Non solo intelligenza artificiale. Archiva e le nuove frontiere per estrarre valore dai dati

di Piero Macrì ♦︎ L’Ia è ora integrata nelle tecnologie per la digitalizzazione di processi amministrativi, contabili e fiscali, aprendo la via all'iper-automazione. Che permetterà di districare il caos della gestione di dati d'impresa. Digitalizzazione della supply chain: più flessibilità e meno emissioni. Rpa: l'automazione dei processi. Se ne è parlato durante l'evento ChangeUp con Giuliano Marone (ad Archiva), Carla Masperi (ad Sap), Benedetto Santacroce (Santacroce & Partners), Francesco Rotondi (Lablaw Studio Legale Rotondi & Partners), Layla Pavone e Dario Fabbri

Il mercato è digitale e digitale deve essere la forma aziendale per sostenere la competitività. Qualsiasi strategia di business o piano di sviluppo industriale può quindi realizzarsi solo con la digitalizzazione dei processi. Cambia la tecnologia e cambia il modo di lavorare. Non più solo automazione di fabbrica. L’ascesa dell’intelligenza artificiale e dell’apprendimento automatico è ora destinata ad avere un impatto anche sul lavoro dei colletti bianchi. Funzioni amministrative, contabili e fiscali, attività di data entry, di controllo e analisi dei dati. Con l’intelligenza artificiale molte di queste attività vengono automatizzate, mettendo a fattor comune tecnologie, norme, processi e persone. Ecco quanto emerso nel corso di Change Up, l’evento su strategie di sopravvivenza nell’era della quarta rivoluzione industriale promosso da Archiva Group, società veronese di consulenza, sviluppo software e system integration, specializzata nella gestione e digitalizzazione documentale. Non più documenti ma dati. Nella nuova dimensione paperless i documenti vanno reinterpretati e considerati come pura formalizzazione di un insieme di dati. Il vero valore sono i flussi informativi che abilitano una conoscenza originata dai dati, orizzontale alle diverse aree aziendali. Informazioni data-driven, dunque, che possono essere estese e condivise a tutti gli stakeholder di processo, realizzando una filiera digitale. E strategie che vanno necessariamente viste in ottica di sostenibilità poiché le performance Esg, in termini di efficienza energetica e zero emissioni, rappresentano il parametro su cui si misura oggi il valore di un’azienda.

Digitalizzazione abilitante l’automazione di processi ed economie di sostenibilità

Giuliano Marone, presidente e ad di Archiva Group

Una produttività che nasce da un utilizzo sempre più spinto utilizzo dell’intelligenza artificiale. Così come robot industriali e collaborativi automatizzano attività manuali e ripetitive di fabbrica altrettanto avviene con gli algoritmi che digitalizzano l’operatività d’ufficio. «L’intelligenza artificiale è la nuova leva dell’automazione di processo ma perché la si possa sfruttare in tutte le sue potenzialità si deve creare una base dati affidabile poiché la qualità dell’output è funzione del dato sul quale l’algoritmo agisce. Se non sussistono queste condizioni si rischia di arrivare a conclusioni errate. Ma non vi è alcun dubbio: l’iper-automazione dell’intelligenza generativa, è quella che permetterà di migliorare e fare evolvere la produttività d’impresa», afferma Giuliano Marone, presidente e ad di Archiva Group, che intende espandere il business in tre aree chiave: consulenza, system integration in ambienti Sap e servizi in cloud.







Come dice Carla Masperi, presidente e amministratore delegato Sap Italia, «L’intelligenza artificiale rimuoverà lavori ripetitivi, manuali e intellettuali, in fabbrica e in ufficio». Una digitalizzazione che va considerata anche in funzione dei cambiamenti normativi che verranno progressivamente introdotti a livello europeo. Da una parte il Vida, il progetto “Vat in the digital age”, che prevede per il 2028 la convergenza verso un modello di fattura unica europeo, dall’altra la creazione dello spazio unico doganale con gestione del dato in digitale dall’inizio e alla fine del processo. Tra i partecipanti all’evento, oltre all’ad di Sap Italia, Layla Pavone (coordinatrice del board per l’innovazione tecnologica e la trasformazione digitale del Comune di Milano), Benedetto Santacroce (socio fondatore dello studio Santacroce & Partners, avvocato tributarista e docente universitario), Francesco Rotondi (managing partner Lablaw Studio Legale Rotondi & Partners) e l’analista geopolitico Dario Fabbri. Tecnologie, norme processi, dati, automazione e intelligenza artificiale. Ecco il cerchio magico per la digitalizzazione d’impresa.

Iper-automazione. Il futuro dell’automazione di processo supportata da algoritmi di intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale inizia e essere embedded nelle tecnologie abilitanti la digitalizzazione di processi amministrativi, contabili e fiscali. E’ quella che Archiva definisce iper-automazione ovvero la combinazione tra Business process management (Bpm) e Robotic process automation (Rpa). Permetterà di creare soluzioni con algoritmi intelligenti, embedded in robot software, per digitalizzare attività manuali ripetitive, a basso valore aggiunto, noiose e a rischio di errore umano.

Risoluzione del “messy middle”, come risolvere il caos della gestione dei dati d’impresa

Il messaggio che emerge dai vari interventi di Change Up è molto chiaro: serve una single source of truth, una base dati normalizzata e centralizzata, cui tutti possono accedere, persone e algoritmi d’intelligenza artificiale insieme. Per Archiva significa risolvere il “messy middle”, ossia il caotico insieme di tecnologie e di informazioni disponibili all’interno dei workplace dei singoli dipendenti. Riuscire a tracciare le informazioni, condividerle, renderle accessibili. Per risolvere il problema del messy middle si sono sviluppati sistemi di automazione che riescono ad assegnare a ciascun operatore i compiti più corretti. Digitalizzazione e automazione che creano autonomia operativa, quindi. «Nell’ambito della gestione documentale è possibile estrapolare una serie di dati che possono servire a più reparti di un’azienda. Produzione, ufficio acquisti, marketing. Solitamente, l’interazione tra i differenti dipartimenti con il gestionale Erp – Sap o altro – non viene gestita in modo strutturato. Si ricorre a mail, chat, fogli Excel. L’iper-automazione fondata su gestione di processo algoritmico automatizza invece le procedure e crea efficienza collaborativa».

Con l’intelligenza artificiale si è oggi, dunque, nella condizione di riconoscere la tipologia di documento, estraendo le informazioni più importanti in compliance alla gestione digitale dei processi. Insomma, l’iper-automazione seguirà l’evoluzione dell’intelligenza artificiale.

Consulenza, system integration e cloud. I tre pilastri per la crescita futura di Archiva

Benedetto Santacroce, socio fondatore dello studio Santacroce & Partners, avvocato tributarista e docente universitario

«La necessità di una rivisitazione digitale dei processi implica il ridisegno degli stessi. Capire come realizzare un’impresa paperless è una faccenda complessa. Occorre interpretare i processi in funzione della disponibilità del dato all’interno delle nuove normative», afferma Benedetto Santacroce. Ecco, quindi, che progettare in digitale chiama in causa la consulenza. «La nostra volontà è orientare il cambiamento delle aziende verso obiettivi e risultati ben definiti. Un’attività di consulenza che va potenziata perché serve anche come input a ricerca e sviluppo per l’individuazione di nuove use case abilitanti progetti di digitalizzazione da portare sul mercato», afferma Marone. Non meno importante, la system integration, soprattutto nell’ambito applicativo Sap, che costituisce la base informativa del 60% degli attuali 1.500 clienti di Archiva. Accelerare lo sviluppo e il trasferimento al mercato di software e servizi digitali, dunque, portando a bordo nuove forze per consulenza e system integration. «Quest’ultimo, sottolinea Marone, è un mercato che offre grandi possibilità di crescita sia in termini di scalabilità ed estensione dei servizi offerti all’attuale base installata, sia verso nuovi clienti, poiché Sap è di fatto lo standard de facto della media e grande impresa, il nostro target di mercato». La terza leva per l’espansione del business di Archiva è il cloud. Insomma, anche in quest’ultima dimensione applicativa e di servizio serviranno nuove competenze e professionalità. «Consulenza, system integration, cloud. Su queste aree entro la fine dell’anno prossimo vi saranno un bel po’ di novità», dice Marone

Supply chain sostenibili. Processi digitalizzati estesi a tutta la filiera

Come più volte affermato nel corso dell’evento, nell’era digitale il tradizionale documento viene traslato e codificato in base ai dati che contiene, permettendo la creazione di informazioni lungo tutto il processo di business. «L’integrazione di soluzioni e servizi di gestione documentale in logica data-driven è per noi di estrema importanza, dice Masperi. Stiamo tutti cercando di rendere più efficiente il processo di digitalizzazione. Lo sviluppo software e la system integration è fondamentale per arricchire la nostra piattaforma con soluzioni innovative». L’ad di Sap Italia sottolinea inoltre come le tecnologie di automazione di processo siano orami indispensabili per sostenere la velocità di cambiamento dei mercati. «Dalla pandemia in poi è chiaro ormai a tutti che si debba mettere in atto una transizione digitale. Uno dei temi centrali è la digitalizzazione della supply chain. Abbiamo riscoperto l’importanza della logistica. Il vero collo di bottiglia non è la produzione ma l’approvvigionamento e distribuzione di merci e prodotti. Il concetto di globalizzazione è finito e in tutta Europa si sta cercando di realizzare reti di logistica di prossimità», dice Masperi. L’altro tema che va assumendo rilevanza è la sostenibilità. «Innovazione e strategie digitali sono intimamente connesse alla transizione green. Non è un caso che i fondi di investimento premiano quelle aziende che hanno un piano di sviluppo sostenibile. Ma non basta dichiararlo occorre dimostrarlo, rendendo trasparenti i dati della propria filiera, sottolinea Masperi. Se si vuole accedere a capitale di mercato va dimostrata la propria capacità esg, che deve essere misurabile e misurata. Un tema sul quale abbiamo già sviluppato un processo che colleziona in automatico i dati per un report completo di sostenibilità»

Non più documenti ma dati. Il passaggio alla digitalizzazione abilita l’automazione di processo

Carla Masperi, presidente e amministratore delegato Sap Italia

«Finalmente iniziamo a parlare di dati e non più di documenti, dice Santacroce. La digitalizzazione non si risolve in un file pdf ma presuppone la capacità di creare e condividere informazioni basate sui dati. Cosa che al momento riguarda poche aziende. E’ il problema delle imprese che hanno una struttura a silos. Tesoreria, amministrazione, ufficio personale. Ciascuna ha una sua specifica struttura del dato e un diverso approccio all’informazione», spiega Santacroce. Dati spesso ridondanti, duplicati, che limitano e rendono pressoché impossibile l’interazione tra le varie aree aziendali. «Se non si capisce che la funzione dell’It aziendale va sempre più orientata alla gestione del dato non si va da nessuna parte», dice Santacroce. Non più documenti, che producono un’informazione statica, quindi, ma dati che interagiscono tra loro per produrre un’informazione utile all’intera azienda. Un patrimonio di conoscenza originato da una visione orizzontale e non verticale del dato su cui poter sviluppare tutta una serie di servizi. Di gestione del rischio fiscale, per esempio. E si ritorna al tema dell’automazione e del valore che può essere introdotto dall’intelligenza artificiale, con alert che mettono le persone nella condizione di avere una predittività dei rischi connessi a una certa operazione o iniziativa aziendale. Ma attenzione. Come sottolineato più volte durante il convegno, sfruttare l’intelligenza artificiale per automatizzare o analizzare processi, individuando possibili criticità e rischi, lo si può però fare soltanto a partire da una base dati coerente e affidabile

Per digitalizzare e automatizzare servono nuove risorse e competenze. Si riusciranno a trovare?

La digitalizzazione cambia il mondo del lavoro. Secondo Idc, a livello globale, nei prossimi 10 anni avremo bisogno di 100 milioni di skill digitali. Per approssimazione si stima che in Italia il fabbisogno sia di circa 5 milioni. La nuova domanda di lavoro genera occupazione? «Solo in minima parte, perché non si trovano le skill richieste dal nuovo mercato digitale, afferma Francesco Rotondi. «Personalmente, al di là di quelle che possono essere le evidenze che emergono periodicamente dalle rilevazioni mensili circa la situazione occupazionale, ritengo che sia giunto il momento di una riforma strutturale e strutturata dell’intero “sistema” lavoro italiano. Ma attenzione qualsiasi cambiamento verrà introdotto produrrà effetti nel medio e lungo termine. Sono trent’anni che si attende una riforma del mercato del lavoro. E qualunque iniziativa è stata di breve respiro, subito messa in discussione nel momento in cui è cambiata la compagine governativa. Francia, Germania. Su lavoro, salute e scuola sono più avanti di noi. C’è stata programmazione e pianificazione, cosa che da noi non è avvenuta».














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