Mocerino, Netgroup: prevediamo boom digitale e formiamo da soli le competenze che servono

di Renzo Zonin ♦︎ Il Pnrr vuole digitalizzare l’Italia in tre anni. E sarà uno dei driver della grande crescita attesa per le società hi-tech. Le aziende necessitano di personale formato, che è introvabile. Per risolvere il problema, il Gruppo – tra i clienti Finmeccanica, Enel, Telecom Italia e Ferrari - ha creato una sua Academy gratuita che quest’anno preparerà 1000 tecnici esperti

Netgroup è un integratore di sistemi, software house e gestore di servizi che negli ultimi anni ha conosciuto una forte crescita sia in termini di clientela (che comprende nomi come Finmeccanica, Enel, Telecom Italia e Ferrari) sia in termini di personale, arrivando a superare i 700 collaboratori. Secondo Giuseppe Mocerino, Presidente di Netgroup (fatturato 50 milioni), quello della reperibilità di personale specializzato Ict è un tema critico, perché ci troviamo alle porte di cambiamenti di portata storica riguardo il futuro delle professioni e il nostro stesso modo di concepire il mondo del lavoro. Senza dimenticare che il Pnrr prevede di digitalizzare l’Italia nel giro di 3 anni, e per farlo serviranno molti tecnici esperti.

La soluzione di Netgroup è un’Academy (Netgroup Academy), un percorso professionalizzante per formare gli specialisti del futuro, in attesa che le nostre scuole e università si adeguino alle nuove esigenze della società contemporanea. Netgroup non pone particolari limiti di età o curriculum scolastico per accedere all’Academy, ma cerca piuttosto le persone con una predisposizione a questo tipo di lavoro, giovani o meno giovani, uomini e donne – e su queste ultime si stanno facendo particolari sforzi di recruitment, visto che sono storicamente sottorappresentate nel settore Ict.







In futuro, Mocerino pensa che assisteremo a un progressivo abbandono dell’emigrazione verso le grandi metropoli per motivi di lavoro, sostituita da una crescente richiesta del telelavoro, motivata da una miglior qualità della vita in provincia, data dalla riscoperta dei legami famigliari, sociali e con il territorio. E proprio la migliore qualità della vita potrebbe essere il fattore determinante per trattenere in Italia persone che, una volta formate, sono ricercatissime anche all’estero.

 

D: Come definisce la realtà di Netgroup oggi?

Giuseppe Mocerino, Presidente di Netgroup

R: Netgroup è un’azienda che ho fondato nel ‘94. A oggi conta circa 700 dipendenti, con una fortissima specializzazione rispetto alle piattaforme tecnologiche di riferimento. Forniamo soluzioni che servono per rispondere alle esigenze della trasformazione digitale del nostro Paese. Siamo sempre partiti dal paradigma che l’innovazione e la ricerca devono essere sempre presenti, dal presales al postsales, e noi continuiamo quindi a fare innovazione e ricerca. Nel nostro gruppo la divisione ricerca e sviluppo (spesa 15%) non è concentrata in un’unica business unit, ma ciascuna business unit ha al suo interno un’unità dedicata alla R&D. Perché il nostro è un settore dove ci sono fortissime verticalizzazioni e specializzazioni.

 

D: Sviluppo, nel mondo It, è anche trovare le persone giuste con cui far crescere l’azienda?

R: Quello della necessità e della carenza di manodopera specializzata è un tema importante. Oggi viviamo in un paradosso: c’è una grandissima carenza di lavoratori specializzati nel nostro settore, mentre c’è un tasso elevatissimo (ancora di più negli ultimi 12 mesi, dopo la pandemia) di inoccupati. Da anni, anche ai tavoli di confindustria, dico che dobbiamo ripensare completamente il modello, ma anche il nostro modo di vedere il mondo del lavoro, introducendo quella che agli inizi del ‘900 è stata la ristrutturazione del mondo delle professioni. Noi nella nostra Academy li chiamiamo mestieri digitali. Parto da un dato: nei prossimi 5 anni avremo bisogno in Europa di 21 milioni di lavoratori che dovranno transitare dai lavori in declino, o non più attuali, verso quelli che sono i lavori dell’It e del digitale. Moltissimi dei lavori che saranno disponibili da qui al 2030 richiederanno un altissimo livello di specializzazione. Non è solo un problema di formazione o di riqualificazione. Si tratta di rivedere quello che è il modo di concepire il pensiero laterale, vale a dire quel pensiero critico che mette al centro la conoscenza dell’essere umano, rispetto a quelle che sono le sue peculiarità. Si deve in qualche modo attivare un nuovo modo di pensare il lavoro, da un punto di vista tecnologico ma anche organizzativo. Ecco perché già 6 anni fa in azienda abbiamo creato una divisione chiamata Netgroup Academy, che è e sempre rimarrà gratuita, aperta alle persone dai 18 agli 80 anni. Non abbiamo una preselezione neanche riguardo l’aspetto accademico, il titolo di studio: l’Academy è aperta a tutti. Uno dei nostri claim è che noi cerchiamo donne e uomini coraggiosi. Il coraggio è uno dei paradigmi della nostra Academy, ma che cos’è? È mettersi in discussione e conoscere sé stessi. Per farlo devi abbattere le tue paure, ecco perché il claim donne e uomini coraggiosi.

 

D: Ma di cosa si tratta esattamente? Che tipo di scuola è la Netgroup Academy?

R: È un percorso che dura circa 12 settimane e viene fatto non da docenti o formatori, ma da esperti del settore che lavorano nel gruppo, i quali organizzano una serie di piattaforme sulle quali il discente si allena, fa delle simulazioni e impara con una fortissima verticalizzazione. Abbiamo centinaia di casi di soggetti che non avevano mai avuto a che fare con il mondo dell’informatica e dell’Ict, ma che al termine delle 12 settimane di percorso oggi lavorano in azienda. E molti di questi sono dei talenti. Tengo a ribadire, 18-80 anni, non abbiamo un limite legato all’età o al titolo di studio. Questo è un elemento fondamentale della nostra Academy, che oggi è il punto di ingresso del gruppo. La maggior parte delle assunzioni in azienda arrivano dal percorso dell’Academy.

Le risorse del Pnrr sono spacchettate in sei missioni: il 27% è dedicato alla digitalizzazione (49,2 miliardi) che contempla tra le azioni principali l’estensione della Banda Ultra larga e connessioni veloci in tutto il Paese, la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e il rilancio del turismo

D: Nessuna discriminazione rispetto all’età o al precedente percorso di studi, dunque. E per quanto riguarda il genere?

R: Su questo tema stiamo per commettere una sorta di discriminazione, perché apriremo presto una selezione di Academy aperta esclusivamente alle donne, dai 18 agli 80 anni. Quindi gli uomini saranno “discriminati” in alcuni percorsi di Academy “pink” o rosa che stiamo mettendo in atto. Abbiamo contattato varie strutture di aggregazione di donne, anche società sportive femminili, e sono in atto delle selezioni per creare dei percorsi di instradamento verso quello che è il mestiere dell’It esclusivamente riservati alle donne.

 

D: La presenza femminile è storicamente bassa nei percorsi di studi “Stem”. Secondo voi qual è il motivo?

R: Io sono anni che non riesco a darmi una risposta sulla percentuale così bassa di lavoratori donne nel nostro settore. L’informatica è un settore che si adatta benissimo per il lavoro femminile, anzi, noi abbiamo delle business unit nel gruppo rappresentate esclusivamente da donne e hanno delle performance in termini di qualità, di efficienza ma anche di idee molto superiori a business unit rappresentate da manager maschi. Il nostro è un settore che è assolutamente adatto alle donne, soprattutto per quanto riguarda i temi analitici nei quali hanno una sensibilità molto superiore a quella degli uomini. Sul fatto che siano così poche, abbiamo delle ipotesi sulle quali stiamo lavorando, riguardanti soprattutto il mondo scolastico che indirizza ancora oggi i percorsi formativi delle donne verso ambiti tradizionali. Secondo me anche qui bisognerà intervenire. I problemi dell’occupazione del nostro Paese si annidano nelle scuole e nelle università. Questa cosa l’ho denunciata più volte: le scuole e le università italiane vanno riviste completamente. Sono stato estremamente felice dell’intervento di insediamento del presidente Draghi, che ha messo al centro la scuola e il fatto che questa dovrà essere completamente ripensata. Fino a quando non si farà concretamente questa rivoluzione nel modo di gestire e formare i discenti, la scuola rimarrà estremamente distante dal mondo reale, dal mondo delle imprese. Questo è il vero problema sul quale bisogna lavorare e lavorare urgentemente.

Grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza il giverno avrà a disposizione ingenti risorse per gli Its: 300 milioni all’anno per realizzare una rete nazionale degli Istituti tecnici superiori come parte strutturata e strutturante del nostro sistema formativo ed educativo

D: Il Pnrr in qualche modo punta l’indice sul problema, ma non indica soluzioni. Secondo voi cosa bisogna fare per risolverlo?

R: Il Pnrr sicuramente è qualcosa che io definisco rivoluzionario. Nel ‘48, il Piano Marshall ha prodotto un +8,4% di Pil. Il Pnrr, per il volume di denaro che verrà messo in circolo, si pensa possa produrre un +12%. Quindi è realmente un intervento rivoluzionario da questo punto di vista. Ma anche lì bisogna intervenire sulla direttrice del lavoro, perché occorreranno nuovi mestieri e professioni per attuare il piano di trasformazione digitale. Arriveranno 200 miliardi, di cui 191 prevalentemente destinati all’aspetto della sanità digitale, della trasformazione digitale delle città, delle smart city, dell’IoT… Tutti questi temi avranno necessità di avere manodopera specializzata o di settore, che dovrà accompagnare questo processo di trasformazione. E tutto questo dovrà avvenire in poco più di 36 mesi. Quindi c’è una sfida nella sfida, quella sui tempi. Si stima che nei prossimi tre anni avremo bisogno, solo in Italia, di un milione di nuovi addetti per l’informatica e gli interventi sul digitale. Per poter portare a compimento il Pnrr c’è bisogno di affrontare questa questione in maniera urgentissima.

 

D: Se il piano porterà a digitalizzare l’Italia, vuol dire che ci sarà tanto lavoro per le aziende del settore. Qual è il vostro piano per far fronte all’incremento di domanda?

R: Il nostro piano è Academy h24. Nel mese di luglio e agosto i recruiting di Academy sono stati continui, abbiamo un dipartimento di Talent Acquisition che si occupa esclusivamente di fare recruiting di personale non specializzato, ma che ha quelle attitudini minime per poter iniziare quel percorso di specializzazione e quindi imparare quello che noi definiamo il mestiere del digitale. Questo è l’unico modo per far fronte al carico di attività che arriverà nei prossimi anni. Solo così si vince la sfida, non ci sono altre soluzioni.

La Componente 2 della Missione 1 del Pnrr ha l’obiettivo di rafforzare la competitività del sistema produttivo
rafforzandone il tasso di digitalizzazione, innovazione tecnologica e internazionalizzazione attraverso
una serie di interventi tra loro complementari

D: Immagino che l’Academy sia un investimento cospicuo per voi. Se è gratis per gli studenti, a voi costa in tempo, persone dedicate, persone sottratte ad altri progetti. Quanto vi costa? E quanto pensate invece che vi frutterà questo investimento?

R: Il dato che abbiamo è uno a tre. Ogni euro che investiamo in Academy ci produce anche tre euro. Che sono euro di qualità. Il fatto è che il nostro settore è afflitto anche da un altro problema, quello della circolazione dei lavoratori. Per esempio, se un nostro dipendente decidesse di cambiare azienda, troverebbe un nuovo posto di lavoro mediamente in circa 2 giorni. Quindi il settore ha una job rotation molto alta. Ma in questi anni abbiamo notato che i soggetti che seguono il percorso di Academy hanno una elevatissima fidelizzazione al gruppo. Noi abbiamo una job rotation per chi arriva dall’Academy che è di circa il 2%, mentre la media del nostro settore è fra il 30 e il 35% – ovvero, 3 lavoratori su 10 cambiano azienda ogni 12 mesi. E un’elevata job rotation genera difficoltà in termini di qualità del business, perché il nostro è un lavoro di continuità, il cantiere del digitale ha un tempo di vita estremamente lungo, e avere una rotazione delle persone allocate su questi cantieri digitali è una perdita per il business. Ecco spiegato perché ogni euro investito nell’Academy genera un risultato moltiplicato per tre in valore, rispetto al business “buono” che viene portato in azienda.

 

D: Quante persone formerete quest’anno in Academy?

R: Arriveremo a circa un migliaio di persone che completeranno il ciclo dell’Academy entro la fine di quest’anno. Di questo migliaio, la media di assunzione è circa il 40%. Ovvero circa 400 persone potranno essere portate in azienda.

 

D: Quindi puntate ad avere 400 persone in più l’anno prossimo per potenziare i vostri servizi, la sezione software, eccetera?

R: Sì, anche qualcosa di più. L’obiettivo dell’Academy è di 400, poi c’è la parte di recruiting “tradizionale” e lì almeno altre 150/200 persone saranno portate a bordo, non solo italiane.

La graduale digitalizzazione dei settori ha spostato online un’enorme fetta delle attività di marketing delle aziende. Nell’industria, in particolare, circa la metà delle imprese fa fatica anche in fase di selezione a trovare le professionalità di cui è alla ricerca

D: In effetti Netgroup ha anche una presenza all’estero. Cosa fate fuori dall’Italia?

R: Il nostro gruppo è centrato sul capitale umano, e quindi noi già nel 2017 abbiamo aperto una sede su Brighton (Uk), che è nata per la ricerca e sviluppo, e si è specializzata su due temi verticali: quello della cyber sicurezza e quello dell’intelligenza artificiale. Quindi la nostra sede inglese effettua una sorta di trasferimento di conoscenza su questi due temi, con straordinarie collaborazione internazionali come l’Idc di Tel Aviv (che si occupa di antiterrorismo), e come la Fondazione Alan Turing, la fondazione britannica che si occupa dello studio e applicazioni dell’intelligenza artificiale sugli eventi che concorrono alla trasformazione digitale.

 

D: Brighton è quindi una sorta di antenna tecnologica?

R: Sì, ed è molto efficace. Abbiamo calcolato che le tecnologie e le competenze che arrivano nel Regno Unito, in Italia arrivano dopo 5/6 anni. Quindi essere lì ci dà un vantaggio in termini temporali, e il nostro è un settore nel quale il tempo è tutto.

 

D: Torniamo al discorso dei piani futuri. La società si sta rinforzando e preparando nuove energie e risorse per affrontare il Pnrr. Cosa vi aspettate in termini di progetti, di clienti? State già lavorando di concerto con le istituzioni per capire come muovervi?

R: I filoni attivi al momento sono davvero tantissimi. I temi su cui si sta lavorando sono quelli che fanno parte del nostro Dna, da un punto di vista sia di conoscenza sia di esperienza. Il tema della cyber security è per noi centrale, il tema dell’intelligenza artificiale trova applicazioni nella next generation, il mondo dei servizi digitali. Poi c’è il cloud: stiamo seguendo fin dalla sua genesi il progetto europeo Gaia X. Siamo partner nel progetto di questo cloud europeo che dovrebbe creare una sorta di contenitore unico, con degli standard unici per i cittadini europei, e soprattutto andare a incrementare le misure di sicurezza. Pensiamo a quello che è successo recentemente alla Regione Lazio, io da anni avvisavo che avrebbero potuto succedere cose di questo tipo, estremamente gravi.

La componente “Politiche per il lavoro”  del Pnrr mira ad accompagnare la trasformazione del mercato del lavoro con adeguati strumenti che facilitino le transizioni occupazionali; a migliorare l’occupabilità dei
lavoratori; a innalzare il livello delle tutele attraverso la formazione

D: C’è chi dice che è solo un caso che sia capitato alla Regione Lazio perché quasi tutte le regioni, e quasi tutti gli enti pubblici, sono più o meno in quella situazione in fatto di cybersecurity. Che ne pensa?

R: Ci sono regioni e organizzazioni pubbliche in Italia che sono messe molto peggio della Regione Lazio. Fino a oggi quando c’era un attacco informatico si pensava sempre al ragazzino, a qualcuno che voleva fare uno scherzo. Ma non è mai stato così. Stavolta per la prima volta un amministratore pubblico (il presidente della regione Lazio, Zingaretti) ha dichiarato che si tratta di un atto terroristico. Si dà un po’ più di serietà. Perché un atto terroristico? Perché non sappiamo che danni ha generato e che danni genererà. Non si sa se i dati sono stati trafugati, quanti e quali siano. Lasciamo perdere il blocco dei sistemi, quello si ripristina in fretta. Il vero tema è se sono stati trafugati dei dati, chi è in possesso di queste informazioni sensibili. Informazioni che hanno un valore di mercato elevatissimo. Importantissime organizzazioni del Paese negli ultimi 12 mesi sono state oggetto di attacchi informatici. L’incremento del numero di attacchi è stato del 250% negli ultimi 12 mesi.

 

D: Cosa ci aspetta per l’autunno?

R: Noi siamo nel bel mezzo di una rivoluzione, una che i nostri figli e nipoti leggeranno nei testi di storia. Siamo alla fine di una pandemia, e all’inizio di un processo di trasformazione del pianeta, del modo di vivere. Probabilmente la prossima pandemia sarà digitale, non più virale in senso biologico. Intanto è in corso la terza guerra mondiale, e si combatte con i bit. Come si vince? Nessuno si salva da solo, bisogna attivare sinergie, fare squadra, fare rete: questa è la parola magica. Mettere da parte gli individualismi, mettersi insieme tutti, con le competenze e lo spirito illuministico, per lanciarsi nella costruzione del futuro.

L’incremento degli attacchi cyber durante la pandemia. Fonte Check Point

D: Purtroppo però quando alcune risorse (per esempio gli esperti informatici) scarseggiano spesso prevale l’individualismo, anche a livello di nazioni. Se un Paese come gli Usa promette la carta verde immediata a chi è esperto di cyber security, come possiamo controbattere per non farci rubare le persone che stiamo formando?

R: Avendo noi dei “sensori” non solo sul mercato ma anche sulla società in genere, facendo migliaia di selezioni, le posso dire che abbiamo registrato una tendenza negli ultimi mesi: molti candidati hanno abbandonato le loro “città di lavoro” e sono rientrati nelle bellissime province italiane. Mediamente, su 10 colloqui almeno due o tre dichiarano come requisito la necessità del telelavoro. Perché oramai hanno avuto modo di sperimentare un loro progetto di vita, per cui vedono che riescono a stare di più con i figli, hanno la possibilità di curare più loro stessi, stanno bene dove stanno, sono tornati al proprio luogo nativo, alle origini. Stiamo assistendo in Italia a un ritorno alle radici, che non sono digitali ma che sono nel Dna dell’essere umano. E questo è un processo che è avvenuto in modo automatico. In Calabria c’è stato un incremento della popolazione residente di oltre il 30%. Quindi molti calabresi sono, almeno momentaneamente, ritornati in Calabria. Questo risponde alla domanda sugli Stati Uniti. Io ci ho lavorato negli Stati Uniti, ma non ci si vive benissimo. Noi italiani abbiamo nel nostro Dna una cultura millenaria, la cultura dell’antica Roma, della Magna Grecia, abbiamo una storia che gli Usa si sognano. Su questo dobbiamo lavorare. Sulla qualità della vita e sulla vicinanza a sé stessi. L’americano purtroppo ha imposto in questi anni il concetto per cui il guadagno, il denaro, è elemento centrale di tutto, e va anteposto a tutto. Questo è sbagliato: dobbiamo tornare alle nostre radici, e noi europei e soprattutto noi italiani, di storia nel nostro Dna ne abbiamo parecchia.

 

D:Quindi potremo vincere la sfida della rivoluzione digitale se sapremo capitalizzare la qualità della vita nel nostro Paese? Non è curioso che proprio un evento gravissimo come la pandemia abbia catalizzato questa tendenza?

R: Una chiave di volta della qualità della nostra vita e di quella dei nostri figli e delle future generazioni sarà nelle province italiane. Si abbandoneranno le grandi città, ma non le province a misura d’uomo e di donna, con i servizi di prossimità, la vicinanza alle persone. Senza contare la bellezza delle nostre province. Insomma c’è questa esigenza di tornare alle origini. Potremmo dire che, come per tutte le cose, anche il Covid ha avuto qualche risvolto positivo.














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