Viaggio dentro Sinermatic (Ima)

di Felice Meoli ♦︎ Da 200 dipendenti a più di 1.200 in 10 anni, mentre il fatturato aggregato passa dai 20 milioni a 235. Tutti i particolari sul network di aziende partecipate da Ima, nel cuore della packaging valley emiliana

In dieci anni ha decuplicato fatturato e addetti. Avviato nel 2009, oggi ha un volume d’affari di 235 milioni di euro e supera i 1.200 dipendenti. Ma non è un’azienda, bensì un network di 32 realtà organizzate in 7 divisioni, specializzate nel settore delle macchine automatiche, in grado di offrire un servizio completo. Queste aziende sono tutte partecipate tra il 20 e il 30% da Ima, il colosso del packaging guidato da Alberto Vacchi, che una decina di anni fa decise di dare supporto ai suoi fornitori più strategici, in difficoltà per le conseguenze della recessione globale.

L’ingresso di Ima nel capitale di queste aziende ha offerto fiducia, solidità finanziaria e volumi maggiori di produzione, e non solo ne ha preservato la storia ultradecennale ma ha avviato un circuito di collaborazione che ha permesso una crescita esponenziale delle aziende capo-filiera, oggi all’avanguardia nei rispettivi settori di competenza. Conquistate da tale politica, negli ultimi anni queste realtà hanno replicato il modello che la stessa Ima aveva portato avanti con loro, dando vita a una costellazione strutturata di imprese che sta continuando a espandersi, grazie alla diffusione ramificata delle esperienze e delle competenze. E oggi questo network si è dotato anche di un brand, che prende il nome di Sinermatic, che ne rafforza coesione e competitività, e le pone in prima linea sui mercati nazionali e internazionali.







 

La filosofia del network

Andrea Zaccari, ad Logimatic

«Lavorare in gruppo e in sinergia è possibile solo se giochi a carte scoperte, perché se tu sai che carte ha in mano il tuo collega e avete un’unione di intenti, probabilmente tutti e due giocherete per vincere insieme la partita: questo si traduce in un grande gioco di squadra». Andrea Zaccari, presidente e amministratore delegato di Logimatic, riassume così la filosofia sottesa a questo gruppo di aziende che ha iniziato a delinearsi nel 2009, quando la morsa della crisi economica stava mettendo a rischio la sopravvivenza delle piccole realtà aziendali presenti nella cosiddetta Packaging Valley, il distretto emiliano che produce macchine automatiche per l’impacchettamento. Tra queste alcune appartenenti alla filiera di Ima, che prese allora la decisione di entrare nel capitale dei suoi fornitori più strategici. Dieci anni dopo si è sviluppata una costellazione strutturata di imprese, a cui Ima non fa parte direttamente, che vede due aziende capo-filiera: Logimatic, per l’appunto, che si occupa dell’assemblaggio delle macchine e Iema, che invece per le macchine automatiche, si occupa di tutta la progettazione e la realizzazione degli impianti elettici, ultimando il proprio lavoro nella messa in servizio presso il cliente finale.

 

Il ruolo di Ima

Sia Logimatic che Iema hanno una storia ultradecennale. La prima nasce da uno spin off di un’azienda fondata nel 1973 che già montava macchine per Ima. La seconda prende avvio nel 1979, in cantina, con tre soci, avviandosi a fornire gli impianti elettrici per tutte le macchine automatiche dell’area bolognese. Nel 2009 Logimatic fatturava 4 milioni di euro, Iema raggiungeva i 3,6 milioni. Oggi la prima tocca i 40 milioni di euro di ricavi, la seconda, di milioni, ne fattura 35. Nel mezzo, lo spartiacque della crisi. «Nel 2009 il mercato era completamente in stallo, c’erano gravi problematiche. Nessuno ci dava credito – dichiara Zaccari – Noi lavoravamo al 70% per Ima, che quindi poteva fare due scelte: lasciarci chiudere o darci supporto». Fu presa la seconda strada. Renzo Ferrari, fondatore e amministratore delegato di Iema, afferma: «Da artigiano stavo crescendo giorno per giorno, ma da quando ci siamo messi insieme a Ima siamo cresciuti in maniera esponenziale. Ad oggi il gruppo elettrico è composto da più di 500 persone tra dipendenti diretti e quelli delle aziende cui partecipa, la rete è stata fondamentale per una crescita esponenziale, e vorrei aggiungere che tali risultati si ottengono solo grazie al frutto di forti sinergie, cui i requisiti fondamentali sono appunto la stima, la professionalità e aggiungo l’amicizia».

 

I driver della crescita

Renzo Ferrari, fondatore e amministratore delegato di Iema

Consolidare i rapporti con i fornitori è stata una delle chiavi di volta della crescita di Ima, che è passata nell’ultimo decennio da 500 milioni a 1,6 miliardi di euro di fatturato. Lo stesso è avvenuto per i loro nuovi soci, che ne hanno beneficiato sotto molteplici aspetti. Il credito, innanzitutto: «Avere un colosso di questo tipo nel capitale sociale ha fatto pensare alle banche: se loro hanno investito in queste aziende, sicuramente sono aziende che possono essere sane e rientrare degli impegni presi. Fino al 2009 eravamo noi a cercare le banche, ora sono le banche che cercano noi. È stata una cosa incredibile», riconosce Zaccari. Altrettanto importante è stato l’ampliamento dei volumi di produzione. «Io lavoravo già con due aziende poi acquistate da Ima, cioè Corazza e Bfb – dichiara Ferrari – Dopo l’accordo, abbiamo analizzato anche le forniture per tutte le altre divisioni». Solidità finanziaria e un orizzonte produttivo anche triennale: due elementi che hanno dato agli imprenditori la necessaria fiducia per concentrarsi su quello che sapevano fare meglio, favorendo gli investimenti per il miglioramento continuo della loro competitività. «In questi anni Ima ha diversificato le sue produzioni, e dalle macchine per il confezionamento di tè e prodotti farmaceutici è passata a tanti altri mercati. Uno dei driver di crescita fondamentali è stato quello di aprire le nostre produzioni a tipologie di macchine completamente diverse, e per fare questo ci siamo dovuti adeguare, siamo dovuti diventare per forza competitivi nell’affrontare anche macchine con differenti caratteristiche», afferma il numero uno di Logimatic.

 

I progetti di frontiera

Tra le esperienze di innovazione più interessanti promosse dalle aziende del network c’è senz’altro Wires, acronimo di WIring Robotic SystEm for Switchgears experiment, progetto inquadrato all’interno della piattaforma Echord++, nell’ambito del settimo programma quadro dell’Unione Europea. Protagonista è Iema che, in collaborazione con l’Università di Bologna e la Seconda Università degli Studi di Napoli, si è posta l’obiettivo di creare robot capaci di manipolare connessioni all’interno dei quadri di comando. «Questo è il futuro del nostro settore: automatizzare quello che due o tre anni fa sembrava impossibile», dice Ferrari. Nello specifico il team di ricercatori punta all’automazione del processo di cablaggio dei quadri elettrici attraverso lo sviluppo di un pacchetto software e di un apposito sistema robotico. Il software si occupa di estrarre e ottimizzare le informazioni necessarie alla sequenza di cablaggio direttamente dal progetto del quadro, interfacciandosi con l’infrastruttura informatica. Il dispositivo robotico è composto invece da un manipolatore industriale equipaggiato con strumenti dedicati alla connessione e alla stesura dei cavi, ed è guidato dalle informazioni fornite dalla componente software. Secondo le stime il processo di robotizzazione dell’assemblaggio delle macchine automatiche consentirà di ridurre del 40% il tempo di cablaggio, aumenterà il volume di produzione e l’efficienza del processo, e abbatterà il time to market.

 

Le aggregazioni di secondo livello

Presidente IMA_S.p.A
Alberto Vacchi, Presidente e ad Ima

Lo sviluppo dimensionale che le aziende capo-filiera hanno vissuto in prima persona, e che oggi permette progetti di frontiera come quello appena descritto, ha convinto queste realtà a replicare il modello che Ima per prima aveva avviato con loro poco più di un decennio fa. E così negli ultimi anni sia Logimatic che Iema sono entrate nel capitale dei propri rispettivi fornitori, dando avvio a una serie di ramificazioni societarie che Ima definisce “aggregazioni di secondo livello”. Logimatic oggi partecipa con quote di minoranza altre 11 realtà: 3T, Stama, Off. Ga.Me East, Rosi, Sil.Mac, Self Utensili, Blq, Bacciottini Meccanica, Intenso, La.co. e St4, e detiene quote di maggioranza di tre realtà: Comatic, Masterpiece e Fbe. Iema invece controlla Epsol, azienda di Ozzano, il cui amministratore delegato è Daniele Ferrari, che lavora direttamente per Ima, ha partecipazioni in Costal, Siger, Mg Electric, Revotec, Timage, Ga.Me East, e una piccola quota anche nella stessa Logimatic. Nel gruppo è presente anche Deltos, società ferrarese che Iema ha rilevato e rilanciato quattro anni fa, con la guida dell’amministratore delegato (e managing director di Iema) Franco Ferrari, contribuendo al necessario ricambio generazionale e all’avvio di nuovi accordi internazionali, come quello con la Iema US, che punta invece all’espansione nel mercato americano.

Secondo Zaccari, presidente e amministratore delegato di Logimatic, ma anche legale rappresentante di Masterpiece, presidente del Cda di La.Co., membro dei Cda di Sil.Mac, 3T, Intenso, Comatic, Rosi, Self Utensili e Blq, e delegato aggiunto della filiera Elettronica e Meccatronica di Confindustria Emilia, «la condivisione della catena del valore è molto importante, il valore deve essere distribuito. Una rete di imprese è facile da costituire: la si fa in Camera di commercio. Qui invece ci siamo scambiati le quote societarie, c’è un livello superiore di condivisione». Tale modello di condivisione prevede un punto fermo: le aziende del gruppo hanno diritto di prelazione al lavoro alle condizioni di mercato. E così come previsto con Ima, anche le aziende del network non lavorano in nessun caso per un unico cliente. «Le aziende devono essere altamente competitive, perché altrimenti il lavoro non viene assegnato. Per cui tutti i nostri soci rimangono sempre attenti sugli investimenti, sulle macchine da comprare, sulle tecnologie, altrimenti perderebbero competitività. Lavorare solamente per un cliente mette a rischio l’essere frizzanti dal punto di vista imprenditoriale e commerciale, il nostro gruppo invece incentiva a lavorare anche per altri, addirittura competitor. In caso contrario avremmo un problema», dice Zaccari.

 

La diffusione delle competenze

Ima: linea in isotecnia per la ripartizione in asettico di prodotti liquidi

All’interno del network Ima ha fatto scuola. Tra gli obiettivi di Logimatic e Iema c’è quello di elevare culturalmente le aziende più piccole, così come il loro principale cliente e partner ha fatto negli ultimi anni. Nel gruppo, partecipata a livello paritario da Logimatic e Iema è presente infatti Blq, una società che aiuta le realtà più piccole negli acquisti centralizzati, nell’aumentare gli standard qualitativi, nella ricerca di personale. Insieme vengono realizzati accordi quadro per diffondere il potere di acquisto dei soggetti di maggiori dimensioni ed è stato predisposto uno standard curriculare comune per le nuove assunzioni. Una Academy di gruppo gestisce in maniera integrata la formazione. E anche le emergenze vengono affrontate in modo congiunto. Dalla semplice fornitura di mascherine per la crisi Covid, fino ai sistemi di riconoscimento e monitoraggio con Qr-Code delle condizioni sanitarie dei dipendenti, sviluppati ad hoc dagli ingegneri informatici di Logimatic e messi a disposizione di tutte le aziende del gruppo. Dal punto di vista produttivo e commerciale, invece, la volontà è quella di muoversi come un’unica grande azienda in grado di rispondere a tutte le esigenze nella realizzazione di una macchina automatica, affinché il cliente possa appoggiarsi a 360 gradi sul network. Sia che abbia bisogno solo di un ingranaggio, sia invece che necessiti di una macchina completa.

 

L’importanza del brand

Da qui l’introduzione, due anni fa, del brand “Sinermatic, che ha sostituito la dicitura informale di “affiliated companies”, che ha permesso al gruppo delle 32 società di presentarsi nelle fiere, per esempio, con una propria identità. Un’identità la cui costruzione non si riflette solo all’esterno, ma anche e soprattutto all’interno, attraverso il consolidamento, dopo la creazione dei legami societari, delle relazioni dirette personali. Dice Ferrari: «Il brand è stato voluto da noi stessi perché dovevamo fare qualcosa per incontrarci e parlarci fra di noi, conoscerci e capire quello che fanno anche gli altri. Questo ci fa crescere insieme e permette di far emergere nuove opportunità». Negli anni ’90 Iema ha attraversato un rinnovamento della propria compagine sociale. Dopo l’uscita dei soci originari, Ferrari ha condiviso il proprio progetto con nuovi professionisti, anche in funzione dei cambiamenti che stava attraversando il mercato. Un passo non sempre semplice per l’imprenditore affezionato alla propria realtà, ma indispensabile in vista di una più grande progettualità. «Vuol dire togliere una parte di sé stessi per darla all’azienda. Bisogna rinunciare a una mentalità che noi artigiani spesso abbiamo». Mutatis mutandis è quello che oggi sta avvenendo all’interno di Sinermatic, in cui sulla base di una comunione di intenti e di un obiettivo di crescita condiviso, e soprattutto di una necessaria fiducia interpersonale, si è creato un meccanismo virtuoso di crescita e di sviluppo. «I valori umani sono essenziali – dice il fondatore di Iema – Noi lavoriamo ma siamo anche amici, il rapporto umano è importantissimo, ci ho sempre creduto e ci credo tuttora». C’è bisogno, certo, di un’adeguata apertura mentale, che nelle lande emiliane regine della cooperazione ha trovato e trova un terreno più fertile che altrove.

[Ripubblicazione dell’articolo delll’1/10/2020]














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