I sistemi robotizzati di Sir alla conquista della Cina e del mondo

Robot al lavoro in una linea di assemblaggio realizzata da Sir

di Gaia Fiertler ♦︎ Sir è un system integrator di Modena, ora controllato al 90% da Wolong Group, colosso del dragone leader nei motori elettrici e nei sistemi di controllo. Ora sbarca nella Cina stessa, per portare le sue competenze in un territorio che ha deciso di spingere al massimo sull’automazione. Le linee di produzione realizzate da Sir si avvalgono di macchinari forniti dai maggiori brand mondiali del settore, come Abb, Fanuc, Kuka, Comau, Universal Robot

La Cina, come è noto, è il Paese al mondo che più ha deciso di spingere su robotica e automazione. I cinesi sono ormai i principali produttori di robot industriali antropomorfi al mondo con 138mila esemplari nel 2018 (+63% rispetto all’anno precedente) e l’obiettivo di massimizzarne l’uso interno con uno stock di 473mila installati, altro record mondiale, con cui hanno tolto il primato ai giapponesi. Adesso, grazie alla partnership con Wolong Electric Group, che è il più grande produttore di motori elettrici in Cina, la modenese SirSistemi industriali robotizzati sta portando sul mercato cinese, e non solo, proprio le sue competenze di integrazione di linee automatiche e robotizzate. Oggi Sir è una realtà internazionale da 38,5 milioni di euro di fatturato, con 3.800 impianti installati nei settori dell’aerospace, automotive, plastica e compositi e general industry, con oltre un centinaio di dipendenti più altri 90 esterni tra software house e studi di progettazione che collaborano a stretto contatto. Ha anche due filiali commerciali a Gunzburg, in Baviera e a Forth Worth, in Texas, e una società di progettazione e produzione in Cina, la Sir China.

Processi di automazione industriale realizzati da Sir

Con una esperienza di oltre 30 anni, una propensione all’open innovation e il partner cinese al 90% delle quote societarie che, dal 2015, spinge sull’estero, questo system integrator punta soprattutto ai mercati stranieri, che già ora generano il 70% dei fatturati. Nei prossimi anni si vuole consolidare questo processo di crescita e ampliare la sede dagli attuali 4.500 mq a 6.500 l’anno prossimo. Secondo l’International Federation of Robotics entro il 2021 oltre 630mila robot trasformeranno le fabbriche di tutto il mondo; negli ultimi cinque anni le vendite annuali di robot industriali sono aumentate del 114% e hanno raggiunto un picco di 16,2 miliardi di dollari nel 2017.







Ma i robot antropomorfi sono solo un componente della catena di produzione automatizzata, che comprende accessori sofisticati, come strumenti prensili e sistemi elettronici ed elettrici per impianti sempre più integrati e connessi tra loro, dove una centralità sempre maggiore rivestono i system integrator, le aziende che progettano i sistemi stessi e assemblano materialmente le parti, le testano e le rimontano presso il cliente con le modifiche necessarie in tempo reale.

Impianto di saldatura robotizzata realizzato da Sir

«Noi costruiamo quello che sta intorno al robot, facciamo una sorta di sartoria tecnologica: progettiamo, programmiamo le macchine e realizziamo la linea, avvalendoci dei principali produttori di robot industriali, come Abb, Fanuc, Kuka, Comau, Universal Robot», spiega Davide Passoni, amministratore delegato di Sir, che rappresenta la seconda generazione della famiglia Passoni. Poi il lavoro del system integrator prosegue nell’assistenza post vendita che, in molti casi, prevede la progettazione e la realizzazione di ampliamenti delle linee di produzione come ulteriore fonte di business, oltre la pura ricambistica per macchinari che, in Italia, sono spesso decennali. La Sir di Modena è specializzata proprio in queste operazioni di integrazione, per linee produttive anche molto complesse con numerosi accessori per macchine e robot, e nel post vendita che rappresenta il 15% circa del fatturato.

Davide Passoni, ad di Sir

La crescita degli ultimi anni è stata favorita anche dall’ingresso di Wolong Electric che, con 18mila dipendenti nel mondo e 1,4 miliardi di euro di fatturato, le ha dato un respiro internazionale. L’azienda emiliana ha infatti quasi raddoppiato il proprio fatturato, passando dai 20 milioni di euro del 2015 ai 38,5 milioni del 2018 e, contestualmente, ha spostato la quota dell’export dal 20% all’attuale 70%. Ma chi è il partner cinese che le sta tirando la volata? Wolong Electric è il più grande produttore cinese di motori elettrici e sistemi di controllo, transformer e batterie, quotato dal 2002 alla borsa di Shangai. Fa parte di Wolong Group che, da oltre trent’anni sul mercato, ha anche una divisione di real estate e finance, copre un quarto del mercato cinese, ha otto siti produttivi in Cina, con il quartier generale a Shangyu, a tre ore di auto da Shanghai, e centri sulla ricerca tecnologica anche in Giappone, Germania e Olanda.

Robot al lavoro in una linea di assemblaggio realizzata da Sir

In Europa, con la controllata Austria ATB Drive Technology detiene il 12% del mercato europeo, dove compete con Abb e Siemens su motori elettrici e sistemi di controllo. Ha 54 società nel mondo, tra cui una partnership con Ge negli Usa sui motori elettrici a bassa tensione e, in Europa, è presente anche in Germania, UK, Serbia e Polonia. Quindi, dal 2015, parla anche italiano con la maggioranza societaria di Sir e di Oli Vibration Motor Company, altra azienda modenese acquisita anni prima da Wam Group.

Un sistema automatizzato realizzato da Sir

Ripercorriamo allora la storia di Sir nel mercato dei system integrator…

Mio padre, Luciano Passoni, oggi presidente di Sir con una piccola quota azionaria, appassionato di meccanica, nei primi anni Ottanta s’innamora anche di robotica antropomorfa, che era ai suoi esordi. Con quattro colleghi si licenzia dallo studio di progettazione dove lavorava e, insieme, aprono una nuova via. Dopo due anni di ricerca pura realizzano Tomcat, un robot antropomorfo a sei assi e passano dal garage a un piccolo stabilimento in affitto. All’inizio per la parte tecnica contano sulla notorietà di mio padre come progettista, ma presto si rendono conto che non possono competere per ricerca e sviluppo con i grandi produttori di robot e, così, virano verso la pura integrazione di sistemi automatici e robotici, settore che richiedeva comunque competenze tecniche, abilità progettuale e capacità di problem solving. Mio padre era sempre stato un appassionato di meccanica: autodidatta, di giorno lavorava in fabbrica e di sera andava “a scuola” da un progettista di soluzioni meccaniche per grandi macchinari. Poi per anni lavora in uno studio di progettazione per linee di produzione di automobili finché non ha inizio, nel 1984, la sua avventura imprenditoriale.

La sede di Sir a Modena

Qual è stato l’interesse di Wolong per la vostra azienda nel più recente 2015?

In trent’anni abbiamo sviluppato competenze ingegneristiche per la progettazione e realizzazione di complessi impianti automatici nei più diversi settori, un know-how che, ancora poco presente in Cina, ha fatto gola al capo e fondatore di Wolong Electric, Chen Jiancheng, che era in visita in Italia, premiato da EY come miglior imprenditore cinese dell’anno nel 2018. Il Gruppo cinese non è direttamente impegnato nella produzione o assemblaggio di robot, ma produce motori elettrici che possono essere realizzati in modo più efficiente su linee automatiche e integrate. L’interesse che è nato per noi è stato proprio per l’innovazione che avremmo potuto portare nei suoi stabilimenti in Cina, aumentandone l’efficienza.

Impianto realizzato da Sir operando su macchine Abb

Sembra strano, visto che i cinesi sono i più grandi produttori di robot al mondo, ma se si esclude l’area di Shanghai, nel Paese non è ancora sviluppata una cultura dell’integrazione robotica ed è anche difficile farla comprendere. Così, nonostante la lungimiranza dell’imprenditore cinese che ha colto l’occasione di acquisire con noi le competenze che gli mancavano, fino a oggi l’attività “captive” copre solo il 7-8% del nostro fatturato. Di fatto, in Cina non c’è ancora una spiccata sensibilità verso una efficienza che può arrivare fino al 95% con le nostre linee robotizzate, rispetto al più comune 60-65% di efficienza, visto che la manodopera non manca e costa ancora poco. In ogni caso la nostra società in Cina, guidata da un collega italiano, con una quarantina di tecnici, oltre ad aiutarci nella fase di assemblaggio e di assistenza tecnica, sta iniziando ad andare sul mercato autonomamente, prendendo le prime commesse.

Impianto automatizzato di saldatura creato da Sir

Alla fine che valore ha portato l’ingresso dei cinesi?

Va premesso che non c’è stato un aumento di capitale, poiché Wolong Electric Group si è “solo” sostituita al socio storico di maggioranza, che era il Gruppo Barbieri e Tarozzi di Formigine nel distretto di Sassuolo, specializzato in automazione nella ceramica. Il vero valore aggiunto è stato invece un contesto internazionale più spiccato: l’ingresso in Cina e un maggiore sviluppo in Europa (Germania, Francia, Paesi dell’Est), Usa, Messico, Brasile, Corea e Vietnam. A farci da traino, in particolare, è una società italiana che collabora con Wolong da anni, la modenese Wam Group guidata da Vainer Marchesini, specializzata nello sviluppo e produzione di apparecchiature e componenti per impianti di movimentazione e trattamento di materiali alla rinfusa. Ci ha fatto da tramite con i cinesi, organizzando l’incontro del 2015, è entrata con una piccola quota in Sir e ci sta aprendo molti varchi, essendo già presente all’estero. Con Wam, per esempio, siamo andati negli Stati Uniti, dove abbiamo stabilito la nostra filiale proprio nella sua sede in Texas. È la forza della collaborazione che inizia a dare risultati.

Sistema robotizzato di palletizzazione realizzato da Sir utilizzando robot Fanuc

Collaborare è cruciale anche nel meccanismo di open innovation che guida la digitalizzazione delle imprese. Voi come favorite l’ecosistema?

Collaboriamo con l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (Unimore), con cui partecipiamo anche a progetti internazionali, come Symplexity – Symbiotic Human-Robot Solutions for Complex Surface Finishing Operations, un progetto europeo finalizzato a semplificare i processi di lucidatura, impiegando soluzioni collaborative in cui operatore e robot condividono lo stesso spazio di lavoro mentre svolgono operazioni specifiche. Oppure Areus, altro progetto europeo per realizzare innovativi strumenti e tecnologie per ridurre il consumo energetico e l’impatto ambientale di celle e linee robotizzate. In questo caso abbiamo realizzato una cella dimostrativa per l’assemblaggio di precisione di componenti aeronautici, mantenendo la stessa qualità e produttività ma con un risparmio energetico.

Processi automatizzati di fabbrica by Sir

Disponiamo anche di un laboratorio universitario interno cui collaborano gli studenti del dipartimento di ingegneria, poiché le nostre sono commesse molto complesse, che riguardano aspetti elettrici, elettronici, di programmazione e di meccanica. Per questo lo scambio con l’università è vitale e intanto “formiamo” i nostri futuri ingegneri. Favoriamo anche l’incubazione di start-up presso di noi, perché ogni commessa ha le sue specificità e complessità, anche quando cerchiamo di fare il trasferimento tecnologico da un settore all’altro. In genere, poi creiamo rapporti di collaborazione con queste start-up, come nel caso della simulazione in 3D della linea, affidata a due giovani che all’inizio hanno lavorato con noi tramite l’università e che, ora, sono sul mercato con la loro start-up Ideativa.

Lavorate anche sulla formazione continua?

Sì, date per scontato le competenze tecniche, lavoriamo molto sull’agilità mentale, attraverso l’attivazione del pensiero laterale, perché serve flessibilità mentale, apertura e predisposizione al problem solving per ogni commessa, progettazione e installazione presso il cliente, che non corrisponde mai all’assemblaggio che avviene prima nel nostro stabilimento. E lo stesso trasferimento tecnologico che cerchiamo di fare da un settore all’altro per ottimizzare il nostro know-how richiede una forma mentis aperta. Così ospitiamo incontri anche inusuali, come con l’astronauta Nespoli lo scorso marzo per ascoltare punti di vista diversi, oppure mettiamo a disposizione i libri che legge mio padre. Da un punto di vista organizzativo, cerchiamo di far lavorare le persone in modo più trasversale, su più aspetti dell’azienda, perché è importante che il tecnico sappia relazionarsi con il commerciale e che, a sua volta, questi abbia chiare le esigenze dell’ufficio tecnico.

Sistema automatizzato di palettizzazione realizzato da Sir

Ciascuno deve sentire propria l’azienda e deve sentirsi coinvolto nell’obiettivo finale, oltre il proprio ruolo. Chiediamo infatti qualcosa di più, non vediamo l’azienda a compartimenti stagni, mentre i tedeschi hanno ancora una mentalità molto parcellizzata, con divisioni in base al compito che rallentano la risoluzione di problemi complessi. A noi invece interessano le competenze allargate che, alla fine, sono la nostra forza sui mercati, ossia questa capacità italiana, che agli altri sembra geniale, di risolvere problemi complessi con intuizioni vincenti, questa fiducia che una soluzione si trovi sempre. Credo che, alla base, non ci siano solo genialità e talento, ma visione d’insieme e un costante allenamento a essere flessibili e disponibili a trovare soluzioni nuove, oltre gli standard e le procedure, pur nel rispetto della sicurezza e della qualità. La vera sfida dell’innovazione credo sia questa: trovare soluzioni sempre più sostenibili a parità di risorse, o anche con meno risorse.

Linea automatizzata di fonderia realizzata da Sir attraverso macchine Fanuc













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