Innovazione bottom-up, IioT e R&D: la ricetta di Schaeffler per formulare nuovi modelli di business

responsabile del competence center di Momo Schaeffler

di Piero Macrì ♦︎ La multinazionale tedesca dei sistemi di trasmissione ha innovato il mondo dei cuscinetti del cambio, riducendone l’attrito. Sulla rampa di lancio Mover, il taxi elettrico e autonomo. E in futuro…

Competere su un mercato globale implica una progressiva e costante innovazione supportata da una politica industriale di lungo periodo. Come dire, se cambiano i mercati, devono necessariamente cambiare anche le imprese, i prodotti e i modelli di business. È il caso del gruppo tedesco Schaeffler, colosso mondiale nella produzione di componenti e sistemi di trasmissione per l’automotive e di cuscinetti per il settore industriale che vanta un fatturato di 14,2 miliardi di euro. Per rispondere ai grandi cambiamenti che stanno avvenendo nel settore automobilistico la casa tedesca ha infatti definito una prospettiva di sviluppo strategico focalizzata sull’individuazione e creazione di sistemi intelligenti di mobilità urbana e interurbana.  Un esempio è lo Schaeffler Mover, un veicolo elettrico a guida autonoma, basato su tecnologia steer-by-wire e sviluppato in joint venture con la tedesca Paravan, in cui i comandi meccanici sono sostituiti da quelli elettrici. Niente più volante, piantone dello sterzo e collegamenti meccanici associati, massima ottimizzazione degli spazi interni. Mover è pensato per essere utilizzato come taxi urbano per trasportare cose o persone. Una sorta di risciò digitale che potrebbe presto diventare il prototipo della nuova mobilità. Secondo quanto affermato da Schaeffler servirà anche come piattaforma per sviluppare e industrializzare prodotti futuri di e-mobility.

Schaeffler Mover, il veicolo elettrico a guida autonoma basato su tecnologia steer-by-wire e sviluppato in joint venture con la tedesca Paravan

In Schaeffler l’innovazione è strutturale

In Germania il gruppo è secondo soltanto a Siemens per numeri di brevetti depositati: nel 2017 ne sono stati registrati ben 2.700, mentre quelli attivi ammontano a più di 30mila. La ricerca e sviluppo è distribuita in tutte le aree geografiche. Ben 22 i centri sparsi per il mondo: 12 in Europa, cinque in America, uno in Cina e due in Asia e Pacifico. Presente in Europa, in Asia e in America, Schaeffler vanta più di 60 siti produttivi: 46 in Europa, 14 in America, 8 in Cina e 5 nel Far East. La sede italiana è a Momo, in provincia di Novara, dove è stato creato il centro di competenza dei cuscinetti per fornire formazione dedicata al mercato italiano. Basi produttive, logistiche e commerciali sono presenti nell’area bolognese, nel veneto e nel torinese. Per Schaeffler Industria 4.0 vuol dire reti intelligenti che interconnettono sviluppo prodotto, produzione, logistica, clienti e fornitori. «L’attenzione – sia nell’automotive che nell’industria – deve essere sempre più volta ai prodotti connessi e allo sviluppo di soluzioni intelligenti e digitali», afferma Alessandro Massola, responsabile del competence center di Momo. Lo abbiamo incontrato a margine dell’evento “Innovare per competere. Come cambia il modello di business grazie alla trasformazione digitale” organizzato dal Digital Innovation Hub insieme all’Unione Industriale di Torino e Skillab, moderato dal direttore di Industria Italiana Filippo Astone e che ha visto il technical development manager dell’azienda tedesca tra i relatori (ne abbiamo parlato qui). «Il valore è sempre meno determinato da hardware e software – prosegue Massola – Servizi IioT stanno ridefinendo tutte le categorie di industry e rappresentano una potente leva per generare migliori prodotti, servizi e processi. L’applicazione del digitale consente infatti di gestire in modo innovativo l’intero ciclo di vita del prodotto, dalla sua iniziale ideazione alla sua immissione sul mercato».







 Come è cambiato lo scenario di mercato dell’automotive?

Essendo uno dei principali fornitori al mondo nel settore automobilistico, offriamo competenze per l’intera catena cinematica. Per soddisfare la crescente esigenza di mobilità in un modo compatibile con l’ambiente è necessario ricorrere a tecnologie efficienti. Secondo le nostre previsioni, i motori a combustione interna rappresenteranno ancora un’ampia quota di mercato anche nel 2030. La divisione automotive sta quindi sviluppando tecnologie innovative ottimizzando il suo portafoglio. L’eccellenza operativa copre componenti e soluzioni di sistema per veicoli con propulsori basati su motori a combustione interna, ibridi ed elettrici. I prodotti chiave comprendono sistemi frizione, componenti di trasmissione, sistemi valvole, convertitori di coppia, sistemi di fasatura dell’albero a camme e azionamenti elettrici. Tutte le nostre tecnologie contribuiscono in modo decisivo alla riduzione del consumo di carburante dei veicoli e al rispetto delle sempre più severe normative sulle emissioni dei veicoli. Inoltre, aumentano anche il comfort e la dinamica di guida e prolungano la vita operativa di motori e trasmissioni.

Sistema di trasmissione per veicolo elettrico Schaeffler

Quali sono le modalità attraverso le quali cercate di introdurre innovazione?

Sono due le logiche con cui Schaeffler sostiene l’innovazione: una di tipo top-down, l’altra di tipo bottom-up. Nel primo caso, il tutto ha origine all’interno dei centri R&D dove si cercano di individuare nuovi materiali, trattamenti superficiali, geometrie di prodotto e tecnologie di lavorazione che vengono via via acquisiti a livello di prodotto, implementati e infine rilasciati sul mercato. Nei nostri centri di ricerca si lavora cercando di interpretare i bisogni del cliente così come di anticiparne di nuovi. Il fine è ovviamente l’acquisizione di un vantaggio competitivo. Arrivare a ridurre del 2% l’attrito all’interno dei cuscinetti del cambio comporta per esempio un risparmio energetico di straordinaria rilevanza. Lo stesso si può dire per quanto riguarda il sistema di trasmissione della lavatrice: passare da cinghia a sistemi direct-drive si traduce in un indubbio vantaggio energetico. In entrambi i casi è implicita l’innovazione di prodotto per creare valore di mercato. L’innovazione bottom-up è quella che nasce dal mercato, da quanto viene sollevato dalle esigenze di particolari di clienti che non possono essere completamente soddisfatte con l’attuale catalogo e che quindi richiedono un riadattamento del disegno del prodotto, in termini di dimensioni, di lavorazione, di trattamento termico o di variazione della morfologia.

 

Cuscinetti Schaeffler

Un esempio di innovazione bottom-up?

Una delle sfide su cui ci siamo misurati è arrivata dai grandi del food & beverage che ci hanno chiesto di avere un materiale che permettesse di lavorare – con una capacità di carico comparabile a quella attuale – in ambienti sanificati a 180 gradi con perossido di idrogeno al 20%. Ebbene, qualunque tipologia di acciaio, titanio compreso, non sarebbe stata compatibile. Nessuna soluzione riusciva a soddisfare quelle richieste. Alla fine siamo riusciti a progettare tre diverse tipologie di acciaio con le caratteristiche tecniche corrette. In questo modo sono state soddisfate specifiche esigenze e allo stesso tempo si è reso disponibile un acciaio innovativo da offrire a tutto il mercato F&B e dell’automazione industriale. Aziende che trattano bevande gassate, succhi d’arancia, latte – insomma tutte le sostanze che si possono annoverare come altamente corrosive per i componenti meccanici – hanno oggi la possibilità di avvalersi di componenti performanti e resistenti alla corrosione.

Cosa può insegnare il modello Schaeffler alle Pmi italiane?

Possiamo insegnare il metodo tedesco che significa avere una forte organizzazione e focalizzazione sul risultato finale e una politica di respiro decisamente più lungo. Non si può ragionare su un orizzonte temporale di soli cinque anni. Alle tante aziende che volgiono diventare nostro fornitore chiediamo sempre di sapere la rodmap di sviluppo. Che non può essere, come talvolta ci viene detto, il 2021. Quella è una data che deve essere già stata pianificata. Si deve ragionare su tempi decisamente più lunghi. L’industria italiana dovrebbe credere di più in sé stessa. Ha i numeri per spaccare. Deve credere e avere delle politiche di lungo periodo, essere disposta a combattere sul mercato in modo intenzionale e non in modo passivo. I tedeschi sono forti e bravi ma quando esci dalla procedura sono morti. Noi italiani con la nostra architettura spontanea, costosa ma in tante situazioni molto efficace, ce la siamo sempre cavata. Qualcosa vorrà pure dire.

Alessandro Massola, responsabile del competence center di Momo Schaeffler

In quale viene da voi interpretata l’Industrial Internet of Things?  Big data e IioT possono consentire la formulazione di nuovi modelli di business?

Le basi tecnologiche per l’IioT sono sistemi smart sensorizzati che, opportunamente connessi, massimizzano le possibilità di produzione autonoma e di funzionamento ottimizzato dell’impianto. Nella nostra logica, macchine, sistemi, logistica e prodotti comunicano e cooperano direttamente tra di loro, proprio come fanno le persone. Dotati di sensori, elettronica e attuatori, prodotti e componenti forniscono i dati necessari per l’analisi dei big data per aumentare l’efficienza dei processi industriali e offrire servizi innovativi basati sui dati. Esiste un’ampia gamma di componenti e soluzioni software che consentono la misurazione e l’interpretazione di grandezze fisiche durante il funzionamento della macchina. Il tutto dà la possibilità di generare dati per realizzare macchine e sistemi intelligenti. I componenti chiave per tutte le soluzioni Industry 4.0 sono la competenza meccanica e la comprensione dei sistemi, che vanno nella generazione di modelli e nell’interpretazione dei dati operativi, dando così origine a un valore aggiunto che per il cliente può essere la premessa per un diverso modello di business.














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