Nordmeccanica punta al gigantesco mercato del packaging in Cina

di Laura  Magna ♦ Un presente di innovazione e tecnologia avanzata per macchine da imballaggi flessibili, con una produzione tailor made e una collaborazione stretta con i big della chimica, come DowDuPont e Henkel. Un futuro fatto di IoT. L’azienda piacentina della famiglia Cerciello fattura 110 milioni, amplia il range dei prodotti e dallo stabilimento di Shangai. E…

Obiettivo: crescere in Cina. Nordmeccanica, 110 milioni di fatturato e la leadership globale nella costruzione di macchine per la produzione di imballaggi flessibili, questo obiettivo lo perseguirà sfruttando la stretta sulla sicurezza alimentare in atto nell’area e il suo stabilimento produttivo di Shanghai, atout che nessuna altra azienda occidentale nel suo settore sembra possedere. Ma nel futuro della manifattura piacentina ci sono anche nuove macchine: oltre agli “accoppiatori” per gli imballaggi dell’industria alimentare e i metallizzatori, in cui è entrata di recente grazie a una acquisizione, la produzione verterà su soluzioni sempre più “tailor-made”, con l’utilizzo di materiali diversi, dal finto legno alle lacche, per l’industria del mobile o dell’automotive.

Un settore che in Italia vale 7,5 miliardi

Il settore in cui opera Nordmeccanica è quello della cartotecnica trasformatrice che, secondo Assografici , nell’Ue a 28 vale all’incirca 103,7 miliardi di euro (+2,7% sul 2016) ed è rappresentata da circa 17.500 imprese, con 483.400 addetti. I primi 5 Paesi, in termini di quota percentuale di fatturato sul totale dell’Ue28, sono Germania, con oltre il 21%; Italia, al 17%; Regno Unito (12,3%), Francia (11,2%) e Spagna (7,3%); nel 2017 il Regno Unito ha superato, in questa classifica, la Francia. L’industria cartotecnica trasformatrice italiana ha un fatturato di 7,5 miliardi, di cui oltre due che derivano dall’export, ed è costituita da circa 3.400 imprese, con 62.400 addetti. Nordmeccanica detiene il 65% del mercato mondiale delle macchine per imballaggi flessibili, con 2mila impianti istallati; ed è leader in Germania – che nella classifica settoriale di Assografici è il primo Paese produttore d’Europa – con una quota del 55%: è il primo fornitore delle multinazionali tedesche dell’imballaggio alimentare, con un volume di vendite verso Berlino di circa 7 milioni di euro annui.







 

Vincenzo Cerciello, direttore tecnico di Nordmeccanica

Il core business: accoppiatrici made in Italy

«Il nostro core business sono le accoppiatrici: macchine che uniscono i diversi materiali che compongono l’imballaggio. I nostri clienti sono i produttori di imballaggi, i cosidetti converter, che realizzano le confezioni per l’azienda finale, che nel nostro caso, per l’80% opera nel mercato del food », dice a Industria Italiana Vincenzo Cerciello, direttore tecnico di Nordmeccanica. L’azienda ha chiuso il 2017 con un fatturato di 110 milioni di euro, in crescita del 10% e un margine operativo del 10%. E non ha perso terreno negli anni della crisi. «Questo è stato possibile perché abbiamo nella nostra gamma due tipologie di prodotti, che si differenziano in base alla fascia di prezzo: la prima va dai 200mila ai 450mila euro e la seconda dal milione in su. Quindi copriamo settori sia ciclici sia difensivi: negli anni della crisi, le macchine più costose hanno sempre ricevuto una domanda elevata pur rallentando, invece, quelle mass market. Nel 2018 ci attendiamo un fatturato stabile e spingeremo per crescere nel 2019».

L’ampliamento della gamma: i metallizzatori e le macchine tailor made

La produzione si è di recente arricchita di impianti sottovuoto per la metallizazione di film plastici. «Tra il 2014 e il 2015 abbiamo rilevato dal gruppo Galileo la Vacuum System e le competenze per fare i metallizzatori: abbiamo spostato la produzione da Prato a Piacenza con un investimento di dieci milioni di euro e intendiamo estrarre 15 milioni di euro da questo segmento in un biennio». Al momento però non sono in previsione nuove acquisizioni: «vogliamo crescere organicamente, e poiché nella nostra nicchia lo spazio di incremento è molto risicato, per farlo dobbiamo continuare ad aprire nuove gamme e nuovi mercati: l’obiettivo è di arrivare in 5 anni a 130-140 milioni di fatturato».

Così, Nordmeccanica dovrà puntare a sviluppare il 20% di produzione che attualmente è dedicata ai clienti non food, in settori industriali, in particolare nel fotovoltaico, nel finto legno, nei film protettivi. «Nel tempo, abbiamo provato a rispondere alla crescente domanda di prodotti “tailor-made”, che richiedono una specializzazione particolare e un rinnovamento continuo. Così, abbiamo realizzato, per esempio, soluzioni utilizzate nella produzione di rivestimenti di finto legno per la pavimentazione di grandi superfici, per l’industria dei mobili e per quella dell’automobile, che con il finto legno ricopre i cruscotti delle auto». Nel laboratorio di R&S del gruppo emiliano c’è anche il prototipo di una macchina per fare i test di spalmatura su diversi tipi di lacca per andare incontro alle richieste tecniche di ogni cliente. «In R&S investiamo ogni anno a partire dal 2-3% del fatturato, dei nostri 308 dipendenti, 6 sono nel laboratorio e 30 nell’ufficio tecnico».

Il trend cinese

Oltre a nuove macchine capaci di rispondere alla domanda di industrie diverse dall’alimentare, Nordmeccanica sta cercando di inserirsi del trend di sviluppo del packaging che sta prendendo forza in Cina. Dove la Safety Food Law in vigore dal 2015 , il cui regolamento attuativo è stato presentato al Wto a fine 2017, sta iniziando a produrre i primi effetti imponendo standard di qualità sempre più elevati, nell’industria alimentare, coinvolgendo anche gli imballaggi. Pechino, come spiega un report cofinanziato dall’Ue e presentato a maggio, sta costruendo un nuovo sistema di governance del comparto alimentare   ridefinendone completamente i requisiti. Con un coinvolgimento anche del packaging e in particolare una serie di regole stringenti sui tipi di materiali consentiti consentiti e gli adesivi, che dovranno essere tassativamente senza solventi, per eliminare il rischio di contaminazioni.

 

Lo stabilimento Nordmeccanica aPiacenza

 

Shanghai come Piacenza: la produzione di filiera

«Ogni imballaggio alimentare è fatto da diversi materiali: per esempio uno utile a proteggere il prodotto da luce o umidità, uno per stampare la marca all’esterno. Questi materiali si uniscono attraverso adesivi, che possono essere a solvente o senza. Ovviamente i secondi sono più sicuri e noi in questi siamo leader e ci troviamo dunque in una posizione privilegiata per approfittare della nuova legge che in Cina impone di eliminare agenti potenzialmente contaminanti dalle confezioni degli alimenti. Per usare gli adesivi senza solvente è necessaria una macchina più avanzata tecnologicamente: in Cina oggi la domanda è di 5455 macchine per anno, destinata a crescere drammaticamente. È qualcosa che abbiamo visto accadere già in Giappone e in Corea», spiega Cerciello.

D’altronde questa diversificazione geografica diventa necessaria anche in vista del possibile inasprimento dei dazi verso Usa «che sono uno dei nostri maggiori mercati verso cui esportiamo attualmente», afferma il manager, che tiene a precisare che Nordmeccanica è e resterà «un’azienda del made in Italy: che si sostanza in un know how tutto italiano e nella dipendenza da una filiera regionale». Questo modello vincente che fa funzionare la fabbrica piacentina, è stato trasferito a Shanghai. «Facciamo la progettazione meccanica ed elettronica in casa, supportati da una partnership con Siemens: tutta l’ingegnerizzazione è nostra, mentre affidiamo alle officine intorno a Piacenza la produzione dei componenti su nostro disegno. Alla fine ci occupiamo dell’assemblaggio e del testing, oltre che dell’istallazione presso l’azienda cliente. Il servizio che forniamo è chiavi in mano: lasciamo il cliente quando la macchina funziona a regime e poi forniamo l’assistenza successiva per tutto il ciclo di vita del prodotto». Lo stabilimento produttivo cinese è stato impostato con la stessa filosofia: «abbiamo insegnato alle officine meccaniche della zona i nostri metodi e le nostre tecnologie e oggi sono in grado di fornirci le componenti necessarie per le nostre macchine con la medesima qualità». Per dare vita alle sue macchine perfette sono necessarie competenze diverse, dall’elettronica alla meccanica alla chimica.

 

Antonio Cerciello

Dalla gestione familiare a quella manageriale

Cerciello, ingegnere napoletano, è entrato di recente insieme al fratello economista (Alfredo Cerciello, direttore finanziario del gruppo e presidente Nordmeccanica Cina) nella gestione dell’azienda, fondata nel 1978 da Antonio e acquisita dalla sua famiglia nel 1998. «L’azienda aveva un portafoglio di prodotti tecnologicamente avanzati ma non aveva una gestione industriale, era un’azienda familiare arrivata a una dimensione tale da non essere più gestibile. Mio padre era un imprenditore nel mondo del converting, conosceva il mercato e il prodotto. Quando ha deciso di acquisirla, siamo passati da una gestione familiare a una professionale e abbiamo proceduto all’internazionalizzazione. Esportiamo il 95% del fatturato: e per questo abbiamo costruito una rete all’estero. Oltre alla fabbrica cinese e ai tre stabilimenti italiani, abbiamo un capannone di 10mila metri quadri con dieci persone dedicate alla vendita e all’assistenza tecnica in Usa, due sedi dirette, in India e Argentina, e rappresentanze in 87 paesi del mondo».

 

Elettronica, meccanica, chimica e sensoristica

Il gruppo piacentino lavora in un settore i cui competitor si contano sulle dita di una mano e sono pressoché tutti i Europa, tra Italia, Spagna e Germania: «Il nostro valore aggiunto sono le più avanzate dal punto di vista della tecnologia – precisa il manager – Non solo elettronica e meccanica: la chimica è fondamentale, dal momento che ci occupiamo anche di adesivi. Per sviluppare le macchine abbiamo rapporti con i colossi mondiali che sono i maggiori produttori di adesivo come DowDuPont e Henkel, portando le nostre stesse macchine nei loro laboratori in modo da testare macchina e adesivo insieme. Ci scambiamo informazioni, messaggi, tendenze in quella che definiamo una collaboration partnership. Le nostre macchine restano all’avanguardia per almeno un quinquennio perché sappiamo tutto di dove va la chimica nei prossimi cinque anni»

E nel futuro prossimo le macchine saranno tutte dotate di sensori. «Abbiamo tutti sistemi di plc sofisticati e stiamo lavorando per tenere sempre più monitorati processi e macchine anche su app: quello che accade nella nostra vita quotidiana, in cui siamo connessi via cellulare a tutto, lo stiamo portando nel campo industriale. L’obiettivo è avere macchine diagnosticabili che possano informare il cliente del proprio stato di salute. Quindi macchine collegate via internet alla nostra sede centrale e alle sedi periferiche. Già ora monitoriamo tutte le macchine, in futuro vogliamo portare l’analisi da via cavo a cloud. E monitorare tutti i parametri macchina, in modo da fare manutenzione predittiva», conclude Cerciello.














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