di Chiara Volontè ♦︎ L’ad di Arcelor Mittal Italia all’Assemblea Generale di Federmeccanica a Taranto ribadisce che la multinazionale non può essere ritenuta responsabile per problemi che è impegnata a risolvere
«Stiamo investendo 2,4 miliardi di euro, di cui la metà per il piano ambientale. La copertura dei parchi è imponente, ma è soltanto la punta dell’iceberg di un piano che prevede 69 progetti e più di mille persone coinvolte tutti i giorni nel realizzarli. Nessuno stabilimento al mondo ha tutti questi progetti insieme. Tutti noi qui stiamo lavorando per fare di Taranto il migliore e più sostenibile stabilimento d’Europa per standard di eccellenza ambientale, sicurezza sul lavoro, tecnologie d’avanguardia, qualità del prodotto, rispetto degli individui e della comunità stessa. Taranto è una città bellissima che ha dimostrato in questi anni una grande resilienza, e se siamo qui oggi è anche grazie a questo».
Ha affermato Matthieu Jehl, amministratore delegato di Arcelor Mittal Italia in occasione dell’assemblea generale di Federmeccanica che si è tenuta proprio nella sede dell’ex Ilva (ora Arcelor Mittal Italia) di Taranto.
«Ma questo programma di investimenti e di impegno richiede tempo – ha proseguito Jehl – Tempo che ci è stato concesso in base al quadro giuridico su cui si basa il nostro contratto. Siamo impegnati a migliorare le prestazioni ambientali di Taranto e a rispettarne l’ambiente, ma non possiamo essere ritenuti potenzialmente responsabili per problemi che non abbiamo causato e che ci siamo impegnati a risolvere. Non è una questione di immunità, noi tutti qui siamo responsabili delle nostre azioni. Si tratta delle tutele legali necessarie a permetterci di realizzare il piano ambientale». Parole che ribadiscono le posizioni della multinazionale della siderurgia in merito all’articolo 46 del Decreto Crescita, che prevede la revoca dell’immunità penale per i commissari Ilva e i futuri acquirenti, e su cui il Mise ha già dichiarato di essere al lavoro per trovare una soluzione equilibrata volta alla salvaguardia dello stabilimento e dell’indotto occupazionale, e al rispetto delle decisioni adottate dai giudici.
«Vogliamo produrre acciaio in Italia, con aziende italiane, con lavoratori italiani e per questo ci servono certezze e lo sforzo di tutti – ha concluso l’amministratore delegato di Arcelor Mittal Italia – Aprirci all’esterno è fondamentale: tutti devono poter vedere cosa stiamo facendo qui a Taranto, come anche a Genova, Novi Ligure e in tutti gli altri siti italiani, e con quanta serietà stiamo rispettando tutti gli impegni presi, che sono davvero ambiziosi». Una frase che non lascia dubbi circa la volontà d’acciaio del Gruppo di rimanere nel nostro Paese.