Le strategie di Siemens per la trasformazione digitale del Paese

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 di Piero Macrì ♦ La multinazionale tedesca dell’ energia e dell’ automazione si riorganizza all’ insegna dell’autonomia decisionale e della implementazione 4.0. Obiettivo riuscire a cavalcare i cambiamenti dei processi produttivi a livello globale. Parla il nuovo AD per l’Italia Claudio Picech

Autonomia funzionale e operativa. E’ da questo presupposto che nasce la nuova struttura di Siemens che andrà a regime a partire dal prossimo aprile. Le tre nuove Operating Companies – Gas and Power, Smart Infrastructure e Digital Industries – costituiscono le fondamenta della strategia 2020+ della multinazionale tedesca. Godranno di una maggiore indipendenza decisionale e saranno delle vere e proprie piattaforme 4.0, con ecosistemi d’offerta in grado di rendere disponibili soluzioni tecnologiche allineate alle esigenze di trasformazione digitale nei mercati riferimento.

E’ un assetto che avviene per fusione, la cui logica è dettata da una volontà di integrazione sistemica: Smart Infrastructure è la sintesi che nasce dalla fusione di Building Technologies ed Energy Management; Digital Industry è la nuova compagine che nasce dall’unificazione delle attuali Digital Factory e Process Industries and Drives. A fianco delle tre Operating Companies, tre Strategic Companies: Siemens Healthineers, Siemens Gamesa Renewable Energy e la pianificata Siemens Alstom, dedicate rispettivamente al mondo della sanità, all’energia eolica e dell’infrastruttura ferroviaria. Per Joe Kaeser, Presidente e Ceo di Siemens AG la riorganizzazione è la risposta per riuscire a governare la velocità e la forza dei cambiamenti che si stanno imponendo a livello globale. «Siamo convinti che questo sia il momento giusto per definire in modo sostenibile il nostro futuro. La digitalizzazione, spesso chiamata quarta rivoluzione industriale, è la più grande trasformazione nella storia dell’industria. Non saranno le imprese più grandi a sopravvivere ma quelle più capaci ad adattarsi al cambiamento».







 

Joe Kaeser, presidente e Ceo di Siemens AG
Joe Kaeser, presidente e Ceo di Siemens AG

 

Più competitivi in uno scenario 4.0

In occasione dell’annuncio della nuova organizzazione, Industria Italiana ha intervistato il nuovo amministratore delegato di Siemens Italia, Claudio Picech. Ex manager Abb, entrato in azienda nel 2014 come responsabile della divisione Energy Management, incarico che manterrà ad interim fino al prossimo aprile, Picech afferma che «La riorganizzazione permetterà di avere un’offerta più integrata, creando i presupposti per essere più competitivi in uno scenario 4.0. Stimiamo che il nuovo assetto possa contribuire a migliorare le performance complessive del gruppo generando un aumento di profitti nell’ordine del 2%». Quali le previsioni per il 2019? «Siamo nel bel mezzo della riorganizzazione e finché non andrà a regime ragioniamo trimestre per trimestre. Le premesse sono buone. Nell’ultimo quarter del 2018 – che coincide con il primo trimestre del nostro fiscal year – si sono centrati gli obiettivi e abbiamo chiuso con una crescita del 5% rispetto allo stesso periodo del 2017».

 

Claudio Picech, nuovo ad Siemens Italia
Il Big Business di Siemens Italia è Digital Industries

Digital Industries è la divisione che rappresenta il big business per l’automazione di fabbrica di Siemens Italia. «L’obiettivo è attualizzare il ruolo storico di Siemens nell’automazione industriale, consentendo alle aziende manifatturiere di migliorare la flessibilità e l’efficienza dei processi produttivi accelerando i tempi di immissione sul mercato dei prodotti”, dice Picech. L’integrazione delle due divisioni è di fatto la sintesi di un percorso che in Italia era già stato avviato sotto la guida di Giuliano Busetto, Country Division Lead Digital Factory e Process Industries and Drives di Siemens Italia. Nell’ultimo anno si era infatti creato un Digital Enterprise Team trasversale alle due divisioni, in modo da poter relazionarsi con le aziende clienti in maniera completa e integrata su tutti gli aspetti della digitalizzazione. Il Digital Enterprise Team realizza attività di assistenza Hi-Tech, progetta e implementa soluzioni di “collaborazione digitale” basate sull’intera gamma di tecnologie Siemens e crea sinergie nelle attività di servizio alla clientela e al mercato.

 

Giuliano Busetto, Country Division Lead Digital Factory e Process Industries and Drives di Siemens Italia

 

Infrastrutture intelligenti per edifici industriali, commerciali e residenziali

La creazione della divisione Smart Infrastructure è quella che più di altre modifica l’attuale assetto. «Dalla fusione di Building Technology ed Energy Management – dice Picech – crediamo possano nascere opportunità interessanti poiché saremo in grado di presentarci sul mercato con un’offerta d’infrastruttura tecnologicamente avanzata per la realizzazione di edifici industriali, commerciali e residenziali di nuova generazione: dalla realizzazione di infrastrutture elettriche ad alta, media e bassa tensione alla capacità di costruire edifici intelligenti in grado di esprimere una migliore efficienza d’insieme grazie all’utilizzo di sistemi di controllo e monitoraggio che acquisiscono e analizzano dati provenienti dalla sensoristica IoT».

Il percorso intrapreso da Siemens si traduce in una logica di sviluppo orientata alla creazione di vere e proprie infosfere digitali: di fabbrica, industriali e abitative. Il tutto, facendo leva su soluzioni e progetti che possono essere generati dalla connettività IoT e dalla conseguente analisi di dati associati a tutti quei parametri funzionali e vegetativi di uno smart building – quali aria, luce, acqua, elettricità – con l’obiettivo di una gestione intelligente dei sistemi di riscaldamento, ventilazione e condizionamento oltre che di illuminazione. Smart Infrastructure porterà sul mercato anche soluzioni di mobilità andando a valorizzare la tecnologia di automazione che può migliorare e rendere più efficiente la movimentazione di merci e persone su infrastrutture di collegamento in ambito urbano, metropolitano e nazionale.

 

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Siemens Smart Building
Incumbent e newcomers. Tecnologie legacy ed emergenti

Siemens, come la gran parte dei colossi dell’automazione industriale, si trova di fronte alla necessità di operare in un mercato tendenzialmente condizionato dallo sviluppo di soluzioni digital first. Nuove sfide che necessitano di una sostanziale rivisitazione del modo di essere sul mercato, ma che si possono tradurre in grandi opportunità in quanto significa estendere le proprie competenze ad ambiti applicativi prima inesistenti, si pensi per l’appunto a tutto quanto può essere declinato dalla logica smart x. Il cambiamento e la discontinuità cui è soggetto il mercato è pienamente ravvisabile nelle dinamiche di fatturato generate dalle differenti linee di business, quella core tradizionale e quella digitale, quest’ultima afferibile a tecnologie, servizi e progetti nati in contesti di mercato emergenti.

Una tendenza che si sta progressivamente affermando all’interno di ecosistemi smart siano essi smart building, smart factory, smart energy o a tutto ciò che attiene allo sviluppo di soluzioni che sottendono il paradigma dell’iperconnessione di cui è interprete l’Internet of Things. Su un fatturato complessivo di 83 miliardi di euro a livello globale sono 5,2 miliardi quelli che generati in Siemens da progetti nati nell’ambito di soluzioni “pure digital”, ovvero una componente che corrisponde a circa il 7% del giro d’affari complessivo. Share ancora contenuta, ma che evidenzia un tasso di crescita annua del 20%. Una tendenza che si riflette anche in Italia. Il confine tra le due diverse dimensioni di business, in virtù della stessa riorganizzazione, è destinato ad essere sempre più labile. «Nel corso degli anni sarà sempre più difficile tenere separate le due voci di fatturato. L’anima digitale andrà progressivamente ad estendersi e a contaminare i comparti più tradizionali», commenta Picech.

 

La nuova struttura organizzativa Siemens

La produttività delle imprese nazionali? Più Industria 4.0 e meno burocrazia

L’annuncio della nuova organizzazione è stata anche l’occasione per confrontarci su temi che riguardano l’innovazione e la competitività delle imprese italiane. Per Picech, le misure per favorire una ripresa della produttività sono legate non solo alla capacità di trasformazione digitale ma all’efficienza complessiva del sistema paese: «Il problema dei problemi rimane sempre lo stesso, la burocrazia, che genera una lentezza esasperante in tutti i processi amministrativi. La competitività delle imprese italiane, in particolare quelle del settore industriale, non può essere solo acquisita con un’efficienza di processo. Esiste una contraddizione tutta italiana: da un lato si continua a parlare di modernizzazione e innovazione dell’impresa (citando spesso e volentieri il paradigma di Industry 4.0), ma dall’altro il Paese continua a rimanere ostaggio della burocrazia». La sintesi di Picech è molto semplice: affinché si possano affermare reali opportunità di modernizzazione deve esistere un quadro normativo in grado di semplificare e accelerare il cambiamento.

Che la burocrazia sia un ostacolo all’innovazione lo dimostrano anche i dati raccolti nell’ultimo rapporto annuale della Banca Mondiale, Doing Business 2019.  Lo studio, riferito a 190 diversi Paesi, ha analizzato le condizioni per l’avvio di attività imprenditoriali, i requisiti per i permessi di costruzione, la capacità di erogazione elettrica, la registrazione degli immobili, l’accesso al credito, la protezione degli investitori di minoranza, il carico fiscale, il trasferimento oltre frontiera, il rispetto dei contratti e la risoluzione delle insolvenze. Ebbene, facendo una media dei diversi punteggi, alla voce facilità del fare business, l’Italia si colloca in cinquantunesima posizione. Un risultato che è inconciliabile con il ruolo che il nostro Paese dovrebbe assumere per poter competere in una dimensione globale. Un risultato, allo stesso tempo, inadatto per potere assicurare all’Italia una sostenibilità futura in uno scenario sempre più caratterizzato da una rivoluzione industriale, la quarta. Attendiamo, quindi, che una riorganizzazione definitiva, digitale, non sia solo quella delle grandi imprese industriali, ma che avvenga anche per il sistema Italia.














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