Meccatronica italiana: il futuro si chiama formazione

di Stefano Casini ♦ Non c’ è solo la sfida sui mercati mondiali  da affrontare per la colonna portante dell’ industria nazionale, ma anche e soprattutto quella di attrezzare i lavoratori 4.0. Per vincerla è necessaria per Diego Andreis anche una vera e propria svolta “culturale” che rovesci l’immagine tradizionale della fabbrica. Pubblicati anche i nuovi dati sull’ultimo trimestre

L’industria metalmeccanica nazionale continua ad essere interessata da una fase espansiva. Lo dicono i dati dell’indagine congiunturale di Federmeccanica (ne abbiamo parlato qui), che segnala nel primo trimestre dell’anno una crescita delle esportazioni e dei volumi realizzati pur in presenza di una lieve flessione dell’attività produttiva. Un quadro che secondo le ultime elaborazione del Centro Studi di Assolombarda trova conferma anche a livello lombardo, dove la produzione manifatturiera delle aziende meccatroniche e l’export risultano positivi.

Ma riposarsi sugli allori può essere pericoloso. Perché se si allarga lo sguardo alle prospettive di lungo periodo cresce la preoccupazione per i fattori negativi che, anche in previsione di un rallentamento della crescita complessiva dell’ economia globale ed europea in primis (con una crescita prevista ora al 2,3% rispetto al 2,4% stimato solo un mese fa e in attesa dell’anuncio della fine degli stimoli monetari), possono incidere negativamente o addirittura invertire una tendenza positiva. Fattori di due tipi: uno di carattere esogeno, e difficilmente contrastabile, come gli orientamenti della politica commerciale dei big della produzione (la guerra dei dazi di Trump e le strategie di sviluppo della Cina, o le sanzioni degli Usa verso Russia e Iran, la crescita dei prezzi delle materie prime) e altri di carattere endogeno che, diversamente dai primi, si possono fronteggiare con una politica di governo adeguata e una azione mirata con un impegno anche diretto  delle  associazioni imprenditoriali.







 

Assolombarda lancia il progetto #ItaliaMeccatronica
Diego Andreis, presidente del Gruppo Meccatronici di Assolombarda, vicepresidente Federmeccanica e presidente Ceemet

 

Ci riferiamo qui alla creazione di modelli educativi che consentano di vincere le sfide della rivoluzione digitale e rispondere ai fabbisogni delle imprese, che sono alla ricerca di profili tecnici e altamente specializzati. Proprio in questi giorni Industria Italiana si è occupata, in termini di situazione generale, del gap negativo che l’ Italia sconta tra le capacità dei lavoratori e le necessità del mercato non solo nel settore ICT, ma anche nelle professioni tradizionali e in generale nella cultura digitale diffusa (vedi qui); bene, se restringiamo il campo all’ ambito della meccanica e della meccatronica, osserviamo che a questo elemento di handicap culturale del sistema paese, se ne aggiunge un altro di natura specifica, che riguarda l’ “immagine” del settore, perpetuata attraverso il luogo comune della fabbrica come di una realtà lavorativa e produttiva sgradevole. Urge quindi una svolta “culturale” nei confronti della Meccatronica. E un invito a guardare con occhi diversi questo mondo e un monito a scrutare lontano da casa nostra, arrivano da Diego Andreis, presidente del Gruppo Meccatronici di Assolombarda, vicepresidente Federmeccanica e presidente Ceemet (la Confindustria europea delle aziende meccaniche) che anche per i suoi incarichi istituzionali ha bene il polso della situazione e del cambiamento in atto.

 

La guerra dei dazi di Trump è solo uno degli elementi che influiscono negativamente sulla crescita dei mercati mondiali

La sfida sui mercati mondiali

Riguardo agli scenari mondiali, bisogna attrezzarsi per affrontare, ad esempio, le strategie su vasta scala di Pechino, al confronto delle quali ogni politica industriale del Belpaese sbiadisce in fretta. «Bisogna guardarsi con attenzione dalla Cina» mette in guardia il presidente del Gruppo Meccatronici di Assolombarda, «perché la strategia internazionale cinese è più complessa da interpretare e contrastare rispetto, ad esempio, a quella americana di Trump: il peso dei dazi commerciali lo si può mettere in conto e fronteggiare, regolandosi di conseguenza», mentre la Cina sta portando avanti una politica industriale e commerciale di espansione su vasta scala, «forte e strutturata, ad esempio con il piano Made in China 2025, e altri programmi che arrivano anche al 2045. Una strategia che è più complicata da “leggere”, rispetto alle misure del protezionismo commerciale, con effetti e conseguenze più difficili da prevedere, e anche per questo risulta più insidiosa». E per affrontare questi «aspetti preoccupanti» non è sufficiente un’azione nazionale, ma «più che mai abbiamo bisogno di un’Europa unita e forte, perché come singoli Paesi sullo scenario mondiale pesiamo troppo poco».

In casa nostra: la formazione professionale passaggio obbligato

E arrivamo al secondo punto, quello sul quale è senz’altro possibile impegnarsi per un’ azione efficace. Uno sguardo alla concorrenza estera ci rivela che «In Germania ogni anno ci sono 800mila nuovi diplomati negli Istituti tecnici specializzati, che preparano gli operatori Hi-Tech per l’Industria  e anche per le aziende manifatturiere 4.0 , mentre allo stesso tempo in Italia i loro omologhi si fermano ad appena 10mila diplomati. C’è qualcosa che non va, c’è qualcosa che va cambiato» rileva Andreis. Questo fa capire come il futuro della Meccatronica italiana passa soprattutto dalle aule e dalle scuole di formazione professionale. Ma qui, come dicevano, c’è da superare anche l’ostacolo di un vero e proprio pregiudizio culturale: «Vogliamo essere attrattivi per i nostri giovani, di cui abbiamo grande bisogno, per sviluppare ulteriormente il comparto e rafforzare sempre il nostro Made in Italy nel mondo» sottolinea Andreis, «ma spesso in Italia, non certo tra gli addetti ai lavori, piuttosto in un contesto più ampio, c’è ancora un certo retaggio degli Anni ’70 nei confronti del nostro settore, ormai da superare e lasciare alle spalle», come di una realtà lavorativa e produttiva fatta di pesanti catene di montaggio, olio per i macchinari sui vestiti, guanti da lavoro e caschetto anti-infortuni sempre indosso.

«Quel mondo è cambiato e continua a cambiare profondamente» rimarca il presidente del Gruppo Meccatronici di Assolombarda, «per questo serve una svolta “culturale” nei confronti del settore: il “Cipputi” in tuta blu e con la chiave inglese in mano non esiste più. Gli operatori nelle fabbriche manifatturiere sono ormai tecnici specializzati Hi-Tech, altamente qualificati e con un lavoro completamente diverso da quello del vecchio operaio della catena di montaggio. La Meccatronica riguarda poi non solo il processo produttivo, ma anche il prodotto finale, dove meccanica, elettronica e informatica convergono aprendo opportunità fino a ieri inimmaginabili. Questo lo devono capire innanzitutto i giovani, che si formano verso il mercato del lavoro, e anche le loro famiglie, che li possono orientare nelle scelte».

 

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La fabbrica di oggi e il lavoro dell’ operaio è molto diverso da quella del passato fissato nell’ immagine “tradizionale” della catena di montaggio

La cifre della meccatronica italiana

I numeri del settore, del resto, sono quelli di un pilastro della nostra economia. Sono oltre 122mila le imprese meccatroniche in Italia, pari al 28% del manifatturiero complessivo, per un totale di oltre un milione e mezzo di addetti. Il comparto, con circa 120 miliardi di euro di valore aggiunto prodotto, contribuisce per l’8% al Pil del Paese. L’Export della Meccatronica italiana ammonta a 215 miliardi di euro, pari a circa il 15% sul totale delle esportazioni Made in Italy (448 miliardi). E i risultati più aggiornati del settore confermano una fase espansiva. Nel primo trimestre del 2018, il giro d’affari complessivo è aumentato del 3,6%, e la produzione metalmeccanica ha messo a segno una crescita dei volumi realizzati pari al 4,4% rispetto ai primi tre mesi dello scorso anno. Cresce l’attività relativa alla fabbricazione di Prodotti in metallo (+8%), quella di Macchine e apparecchi meccanici (+4,4%) e di Altri mezzi di trasporto (+6%), in particolare navalmeccanica, aerospaziale e locomotive e materiale rotabile. Ha fremato invece la produzione relativa alla costruzione di Autoveicoli (+0,5%) e quella di Computer, elettronica e strumenti di precisione (-1,6%).

La meccatronica in Lombardia

Da un punto di vista settoriale, la dinamica tendenziale della produzione manifatturiera lombarda (I trim 2018 su I trim 2017) risulta positiva nei settori della Meccatronica. A fronte di una crescita dell’indice complessivo del +3,6%, la meccanica segna un +5,5%, la siderurgia +3,5% e i mezzi di trasporto +2,2%. A livello aggregato, la produzione manifatturiera in Lombardia apre il 2018 in aumento, segnando un +1,1% tra gennaio e marzo rispetto al quarto trimestre 2017 (già in sensibile accelerazione, con un +1,9%) e nel complesso del 2017 la crescita lombarda è stata del +3,7%, quasi tre volte quella del 2016 (+1,3%).

Per quanto riguarda l’export, quello meccatronico lombardo vale più di 64 miliardi di euro (di cui oltre 25 miliardi nell’area di Milano, Monza e Brianza, Lodi) con un peso del 30% sul totale export del comparto nazionale (215 mld) e del 14,5% sul totale export italiano (448 mld). Nel 2017 le vendite all’estero delle aziende meccatroniche della Lombardia sono cresciute del +6,8% (vs +5,8% di quelle cumulate di Milano, Lodi, Monza e Brianza). E anche i singoli comparti hanno registrato tutti una crescita: +9,0% i metalli, +6,6% l’elettronica, +6,4% la meccanica, +5,5% l’automotive e +4,5% gli apparecchi elettrici. Non a caso la Lombardia è la prima regione italiana per export complessivo con oltre 120 miliardi di euro realizzati nel 2017.

 

Un esempio di prodotto meccatronico : valvola proporzionale Dolphin Fluidics

 

Le prospettive e la sfida della rivoluzione digitale

Come abbiamo detto, questa tendenza di crescita del settore complessivo della Meccatronica dovrebbe proseguire anche per tutto il 2018, secondo le stime di Federmeccanica: in aumento gli ordini in portafoglio, migliora il giudizio delle imprese sui risultati, mentre dovrebbe continuare a espandersi la componente estera della domanda. Ma su queste prospettive pesano però diverse incognite: dai dazi americani alle lotte commerciali che ne derivano, le sanzioni degli Usa verso Russia e Iran, la crescita dei prezzi delle materie prime e, in particolare, dei prezzi dei prodotti petroliferi. E resta ancora tanto da fare, dato che in Italia i livelli produttivi del primo trimestre sono sempre inferiori del 23% rispetto a quelli che si realizzavano nel periodo pre-crisi, vale a dire nel primo trimestre del lontano 2008, dieci anni fa.

Ecco perché, sottolinea Andreis, la competitività del Paese «deve passare attraverso azioni di sistema, a cominciare, per esempio, dalla creazione di modelli formativi che consentano di vincere le sfide della rivoluzione digitale e di rispondere ai fabbisogni delle imprese, in cerca di profili tecnici e altamente qualificati. Purtroppo, i profili professionali di addetti specializzati cercati dalle aziende e che non trovano riscontro variano tra il 25 e il 35% del loro numero totale. In pratica, circa uno su quattro, o anche uno su tre, a seconda dei diversi profili cercati, non viene trovato». Non a caso, le misure di formazione sono un tassello fondamentale della politica industriale di un Paese, e la mancanza di personale qualificato per rispondere ai bisogni delle imprese «rende evidente la necessità di interventi immediati ed efficaci.»

Uno dei punti di partenza: l’ alternanza scuola-lavoro

A partire dal sostegno ai modelli di alternanza scuola-lavoro di qualità, come il progetto Traineeship» come sottolinea Fabio Astori, vice presidente di Federmeccanica. Si tratta di un progetto sperimentale di Federmeccanica e del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur), che punta a coinvolgere 5mila studenti di 50 istituti tecnici di altrettante province italiane, selezionati dal Miur, in percorsi triennali di alternanza scuola-lavoro con la collaborazione di almeno 500 imprese.

 

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L’ impegno del Gruppo Meccatronici di Assolombarda

Considerato dal punto di vista delle competenze professionali il settore della Meccatronica è fortemente interdisciplinare. Nel suo perimetro si riuniscono tutte le discipline che riguardano sistemi meccanici (come elementi meccanici, macchine, macchine di precisione), sistemi elettronici (microelettronica, elettronica di potenza, tecnologia dei sensori e degli attuatori), e le tecnologie informatiche (automazione, teoria dei sistemi, ingegneria del software e l’intelligenza artificiale). E sono quindi diversi anche i percorsi di formazione in ambito meccatronico. Nel quadriennio 2013-2016, inoltre, sono stati più di 5.300 i lavoratori del settore che hanno partecipato ad attività di formazione continua. «La formazione è la chiave di volta, e di svolta, di questa grande trasformazione in atto» fa notare Diego Andreis: «in Lombardia è stato avviato di recente il corso ITS di Tecnico superiore di tecnologie digitali per l’Industria, ideato dal Gruppo Meccatronici di Assolombarda, una vera novità nel panorama dell’offerta formativa. Un nuovo passo concreto nell’ambito del nostro progetto strategico ItaliaMeccatronica, con cui puntiamo a riposizionare un comparto chiave per l’economia nazionale».

 

 

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Il Tecnico Superiore di tecnologie digitali per l’industria

La rivoluzione digitale e Industria 4.0 sono le sfide con le quali le imprese si stanno misurando e in cui le nuove tecnologie devono essere supportate da competenze adeguate. Figure professionali molto specializzate, fortemente richieste dalle imprese, ma che ancora non sono previste nei modelli disciplinari esistenti e quindi non presenti nel mercato del lavoro. Il Gruppo Meccatronici in collaborazione con il Gruppo ICT e Servizi alle Imprese di Assolombarda, insieme ad alcune delle loro imprese più rappresentative, hanno progettato e definito un corso di due anni riferito ai temi della Smart Manufacturing che formerà una nuova figura professionale con competenze ICT, unite in modo integrato a competenze di meccatronica, che sia in grado di supportare le attività digitali di produzione in ambito industriale. Il corso è proposto dalla Fondazione ITS Rizzoli e con il contributo della Fondazione ITS Lombardia Meccatronica. Il corso fa parte delle attività previste da ItaliaMeccatronica, il progetto voluto da Assolombarda per raccontare l’evoluzione delle imprese da Metalmeccaniche a Meccatroniche.

Oltre alle competenze comuni a tutti i tecnici superiori e alle competenze di area tecnologica, il Tecnico Superiore di tecnologie digitali per l’industria ha competenze specialistiche che riguarderanno le logiche della trasformazione digitale per intercettare e gestire la richiesta crescente di dati (Cloud, Internet delle cose). Saprà realizzare intervenire in remoto, interpretare le informazioni di funzionamento degli impianti per prevenire i guasti, utilizzare tecnologie di realtà aumentata per incrementare l’efficacia della manutenzione. Farà inoltre esperienza delle tecniche di additive manufacturing, di progettazione e modellizzazione software in ambito meccatronico e dovrà imparare a gestire progetti (project management). Il Corso formerà quindi un professionista con forte propensione alla tecnologia e con conoscenze e abilità connesse al sapere digitale a favore dell’industria e del manufacturing.

II Tecnico Superiore di tecnologie digitali per l’industria, grazie alla sua trasversalità, potrà trovare applicazione praticamente in tutti i processi di un’azienda industriale e manifatturiera, che possono essere sintetizzate in tre aree:

Smart Lifecycle, che include il processo di sviluppo di un nuovo prodotto, la gestione del suo ciclo di vita e la gestione dei fornitori quando collegata a questi due primi aspetti;
Smart Supply Chain, che include le attività proprie della gestione integrata della supply chain, ovvero la pianificazione dei flussi fisici (vendite, scorte, canali distributivi, produzione, etc.), la gestione degli eventi (monitoraggio e reazione agli scostamenti dal pianificato) oltre che la gestione dei fornitori nell’alveo di queste due attività;
Smart Factory, che include i processi al cuore della Manifattura (produzione, logistica interna ed esterna, manutenzione, qualità, sicurezza e rispetto delle norme).

ABB, Cisco, Electrolux, Elettrotecnica Rold, Fluid-o-Tech, IBM, PcVue, Project Automation, Siemens, TIM, VarsirioIndustria, sostengono e promuovono il corso anche attraverso ore di docenza in aula sulle principali technicalities. Inoltre un terzo del monte ore complessivo si svolgerà “on the job” in azienda con l’affiancamento di esperti.

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