Wartsila lancia la… sfida: una filiera 4.0 per accelerare la digitalizzazione delle pmi

di Marco de' Francesco ♦︎ Attraverso il Lighthouse Plant Opificio Digitale, la branch italiana della multinazionale finlandese ha lanciato una challenge in collaborazione col Cluster Fabbrica intelligente. Vi hanno preso parte dieci tra start-up e scale-up. Per ora sono state selezionate due soluzioni: quella della micro-impresa genovese Swhard, (che si occupa sia di hardware che di software) e quella della Pmi di Pordenone Molo 17, il cui obiettivo è quello di mobilitare i dati dai gestionali delle aziende.

Realizzare applicazioni per smartphone e tablet in grado di interagire con motori di grande taglia per il mercato marino e sistemi per la produzione di energia anche in assenza di rete, quando una nave è al largo o un carro-ponte scherma il segnale in fabbrica. Collezionare, perciò, dati sulla qualità, soprattutto in fase di commissioning. È l’obiettivo di “Sqs#1 – Smart Quality System Challenge #1 – Mobile Offline Application”, la sfida di open innovation lanciata da Opificio Digitale, lighthouse selezionato dal Cluster Fabbrica Intelligente (Cfi). Cfi à l’associazione che – presieduta da Luca Manuelli, Ceo di Ansaldo Nucleare e Cdo di Ansaldo Energia – riunisce tutte le tipologie di portatori di interesse della manifattura avanzata: aziende, università, associazioni, Regioni. Il Cfi ha il compito istituzionale di elaborare scenari di politica industriale da offrire al decisore politico in tema di manifattura avanzata. Lo fa attraverso una roadmap redatta periodicamente attraverso il contributo dei migliori esperti universitari e aziendali.

I Lighthouse Plant sono dimostratori tecnologici destinati ad illustrare gli sviluppi di tecnologie “pratiche”, a far constatare a imprese più piccole che certe applicazioni sono efficaci; in buona sostanza, sono fabbriche eccellenti, fiore all’occhiello di come in Italia si fa la manifattura. Gli Impianti Faro selezionati da Cfi sono quelli di Ansaldo EnergiaTenova-Ori MartinAbbHitachi Rail, e Hsd Mechatronics, (del gruppo Biesse) e appunto Opificio digitale. Il capofila di quest’ultimo è Wärtsilä Italia, filiale italiana di Wärtsilä, azienda finlandese specializzata soprattutto nella fabbricazione di sistemi di propulsione e generazione d’energia per uso marino e centrali elettriche. Wärtsilä ha registrato un fatturato netto, nel 2020, pari a 4,6 miliardi di euro ed è quotata al Nasdaq Nordic. Con circa 19mila dipendenti, la società opera in più di 180 sedi in oltre 80 Paesi in tutto il mondo. Gli altri partner di Opificio Digitale sono il Cnr,l’AreaScience Park ed Ey Teorema; è cofinanziato da Mef e Regione Fvg.







L’obiettivo di Opificio Digitale è duplice: quello di dar vita ad un ecosistema industriale avanzato, una filiera 4.0 dove un software open source accelera la digitalizzazione di piccole e medie imprese; quello di realizzare uno spazio fisico a Trieste per la condivisione di idee e soluzioni tra imprese e centri di ricerca. In questo contesto, la challenge di open innovation: oggi le aziende, per competere meglio sul mercato e creare valore, deve pertanto ricorrere a soluzioni, competenze tecnologiche, idee provenienti “da fuori”, e cioè da un vasto mondo composto da centri di ricerca, start-up, imprese innovative, consulenti, programmatori e singoli inventori. La challenge è in corso. Hanno partecipato dieci fra start-up, scale-up e imprese innovative. Per ora sono state selezionate due soluzioni, quella della micro-impresa genovese Swhard, che si occupa sia di hardware che di software, e quella della Pmi di Pordenone Molo 17, il cui obiettivo è quello di mobilitare i dati dai gestionali delle aziende.

General manager smart manufacturing & innovation di Wärtsilä Italia Giuseppe Saragò

La prima soluzione consiste in una applicazione che consente di scaricare on-line un piano di lavoro; in base a questo, il tecnico fa le sue operazioni quando non c’è la linea e raccoglie dati sul mobile, che scarica nel Cloud di Wärtsilä quando ciò è di nuovo possibile. La seconda soluzione consente di scaricare su mobile un intero database, in relazione al quale si svolgono i lavori e si raccolgono i dati; con il ritorno della linea, ci si sincronizza al sistema e si trasmettono solo le informazioni diverse da quelle inizialmente presenti sul database. Quanto alle altre realtà che hanno partecipato alla challenge, sono la Quinck di Imola (Bologna), la Kode di Pisa, la Screevo di Roma, la Concept Reply di Torino, la Smart Track di Genova, la Knobs di Milano, l’Igea di Catanzaro e la Microzone di Lamezia Terme (Catanzaro).

 

Wärtsilä e l’opificio digitale

1)      Gli obiettivi di Opificio Digitale

Gli obiettivi di Opificio Digitale sono sostanzialmente due. Anzitutto, la realizzazione di un ecosistema industriale avanzato (Smart Manufacturing ecosystem) attraverso la realizzazione di una piattaforma software open source di supporto alla produzione da condividere lungo tutta la filiera produttiva. Si tratta di passare dalla fabbrica 4.0 alla filiera 4.0. Il secondo è quello di dar vita ad uno spazio collaborativo, un luogo fisico all’interno degli stabilimenti di Wärtsilä Italia a Trieste dove poter interagire e condividere tecnologie con università, centri di eccellenza e aziende. In pratica, da questo progetto che durerà 36 mesi ci si attende la crescita integrata e rapida dell’ecosistema che ruota attorno a Wärtsilä Italia: condividendo il software open source si accelererà la digitalizzazione di piccole e medie imprese che non avrebbero le risorse per evolvere in autonomia, si integreranno i sistemi, si miglioreranno i processi produttivi.

«La piattaforma cui si dà vita a Trieste deve essere scalabile e compatibile con i sistemi legacy delle aziende coinvolte, per vincere gli “attriti” che possono verificarsi all’inizio. Poi, naturalmente, nella platform saranno implementati potenti algoritmi per il manufacturing, in grado di accelerare l’extended enterprise. Si vuole realizzare soluzioni semplici e aperte, per consentire alle imprese di diventare resilienti, e alla supply chain in generale di strutturarsi in modo flessibile e integrato» – afferma general manager smart manufacturing & innovation di Wärtsilä Italia Giuseppe Saragò.

Opificio digitale piattaforma condivisa. La piattaforma software open source di supporto alla produzione da condividere lungo tutta la filiera produttiva. Si tratta di passare dalla fabbrica 4.0 alla filiera 4.0.

La challenge di Opificio Digitale

Il quality engineer, operational development di Wärtsilä Italia Samuel Di Carlo

La sfida è quella di dar vita ad applicazioni implementabili su mobile (smartphone e tablet) in grado di interagire con i sistemi di Wärtsilä e di consentire agli operatori di relazionarsi con le macchine ed altra strumentazione anche in assenza di rete. «Appunto perché ci occupiamo dei motori di grande taglia per il mercato marino e per la produzione di energia – afferma il quality engineer, operational development di Wärtsilä Italia Samuel Di Carlo – si tratta di realizzare uno “smart quality system” in grado di collezionare i dati durante il commissioning, anche quando la nave è al largo o anche quando un carro-ponte scherma il segnale».

Secondo il cluster manager di Cfi Paolo Vercesi, «l’approccio di open innovation è particolarmente importante: d’acchito, la grande impresa e le start-up non sembrano avere molto in comune, ma quando entrano in contatto nascono idee che diventano soluzioni pratiche. Ci sono delle affinità elettive, come con Goethe». D’altra parte Cfi ha organizzato l’iniziativa XFactory Open Innovation Challenge (XFOIC) che consente alle realtà più piccole e giovani di formulare le loro idee per risolvere problematiche presentate dai Lighthouse Plant. Tra gli Impianti Faro che hanno aderito a queste attività, Ansaldo Energia (Industria Italiana se ne è occupata in questo articolo), Tenova-Ori Martin, e Abb (per entrambe le aziende, leggere questo articolo). Forse, a breve, anche Hsd Mechatronics sarà della partita.

 

Opificio hub condiviso

 

La soluzione di Swhard 

L’applicazione su cui sta lavorando Swhard ha un nome “provvisorio”: Moa, che sta per “mobile off-line application”. Ma i lavori sono in corso, e la versione finale potrebbe essere denominata diversamente dal prototipo, dice Ingegnosi. Comunque sia, funzionerà così: «L’operatore, in presenza di linea, scarica il piano di lavoro dal server di Wärtsilä, via Cloud. Memorizza sul mobile tutte le informazioni che gli servono per svolgere il suo lavoro. Dopodiché svolge le operazioni che è chiamato a fare. Una volta tornato il segnale, il mobile si sincronizza nuovamente al server, e gli trasmette i dati relativi alle attività svolte» – afferma Luca Ghigliotti. Prima di realizzare una versione definitiva, occorre che Wärtsilä comunichi a Swhard le “specifiche”, e cioè una serie particolareggiata di caratteri tecnici che consentano all’applicazione di funzionare al meglio. A questa si darà vita utilizzando tecnologie già presenti sul mercato. «Grande rilievo sarà conferito alla user experience, con l’implementazione di una interfaccia grafica semplice e intuitiva» – afferma Ingegnosi.

La microimpresa Swhard nasce nel 2012 a Genova, con i fondatori Alfonso Mantero, attuale Ceo, e Egon Carusi, ora Cto. Vi lavorano una decina di persone con competenze ad ampio spettro: si occupano di software, hardware (microprocessori embedded), firmware, analisi dati, business intelligence e altro. Negli anni sono stati sviluppati progetti e prodotti in vari ambiti, tra cui biomedicale, automotive, industria 4.0, robotica e IoT.  Ad esempio Sentry, è un prodotto in ambito biomedicale, costituito da una rete di sensori wearable pensata per monitorare i movimenti degli arti superiori in pazienti affetti da disturbi muscoloscheletrici, neuromotori o nella fase di fisioterapia postchirurgica, in modo tale da facilitarne la riabilitazione. O LogOil, una soluzione basata su una componente hardware integrata con un sistema software di gestione in cloud e fog computing, che permette il monitoraggio e l’analisi di autocisterne.

La micro-impresa genovese Swhard si occupa sia di hardware che di software. La microimpresa Swhard nasce nel 2012 a Genova, con i fondatori Alfonso Mantero, attuale Ceo, e Egon Carusi, ora Cto. Vi lavorano una decina di persone con competenze ad ampio spettro: si occupano di software, hardware (microprocessori embedded), firmware, analisi dati, business intelligence e altro. Negli anni sono stati sviluppati progetti e prodotti in vari ambiti, tra cui biomedicale, automotive, industria 4.0, robotica e IoT

La soluzione di Molo 17

La soluzione di Molo 17 si basa su una tecnologia messa a punto da una società americana, Couchbase, di recente quotata al Nasdaq. Si tratta di una architettura non-relazionale che serve per creare, archiviare, recuperare, aggregare, manipolare e presentare dati. «Basandoci su Couchbase abbiamo realizzato una piattaforma che associa componenti open-source, e quindi disponibili sul mercato, e che fa da ponte tra l’Erp (un software gestionale per pianificare le risorse di impresa: vendite, acquisti, gestione magazzini, contabilità e altro) di una azienda e i dispositivi mobili. L’Erp è centrale quando si parla di dati, perché è il vero cuore pulsante dell’impresa» – afferma il Ceo di Molo 17 Daniele Angeli. Ma come si fa a superare la questione dell’off-line? «Un database in Cloud viene scaricato sui device mobile; le informazioni sono profilate in base al ruolo di chi le deve utilizzare, e criptate per questioni di sicurezza. Quando l’operatore ha terminato le sue attività sulla scorta di questi dati, e il mobile si sincronizza nuovamente con il Cloud, il primo trasmette al secondo solo informazioni diverse rispetto a quelle già presenti sul database, con una bassa spesa energetica» – chiarisce Angeli.

Molo 17 è una piccola impresa innovativa di Pordenone, che occupa 30 persone e che è stata fondata da Angeli. «Si occupa di mobilitazione dei dati: dentro i gestionali delle aziende ce n’è una quantità impressionante, e sono quasi sempre inutilizzati. Il nostro lavoro è liberarne il potenziale: attraverso l’uso di open standards e prodotti proprietari siamo in grado di mettere in comunicazione sistemi legacy o chiusi con il mondo web e mobile». Tra le realizzazioni di Molo 17, Zulu. E, una applicazione mobile e insieme una piattaforma web progettata per ottimizzare la comunicazione dei servizi medici di emergenza.

La soluzione di Molo 17 si basa su una tecnologia messa a punto da una società americana, Couchbase, di recente quotata al Nasdaq. Si tratta di una architettura non-relazionale che serve per creare, archiviare, recuperare, aggregare, manipolare e presentare dati

La altre start-up, scale-up e imprese che hanno partecipato alla prima fase della challenge 

1)      Quinck, la start-up di Imola che fa consulenza IoT

Per la challenge, Quinck ha proposto una soluzione basata su tecnologie 4.0, per la raccolta, la trasformazione e la gestione dei dati da dispositivi IoT attraverso un sistema On Prem installabile sia su cloud che su infrastrutture hardware chiuse e proprietarie all’interno di un’azienda. Quinck è una start-up innovativa di Imola (Bologna) guidata dal Ceo Umberto Ciriello e co-fondata da altri sei giovani dotati di competenze complementari. Realizza progetti IoT per Smart City e Industry 4.0 e offre consulenza per innovazione tecnologica. Tra le sue realizzazioni, Agri-Tech, una piattaforma hardware-software che svolge automaticamente il monitoraggio di parametri ambientali, del suolo di coltivazione e dello stato di salute delle piante. I dati raccolti e analizzati sono mostrati tramite un pannello di controllo sempre accessibile, anche da remoto.

 

2)      Kode, la società di consulenza scientifica pisana che si occupa di soluzioni di intelligenza artificiale

Per la challenge, Kode ha studiato una soluzione basata su un’architettura a micro-servizi distribuita, con un ambiente remoto in grado di essere autonomo e di gestire i dati off-line. La pisana Kode, attiva dal 2012, è una società di consulenza scientifica operante nel campo della data science. Il suo core business si focalizza sullo sviluppo e l’erogazione di soluzioni di intelligenza artificiale in ambito Industry 4.0 e Healthcare. Nel management, il Cto Marco Calderisi e il Cfo Massimiliano Sbragia. Tra i progetti, quello portato avanti assieme ad una azienda che costruisce sistemi elettronici avanzati in grado di operare in ambienti ostili (ad esempio, in osservatori astronomici sulla cordigliera delle Ande, o nell’acceleratore di particelle del Cern di Ginevra, e altro). Kode ha realizzato un software in grado di gestire ed archiviare la grande quantità di dati generata in questi contesti ed elaborarli, in quasi real time, con tecniche di machine learning, per effettuare manutenzione predittiva.

Gli obiettivi di Opificio Digitale sono sostanzialmente due. Anzitutto, la realizzazione un ecosistema industriale avanzato (Smart Manufacturing ecosystem) attraverso la realizzazione di una piattaforma software open source di supporto alla produzione da condividere lungo tutta la filiera produttiva

3)      Screevo, l’assistente vocale che controlla le macchine

Per la challenge, l’idea di Screevo era quella di utilizzare un assistente vocale per rendere disponibili agli operatori le informazioni relative alle attività da svolgere, e per raccogliere dati via voce. Screevo è una startup italiana costituita nel 2021 a Roma ed è guidata dal Ceo Domenico Crescenzo. Screevo, però, è anche il nome dell’assistente vocale per l’Industria 4.0 in grado di controllare ogni macchina o sistema software tramite voce, senza alcuna integrazione. Screevo elimina l’interazione a video per l’inserimento dati a sistema permettendo ad operatori e tecnici di risparmiare tempo. Dalla sua costituzione, Screevo ha già raccolto 600mila euro di investimenti in Italia (Lazio Innova e LuissEnlabs) e in Silicon Valley (BoostVC) e sta conducendo trattative con importanti società multinazionali per testare la sua tecnologia.

 

4)      Concept Reply, l’azienda del gruppo Reply che si occupa di IoT  

La sede di Reply

Quanto alla challenge, Concept Reply ha sviluppato nel corso degli anni una piattaforma di Industrial IoT, denominata Concept Reply Edge IIoT (C.r.e.i.). La platform, basata su tecnologie open source e inserita nella Linux Foundation, dispone di componenti e moduli per l’orchestrazione, l’amministrazione dei container, e crea un ecosistema che permette di accelerare il disegno e lo sviluppo di soluzioni. Una delle sue principali funzionalità è la gestione dell’offline: in caso di mancanza di rete i dati vengono salvati in locale finché la rete non torna disponibile. Concept Reply è un’azienda del gruppo torinese Reply. Questo, fondato dall’attuale presidente Mario Rizzante, è quotato in Borsa e ha fatto registrare nel 2020 un fatturato di 1,25 miliardi di euro. Il gruppo si occupa di consulenza, system integration, applicazioni di digital services, ed è specializzata nella progettazione, implementazione e manutenzione di soluzioni basate su Internet e sulle reti sociali. Concept Reply, invece, è specializzata nella progettazione, sviluppo e integrazione di soluzioni end-to-end nel campo dell’Internet of Things (IoT). Concept Reply supporta i clienti dei settori automobilistico, manifatturiero, delle infrastrutture digitali, in tutte le applicazioni relative alla digitalizzazione e connessione di sistemi, processi e prodotti, dal livello edge al cloud.

5)      Smart Track, spin-off dell’università di Genova che ha sviluppato una piattaforma IoT per il connected worker

Il presidente del ClusterFabbrica Intelligente Luca Manuelli all’interno del plant Acciaio 4.0 di Tenova Ori-Martin

La soluzione proposta da Smart Track per la challenge consiste in un’applicazione mobile per Android che permette la registrazione dei controlli di qualità da effettuare sul campo durante tutto il processo produttivo. Le operazioni potrebbero anche essere georeferenziate utilizzando dei Tag Nfc. I report sarebbero registrati temporaneamente sullo storage locale, per poi essere inoltrati in sistema in presenza di segnale. Smart Track è una Pmi innovativa spin-off dell’università di Genova: infatti è stata fondata nel 2014 da Saverio Pagano e Simone Peirani mentre erano ricercatori dell’ateneo sotto la supervisione del docente al dipartimento di ingegneria navale, elettrica, elettronica e delle telecomunicazioni Maurizio Valle. Nel 2017 è entrato in società il business angel Fabrizio Cardinali, startupper seriale da oltre 20 anni e ad oggi chief innovation officer dell’incubatore Insurtech di Vittoria Assicurazioni. Il team di Smart Track è composto da 10 professionisti, tra dipendenti diretti e consulenti, con competenze trasversali e complementari tra di loro. Smart Track è socio sostenitore del Cluster Fabbrica Intelligente. Il prodotto di punta di Smart Track è la piattaforma IoT per il connected worker che serve ad utilizzare le nuove tecnologie per aumentare la sicurezza dei lavoratori, le risorse più importanti delle aziende.

6)      Knobs, la software house milanese, ha proposto una app nativa android che si collega ai sistemi di Wärtsilä

La soluzione proposta da Knobs per la challenge consiste in una applicazione Android nativa in grado di agganciarsi alle Api dello Smart Quality System (Sqs) e sviluppata utilizzando il framework “React Native”: si tratta di un multipiattaforma, dove ciò che viene programmato è compatibile sia con android che con ios a partire da una singola base di codice. Knobs è una società milanese di consulenza tecnologica e software house specializzata in applicazioni e sistemi web e IoT basati sulla tecnologia blockchain. L’azienda è stata fondata nel 2014 da professori e ricercatori del Politecnico di Milano e il suo team è composto da 20 professionisti e innovatori. Knobs offre servizi di consulenza, progettazione e realizzazione di sistemi tecnologici complessi, in particolare: prototipizzazione e implementazione di smart contract, token; sviluppo di prototipi hardware e software; supporto alla certificazione e ottimizzazione di processi produttivi e logistici in ottica industria 4.0; realizzazione di servizi e piattaforme IoT per l’automazione, e altro.

 

7)      Igea, la Pmi innovativa di Catanzaro, ha proposto una app in grado di dialogare con l’Sqs di Wärtsilä

Quanto alla soluzione proposta da Igea per la challenge, l’idea era quella di realizzare una app ottimizzata per il mobile avvalendosi di strumenti open source su architetture a micro-servizi. Secondo Igea, sarebbe stata in grado, tramite Api, di dialogare senza soluzione di continuità con l’impianto Sqs. Igea Soluzioni è una Pmi innovativa di Catanzaro, specializzata su temi di rilevanza strategica relative al settore della sanità e delle moderne tecnologie dell’informazione. L’azienda è stata fondata nel mese di ottobre 2014, ed oggi è parte attiva di Genesy Group Srl, holding istituita nel 2018 per unire risorse e competenze tecnologiche afferenti ad importanti società del settore Ict. Igea è nota soprattutto per la realizzazione di “Healthing”, una piattaforma per il monitoraggio delle malattie croniche

Smart manufacturing ecosystem

8)      Microzone, la software house di Lamezia Terme, ha proposto Sqs Mm, capace di registrare i controlli di qualità sul campo  

L’idea per la challenge di Microzone era quella di realizzare “Sqs Mm”, una applicazione in grado di dialogare con il sistema Sqs di Wärtsilä e di registrare su smartphone e tablet i controlli di qualità sul campo. MicroZone di Lamezia Terme è una software house costituita nel 2015, a servizio di enti ed organizzazioni di controllo e gestione del territorio, di studi tecnici e aziende del settore ambientale, pubbliche e private. L’azienda realizza piattaforme IoT e applicativi che servono per acquisire dati ambientali e territoriali, generici o di dettaglio, per la corretta georeferenziazione, condivisione e consultazione di data set ed informazioni ambientali, produttive e industriali.














Articolo precedenteAlberto Bombassei lascia la presidenza di Brembo a Matteo Tiraboschi
Articolo successivoIveco diventa indipendente da Cnh: che cosa c’è dieto la maxi-operazione industriale di fine anno






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui