Dalla Formula 1 all’aerospace: tutte le corse delle particelle di Nano-Tech

di Laura Magna ♦︎ L’azienda di Ascoli è specializzata in nanotecnologie, mercato da 90,5 miliardi di dollari entro il 2021. La tecnologia 3Dynamics disperde omogeneamente e in modo stabile le nano-particelle nei fluidi: i prodotti realizzati hanno caratteristiche uniche di efficienza, resistenza, leggerezza e sopportazione del calore. Così nascono super-materiali come plastiche e resine additivate…

Nano-Tech

La Borsa? Una possibilità, ma non nell’immediato per Nano-Tech, azienda di Ascoli con una storia sorprendente. Perché nasce, nel 2016, nella provincia italiana, da un incontro fortuito tra un gruppo di ambiziosi neolaureati che volevano fare ricerca sui super-materiali e manager di esperienza che ne hanno intuito le potenzialità industriali di quella che altrimenti sarebbe rimasta solo una bella idea e hanno offerto loro garanzie e rete, oltre che finanza. Ora, dopo 3 anni, è il momento di schiacciare sull’acceleratore.

«A marzo 2019 è andato in produzione l’impianto e in questo 2020 avremo un fatturato di qualche milione di euro, per arrivare nel 2024 a un ebitda tra 6 e 10 milioni», dice a Industria Italiana l’amministratore delegato Giuseppe Galimberti. «Nell’arco dell’ultimo anno e mezzo abbiamo fatto due aumenti di capitale per 3,7 milioni totali. È plausibile che si faccia un ulteriore esercizio di finanza rivolta verso l’esterno, per finanziare cospicuamente il processo di crescita sia della struttura produttiva sia di quella commerciale». E poi, si potrebbe valutare la quotazione, appunto.







Una storia sorprendente, dicevano, perché potrebbe essere stata raccontata da uno startupper della Silicon Valley. E invece no. A parlarcene è un manager di lungo corso che dopo una carriera di 20 anni nella finanza internazionale tra Londra e Milano, dal 2007 ha iniziato a fare impresa nell’energia rinnovabile, con un sogno: contribuire alla crescita di un’idea brillante e italiana che potesse diventare un business. E quando incontra un gruppo di giovani ingegneri marchigiani che stanno lavorando a un ambizioso progetto sulle nanotecnologie sente di aver trovato l’occasione per poter «restituire qualcosa». Lo affianca Stefano Sandri, professore di finanza della Luiss e anch’egli manager di grandi imprese tra cui Iri ed Eni oltre che consigliere economico di diversi governi.

 

Il Business

Giuseppe Galimberti, ad NanoTech

Nano-Tech progetta, realizza e distribuisce super-materiali ad alte prestazioni per un’ampia gamma di applicazioni industriali. Il gruppo opera dunque in un mercato, quello delle nanotecnologie, che dovrebbe raggiungere i 90,5 miliardi di dollari entro il 2021 (fonte: BCC Research, The global nanotechnology market), dai 39,2 miliardi di dollari del 2016, ad un tasso di crescita annuale composto (CAGR) dal 2016 al 2021 del 18,2%. In particolare, il mercato globale dei nano compositi, in termini di valore, dovrebbe raggiungere i 5,3 miliardi di dollari entro il 2021 da 1,6 miliardi di dollari del 2016, ad un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 26,7%, dal 2016 al 2021.

 

Rendere i supermateriali “democratici”

Il valore aggiunto della produzione marchigiana sta nel processo: l’azienda ha sviluppato una tecnologica proprietaria unica, chiamata 3Dynamics, protetta da brevetto, che consente la dispersione omogenea e stabile di nano-particelle in un fluido attraverso un procedimento detto “additivazione”. La tecnologia brevettata si basa su macchinari a loro volta protetti da brevetto, «con i quali si concretizza l’additivazione di nanoparticelle dentro altri materiali come resine, plastiche, tessuto. Si tratta di particelle di carbonio che vengono inserite in maniera omogenea e stabile dentro un polimero plastico o termoindurente qual è la resina, a cui regalano proprietà maggiorate che vengono poi trasferite al prodotto finito», spiega il ceo di Nano-Tech. 

In questo modo vengono realizzati materiali dotati di caratteristiche uniche di efficienza, resistenza, leggerezza e sopportazione del calore. Caratteristiche che li rendono perfetti per l’utilizzo in prodotti premium, nella Formula 1 o nell’aerospaziale: «i pionieri fanno da apripista ma la nostra idea è riuscire a ottenere una diffusione mainstream e scalando arrivare a usare i super-materiali nelle auto di uso comune. Abbiamo proprietà di ingegno che si è tradotta in brevetti e prodotti di altissima gamma, alcuni con prestazioni riconosciute come uniche sul mercato: quello che stiamo facendo ora è apportare derivazioni che rendano la applicabilità più estesa», dice Galimberti. 

Le tecnologie Nano-Tech per la Formula 1

L’obiettivo finale è contribuire al progresso industriale e sociale grazie a questi materiali, «che superano i limiti di funzionalità delle soluzioni tradizionali, andando a innovare profondamente anche prodotti di uso comune, per esempio nel medicale e negli sport good, settori pronti ad accogliere una nuova classe di materiali intelligenti, con vantaggi per la sicurezza, la durata e le prestazioni». Perché, secondo Galimberti, uno dei modi migliori per rendere la manifattura più efficiente e competitiva, oltre all’innovazione di processi o prodotti, è agire sul materiale, dotandolo di caratteristiche e proprietà aumentate rispetto a quelle di uso comune.

«Così, una volta acclarata la qualità di un materiale che ha proprietà migliori, l’obiettivo è avere costi che consentano di applicarlo su prodotti di massa. Rimanere alla frontiera della tecnologia così come fornire materiali premium, destinati ai prodotti top di gamma è facile ma è abbastanza naturale. Bello e difficile declinarli su prodotti comuni, democratizzando la qualità». La barriera alla diffusione è oggi il costo, un problema per far fronte al quale Nano-Tech sta cercando un partner industriale che sia in grado di produrre in serie le innovazioni che escono dalla sua R&S. 

 

Il Business Model 

Tecnologia Nano-Tech

ll business model di Nano-Tech basa la propria crescita sulla proprietà intellettuale e sulle attività di sviluppo, rigorosamente mantenute all’interno della società. Una parte delle attività produttive viene esternalizzata mentre la produzione di alcuni materiali compositi, di utilizzo sempre maggiore e ad alta marginalità, è mantenuta in azienda, aumentando la flessibilità e il profilo competitivo. L’azienda nello specifico si occupa dell’additivazione dei materiali avanzati di base, dopo aver acquisito le materie prime da fornitori terzi (resina e plastica da Dow Chemicals, per esempio), e lo fa nel suo stabilimento proprietario di Ascoli. In una seconda fase affida la lavorazione a terzi per la produzione dei materiali finiti oppure, nel caso dei materiali compositi impregnati, provvede alla produzione in-house. 

«A questo scopo, con un investimento del valore complessivo di 3 milioni di euro, Nano-Tech ha installato nello stabilimento di Ascoli Piceno un macchinario complesso e ad alte prestazioni (linea di impregnazione con tecnologia Hot Melt). La macchina lavorerà in un ambiente controllato e con standard certificati (ISO 8 e certificazione Nadcap), grazie alla predisposizione di una clean room dove adottare protocolli molto stringenti. Continueremo ad assumere personale altamente specializzato», spiega Galimberti. 

Mantenendo all’interno tutti i processi core, Nano-Tech punta a ridurre i tempi di produzione e ad abbattere i costi, a vantaggio di un’accelerazione dei processi. Quanto ai mercati di sbocco, spiega Galimberti: «Per Nano-Tech è molto importante avvicinarsi ai clienti quando nuovi progetti sono in fase di sviluppo. Il primo passo verso l’acquisizione di nuovi clienti è la definizione di una collaborazione industriale, che coinvolge diversi ambiti: dalla ricerca e sviluppo, fino ad arrivare alla produzione. Le esigenze dei clienti sono il nucleo intorno al quale si sviluppano progetti comuni in grado di soddisfare gli obiettivi di crescita di entrambi i partner». 

 

A cosa servono i super-materiali

Gus Kreivenas, campione nazionale Lituania, utilizza i materiali prodotti da Nano-Tech

Con questo processo nascono super-materiali: una plastica additivata è in grado di condurre l’elettricità e dunque può essere usata per costruire un sensore o un attuatore. Ma i materiali a oggi creati sono diversi, alcuni brevettati e gli impieghi potenzialmente infiniti. «Le resine additivate con fibre di carbonio sono perfette per realizzare scafi di un’imbarcazione, cruscotti di autovettura, partizioni di motore di macchina. Nella grande maggioranza dei casi questi materiali hanno tra gli obiettivi principali quello di garantire maggiori resistenza e leggerezza e dunque sono richieste soprattutto nei trasporti perché consentono di avere minori consumi e minor inquinamento».

Le resine epossidiche garantiscono uno smorzamento vibro- acustico e resistenza meccanica e saranno sempre più richieste dal mercato. Nano-Tech è già in grado di offrire all’industria una linea di materiali nano compositi bicomponente, Nano-Force E, costituito da una resina epossidica a basso peso molecolare nano-ingegnerizzata, resistente alla trazione e meno soggetta a deformazioni, sollecitazioni e danni nel tempo. «Particolarmente adatta al settore nautico e water sports per la realizzazione, il rinforzo e la riparazione di parti strutturali d’imbarcazioni e carrozzerie, il materiale è su diversi substrati come alluminio, vetro, plastica, legno o altre resine», spiega Galimberti. 

«Questi materiali, finalizzati alla riduzione dell’impatto ambientale e allo sviluppo di tecnologie e prodotti più leggeri per il settore dei trasporti, consentiranno di centrate l’obiettivo di minimizzare i consumi energetici. Su questi aspetti Nano-Tech intende investire ingenti risorse». Un ulteriore esempio è un tessuto composito, progettato e prodotto in hose, che resiste alle alte temperature. «La barriera termica C-Preg 400 è protetta da brevetto ed è stata sviluppata in collaborazione con Petroceramics, azienda partecipata dal Gruppo Brembo. Si presenta come un vero e proprio tessuto in rotoli, che viene tenuto a basse temperature e poi scaldato per essere modellato, infine fatto raffreddare nello stampo perché la forma desiderata». Il tessuto resiste fino a 400 gradi centigradi in ambienti ossidanti e può essere usato per costruire le parti di un motore soggette a surriscaldamento e per sistemi di frenatura ad alte prestazioni e non a caso è impiegato nella Formula 1.

Ma le nuove declinazioni in sviluppo consentiranno applicazioni in prodotti di massa, «per esempio potrà essere usato per costruire paratie e componenti di una carrozza di un treno che deve essere anti-infiammabile e resistere a eventuali incendi». Ancora, Nano-Tech realizza una vernice capace di ridurre in maniera drastica le vibrazioni meccaniche e il suono trasmesso dai materiali che copre. La nanostruttura del rivestimento cattura e dissipa l’energia vibrazionale come attrito tra le nanostrutture e il polimero circostante. Le principali applicazioni coinvolgono componenti metallici e compositi nei settori nautico, ferroviario, automobilistico, aerospaziale, edile e sportivo

 

Come nasce un’azienda innovativa

La storica regata triestina Barcolana, la cui barca utilizza materiali prodotti da Nano-Tech

La storia di Nano-Tech è straordinaria quasi quanto i suoi prodotti. Formalmente è una pmi innovativa, nata dall’iniziativa di alcuni ragazzi brillanti appena laureati all’Università di Ancona che si appassionano di una tecnologia con enormi potenzialità e con percorsi di studio anche all’estero, riescono a farla diventare la base del brevetto 3Dynamics. Ma come spesso succede in Italia, pur ricevendo ogni premio e riconoscimento possibile, arriva il momento in cui i tre ragazzi che vogliono cambiare il mondo sono costretti a fermarsi, per mancanza di finanziamenti e di rete. Arriva il momento cruciale in cui il gruppo di giovani imprenditori non può incassare un finanziamento che si è guadagnato perché non è in grado di fornire una fideiussione. «Quando siamo arrivati noi abbiamo potuto accedere al premio che loro avevano vinto, la banca ci ha finanziato, la Regione ha erogato un contributo», dice Galimberti.

Insomma, l’incontro casuale cambia il destino di Nano-Tech: per arrivare al traguardo di oggi è stato necessario cambiare il modello di business, da pura società di R&S a gruppo che opera nella ricerca applicata, per capitalizzare su prodotti e processi realmente utili a chi li avrebbe domandati. A delineare la strategia hanno poi contribuito scienziati di esperienza come Stefano Sandri e il professor Renato Ugo, considerato il padre della chimica italiana. Loro hanno trasformato la società da gruppo di ricerca pura ad azienda di progettazione e produzione di super-materiali ai leader industriali che vogliono incrementare le prestazioni attuali e superare i limiti della tecnica odierna, senza modificare il processo produttivo. Ascoli si è dimostrato centro nevralgico, anche per l’esistenza della carbon valley, un raggruppamento di aziende di diverse dimensioni che sono attive nei materiali compositi e nel carbonio e che fanno parte di un Consorzio che produce un fatturato complessivo di 100 milioni di euro e sviluppa progetti comuni avvalendosi anche di bandi regionali o nazionali. Una bella storia di sviluppo tutto made in Italy.














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