Agile, flessibile e micro: così il Coronavirus cambia per sempre la supply chain. Parola di Kpmg

di Marco Scotti ♦︎ Il Covid-19 accelera un processo già in atto: la logistica dell’ultimo miglio, il click and collect e l’e-commerce saranno i capisaldi della nuova catena distributiva. Un sistema che vedrà la prevalenza dei grandi soggetti, come Dhl, Maersk e Ups o di chi ha saputo cambiare il modo di consegnare le merci in città, come Deliveroo o Just Eat. Il modello Amazon, che ha trasformato per sempre il retail, diventerà l’unico modello possibile. Ne abbiamo parlato con Alessandro Manzo, Associate Partner della multinazionale della consulenza

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La disruption della supply chain era già in atto da qualche tempo. L’epidemia di Covid-19 non ha fatto altro che accelerare una tendenza. L’intero ciclo produttivo è stato profondamente modificato nel volgere di poche settimane.

La logistica dell’export, ad esempio, ha dovuto fare a meno dell’accoppiamento dei cargo con i voli passeggeri. Il punto vendita cambierà completamente pelle, l’e-commerce e il click and collect diventeranno preponderanti. Assisteremo a una trasformazione radicale di tutti i processi tradizionali cui eravamo abituati da molto tempo.







«Tutte le grandi imprese che hanno avuto successo negli ultimi anni– ci spiega Alessandro Manzo, Associate Partner di Kpmg – hanno affrontato il tema della supply chain, dagli approvvigionamenti alla distribuzione, in maniera totalmente nuova e integrata, come strumento di creazione di valore per i clienti. Amazon ha fondato la sua strategia sulla gestione logistica dei pacchi, integrata con le piattaforme e-commerce e in questo modo ha rivoluzionato il retail. Nel mondo del retail, a causa del distanziamento sociale, stiamo evidenziando un grande cambiamento nelle modalità per arrivare al cliente finale, ma che si basa, ancora una volta, su modelli che esistevano già, ma che oggi stanno crescendo a ritmi impressionanti, ovvero i modelli dell’home delivery e del click and collect, cioè prenotare la spesa e ritirarla in negozio. Ad esempio nell’alimentare, era già in atto la diffusione dei vari Deliveroo o Just Eat nella logistica dell’ultimo miglio, ma era vista come fenomeno sporadico, che stava prendendo piede, ma con forti dubbi sulla sua sostenibilità di business. Poi questo percorso ha effettivamente preso piede ed oggi, con la contingenza dovuta al Covid-19, questi elementi di disruption della supply chain sono emersi in tutto il loro potenziale».

Food delivery

In effetti, queste due modalità sono decollate con il confinamento obbligatorio degli italiani, che non hanno potuto rinunciare a fare la spesa, ma che hanno cercato metodi alternativi alle file chilometriche che si snodavano davanti ai supermercati. Anche i negozi hanno dovuto cambiare modalità di interazione, proponendo vendita online come unico rimedio contro il lockdown e lo stop al business. Anche con la ripresa, dunque, c’è da aspettarsi che, complice il distanziamento sociale che perdurerà ancora per un po’, non si potranno più visitare i negozi in maniera tradizionale.

«A nostro avviso – prosegue Manzo – il punto vendita cambierà pelle, si punterà molto su una nuova forma di esperienza “pratica ed essenziale”, perché i layout saranno ripensati e probabilmente ci saranno perfino accessi separati per chi vorrà entrare nello store e per chi semplicemente vorrà ritirare il suo pacco. Nella logistica dell’ultimo miglio, vincerà il modello dei network “metropolitani”, basati su fulfillment centers e reti di trasporto locali che, a patto di saper gestire i temi della sicurezza, dell’etica del lavoro e della sostenibilità ambientale, rappresentano probabilmente il modello vincente».

 

Come cambia la logistica

Logistica di Dhl

Sempre sul versante della logistica dell’”export”, lo stop imposto ai voli passeggeri ha cambiato un altro tassello consolidato nel mondo dei trasporti: quello dell’impiego di aerei in modalità “mista”, in cui venivano imbarcati insieme turisti e merci. In questo periodo in cui tutto è fermo, però, c’è stato un grande impatto sui cargo, che saranno però necessari per la ripartenza. «Le aziende industriali – sottolinea Manzo – si stanno rivolgendo sempre più spesso a quei player del trasporto che hanno flotte dedicate ai cargo: sono i colossi dei trasporti, quali Dhl e UPS (trasporti aerei), Maersk (trasporti marittimi)  e via dicendo, mentre un modo di fare logistica più tradizionale erogato dai forwarder che utilizzano flotte di terzi, verrà sempre meno. Per quanto concerne l’import, poi, la raccolta dei materiali e delle materie prime dai fornitori cambierà totalmente, con la gestione del trasporto di consegna che progressivamente passerà dai fornitori alle aziende ordinanti».

Rispetto al recente passato, infatti, si tenderà a internalizzare sempre più la raccolta, servirà un rapporto con un operatore di fiducia. Nel mondo della logistica distributiva, quindi, ci sarà molta più attenzione al cosiddetto ultimo miglio. Assisteremo a una contrazione degli operatori di logistica, chi ha flotte dedicate avrà un vantaggio competitivo, e vincerà «chi saprà accaparrarsi questi servizi con i grandi operatori logistici, magari sviluppando logiche di “bundling” con altre aziende – spiega ancora Manzo – con la distribuzione fatta da piccoli operatori che sostanzialmente verrà meno».

 

Una regia aziendale organizzata

Alessandro Manzo, Associate Partner di Kpmg

La supply chain post-Covid, dunque, necessiterà di una regia centralizzata più attenta. In questa nuova era economica l’asticella è stata spostata sempre più verso la finalizzazione dell’ordine e verso la consegna, un processo che è diventato tanto importante quanto la conquista di un nuovo cliente e di un nuovo ordine.

«La logistica – prosegue Manzo – è ormai una parte integrante del servizio o del prodotto. Avere una cabina di regia che ragioni all’interno delle soluzioni personalizzate sui comportamenti di acquisto dei clienti / consumatori, e che sappia fare demand e distribution planning è fondamentale. Anche sul fronte della supply chain up-stream, della produzione e degli approvvigionamenti, nel futuro prossimo bisognerà fare delle scelte per stabilire su quali prodotto e su quali linee produttive concentrarsi. E avere una cabina di regia efficace nelle strutture di pianificazione che ragioni sui possibili scenari, agendo come un ponte tra il cliente e l’azienda, tra la vendita e la produzione, tra le fabbriche e i fornitori è a mio avviso qualcosa di davvero fondamentale».

 

Niente più storia di volumi

Il futuro, dunque, vedrà la necessità per le aziende di essere camaleontiche, di capire rapidamente quale gamma portare sul mercato, di scegliere con quali fabbriche gestire i volumi. Sarà necessario saturare gli impianti in modo selettivo, senza pensare di ri-accendere tutte le linee contemporaneamente, e, di conseguenza, converrà orientare gli acquisti in modo mirato sui prodotti finiti che effettivamente si andranno a realizzare. «Gli scenari – ci racconta Manzo – ci fanno comprendere come la flessibilità sarà ancora più fondamentale. E la tecnologia potrà dare una grande mano nella simulazione della realtà aziendale in funzione delle richieste dal mercato, dei vincoli e della razionalizzazione dei costi. Oltre a considerare gli scenari economico-finanziari, inoltre, è fondamentale essere etici e coerenti, per prendere decisioni anche dure mantenendo però la trasparenza nei confronti degli stakeholder. Ci aspettiamo turbolenze almeno per i prossimi 12 mesi e ci saranno tali e tanti vincoli da seguire che ci troveremo quasi in una situazione di start-up, in cui non ci sarà uno storico a cui appellarsi per scegliere la strada migliore. Molte aziende di dimensioni contenute rischiano di chiudere, soprattutto in filiere come la moda».

Da questo punto di vista è prevedibile che molte fabbriche dovranno essere adeguate ai nuovi standard, mentre altri non avranno neanche i requisiti minimi per lavorare. Tutte le imprese, soprattutto le più piccole, dovranno per forza di cose capire quale sarà la loro capacità produttiva che potranno mettere a disposizione del mercato. «Nei prossimi mesi – aggiunge l’Associate partner di Kpmg – l’accesso ai canali di approvvigionamento non sarà semplice e scontato come prima. Per questo stiamo immaginando dei tool che gestiscano i rischi di approvvigionamento rispetto alla provenienza delle materie prime. Per evitare di minare la disponibilità e la continuità delle produzioni, sarà necessario predisporre in modo sistematico approcci di multi-sourcing, per evitare che ci sia uno stock out nonostante i volumi più bassi».

Logistica 4.0. Fonte OSSERVATORIO Contract Logistics “Gino Marchet”

 

Un nuovo rapporto con i fornitori

Quello che succederà in futuro è ancora tutto un rebus, ma le tendenze iniziano già a delinearsi. E dunque, non è improbabile immaginare un percorso di condivisione all’interno della filiera, in cui i più grandi aiutano i più piccoli anche nell’accesso al credito in modo da mantenere in vita interi comparti produttivi. «Questo – mette in evidenza Manzo – è un punto importante e critico nella ripartenza. Diventeranno molto importanti gli uffici acquisti nelle aziende, sarà fondamentale svolgere attività di sourcing strategico e scouting sul mercato. C’è una situazione di grande turbolenza e la parola d’ordine è visibilità, gestione oculata dei rischi ed etica. Bisogna avere un atteggiamento strategico soprattutto da parte delle aziende leader, che punti a mantenere attive le filiere, sostenendole con accordi quadro che fungano da garanzia per i fornitori nell’accesso al credito. Ciò in una strategia di medio/ lungo termine, in cui la capacità e la flessibilità delle filiere giocheranno un ruolo chiave nel futuro. Da questo punto di vista, in alcuni settori come quello della moda, che sono stati molto impattati dal Covid-19, le grandi aziende avranno un ruolo fondamentale, dovendo restituire ai fornitori un po’ di quanto ottenuto in passato».

 

Come cambia il magazzino

Magazzino automatizzato
Magazzino automatizzato

Quando le restrizioni imposte dal lockdown si saranno un po’ allentate, bisognerà anche capire come utilizzare il magazzino e come progressivamente eliminare il surplus di produzione. Lo stock dovrà essere smaltito, magari impiegando un controllo integrato con oculatezza per evitare l’accumulo di merce. «Ci sarà bisogno – aggiunge Manzo – di comportarsi come avviene con gli armadi durante il cambio di stagione o per un trasloco. Bisogna liberarsi velocemente degli over stock tramite politiche commerciali di smaltimento. E poi bisogna capire come gestire il capitale circolante “running”. Bisogna fare in modo che gli stock vengano analizzati con cadenza molto più frequente, cioè settimanalmente / giornalmente, in modo da intervenire in modo tempestivo e ridurre il rischio di invenduto. Inoltre, per evitare di ritrovarsi con parte dell’output prodotto confinato in magazzini della zona rossa o arancio, è necessario stabilire accordi flessibili con gli operatori logistici internazionali, per “spostare”, grazie alla loro disponibilità di location e magazzini, gli stock da un’area geografica ad alto rischio ad un’altra di minor rischio».

Un altro problema emerge se ci si appoggia su piccole strutture locali, perché quelle non riescono a reinventarsi e il combinato disposto tra restrizioni e nuova economica porterà inevitabilmente a una contrazione dei soggetti locali o delle cooperative. Serviranno operatori internazionali, dalle spalle larghe, capaci di gestire le merci in funzione della rischiosità.

 

Il ruolo delle tecnologie

Le nuove tecnologie, e questo emerge chiaramente nelle survey create da Kpmg, giocano un ruolo fondamentale. Le modalità di smart e remote working resteranno abbastanza diffuse. Le fabbriche dovranno per forza lavorare in modalità “fisica”, rispettando ovviamente il distanziamento, ma negli uffici gli spazi per lavorare in sicurezza potrebbero non essere sufficienti e la tendenza sarà sempre più quella di ricorrere al lavoro da casa. Servirebbero quattro / cinque metri quadri a persona, ma chi può garantirli? Dovremo quindi imparare a condividere informazioni virtualmente, le aziende connesse avranno ancora più una marcia aggiuntiva.

 

La micro-supply chain

Con questo termine si intende una sorta di sinonimo di sistemi produttivi locali che producono output a km zero e customizzati rispetto ai bisogni della clientela locale. Si tratta di sistemi meno rischiosi perché c’è maggiore facilità di rimettere in circolo le merci. «E questo – chiosa Manzo – sarà il modello di riferimento per il futuro prossimo, perché affronterà il tema del rischio in modo completamente integrato a quello del servizio e della disponibilità dei fattori produttivi. Quello che, come Kpmg, ci auguriamo è che a differenza di quanto fatto nel 2008, quando le aziende vennero salvate dal punto di vista finanziario, ma non da quello della loro reale competitività, si assista a una politica di reingeneering dei processi aziendali. Molte aziende che non erano mai ripartite dopo l’ultima crisi non ce la faranno a reggere l’urto. Bisogna uscire dalla comfort zone, reinventare le attività di business, ripartendo dall’organizzazione interna e da un uso molto maggiore del digitale per abbattere i silos. I nuovi modelli erano già abbastanza noti prima di questa crisi, ora sono diventati estremamente urgenti».

Acquisti e-commerce in Italia prima del Coronavirus. Fonte Osservatorio del Politecnico di Milano

 

Il tema del last mile

L’ultimo tassello della trasformazione è quello del cosiddetto ultimo meglio, un punto su cui le aziende in passato non si sono mai soffermate perché ci si appoggiava al sistema dei grossisti. «In Italia – conclude Manzo – era molto strutturato il concetto di rete fisica, ma da qualche anno dicevamo che bisognava pensare a nuovi modelli, ad esempio per quelle aree del mondo prive di strutture di retail capillari e in cui si dovranno portare le merci direttamente a casa delle persone. Ebbene, da oggi la logistica dell’ultimo miglio sarà l’arena della battaglia. È complicata, perché fatta di volumi molto bassi e frammentati: le consegne fanno fatica a essere efficienti e si scontrano con le nuove metriche di costo / opportunità legate ai nuovi modelli basati su fulfillment center di prossimità e trasporti last mile agili, veloci ed ecologici. Il “next normal” passerà certamente attraverso un rafforzamento dei temi della sostenibilità socio-ambientale. I consumatori utilizzeranno sempre più l’e-commerce e lo shopping nei canali fisici andrà calando, e per questo motivo sui modelli di logistica metropolitani si giocherà il successo».














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