I piani del Made, il competence center che ha finanziato il numero maggiore di aziende

di Piero Macrì ♦︎ Il Governo ha stanziato 113,5 milioni per rifinanziare gli 8 competence center italiani. Fra i 10 e i 20 mln saranno destinati al Made, sostenuto da realtà come Abb, Bosch, Brembo, Comau, Prima Industrie, Techedge, Reply, Siemens, Alleantia, Cisco. Obiettivo: supportare 300 progetti all'anno. Facendo trasferimento tecnologico sulle tecnologie della smart factory: digital twin, robotica, virtual design, digital twin. Ne parliamo con Marco Taisch e Filippo Boschi

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy stanzia 113,5 milioni per rifinanziare la rete nazionale degli otto competence center, che vengono riconosciuti i soggetti attuatori delle risorse del Pnrr dedicate all’innovazione. Il finanziamento mette in moto un nuovo round di iniziative. Per il Made 4.0, il competence center del Politecnico di Milano capitanato da Marco Taisch, la cifra attesa dovrebbe essere superiore ai 10 milioni (fino a un massimo di 20) per i prossimi due anni. «Si sta studiando il modo più veloce ed efficiente per rendere disponibili alle imprese i fondi a disposizione. L’idea è di fare un bando a sportello per ridurre al massimo i tempi di attesa e massimizzare la velocità di erogazione degli investimenti alle pmi», afferma Filippo Boschi, responsabile progetti di innovazione e ricerca industriale del Made. L’obiettivo è creare oltre 300 nuovi progetti ogni anno: faranno leva sulle tecnologie abilitanti la smart factory che spaziano dal virtual design al gemello digitale, dal virtual commissioning alla robotica collaborativa, alla qualità 4.0, al monitoraggio dei processi industriali, alla manutenzione predittiva, alla cybersecurity industriale e al big data analytics. La spinta all’innovazione e al trasferimento tecnologico del Made è sostenuta da oltre 40 partner industriali e imprese private. Abb, Bosch, Brembo, Comau, Prima Industrie, Techedge, Reply, Siemens, Alleantia, Cisco, FasThink, Ibm, Sap, Lutech, Quin e Rockwell. Sono solo alcune delle aziende che condividono con il Made la volontà di accelerare la trasformazione digitale del manifatturiero italiano. La modalità dei bandi a sportello, che assegnerà le risorse ai progetti valutati positivamente sulla base dell’ordine cronologico di presentazione e fino a esaurimento dei fondi disponibili, consentirà di sfruttare al massimo tutte le risorse messe a disposizione dal Pnrr per sostenere la transizione digitale e sostenibile della manifattura italiana. «Stiamo lavorando su due fronti, spiega Boschi.

Da una parte lo sviluppo di un catalogo servizi, cui le aziende potranno accedere direttamente dal nostro sito, dall’altra l’accesso a finanziamenti attraverso i bandi. In questo caso saranno le aziende a fare una proposta di progetto d’innovazione e, se la progettualità verrà considerata idonea, l’azienda riceverà il 50% del valore del progetto». Un’attività, quella del trasferimento tecnologico su cui è impegnato il competence center milanese, che appare sempre più importante alla luce di quanto emerso da una recente ricerca del Boston Consulting Group. C’è infatti un dato che è per certi aspetti allarmante e che apre il fronte delle riflessioni sul “come” il processo di adozione delle nuove tecnologie in azienda sia stato affrontato negli ultimi anni, anche in relazione all’accelerazione indotta dalla pandemia. Secondo Bcg il 94% delle imprese vorrebbe infatti ottenere risultati concreti e generare un impatto sostanziale e rapido attraverso la trasformazione digitale, ma ben il 70% (ed è questo il dato preoccupante) dei progetti avviati in questo ambito non raggiunge gli obiettivi sperati.







Filippo Boschi, responsabile dei progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale in Made

In una situazione da “vorrei ma non riesco”, è interessante sottolineare un altro indicatore emerso dalla ricerca, e cioè quello che vede il 60% delle aziende dichiararsi intenzionato ad aumentare gli investimenti in tecnologie per il 2023. Il problema, da parte delle imprese, è dunque concretizzare questi investimenti e tradurli in un valore significativo. Cosa non banale, considerato che la trasformazione digitale interessa tutte le aree e le funzioni aziendali e che sollecita competenze trasversali in ambito IoT, data analytics, nella robotica e nell’intelligenza artificiale. Insomma, lo skill shortage sta mettendo a rischio le iniziative di innovazione di una buona fetta delle aziende del manifatturiero: mediamente più del 50% dichiara di non avere competenze sufficienti in specifiche aree chiave. Ecco, quindi, il ruolo centrale del competence center e, nello specifico del Made, nel sostenere un percorso di trasformazione digitale, sia attraverso lo sviluppo di progetti, sia attraverso programmi di formazione. Insomma, la carenza di competenze e il divario fra quelle possedute dai lavoratori e quelle richieste dal mercato del lavoro è uno dei problemi più pressanti nel mondo manifatturiero. «Il nuovo round di finanziamento erogato dal ministero sottolinea l’importanza di investire nella trasformazione digitale, non solo attraverso l’erogazione di finanziamenti fiscali ma anche sostenendo l’opportunità di fare cultura d’impresa 4.0. È nostro auspicio che in futuro ci sia un’ulteriore revisione di incentivi fiscali a favore della Formazione 4.0», ha sottolineato Taisch in occasione del nuovo finanziamento approvato dal Mimit.

 

Quali le iniziative e i progetti portati a termine dai competence center? Ecco i risultati in base ai dati del Mimit

 

L’obiettivo ultimo della formazione in Made resta quello di creare una cultura di impresa orientata alla digitalizzazione e che ponga le risorse umane in primo piano, in un’ottica orientata alla sostenibilità

Made, Cim, Bi-Rex, Cyber, Start, Artes, Smact, Meditech. Complessivamente, in base ai dati resi disponibili dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, alla data del 31 dicembre 2022 i competence center nazionali hanno effettuato alle pmi oltre 2.000 dimostrazioni delle tecnologie 4.0. Sono stati inoltre erogati oltre 500 eventi formativi gratuiti che hanno visto la partecipazione di 29 mila persone riconducibili a quasi 12 mila aziende; a questi si aggiungono 370 corsi di formazione a pagamento a cui hanno partecipato quasi 22 mila persone per 1.800 aziende, per un valore complessivo di quasi 1,8 milioni di euro. Infine, una quota rilevante delle attività dei competence center ha riguardato l’erogazione di circa 330 servizi di consulenza, destinati principalmente a pmi, per un valore di oltre 10 milioni di euro. Con riferimento ai bandi per i progetti di innovazione ne sono stati attivati 19, attraverso i quali sono stati selezionati 211 progetti, corrispondenti a un totale di quasi 24 milioni di euro di agevolazioni.

 

Il volume maggiore degli interventi erogati dai competence center è riconducibile al Made

 

Marco Taisch, presidente Made Competence Center

Sono 1.870 le aziende che sono state coinvolte nel processo di trasferimento tecnologico del centro del Politecnico di Milano e 56 i progetti finanziati per un totale di oltre 7 milioni di valore di servizi. Un pilastro del Made è quello della formazione. In due anni sono stati erogati 210 corsi che hanno coinvolto più di 4.000 partecipanti per un totale di 27 mila ore-uomo. «Numeri molto positivi, ma di certo incrementabili perché sono ancora molte le aziende che non hanno ben messo a fuoco l’importanza di una rapida e sostenibile trasformazione digitale, afferma Taisch. Con un mondo che cambia molto velocemente rimanere indietro nella roadmap digitale significa non riuscire a colmare il gap con i propri competitor. La trasformazione digitale non può essere completata senza formazione perché sono necessarie competenze e soprattutto una forza produttiva in grado di utilizzare al meglio le macchine intelligenti e connesse della fabbrica». La notizia del nuovo decreto firmato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy è, quindi, un’ottima notizia. «Il finanziamento non è solo il riconoscimento del ruolo svolto dai competence center, ma è anche la conferma dall’altissima qualità del lavoro che abbiamo erogato in questi quattro anni da quando di siamo costituiti», aggiunge Taisch.

 

La fabbrica digitale del Made per comprendere come sfruttare le nuove tecnologie per innovazione di prodotto e di processo

 

Un cobot Comau all’interno della fabbrica di Made Competence Center

Il competence center del Politecnico è nato per realizzare attività di orientamento, formazione e finalizzazione di progetti di trasferimento tecnologico con le aziende italiane, in particolare con le pmi, sui temi dell’industria 4.0. Un interlocutore tecnico cui le imprese possono rivolgersi per essere supportate durante la fase di transizione digitale verso una fabbrica intelligente. Ecco, quindi l’importanza di avere uno spazio dimostrativo per poter simulare la fabbrica digitale. «Per un’azienda, toccare con mano le tecnologie prima di decidere come investire in un progetto di digitalizzazione è uno dei vantaggi competitivi offerti dal Made, sottolinea Boschi. In una piccola e media impresa in cui magari la produzione è sempre stata manuale, spesso è difficile innescare la scintilla che fa comprendere il valore della digitalizzazione. Finché non vengono qui e non le sperimentano, vedendo come lavorano e cosa possono fare, non capiscono come poter sfruttare a pieno il potenziale delle macchine interconnesse».

Made 4.0 è quindi una struttura all’interno della quale una pmi può apprendere le potenzialità delle tecnologie abilitanti la smart-factory e capire come introdurle all’interno dei propri processi produttivi per aumentare l’efficienza, la produttività e ridurre gli sprechi. Nel fare questo il competence center si appoggia ai propri partner, società tra le più importanti realtà industriali, che mettono a disposizione le loro tecnologie e conoscenze per accompagnare l’evoluzione delle pmi. Nella fabbrica digitale del Made sono presenti dimostratori tramite i quali è possibile vivere le esperienze per comprendere e toccare con mano le principali tecnologie che abilitano il manifatturiero digitale. Quella dedicata allo sviluppo prodotto, per esempio, dispone di un pool di tecnologie per la completa digitalizzazione dei dati a supporto di un processo completamente virtuale, permettendo al visitatore di apprezzare come gli strumenti digitali permettano di affrontare le sfide coi cui le aziende manifatturiere devono cimentarsi per rimanere competitive nel contesto di Industria 4.0, sia per prodotti industriali che di consumo.














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