sentiment sugli effetti strettamente occupazionali della transizione, con la maggioranza assoluta delle aziende (il 55,5%) che prevede un impatto nullo sul numero dei propri dipendenti e quasi un’impresa su 3 (il 27,7%) che si dice convinta di poter aumentare i livelli occupazionali, proprio in virtù della trasformazione in atto, che vede nell’elettrificazione del powertrain il suo elemento centrale. In questo caso, scende al 16,8% la quota del campione che teme eventuali riflessi negativi (Fig. 2).

Figura 2. Effetti delle trasformazioni dell’ecosistema automotive sull’occupazione

Se l’incrocio di questi dati evidenzia come 8 aziende della filiera su 10 si muovano con confidenza verso la transizione, grazie alla clusterizzazione del campione è possibile andare ancora più in profondità e osservare che tendenzialmente le imprese più fiduciose sui riflessi sul proprio portafoglio prodotti sono quelle dei raggruppamenti “media” e “micro”, con l’83,6% e l’80% dei rispondenti che si aspetta un impatto della transizione positivo o nullo. Quanto al lavoro, le micro imprese sono quelle che più delle altre ritengono di poter aumentare il numero degli occupati (il 51,7% degli intervistati), davanti alle aziende piccole (il 33,3%) e a quelle più grandi (il 31,3%), in un contesto che vede la gran parte della filiera aspettarsi una sostanziale stabilità dei livelli occupazionali: nel caso delle aziende di medie dimensioni l’impatto sui posti di lavoro sarà nullo secondo il 67,6% degli intervistati (Figura 3).

Figura 3. Effetti delle trasformazioni dell’ecosistema sull’occupazione per dimensioni aziendale

Il risultato delle risposte al questionario, quindi, conferma quanto valutato già lo scorso anno dall’Osservatorio Tea partendo dall’analisi del portafoglio prodotti delle imprese: la maggioranza delle aziende della filiera automotive italiana fornisce prodotti o servizi invarianti rispetto all’alimentazione dei veicoli.

Nel 2027 si stima un incremento degli occupati della filiera dello 0,6%

E a livello geografico, quali sono le previsioni delle aziende? In questo caso, a mettersi particolarmente in luce è la Lombardia, dove – grazie allo sviluppo di un ecosistema automotive molto orientato alla transizione – le risposte aggregate delle aziende consentono di stimare al 2027 un incremento occupazionale nel settore automotive del 6,3%. A livello nazionale, alla stessa data, la proiezione che emerge dall’indagine è di un +0,6% degli occupati totali della filiera, con lo sprint lombardo – accompagnato dal +3,1% del Centro – mitigato dalle previsioni su Nord-Est (-4,3%) e Sud (-3,5%) (Figura 4), aree che rispettivamente dipendono in modo più stretto dalla produzione di veicoli endotermici e presentano tassi di esportazione inferiori.

Figura 4. Stima della variazione occupazionale al 2027

Il tema occupazionale si incrocia poi fatalmente con quello delle competenze, e qui le imprese suonano l’allarme. A fronte della diffusa intenzione di procedere con nuove assunzioni, infatti, a seconda dei ruoli dei dipendenti, una quota dal 40 al 50% del campione denuncia grandi difficoltà nel reperimento delle professionalità richieste (Figura 5). In questo senso, le maggiori preoccupazioni sono quelle segnalate dalle grandi imprese, quelle attive in Italia ma a controllo estero e quelle del Sud, per un problema che investe parimenti i ruoli operativi, quelli specialistici e gestionali, quelli tecnici specifici e quelli di gestione del cambiamento e innovazione.

Figura 5. Percentuale di imprese con difficoltà nel reperimento di personale

Accanto alla diffusa ricerca di nuove competenze da inserire in azienda, le stesse imprese della filiera manifestano una richiesta di supporto e guida da parte del Governo in questa trasformazione. Non sorprende quindi che in cima alle priorità di intervento segnalate alla politica ci siano la defiscalizzazione delle assunzioni di personale giovane (il 65,4% la ritiene importante o molto importante) ed esperto (64,4%) (Figura 6).

Figura 6. Principali politiche di supporto richieste dalle aziende

Misure che sul fronte dei giovani potrebbero essere corroborate da una più stretta cooperazione tra le aziende, gli Istituti tecnici professionali e gli Its, per avvicinare il mondo del lavoro alle scuole, ma anche per contribuire a definire percorsi formativi più coerenti con le nuove competenze ricercate dall’industria. E ancora, allargando il campo, il 58% delle imprese della filiera attribuisce grande importanza ai bonus per l’acquisizione di tecnologie e la riconversione produttiva e il 54,3% pone l’accento sulle agevolazioni per la formazione dei lavoratori.

Conclusioni

Per concludere, l’Osservatorio Tea ha costruito anche una mappa per identificare a seconda della tipologia di azienda quanto le trasformazioni dell’ecosistema automotive potranno incidere sull’evoluzione del portafoglio prodotti e delle competenze dei lavoratori.
In questo caso la richiesta al campione non era finalizzata a ottenere un valore “positivo”, “nullo” o “negativo”, ma a comprendere la rilevanza percepita dei cambiamenti in atto in base alla tipologia di impresa. L’analisi congiunta delle dimensioni produttive e occupazionali, come si osserva nel grafico (Figura 7), evidenzia che tendenzialmente sono le grandi imprese, quelle che impiegano un maggior numero di lavoratori con livello di istruzione universitaria e quelle operanti sulle infrastrutture di rete ad essere più sensibili alla transizione, aspettandosi le modifiche più rilevanti al business e alle competenze di cui necessiteranno in futuro.

Figura 7. Rilevanza delle trasformazioni dell’ecosistema sulle competenze e il portafoglio prodotti













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