Investimenti, assunzioni e… che cosa vuole fare Oracle in Italia?

di Renzo Zonin ♦︎ La multinazionale dell’It ha aperto un nuovo headquarter di 6.200 metri quadri e ha assunto oltre 150 nuove risorse. E ha avviato l’Italian Cloud Region: di seconda generazione, è focalizzata su IaaS e PaaS con sicurezza integrata "by design". Ne parliamo con Alessandro Ippolito, Giovanni Ravasio, Andrea Sinopoli

Il consiglio di amministrazione ha dichiarato un dividendo trimestrale in contanti di 0,40 dollari per azione

Oracle Italia cresce, e cresce l’Italia in Oracle. Potremmo sintetizzare così, con una battuta, quanto ci hanno detto alcuni esponenti del top management di Oracle Italia, il country manager Alessandro Ippolito, il country leader cloud tech Andrea Sinopoli e il country leader cloud applications Giovanni Ravasio, che abbiamo incontrato nella nuova sede della multinazionale di Austin. L’azienda fondata da Larry Ellison è uno dei maggiori colossi del mercato It, con 40 miliardi di dollari di fatturato, 133.000 dipendenti e 430.000 clienti. E negli ultimi due anni, grazie a scelte tecnologiche oculate operate in tempi non sospetti – in particolare l’orientamento al cloud e al paradigma dell’As a Service – è cresciuta a ritmi sostenuti. Le sue soluzioni, infatti, si sono rivelate particolarmente adatte ad aiutare le aziende nel processo di digitalizzazione accelerato dalla pandemia.

Oracle Italia, guidata dal country manager Alessandro Ippolito, ha registrato una crescita nell’ultimo trimestre dell’anno fiscale 2022 (chiuso a maggio) intorno al 10% a valuta costante, in linea con quella a livello globale. Ma il numero in sé non dice tutto. Ci sono comparti, come appunto il cloud, che hanno visto un’impennata fino al 60%, con alcuni settori nei quali l’Italia è sopra la media delle filiali europee. E poi ci sono altri indicatori significativi di crescita. Primo fra tutti l’apertura, nello scorso dicembre, della Italian Cloud Region, ovvero di un data center Oracle dedicato al nostro Paese, nella zona di Milano. Il centro è pienamente operativo da qualche mese e molti clienti hanno già trasferito lì le loro attività – fra i quali nomi come Cerved, Generali e WindTre. Sempre in tema di nuove aperture, Oracle ha, da qualche giorno, un nuovo headquarter italiano, nel cuore del nuovo Centro Direzionale che sta nascendo nella zona Porta Nuova/Aulenti/Garibaldi. Dotata di circa 325 postazioni di lavoro, di un’ottantina di sale riunioni diverse per tipologia e dimensioni, e di una serie di servizi per i dipendenti che vanno dalle kitchenette alla palestra, la nuova sede si estende su 4 piani per 6200 metri quadri e – pur essendo stata in buona parte concepita prima della pandemia – è organizzata per accogliere dipendenti che, in larga parte, da anni lavorano in smartworking.







Un ultimo dato significativo riguardo la crescita di Oracle nel nostro Paese è legato alle risorse umaneOracle nell’ultimo anno ha inserito in azienda oltre 150 nuove persone, arrivando a un totale di circa 1100 dipendenti, con il 55-60% basato su Milano e gli altri sulla sede di Roma. In tempi di skill shortage, con molte aziende It strozzate dalla mancanza di personale qualificato, è un risultato notevole, che Oracle sembra voler replicare: è infatti operativo anche in Italia GenO (Generation Oracle), un programma Emea che punta ad acquisire i migliori talenti in uscita dalle università, o comunque arrivati da poco nel mondo del lavoro. Il progetto GenO ha l’obiettivo di coinvolgere in Europa 400 giovani nei prossimi tre anni, e prevede un percorso di formazione di 24 mesi in azienda, con la partecipazione a diversi progetti e, alla fine, l’indirizzamento verso uno dei vari sentieri di carriera disponibili in Oracle. Ai nuovi arrivi di certo non mancherà il lavoro: Oracle ha infatti annunciato varie nuove iniziative, in particolare un maggiore impegno verso i mercati verticali con la presentazione di soluzioni dedicati a mondi quali retail, utilities, telecom, servizi finanziari, food&beverage e altre. E in particolare ci sarà molta attenzione per il settore healthcare, visto anche il completamento, avvenuto ai primi di giugno, dell’acquisizione di Cerner, leader nei servizi informatici per il mondo della sanità, la maggiore mai condotta da Oracle.

Risultati sopra le aspettative per la Cloud Region di Milano

Il country manager di Oracle Italia Alessandro Ippolito

Gli ultimi 6 mesi sono stati di grande fermento per Oracle Italia, a partire dall’inaugurazione, lo scorso 15 dicembre, della Cloud Region del nostro Paese, che va ad aggiungersi alle 37 esistenti a livello mondiale. La Cloud Region italiana è di seconda generazione (focalizzata su IaaS e PaaS con sicurezza integrata “by design”) e avvicina Oracle all’obiettivo di disporre di 44 Cloud Region entro la fine dell’anno. Secondo Ippolito, «L’apertura è stato un momento importante per i clienti del nostro Paese, che in questa infrastruttura trovano risposta alle esigenze di sicurezza, affidabilità, prestazioni necessarie per dare una svolta al loro percorso di migrazione al cloud, con nuove possibilità di valore anche per il tessuto delle piccole e medie imprese, fondamentali per la ripresa italiana». L’importanza per Oracle di disporre di un’infrastruttura cloud capillare e distribuita emerge chiaramente quando si vanno a considerare i risultati operativi. Nell’ultimo trimestre dell’anno fiscale 2022, quello che va da marzo allo scorso maggio, Oracle è cresciuta a valuta costante all’incirca del 10% a livello di corporation, e l’Italia è all’incirca in linea; ma in alcuni segmenti, le crescite sono decisamente più importanti, e si tratta in genere di comparti strettamente collegati al cloud. Per esempio, i fatturati dei comparti IaaS e PaaS nell’anno fiscale 2022 in Italia hanno fatto un balzo in avanti del 60%, superando la media globale della corporation. «In questo ambito Oracle ha creato in Italia, nell’arco di appena due anni, un percorso di grande successo» conferma Sinopoli. Oltre ai fatturati, la region italiana supera la media globale anche sul parametro dell’adozione, ovvero sulla crescita del numero di clienti. Due, secondo Sinopoli, i principali motivi del successo dal punto di vista dell’offerta: il primo è il cloud enterprise di seconda generazione di Oracle, progettato per offrire elevati livelli di sicurezza, performance, predicibilità, automazione dei servizi per processi mission-critical. Il secondo è la proposta di “Distributed Cloud” di Oracle, che comprende offerte quali l’Exadata Cloud at Customer e le Dedicated Region Cloud at Customer.

Queste soluzioni consentono di ricreare sulle infrastrutture fisiche del cliente (in altre parole, nel data center on prem), il cloud pubblico Oracle con tutte le sue componenti infrastrutturali e applicative, portando diversi vantaggi di integrazione di architetture ibride (cloud/on prem) e maggiore controllo dei dati. È indubbio, comunque, che una buona spinta sia arrivata anche dall’adozione massiccia del cloud da parte delle aziende italiane, che lo hanno eletto a tecnologia preferenziale per realizzare rapidamente la trasformazione digitale in tempi di pandemia. Inoltre, gli elementi tecnologici citati in precedenza, uniti alla naturale specializzazione di Oracle sul Data Management in cloud e all’attivazione nel nostro Paese della Cloud Region, sono stati fattori chiave che hanno permesso a Oracle di entrare nelle cordate per i bandi dell’infrastruttura cloud nazionale, in particolare con la proposta delle soluzioni Dedicated Region Cloud at CustomerUn altro punto di forza del cloud Oracle è l’approccio al tema del Multicloud, che in futuro sarà sempre più rilevante per le aziende. Questo tipo di approccio viene facilitato da Oracle grazie a una serie di accordi di collaborazione con i principali operatori del settore, volti a semplificare l’integrazione e l’interconnessione con gli altri cloud dei quali il cliente intendesse servirsi. La collaborazione più stretta è quella con Microsoft e il suo cloud Azure. Infatti, essa si spinge a una vera e propria interconnessione e interoperabilità totale tra le Cloud Region di Azure e di Oracle Cloud Infrastructure, disponibile al momento per 11 region – in Europa è attiva a Francoforte, Amsterdam e Londra. A Francoforte, in particolare, la co-location dei due data center nella stessa località riduce al minimo la latenza, mentre al cliente viene messo a disposizione un punto di accesso unico verso le due infrastrutture cloud, per mezzo di una tecnologia a “single sign-on”, supportato da servizi condivisi.

Crescono anche le cloud application

Il country leader cloud applications Oracle Italia Giovanni Ravasio

Non è solo la parte di infrastruttura e piattaforma cloud a registrare crescite elevate: anche la parte delle applicazioni, infatti, segue un trend molto positivo. Secondo Ravasio, questo è dovuto in parte al fatto che lo scenario italiano è particolarmente attivo, e le aziende investono in progetti sostenibili nel tempo, indipendentemente dallo stimolo contingente, creato dall’adattamento al “new normal” e dalle opportunità aperte del Pnrr. «Le applicazioni aziendali progettate nativamente in cloud, come le nostre, abilitano questa sostenibilità nel tempo. Inoltre, come ci riconoscono anche i principali analisti collocandoci in posizioni di leadership nei quadranti di mercato, traducono una visione ben precisa in execution, perché permettono di portare in cloud tutti i processi aziendali – dal back-office, come quelli di amministrazione finanza e controllo, supply chain o gestione del capitale umano, fino al front-end, come marketing, vendite e customer care – avvantaggiandosi di aggiornamenti continui e di un’interfaccia e di un motore di Ai e Ml comune a tutte le nostre soluzioni».

E, giusto per dare un dato interessante, quest’anno le applicazioni cloud per l’Hcm (Human Capital Management, che comprende cose come il talent management, l’e-training, l’health&security e in generale tutto ciò che è legato alla gestione delle Human Resource) hanno registrato una crescita oltre il 90%. Il segmento Hcm è fra i più promettenti anche perché molte aziende ne stanno facendo oggetto di investimenti in risposta alle nuove esigenze dei dipendenti, e ai cambiamenti dell’organizzazione del lavoro. Altro segmento in forte espansione è quello dell’Erp, soprattutto per quanto riguarda le medie imprese. Un elemento di novità in questo ambito è dato dal fatto che ai processi finance consolidati si sta affiancando sempre più spesso la richiesta di integrare misurazione e reporting dei parametri Esg (Environment, Society, Governance), che sono già previsti come obbligatori per alcuni settori e dimensioni di impresa.

Ambiente e sostenibilità

Sede Oracle Milano.  Oracle Italia, guidata dal country manager Alessandro Ippolito, ha registrato una crescita nell’ultimo trimestre dell’anno fiscale 2022 (chiuso a maggio) intorno al 10% a valuta costante, in linea con quella a livello globale

A proposito di temi Esg, Ravasio ha sottolineato che Oracle ha una grande attenzione ai temi della sostenibilità e della “diversity”. In tema di sostenibilitàOracle punta ad alimentare con energia da fonti rinnovabili tutte le sue sedi e tutti i suoi data center del mondo entro il 2025 – l’obiettivo è già stato raggiunto a livello europeo – e di arrivare a essere a “impatto zero” entro il 2030. L’attenzione al tema della diversity, secondo Ravasio, fa parte integrante della cultura Oracle, che nell’accogliere e valorizzare le differenze vede una risorsa di innovazione e di business importante, oltre che eticamente corretta. A dare concretezza a questo assunto sono una serie di iniziative interne, ma anche la forma stessa che assume il lavoro in Oracle, fino alle scelte progettuali fatte per le sedi aziendali come quella appena inaugurata a Milano, pensata per soddisfare al meglio le esigenze di lavoratori di tutte le generazioni.

Una nuova sede in posizione strategica

La nuova sede di Oracle Italia appena inaugurata a Milano si trova nel nuovo centro direzionale in costruzione nell’area Porta Nuova/Gae Aulenti/Garibaldi. Oracle è stata la prima azienda a trasferirsi nel nuovo edificio di Via D’Azeglio, dove occupa un’ala di 6.200 metri quadri disposti su 4 piani. La nuova sede, pur essendo stata pensata prima della pandemia, è già organizzata per rispondere alle esigenze di un’azienda in cui la maggior parte dei dipendenti passa fuori ufficio – tipicamente presso i clienti – fino al 75% dell’orario di lavoro. Per questo, accanto a circa 325 postazioni di lavoro “tradizionali” (con media di occupazione attualmente intorno alle 120/150 presenze giornaliere), organizzate tipicamente come open space, la sede è attrezzata con circa 50 sale riunioni di varie grandezze, e una trentina di huddle room e phone booth per le conversazioni riservate. Ogni piano è caratterizzato da un “tema” strettamente collegato con Milano (il design, la musica, la cucina…), da un colore dominante e da arredi ad hoc. I servizi a disposizione dei dipendenti non si limitano a quelli strettamente business, ma comprendono cose come confortevoli kitchenette attrezzate in ogni piano, sale da pranzo, aree per brainstorming, zone relax e persino una attrezzatissima palestra.

L’acquisizione di Cerner e i nuovi settori verticali

Oracle Milano. Lo scorso dicembre la multinazionale ha aperto l’Italian Cloud Region, ovvero un data center Oracle dedicato al nostro Paese, nella zona di Milano. Il centro è pienamente operativo da qualche mese e molti clienti hanno già trasferito lì le loro attività – fra i quali nomi come Cerved, Generali e WindTre

Mano a mano che verranno completati i cantieri delle altre ali dell’edificio, trasferiranno qui la propria sede altre grandi aziende, e a quanto sembra le due più importanti saranno del settore farmaceutico/healthcare. Curiosa coincidenza, perché quello dell’healthcare è appunto uno degli ambiti che Oracle considera come più promettenti per il futuro. Tanto da aver appena portato a termine l’acquisizione di Cerner, uno dei maggiori player mondiali nel comparto dei sistemi informatici dedicati alla sanità, con 40 anni di esperienza alle spalle. «L’innovazione nell’healthcare a 360 gradi è un ambito che assumerà una rilevanza sempre maggiore – spiega Ippolito – tanto che il chairman Larry Ellison è convinto che possa realmente cambiare in meglio la vita delle persone, in tutto il mondo».

Quella di Cerner è la più grossa acquisizione condotta fino a oggi da Oracle – con un valore di 28,3 miliardi di dollari – ma quello dell’healthcare, pur estremamente promettente, non sarà l’unico settore sul quale l’azienda di Ellison vuole focalizzarsi, anzi. Nei prossimi mesi, vedremo aumentare il focus di Oracle sui settori verticali, per i quali l’azienda ha già creato un’offerta di soluzioni cloud di “ultimo miglio”, le Global Business Unit, che vanno a completare le offerte generaliste di soluzioni IaaS, PaaS e SaaS. Fra le Gbu citiamo per esempio quelle per il retail, le utilities, le telecom, i servizi finanziari, il food&beverage, l’hospitality, il construction, che verranno presto affiancate dalla nuova Gbu per l’healthcare, rinforzata dall’offerta di provenienza Cerner.

Nuovi progetti, nuove persone

Il country leader cloud tech Oracle Italia Andrea Sinopoli

Oltre alle nuove Gbu, nuovi progetti per il futuro riguardano la nuova task force dedicata al Pnrr e al settore pubblico, che riunirà competenze trasversali di applicazioni e infrastrutture e la cui creazione risponde al fine di massimizzare la capacità di intervento a fianco delle organizzazioni pubbliche e private italiane. Da non dimenticare poi i programmi avviati con il mondo accademico, con quello della ricerca e dell’innovazione. Ippolito ricorda in particolare Oracle for Research, iniziativa nata per fornire risorse cloud a supporto di progetti di ricerca in grado di impattare sulla vita delle persone entro i prossimi 5 anni; Oracle Open Data, un archivio di data set scientifici a disposizione di ricercatori, data scientist e altri, che riguardano aree come le scienze della vita, l’intelligenza artificiale, la geologia e persino informazioni linguistiche (vedi Progetto Gutenberg); e infine gli Oracle Labs, i laboratori di ricerca e sviluppo di Oracle, che collaborano da tempo con il mondo universitario.

Per far fronte a questa mole di nuovi progetti, nuove soluzioni, nuovi settori verticali, servono le tecnologie ma soprattutto servono le persone. A quanto sembra, lo skill shortage non impensierisce Oracle Italia, che l’anno scorso ha inserito nei suoi ranghi oltre 150 persone. Il fatto è che l’azienda si sta muovendo proattivamente in questi ambiti, e ha reso operativo anche nel nostro Paese il programma GenO (Generazione Oracle). GenO è un programma attivo in ambito Emea, che ha l’obiettivo di acquisire i migliori talenti in uscita dalle università, o che da poco sono entrati nel mondo del lavoro. Le persone selezionate vengono inserite in un percorso personalizzato che prevede ben 24 mesi di formazione e il coinvolgimento su progetti diversi, con una forte componente internazionale, per concludersi con l’indirizzamento verso uno dei vari percorsi di carriera disponibili in Oracle, nelle vendite, nel marketing o nella consulenza. «Con il programma GenO contiamo di coinvolgere 400 giovani nell’arco di tre anni, a livello europeo» specifica Ippolito. Ma come riuscirete a trattenerli con voi per i 24 mesi della formazione? «Il tema delle risorse è critico, e tenerle richiede sicuramente un grande impegno. Noi comunque non poniamo vincoli: resta in Oracle chi condivide i nostri valori. I talenti vengono affiancati per il periodo della formazione da tutor e dai nostri migliori manager, il processo è piuttosto articolato. Il concept dei nuovi uffici è pensato anche per questo, perché si riconoscano e possano lavorare in armonia» conclude Ippolito.

(Ripubblicazione dell’articolo pubblicato il 5 luglio 2022)














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