Politica industriale e innovazione… così Comet fa decollare il manifatturiero avanzato in Fvg

di Marco de' Francesco ♦︎ Obiettivi del Cluster friulano della metalmeccanica (3.773 aziende, 56.543 dipendenti). Tra i soci: Confindustria Alto Adriatico e Udine, Imat, Rosa Plast, Delle Vedove Adelchi, Realcable, Rimorchi Bertoja, Premek High-Tech, Eurapo, LeanProducts e Pettarini. L’Opificio Digitale, esempio di fabbrica e di ecosistema intelligente realizzato da Wärtsilä Italia, EY Teorema, Cnr e Area Science Park. La strada con AI Regio, progetto europeo su intelligenza artificiale per Pmi

Il plant di Wärtsilä Italia

Potenziare il comparto della Metalmeccanica del Friuli Venezia Giulia per farlo diventare un modello d’eccellenza internazionale. È l’ambizioso obiettivo che, su delega della Regione, si è dato Comet, il cluster guidato dal presidente Sergio Barel, attivo in una filiera composta da 3.773 aziende che occupano 56.543 dipendenti. In particolare, i segmenti di cui si occupa Comet sono la meccanica, la termoelettromeccanica, la componentistica, le materie plastiche, i macchinari e le produzioni in metallo

Per raggiungere l’obiettivo Comet opera soprattutto in tre modi. Il primo è un’intensa attività di ascolto delle aziende. Il secondo è supportare la Regione nello sviluppo delle strategie di politica industriale nelle sue aree di specializzazione (S3). Terzo ma non certo meno importante, lavora costantemente insieme a soggetti pubblici e privati per costruire relazioni e progetti a favore delle imprese del territorio. La mission di Comet, a ben vedere, trova una sintesi nel concetto di Fabbrica Intelligente, che dà anche il nome al cluster nazionale attivo nel manufatturiero avanzato, il Cluster Fabbrica Intelligente che, guidato da Luca Manuelli riunisce tutte le tipologie di portatori di interesse della manifattura avanzata: aziende, università, associazioni, Regioni.







Il Cfi ha il compito istituzionale di elaborare scenari di politica industriale da offrire al decisore politico in tema di manifattura avanzata. Lo fa attraverso una Roadmap redatta periodicamente attraverso il contributo dei migliori esperti universitari e aziendali. La roadmap deve tenere conto delle peculiarità ed esigenze delle varie regioni italiane: è uno dei motivi per cui Comet partecipa alle attività del Cfi. Ma è anche vero che Comet è delegato dalla Regione Friuli Venezia Giulia a rappresentarla nel Cluster, nei vari ambiti di operatività di quest’ultimo, non solo per la metalmeccanica, ma per l’intera manifattura friulana. Si intende realizzare sinergie tra sistema locale e nazionale e partecipare alle attività messe in campo da Cfi, anche in collaborazione con le territoriali di Confindustria.

Luca Manuelli, Ansaldo Nucleare/CFI

Comet è un socio sostenitore di Cfi ma è anche una delle organizzazioni regionali che partecipa al Comitato delle Regioni del Cluster Fabbrica Intelligente, portando il proprio importante contributo territoriale. Secondo Manuelli, infatti, «il Friuli Venezia Giulia è una realtà molto interessante: grandi aziende, Pmi, università, centri di ricerca, start-up, le territoriali di Confindustria e altri attori dell’ecosistema collaborativo contribuiscono insieme all’innovazione portata avanti da Comet. Sia quest’ultimo che la Regione sono attivi in Cfi. Dalla prossima assemblea elettiva di marzo 2022, vogliamo ulteriormente formalizzare il contributo che tutte le Organizzaizoni Regionali possono dare al nostro sistema». È un mio impegno personale, che intendo mantenere». D’altra parte, c’è un interesse biunivoco alla partecipazione delle strutture regionali in Cfi, che ha a che fare con la “missione inclusiva” del Cluster.

Infatti, dopo le prime sette strutture regionali in Cfi – Afil (Lombardia), Arter (già Aster, in Emilia Romagna), Associazione Cluster Marche Manufacturing, Medisdih (Puglia), Mesap (Piemonte), Siit (Liguria), Veneto Innovazione (Veneto) – se ne sono aggiunte altre quattro: Cluster lucano automotive (Basilicata), la Fondazione Hit (Trentino), Sviluppo Umbria e CometL’interesse del Cluster è dovuto a questi fattori. Per redigere la citata Roadmap occorre raccogliere le necessità di innovazione delle imprese del territorio, lungo tutto lo Stivale; è impossibile prescindere dalle strutture regionali, che operano a stretto contatto con aziende locali. Costituiscono un tramite fondamentale. Le diverse istanze (i bisogni del tessuto industriale trentino possono differire molto da quelli della base imprenditoriale lucana) devono trovare una composizione, che si realizza in un organo particolare, il Comitato delle Regioni, coordinato all’interno del Cfi da Alessandro Marini. Inoltre, le organizzazioni come Comet sono i “motori” di Cfi, perché hanno rapporti con i centri di ricerca e le università sul territorio. In altre parole, l’azione di Cfi viene messa a terra anche grazie agli enti territoriali.

Oltre alla collaborazione con Comet, l’associazione guidata da Luca Manuelli è già attiva in Friuli Venezia Giulia perché li si trova Opificio Digitale, il più recente Lighthouse Plant del Cluster Fabbrica Intelligente, frutto di una collaborazione a quattro: Wärtsilä Italia, EY Teorema, Cnr ed Area Science Park. Wärtsilä Italia, che ha sede a Trieste, è il socio industriale forte di Opificio Digitale. Wärtsilä è una multinazionale finlandese specializzata nella fabbricazione di sistemi di propulsione e generazione d’energia per uso marino e centrali elettriche. Ha un fatturato di 4,6 miliardi di euro ed è quotata al Nasdaq Nordic. Questo articolo è una rielaborazione di contenuti emersi nel webinar “Fabbrica Intelligente in Fvg: il Cluster Comet nel sistema nazionale del Cfi”, organizzato da Comet e Cfi e moderato dal direttore di Industria Italiana Filippo Astone.

opificio digitale smart manufacturing ecosystem

Un cluster per lo sviluppo della metalmeccanica del Friuli Venezia Giulia

1)      Identikit di Comet

Il general manager di Comet Saverio Maisto

Comet nasce più di dieci anni fa a Pordenone, come Agenzia per lo sviluppo del Distretto Industriale della componentistica meccanica. Nel 2015 Comet estende la sua competenza da 25 comuni all’intero territorio regionale divenendo il Cluster della metalmeccanica del Friuli Venezia Giulia. Le quote pubbliche vengono liquidate, in un processo di privatizzazione concluso nel settembre dello stesso anno. Nel 2017 apre una sede ad Udine, all’interno dell’acceleratore di imprese “Friuli Innovazione”. Tra i soci di Comet ci sono Confindustria Alto Adriatico, Confindustria Udine, diverse unioni e confederazioni dell’artigianato locale, e alcune aziende quali Imat, Rosa Plast, Delle Vedove Adelchi, Realcable, Rimorchi Bertoja, Premek High-Tech, Eurapo, LeanProducts e Pettarini.   

 

2)      Come funziona Comet?

Per sostenere le aziende e aiutarle nello sviluppo di processi innovativi, Comet ha sviluppato un’articolata metodologia che ha inizio dall’ascolto delle necessità dei singoli imprenditori, una fase fondamentale che permette di sviluppare attività ad hoc, ma anche di identificare le competenze adeguate e di individuare gli stakeholder pubblici e privati da coinvolgere per la realizzazione di ogni progetto. Si passa quindi alla fase operativa, in cui Comet affianca e supporta le aziende per portare a compimento i progetti e, infine, si procede con la raccolta dei feedback e l’analisi dei risultati.

 

3)      Comet in AI Regio

Comet è parte di AI Regio, un progetto europeo cui partecipano 36 fra Cluster (anche Afil), digital innovation hub, fornitori di soluzioni tecnologiche, università e centri di ricerca del Vecchio Continente, e il cui obiettivo è quello di sviluppare e implementare soluzioni di intelligenza artificiale per le Pmi. AI Regio è un esempio di come si possono creare sinergie tra i vari soggetti che partecipano al comitato delle regioni del Cfi. «In questo contesto – spiega il project manager di Comet Riccardo Zanelli – Comet agisce a nome dell’ecosistema dell’innovazione regionale, in stretto coordinamento con il network dei Digital Innovation Hub di IP4FVG.Come possiamo sensibilizzare le Pmi su queste importanti tematiche? L’idea è quella di realizzare una piattaforma, dalla quale le Pmi avranno modo di accedere ad algoritmi, software e altri asset tecnologici che potranno sfruttare per realizzare soluzioni di AI e machine learning. Parallelamente, stiamo conducendo, insieme ad un’azienda metalmeccanica del territorio, un progetto dimostrativo focalizzato sul controllo ed ispezione qualità: su un sistema di supporto all’operatore nell’identificazione di scarti e difettosità dei pezzi prodotti e che farà leva sull’intelligenza artificiale 

 

Comet nel Cluster Fabbrica Intelligente

1)      Comet rappresenta l’intera manifattura friulana

Si diceva che in Cfi Comet rappresenta l’intera manifattura friulana. Secondo il general manager di Comet Saverio Maisto, ciò rappresenta una grande opportunità per le imprese manifatturiere friulane, perché Cfi «è il luogo dove impresa e ricerca agiscono sinergicamente per promuovere l’innovazione e la competitività del manufacturing. Significa che grazie all’associazione Comet porta le aziende in Italia e in Europa, dove acquisiscono rilevanza a visibilità, “voce in capitolo” e opportunità di sviluppo». Per il presidente Sergio Barel, «è naturale per Comet costruire ponti con il resto del Paese, perché si assiste ad un cambiamento sempre più veloce nella manifattura, e sempre più legato all’innovazione tecnologica. Occorre contaminazione, e mettere a fattor comune le migliori pratiche».

coinvolgimento territoriale nella dinamica del cluster

2)      Con la mappatura delle esigenze delle imprese, le organizzazioni territoriali contribuiscono alla definizione della Roadmap, documento strategico di Cfi proposto al decisore politico per indirizzare le attività di ricerca e innovazione delle aziende.   

Alessandro Marini, Consigliere del Cluster Fabbrica Intelligente ed esperto di trasformazione digitale

«Cfi offre al decisore politico un panorama completo, perché ha declinato la dimensione territoriale» – afferma Alessandro Marini, che come si è detto coordina il Tavolo delle Regioni dentro al Cluster Fabbrica Intelligente. Come già accennato, i soci regionali del Cluster partecipano cioè alla mappatura delle principali necessità in termini di avanzamento tecnologico della manifattura. Queste esigenze sono poi elaborate per la realizzazione della Roadmap, citato documento strategico. La Roadmap viene “rappresentata” da una matrice. I macro-scenari di sviluppo, le cosiddette linee di intervento che costituiscono le “sfide” per la manifattura sono definiti con segmenti verticali; mentre lungo le linee orizzontali sono indicate le metodologie e le tecnologie abilitanti adatte ad intraprendere il percorso di digital transformation.

Il Cfi ha scelto una propria modalità per definire la Roadmap: i gruppi tematici tecnico scientifici (Gtts), che sono chiamati ad integrare visioni, programmi e azioni delle componenti industriale ed accademica. In pratica devono, per ogni linea di intervento relativa alle tematiche di ricerca previste dalla roadmap, specificare quale strategia si intenda perseguire, anche monitorando i progetti attivi e definendo le vie di sviluppo delle tecnologie coinvolte. I gruppi di lavoro sono sette, e vi partecipano soci ed esperti: quello dei sistemi per la produzione personalizzata; quello delle strategie per la sostenibilità industriale; quello della valorizzazione delle persone; quello dei sistemi integrati ad alta efficienza e produzione zero-defect; quello dei processi produttivi innovativi; quello dei sistemi di produzione evolutivi e resilienti; e infine quello delle piattaforme digitali, modellazione, Ai, e cyber security. Dopo una prima versione quinquennale, l’anno scorso i sette Gtts hanno iniziato la redazione della seconda, che sarà terminata fra qualche settimana. I gruppi di lavoro sono coordinati da Steering Committee composti da rappresentanti degli enti di ricerca, atenei e aziende, tutti soci del Cfi. Il soggetto che supervisiona il lavoro di questi ultimi è il comitato tecnico scientifico.

organizzazioni regionali e Cfi

Inoltre, ha chiarito Marini, nella definizione della Roadmap, «Cfi dà rilievo alle traiettorie tecnologiche sviluppate dagli enti territoriali con la S3», la strategia di specializzazione intelligente con la quale l’Ue ha chiesto alle regioni e alle provincie autonome di identificare le aree di intervento in base all’analisi dei punti di forza e delle potenzialità dell’economia e dell’industria locali. «È proprio in questo contesto che si inserisce Comet, come interlocutore primario del Friuli Venezia Giulia nel Cluster» – afferma Marini. Va precisato che il Fvg aveva identificato per la prima S3, quella relativa al periodo 2014 – 2020, queste aree di specializzazione: agroalimentare; filiere produttive strategiche (metalmeccanica e sistema casa); tecnologie marittime; smart health; e cultura, creatività e turismo. Quanto alla seconda S3 (2021 – 2027), l’elaborazione è in corso partendo da un processo di scoperta imprenditoriale dal basso (enterpreneurial discovery process – Edp). Si è dato vita ad otto gruppi di lavoro composti da una rappresentanza ristretta e specialistica del mondo dell’impresa, della ricerca, delle associazioni e delle istituzioni: Fabbrica intelligente; agrifood e bioeconomia; blue growth, logistica e mobilità sostenibile; salute; tecnologie per gli ambienti di vita, design e made in Italy; ambiente ed energia (sostenibilità, adattamento climatico); cultura e creatività; turismo. Il primo è coordinato da Comet. L’ente che affianca la Regione nella progettazione delle policy è l’Agenzia Lavoro & Sviluppo Impresa. Sottolinea il drettore dell’agenzia Lydia Alessio Vernì, «il manifatturiero è un settore di particolare rilievo in Friuli Venezia Giulia: non a caso, tra le tre traiettorie tecnologiche seguite da Comet ci sono l’innovazione di processo, lo sviluppo dell’organizzazione e la valorizzazione delle risorse umane». Di grande rilievo, in questo quadro, è l’operato dell’Agenzia per la Coesione Territoriale (Act) della Presidenza Consiglio Ministri, che svolge una funzione di supporto e accompagnamento nella definizione delle S3 regionali. In particolare, come spiega il suo dirigente Osvaldo La Rosa «l’agenzia ha dato vita ad un laboratorio nazionale per le politiche di ricerca e innovazione, che consente alle Regioni impegnate nella redazione della S3 di confrontarsi. Questo è molto importante, perché l’Europa stessa considera la cooperazione tra enti territoriali un criterio abilitante per le strategie di specializzazione».

collaborazione università udine e imprese

3)      Organizzazioni come Comet trovano all’interno del Cluster un apposito organo, il Comitato delle Regioni, per mettere in luce le istanze territoriali

Secondo Marini, «le organizzazioni territoriali, come Comet, rivestono un ruolo particolare, anche perché hanno ricevuto indicazioni specifiche dalla Regioni di riferimento». Sono, cioè, portatori di istanze diverse, che devono trovare una “compensazione” con il confronto con altri enti simili. Dove avviene questa attività? C’è un organo apposito, in Cfi, il Comitato delle Regioni. È lì che vengono condivise le tematiche specifiche dei territori ed è lì che si discute l’allineamento delle diverse traiettorie sviluppate per la citata strategia S3. Ed è lì che si scambiano best-practice e che si studiano progetti comuni nell’ambito della cooperazione interregionale. D’altra parte, per Marini, «le organizzazioni come Comet sono fondamentali per il Cluster: sono i motori di Cfi, quelli che attraggono i centri di ricerca e le università, quelli che hanno rapporti importanti con le industrie del territorio. Non a caso, Il Cluster ha una visione originale del modello di coinvolgimento territoriale: un cuneo che ha alla base le aziende, e in cima la manifattura avanzata; attraversa i livelli locale, regionale, nazionale e europeo».    

il comitato delle regioni

 

4)      Altre attività del Cluster di rilievo per Comet

Quanto alla valorizzazione delle start-up, il Cluster Manager del Cfi Paolo Vercesi ha sottolineato l’iniziativa XFactory Open Innovation Challenge (Xfoic) che consente alle realtà più piccole e giovani di formulare le loro idee per risolvere problematiche presentate dai Lighthouse Plant. Sempre per Vercesi «va ricordato che per quanto riguarda Opificio digitale, siamo già ad una seconda fase di selezione: da un gruppo di 10 ne sono scelte tre; ora si tratta di indicare quella “vincente”». Industria Italiana sta seguendo la competizione (in proposito, si può consultare questo articolo). 

 

Un esempio di fabbrica e di ecosistema intelligente in Fvg: l’Opificio Digitale

1)      Gli obiettivi di Opificio Digitale

Giuseppe Saragò, director manufactoring excellence di Warstila Italia

Gli obiettivi di Opificio Digitale sono sostanzialmente due. Anzitutto, la realizzazione un ecosistema industriale avanzato (Smart Manufacturing ecosystem) attraverso la realizzazione di una piattaforma software open source di supporto alla produzione da condividere lungo tutta la filiera produttiva. Si tratta di passare dalla fabbrica 4.0 alla filiera 4.0. Il secondo è quello di dar vita ad uno spazio collaborativo, un luogo fisico all’interno degli stabilimenti di Wärtsilä Italia a Trieste dove poter interagire e condividere tecnologie con università, centri di eccellenza e aziende. In pratica, da questo progetto che durerà 36 mesi ci si attende la crescita integrata e rapida dell’ecosistema che ruota attorno a Wärtsilä Italia: condividendo il software open source si accelererà la digitalizzazione di piccole e medie imprese che non avrebbero le risorse per evolvere in autonomia, si integreranno i sistemi, si miglioreranno i processi produttivi.

«La piattaforma cui si dà vita a Trieste deve essere scalabile e compatibile con i sistemi legacy delle aziende coinvolte, per vincere gli “attriti” che possono verificarsi all’inizio. Poi, naturalmente, nella platform saranno implementati potenti algoritmi per il manufacturing, in grado di accelerare l’extended enterprise. Si vuole realizzare soluzioni semplici e aperte, per consentire alle imprese di diventare resilienti, e alla supply chain in generale di strutturarsi in modo flessibile e integrato» – afferma Giuseppe Saragò di Wartsila Italia.

opificio digitale advanced add-on system

 

2)      EY Teorema sta sviluppando una platform composta da quattro aree: acquisizione dati, “core”, algoritmi e advanced ad-on systems. 

Il manager di Ey Teorema Marco Lutman

Ma come sarà strutturata questa piattaforma? Se ne occupa la citata EY Teorema, IT factory triestina fondata nel 1998 ed ora parte del network di consulenza strategica EY«Sostanzialmente – afferma il manager Marco Lutman – la piattaforma sarà composta da quattro aree: quella della acquisizione e della modellazione dei dati,  che si avvarrà di tecnologie come l’IoT; quella “core”, dove saranno implementate le funzionalità che Opificio Digitale ha deciso di sviluppare, relative ad esempio al sistema di qualità e al management dei rischi; quella dedicata agli algoritmi, che sarà “aperta”, in modo che se ne possano aggiungere sempre”; e quella cosiddetta “advanced ad-on systems”, che si riferisce ad esempio all’operatore virtuale per il manufacturing o al supporto remoto grazie alla realtà aumentata».

Va peraltro ricordato che EY è un Pathfinder, e cioè un partner tecnologico di Cfi: EY è chiamata ad immaginare il futuro e le traiettorie delle tecnologie manifatturiere di cui si occupa, aiutando la community del cluster a prendere la giusta direzione. Questa attività è destinata ad incidere sulla Roadmap di Cfi, documento strategico che viene proposto alle Istituzioni per indirizzare le attività di ricerca e innovazione delle aziende manifatturiere, individuando le loro principali necessità in termini di avanzamento tecnologico nei prossimi cinque anni.

opificio digitale, architettura studiata da ey teorema

 

L’ecosistema dell’innovazione del Friuli Venezia Giulia: l’Università di Udine e la collaborazione con le imprese del territorio

Marco Sortino, docente di tecnologie e sistemi di lavorazione all’Università di Udine

L’Università di Udine, fondata a seguito del sisma del 1976 su iniziativa popolare, «ha una vocazione, quella di operare per la crescita del territorio» – afferma Marco Sortino, docente di tecnologie e sistemi di lavorazione all’ateneo friulano. Collabora (insieme a Comet) alla definizione della citata strategia S3 e sempre insieme a questo cluster ha dato vita ad un tavolo con la locale Confindustria, per affrontare tematiche tecnologiche in vista del Pnrr. Quanto alle attività per le imprese, l’ateneo si propone come partner per l’innovazione, con attività di formazione specifica, con servizi laboratoriali, con consulenze e con lo sviluppo di dimostratori e di progetti di ricerca. All’interno del campus scientifico, nei pressi della sede universitaria, l’ateneo ha dato vita al polo di ricerca avanzata (Lab Village) che vede riuniti nello stesso luogo i laboratori universitari e delle imprese che operano in sinergia per realizzare progetti congiunti nel campo della ricerca, della formazione e del trasferimento tecnologico. Tra i laboratori delle imprese, quelli di BeanTech, di Danieli Automation, di Datamind, di Lod e di Ip4. 














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