Maire cresce più del previsto e ora l’aggiornamento del piano industriale «è un imperativo». Videointervista esclusiva all’ad Alessandro Bernini

di Filippo Astone ♦︎ Una crescita superiore al 40% ha costretto l'azienda a rivedere il piano industriale. I risultati previsti per il 2028 arriveranno già quest'anno. Le dichiarazioni dell'ad Bernini a margine della presentazione dei risultati 2023

I target per il 2024 di Maire? «Una crescita molto importante, nell’ordine del +40% rispetto al 2023». Lo afferma Alessandro Bernini, ceo dell’azienda, durante un’intervista a Industria Italiana a margine della presentazione dei risultati finanziari 2023. Bernini sottolinea anche come la pipeline commerciale dell’azienda sia estremamente in salute, fatto che »dà la possibilità di poter traguardare un’ulteriore fase di crescita anche per gli anni successivi».

Bernini mostra grande soddisfazione per i risultati registrati, sia per la redditività, che prevede sarà superiore ai precedenti anni, sia per la capacità di attrare talenti, che è una delle difficoltà con cui si scontrano oggi molte aziende. Secondo Bernini, la capacità di essere un polo attrattivo per il personale qualificato rappresenta «un elemento chiave per la crescita». Il segreto per attrarli? «Le potenzialità di sviluppo e crescita che è difficile riescano a trovare con altri».







Alla luce di questi risultati, è stato aggiornato il piano industriale. Un aggiornamento «che si è reso imperativo con i risultati del 2023 e con quelli che prevediamo di fare nel 2024». Già quest’anno, infatti, Maire prevede di arrivare a quei risultati che il precedente piano fissava al 2028, fatto che porterà a un aggiormamento «estremamente importante» del piano.

A trainare il successo ci sono nuovi investimenti delle aziende energetiche che puntano alla trasformazione, non utilizzando più le risorse per finalità energetiche ma trasformandole in altro, come prodotti per la petrolchimica o fertilizzanti. Ma questi, secondo Bernini, non sono il punto più importante. Quello che fa la differenza secondo l’ad è «la volontà di imprimere una velocità diversa ai percorsi di decarbonizzazione, che impone di affiancare alle soluzioni tradizionali altre più innovative, volte a ridurre l’utilizzo di energia o a utilizzare un tipo di materia prima diversa rispetto a quella utilizzata fino a ieri». Quali? Rifiuti, ma anche l’energia elettrica, che con l’elettrolisi può venire trasformata in idrogeno, E «idrogeno e CO2 sono i blocchi fondamentali per produrre qualsiasi componente tradizionalmente realizzata con risorse naturali».














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