Che cosa c’è dietro l’alleanza Tim Cisco?

Tim Cisco

di Marco de’ Francesco ♦︎ Il 5g offre agli operatori telefonici la possibilità di fornire servizi molto differenziati alle aziende. Unified Domain di Cisco consente di abilitarli. Tim e Cisco lavorano anche su queste tematiche all’Innovation Hub che hanno realizzato a Napoli

Si chiama Unified Domain Center, ed è un software della multinazionale americana del networking Cisco che realizza due obiettivi al contempo: rende il 5G profittevole per gli operatori di rete mobile e sicuro per le aziende clienti, che richiedono che i requisiti di gestione degli accessi, di segmentazione e di security siano estesi alla rete pubblica. Ma come funziona il software? Da una parte consente di selezionare le applicazioni da portare in rete pubblica, dall’altra di definire filtri e disposizioni di sicurezza prima che la rete sia creata. E da una sola dashboard si controllano tutti gli endpoint aziendali. Quindi, con lo stesso sistema, si forniscono security e visibilità della rete pubblica all’impresa e si consente all’operatore di rete di monetizzare nuove funzionalità. Sulla scorta di tali importanti novità, la partnership tra il colosso di San Jose e l’operatore Tim. A Napoli Tim ha dato vita ad un hub di open innovation focalizzato su sperimentazioni in ambito wi-fi smart community, multi-cloud, industry 4.0 e cybersecurity per accelerare la digitalizzazione delle imprese italiane puntando sui nuovi servizi di rete 5G. Partner, Cisco e l’Università Federico II. Tra gli ambiti di applicazione per sviluppare casi d’uso, l’IoT, l’automazione e l’asset tracking. Ne abbiamo parlato con Paolo Campoli e Raffaello Sernicola, rispettivamente head of global service provider business per Emea (Europa, Medio Oriente ed Africa) e global service provider country di Cisco; e con Ilaria Potito, riferimento per gli hub di open innovation di Tim.

 







Le esigenze degli operatori di rete mobile e quelle delle aziende

Secondo Cisco l’avvento del 5G offre opportunità senza precedenti agli operatori di rete mobile per fornire servizi differenziati al mercato delle imprese. Per la multinazionale di San Jose gli operatori di rete mobile dovranno offrire alle aziende funzionalità nuove ed uniche anche perché le aziende richiedono servizi mobili per consentire ai propri dipendenti di connettersi in modo sicuro e affidabile alle applicazioni aziendali, indipendentemente da dove si trovino. E qui c’è un problema: le imprese hanno requisiti diversi rispetto ai consumatori. Richiedono gestione delle identità e degli accessi, sicurezza e segmentazione. I dipendenti devono godere della stessa qualità di esperienza dai propri dispositivi mobili quando non sono connessi alle reti aziendali.  Secondo un sondaggio condotto da Cisco, le imprese vogliono qualcosa di più della semplice larghezza di banda. Per Campoli «i clienti enterprise non chiedono solo quello che notoriamente una piattaforma 5G può offrire, e cioè bassa latenza (ma con onde radio ad alta frequenza, sino a 28 GHz), continuità, banda estesa, velocità elevata (quella teorica dovrebbe raggiungere valori di picco di 20Gbps; nella pratica, sarà attorno a 1,5 Gbps), iperconnettività e sicurezza intrinseca; chiedono che i criteri di sicurezza e le policy della rete privata siano estesi alla rete pubblica, quando si collegano. È questo il plus che fa veramente la differenza: le reti enterprise si stanno trasformando, automatizzando e diventano la piattaforma digitale delle linee operative; I service provider devono estendere queste dinamiche in rete 5G». E su questo elemento, come vedremo, Cisco ha impostato la sua strategia.

Sul fronte Tim, l’operatore ha già acceso il 5G a Roma, Torino e Napoli (presso il Villaggio delle Universiadi) dove ha reso disponibili i primi servizi commerciali per famiglie e aziende, per arrivare entro quest’anno in altre sei città – Milano, Bologna, Verona, Firenze, Matera e Bari – 30 destinazioni turistiche, 50 distretti industriali e 30 progetti specifici per le grandi imprese, con velocità fino a 2 Gigabit al secondo. Entro il 2021 saranno 120 le città coperte, 200 le destinazioni turistiche, 245 i distretti industriali e 200 i progetti specifici per le grandi imprese. Il 5G di Tim non è solo un’evoluzione relativa agli standard tecnologici, ma una vera rivoluzione che aprirà la strada a una nuova generazione di servizi necessari allo sviluppo digitale del Paese, che miglioreranno la qualità della vita quotidiana di clienti, cittadini e imprese in diversi settori. Tim sta già lavorando per offrire servizi sempre più personalizzati alle realtà industriali del Paese per rendere più efficienti i processi produttivi.

Le esigenze delle aziende

La strategia di Cisco per il 5G

Il valore aggiunto, secondo Campoli, non consiste solo nell’iperconnettività. L’idea iniziale era quella di portare il traffico aziendale sulla rete pubblica in modo sicuro. Per Campoli «ora soluzioni software servono a comprendere quali applicazioni in uso in azienda richiedano connettività da parte della rete: il traffico del cliente viene trasferito in modo selettivo. Quindi non si tratta, da parte dell’azienda, di chiedere sempre più banda e più velocità; ma di ottimizzare in modo intelligente, da parte dell’operatore, il transfer delle applicazioni e delle policy». Si parla di Unified Domain Center, o Udc.  Che alla fine è un software che integra enterprise e 5G e automatizza la creazione di servizi di rete 5G in modo coerente con l’automazione che avviene in ambito enterprise. Utilizzandolo, i clienti enterprise possono gestire tutti gli endpoint (e cioè i nodi per la comunicazione in rete) aziendali da una singola dashboard; definire filtri e i criteri condizionali per l’acquisizione di informazioni; aggiornare in modo dinamico le policy e le applicazioni; aggiungere disposizioni relative alla sicurezza; e altro. Dal punto di vista dell’azienda-cliente, la soluzione si adatta ai data center esistenti e si integra con altri strumenti aziendali Cisco; e la rete si configura molto facilmente, con poco impegno di settaggio. Dal punto di vista degli operatori di rete, questi hanno la possibilità di monetizzare più funzionalità di networking come servizio.

Schermata della prima pagina di Login del prodotto di Unified Domain Center

L’innovation hub di Tim a Napoli

È stato inaugurato agli inizi di aprile. È uno dei cinque hub di open innovation di Tim.  Gli altri sono a Milano, a Bologna, a Roma e a Catania. Quello di Napoli è nel polo universitario di San Giovanni a Teduccio e ha due partner particolari: Cisco e l’università Federico II. Secondo Tim, «proprio Cisco è nostro partner in questo progetto per incentivare l’open innovation in ambito industry 4.0, smart city, multi cloud e cybersecurity. All’interno della sede di Tim WCap di Napoli, Tim e Cisco hanno realizzato assieme un Innovation Hub dedicato a queste tematiche rendendo disponibili piattaforme e asset tecnologici su cui sarà possibile sviluppare e testare nuove applicazioni». Quanto all’ateneo, secondo Tim, San Giovanni a Teduccio si pone come futuro polo tecnologico, «in grado di catalizzare le idee imprenditoriali espresse in questo ambiente».  Tim WCap, dunque, è l’insieme degli hub realizzati dall’operatore di telefonia per accelerare la trasformazione digitale italiana «selezionando idee, progetti e servizi al di fuori dei confini aziendali» e «individuando start-up e pmi con soluzioni digitali innovative: l’obiettivo è quello di integrarle nell’offerta e nella tecnologia Tim».Gli innovation hub di Tim mettono a disposizione connettività, piattaforme e asset tecnologici che possono essere utilizzate dalle start-up per progettare e testare nuove soluzioni. Diventano così luogo di sintesi tra la global innovation prodotta delle grandi aziende internazionali e la local innovation generata dalla creatività delle start-up locali.

Addetti ai lavori all’Innovation Hub di Tim

Ambiti di applicazione per sviluppare casi d’uso: automazione e IoT

Continua la Potito: «Tim, in ottica Industry 4.0, ha già avviato applicazioni nel campo della robotica e dell’automazione industriale. Da dispositivi remoti come laptop e tablet si potranno gestire catene di produzione collocate in location differenti avendone il controllo in real time. Inoltre, grazie alle potenzialità della rete mobile 5G, miliardi di device e sensori applicati a cose e persone, con connessione ad altissime prestazioni, genereranno un numero sempre crescente di dati, accompagnando l’evoluzione della società digitale dei prossimi anni per applicazioni in ambito di mobilità urbana, public safety, monitoraggio ambientale e offerta turistica. Ad esempio la Smart City Control Room di Tim, con dati live visualizzati su cruscotti, analizza i dati raccolti tramite sensori connessi alla rete mobile di Tim per la gestione intelligente del traffico, dei parcheggi, dell’illuminazione e della raccolta dei rifiuti.

Secondo Cisco, «uno dei grandi vantaggi del 5G consiste nella possibilità di aumentare il grado di automazione delle aziende. Il fatto è che per connettere le macchine e i robot di una linea produttiva non occorrono più settimane: il settaggio si realizza in pochi giorni». Questo sostanziale risparmio di tempo e di soldi porterebbe le imprese a spingere sull’acceleratore in tema di automazione. È un’idea legata anche a quanto detto in precedenza in tema di categorizzazione delle applicazioni e di auto-configurazione della rete. «Stiamo sviluppando un set di demo in materia di automazione, ma anche di IoT. Dati che vengono raccolti at the edge, e cioè in prossimità della macchina che li ha prodotti; e che poi sono inviati, per una successiva elaborazione, agli Erp (“pianificazione delle risorse d’impresa”, un software di gestione che integra tutti i processi di business rilevanti di un’azienda come le vendite, gli acquisti, la gestione magazzino, la contabilità e altro) come Sap. In generale, con la velocità di connessione e con la bassa latenza, si potranno ottenere risultati importanti nella comunicazione tra applicazioni e macchine e nella capacità di seguire la produzione real time, anche in termini di manutenzione e di sicurezza».  In futuro, l’IoT “massiccio” in 5G sarà in grado di rispondere alla necessità di supportare miliardi di connessioni in una gamma di servizi diversi. Questo perché i servizi IoT richiedono una banda relativamente bassa nel caso di sensori, ma simile a quella di un telefonino quando si tratta di auto connesse. Saranno fornite “fette di rete” si service provider, che abiliteranno alle imprese sistemi di “network as a service”; saranno poi queste ultime a gestire i propri dispositivi sulla rete 5G.

Il ceo mondiale di Cisco Chuck Robbins, e il ceo di Cisco Italia Agostino Santoni

Ambiti di applicazione per sviluppare casi d’uso: asset tracking

Sempre secondo Cisco, casi d’uso potranno essere sviluppati in materia di asset tracking. Questa espressione si riferisce al metodo di tracciamento delle risorse fisiche. Normalmente, ciò avviene associando agli asset etichette di codici a barre o utilizzando tag che trasmettono la loro posizione grazie a Gps, Ble (bluetooth low Energy, tecnologia wireless che implica un consumo energetico e un costo ridotti pur mantenendo un intervallo di comunicazione simile al bluetooth) o Rfid (identificazione a radiofrequenza, tecnologia che utilizza i campi magnetici per tracciare automaticamente i tag posti sugli oggetti).  L’ultimo trend è l’utilizzo del Nfc, near field communication, un insieme di protocolli che abilitano la comunicazione tra due dispositivi elettronici, uno dei quali è un portatile come uno smartphone, quando li si avvicina entro una distanza di quattro centimetri. Il 5G consentirà di fare progressi in materia, con il tracciamento dei componenti all’interno della fabbrica e con quello dei prodotti deperibili all’esterno della azienda, una volta caricati su camion la cui temperatura interna potrà essere a sua volta monitorata dall’azienda produttrice.

Ambiti di applicazione per sviluppare casi d’uso: assistente virtuale, controllo di qualità ed esperto remoto

Si stanno già diffondendo gli assistenti virtuali, i chat bot per l’industria, software che consentono ad un operatore di interrogare una macchina o più macchine. Grazie agli sviluppi dell’intelligenza artificiale l’interazione tra uomo e macchina si sta semplificando drasticamente: i sistemi comprendono l’intento del richiedente. Secondo la Potito, grazie al 5G, ciò che prima era disponibile in azienda ora lo sarà su mobile. Altro tema sul quale sviluppare use case è quello del controllo di qualità. Lo pensa Sernicola, in riferimento alle telecamere ad alta definizione. Oggi, ad esempio, con la tecnologia a triangolazione laser, si possono acquisire migliaia di profili al secondo di un oggetto, con una risoluzione considerevole. Con questi sistemi, difetti che sfuggirebbero all’occhio umano sono subito identificati. Il controllo, col 5G, può essere realizzato anche su mobile, anche al di fuori della fabbrica.  Altro argomento è quello dell’esperto remoto. Il tema è quello della manutenzione delle macchine.  L’operatore inquadra la macchina o parti di essa con particolari occhiali intelligenti. L’esperto, grazie alle sue competenze sul tipo di impianto, dispensa real time suggerimenti su come affrontare la questione.

Raffaello Sernicola, global service provider country di Cisco













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