Il motore del digitale gira, ma rischia di perdere potenza

lavoro robot o umani

di Nicola Penna ♦ L’industria ICT cresce a un tasso quasi doppio del Pil, ma le previsioni sono state riviste al ribasso e i segnali positivi sono tutt’altro che acquisiti. Marco Gay, Presidente di Anitec-Assinform lancia l’allarme: è necessaria la continuità dei programmi nazionali per l’innovazione, come Impresa 4.0, che nella manovra non si vede. Il mercato italiano Industria 4.0 ha sfiorato l’anno scorso i 2,2 miliardi di euro, in crescita del 19,3%. Il quadro completo del settore e le previsioni nello studio  “Il Digitale in Italia” 

Produttori di software, sistemi e apparecchiature, fornitori di soluzioni applicative e di reti, fornitori di servizi a valore aggiunto e contenuti connessi all’uso dell’ICT ed allo sviluppo dell’Innovazione Digitale. E’ un comparto che in Italia vale oggi 68.722 milioni di euro, ma soprattutto è protagonista di una crescita spedita, sull’onda del trend mondiale della trasformazione digitale. Un comparto che riveste un ruolo strategico molto più ampio nel processo di innovazione del Paese e di tutti i settori produttivi, compresa la manifattura industriale, ma che potrebbe perdere colpi e forza nei prossimi anni, pur continuando, anche se anche se a un ritmo meno sostenuto, la sua progressione. Le previsioni formulate solo lo scorso giugno sono stati infatti riviste al ribass: dal +2,6% al +2,3% a 70.286 milioni sull’onda di un quadro economico in rallentamento, mentre le crescite stimate per il 2019 (+2,8%) e per il 2020 (+3,1%) appaiono sempre più legate alla continuità dei provvedimenti di incentivazione come Impresa 4.0, al rilancio della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e all’inclusione digitale delle piccole imprese.

 







Un esempio della dinamica positiva: nel 2017, il mercato italiano Industria 4.0 ha sfiorato i 2,2 miliardi di euro, in crescita del 19,3%. La crescita maggiore si è registrata per i sistemi industriali connessi e intelligenti (+20,7%) – Additive Manufacturing, stampanti 3D e Advanced Manufacturing (sistemi industriali già connessi e sistemi robotici/o automatizzati) – seguiti dai prodotti e servizi ICT (+18,1%) con Industrial Internet, Cloud, Cybersecurity, Big Data e Analytics, sistemi e servizi per integrazione orizzontale e verticale, software di simulazione in 3D e la realtà aumentata e virtuale. Per il futuro è attesa una forte crescita dell’AI e della componente cobot. E’ evidente che se la manovra economica taglierà programmi nazionali per l’innovazione, ci saranno conseguenze allargate per la frenata nella crescita del settore.

 

Marco Gay_Vicepresidente Esecutivo Digital Magics_web
Marco Gay, Presidente di Anitec-Assinform

“Il Digitale in Italia”

E’ questo il quadro delineato dallo studio “Il Digitale in Italia” realizzato da Anitec.AssinformAssociazione Italiana per l’Information and Communication Technology (ICT) – aderente a Confindustria e socio fondatore della Federazione Confindustria Digitale – in collaborazione con NetConsulting cube, presentato a Roma al convegno Digitale per Crescere – Innovazione, Crescita, Trasformazione. Ad esso hanno  partecipato  centinaia di imprenditori per fare il punto sulla crescita e la trasformazione digitale in Italia e proporre soluzioni per il futuro del Paese.

Per i dati complessivi e per l’andamento dei singoli comparti rimandiamo al box a fondo pagina. Per le considerazioni che se ne possono trarre, valgono le parole del Presidente di Anitec-Assinform, Marco Gay:  «Investire nel digitale è, già oggi, la risposta più efficace e concreta per innalzare la produttività del nostro Paese e creare nuovo lavoro attraverso l’innovazione. L’industria ICT cresce a un tasso quasi doppio del Pil, e i digital enabler sono le materie produttive che fanno sviluppare anche le industrie tradizionali, in una filiera innovativa dalle startup alle Pmi   fino alle grandi aziende. Ma nulla è acquisito: serve la continuità dei programmi nazionali per l’innovazione, come Impresa 4.0, non la loro riduzione a vantaggio della spesa corrente. Siamo preoccupati e delusi dalle prime risultanze di una legge di bilancio che non sembra avere l’innovazione fra le sue priorità: i tagli a investimenti, ricerca e sviluppo, competenze innovative, danneggiano non solo il nostro settore ma tutta l’industria e, con essa, l’Italia».

 

Quindi i segnali positivi sulla digitalizzazione del Paese, pur consistenti, sono tutt’altro che acquisiti. Secondo Gay «L’aggiustamento delle previsioni per il 2018 è un segnale: il trend rimane positivo, ma gli effetti del rallentamento dell’economia e dell’instabilità finanziaria si sono fatti sentire sugli investimenti. Lo stesso quadro macroeconomico nazionale risente più che in altri paesi dell’effetto di squilibri e inefficienze che proprio il digitale può risolvere. Investire nella trasformazione digitale è un’esigenza per il Paese, non un mantra del nostro settore; è la risposta più sostenibile per una crescita duratura, affrontando in modo strutturale la sfida della competitività attraverso l’innovazione di processi, prodotti e servizi. Sino a pochi anni fa il Paese- rileva Gay – ha rischiato di subire la trasformazione digitale per carenza di investimenti. Oggi non è più così. Ma se non acceleriamo sprecheremo un’occasione irripetibile.»

«Non c’è da mettere in moto una macchina ferma  – aggiunge Gay -, ma di dare più velocità a una macchina già in movimento. Non solo è ripresa la domanda di digitale, ma ne è migliorata la qualità, grazie al peso crescente delle componenti più evolute. IoT, Cybersecurity, Cloud, Big Data, Servizi Web e Mobile Business, sono cresciuti nel loro complesso del 16,7% nel 2017 e promettono, a condizioni costanti, di crescere del 16,5% medio annuo sino al 2020, trainando l’intero mercato, a partire dal software e dai servizi generati in Italia, a tutto vantaggio dell’innovazione di prodotti, servizi e processi.»

 

digital transformation

La continuità dei programmi nazionali per l’innovazione è essenziale

Secondo lo studio “Il Digitale in Italia”, a parità di condizioni di investimento rispetto alle attuali, tutti i settori, tranne la PA Centrale e Locale, continuerebbero ad investire nel digitale, con punte del 6,5% nelle Utility e attorno al 6% nelle filiere che integrano Industria, Distribuzione e Servizi, mentre Banche, Assicurazioni/Finanza e Trasporti, progredirebbero del 5%, la Sanità del 3,1% e i settori delle Telecomunicazioni e dei media del 2,2%. Per l’industria, in particolare, gli investimenti in tecnologie 4.0 dopo aver sfiorato 2,2 miliardi nel 2017 crescerebbero a 3,7 miliardi nel 2020 a un tasso medio annuo 2017-2020 del 19,2%, più alto (19,6%) per i sistemi industriali e leggermente più basso (18,9%) per i sistemi ICT, con un picco di crescita nel 2018 del 22,3% per i primi e del 21% per i secondi.

 

 

«Sono previsioni che scontano però la continuità sostanziale dei programmi nazionali per l’innovazione e che, proprio perché hanno dato risultati concreti, non dovrebbero subire ridimensionamenti come invece constatiamo dalle prime notizie sulla manovra di bilancio» sottolinea Gay. « Siamo preoccupati e delusi. Sorge il dubbio che l’innovazione non sia in cima alle priorità del Governo: dimezzati gli incentivi di Impresa 4.0 e quelli in ricerca e sviluppo, cancellato il superammortamento, scomparsa istruzione e formazione digitale dalle priorità pubbliche.  Con Confindustria digitale avevamo proposto misure per la crescita digitale come l’iperdeducibilità della spesa per software, sistemi e servizi IT in cloud; l’innalzamento della defiscalizzazione del capitale di rischio in startup, pmi innovative e open innovation; la semplificazione in chiave digitale della PA. Non sembra esservi traccia di queste misure. Abbiamo davanti sfide industriali e sociali epocali, basate su tecnologia e globalizzazione, e non possiamo affrontarle e vincerle se non con un piano di politica industriale per l’innovazione italiano ed europeo. La manovra deve essere non solo credibile per Bruxelles o i mercati ma sostenibile per chi lavora e produce in Italia e per le generazioni che lo faranno dopo di noi. Il digitale è la nostra occasione per crescere, come aziende, come cittadini, come Paese. Non possiamo sprecarla e auspichiamo che la politica non si tiri indietro sulla promessa di fare dell’Italia una smart nation».

 

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Il Presidente di Confindustria Digitale Elio, Catania

 

Alle parole di Gay si aggiungono quelle del Presidente di Confindustria Digitale Elio Catania: «Siamo molto preoccupati. Nella legge di bilancio manca una visione organica di un Paese che cambia e cresce utilizzando l’innovazione e i processi di trasformazione digitale. Stiamo parlando della più importante opportunità che abbiamo di fronte per creare nei prossimi tre anni oltre 800mila nuovi posti di lavoro legati alle competenze digitali, mentre occorre riqualificare almeno altrettanti lavoratori a rischio di obsolescenza professionale, con un impatto sulla crescita del Pil di almeno ½ punto l’anno».

 

rete cisco

 

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Dati di sintesi Rapporto Anitec-Assinform “Il Mercato Digitale in Italia” 2018

 Un mercato che ha ripreso a crescere

Dopo un incremento del 2,3% nel 2017, a 68.722 milioni di euro, il mercato digitale italiano promette di crescere ancora: del 2,3% nel 2018, del 2,8% nel 2019 e del 3,1% nel 2020. Queste ultime proiezioni scontano la continuità dei piani nazionali di stimolo all’innovazione e da qui al 2020 indicano un tasso medio annuo composto di crescita (TCMA) dell’intero mercato del 2,7%.

I Digital Enabler spingono e migliorano la qualità della domanda

La progressione attesa (in costanza di condizioni) combina due dinamiche: contenuta per l’area dell’ICT più assestata (TCMA 2017-2020 al +0,9%) e molto vivace per quella più innovativa, quella dei Digital Enabler, (+16,5%), con l’IoT, il Cloud, la Cybersecurity, il Mobile Business, e così via. I Digital Enabler – già inclusi a seconda della loro natura “merceologica” nel software, nei servizi e nell’hardware – pesano molto di quanto appare “contabilmente” (1/6 del mercato), perché oramai stimolano e orientano la domanda dell’intero mercato.

 

Software, Servizi ICT, Contenuti e Digital Adv sostengono la crescita

Il comparto dei Servizi ICT, che nel 2017 ha raggiunto 11.057 milioni di euro, promette una crescita sostenuta (TCMA 2017-2020 del 5,3%), grazie alla spinta dei servizi di Sviluppo, System Integration e Consulenza (legati all’adozione di nuovi strumenti e soluzioni), sia della forte dinamica dei servizi Cloud (TCMA 2017-2020 al +20,3%). Sempre a parità di condizioni, il progresso atteso dal comparto Software e Soluzioni ICT è ancora più sostenuto (TCMA 2017-2020 del +7,3%), ed è riconducibile in primis ai prodotti applicativi IoT, Big Data e Social, al Middleware e alle componenti di IT Management & Governance, Information Management e Security. Tra i motori della crescita del mercato digitale sono poi i Contenuti e la Pubblicità Digitali (TCMA 2018-2020 del 7,7%), trainati dai contenuti di intrattenimento

Luci ed ombre per Dispositivi & Sistemi e Servizi di Rete

Le dinamiche complessive del mercato sono rese un po’ meno brillanti dalla crescita contenuta dei Dispositivi e Sistemi e dal calo dei Servizi di Rete. I Dispositivi e Sistemi (TCMA 2017-2020 del 2,2%) dovrebbero risentire della crescita dei servizi IaaS e di un rallentamento trasversale a PC, stampanti e tablet, contrastato però dalle performance delle componenti associate ai nuovi paradigmi digitali, dai server di fascia alta agli apparati storage e di networking, ai dispositivi mobili (+8,3%) e ai dispositivi indossabili (Wearable, +29%). Nei Servizi di Rete (TCMA 2017-2020 del -2,2%) frenano sia quelli di rete mobile, soprattutto nella componente di fonia, sia quelli di rete fissa, rallentati dal calo dei servizi di fonia. Crescono invece i servizi di connettività e di trasmissione dati legati al Cloud e alle applicazioni mobili.

 

Il Piano Impresa 4.0 se continuato, potrebbe stimolare oltre 10 miliardi di euro di maggiori investimenti privati
Le filiere trascinano i settori più dinamici della domanda

Tutti i settori, tranne la PA, hanno fatto registrare un incremento della domanda digitale nel 2017, atteso accelerare da qui al 2020. Sempre a costanza di condizioni, il tasso medio annuo di crescita (TCMA) 2017-2020 della domanda business sarà del 4,3%, (contro il +0,6% della domanda consumer) con punte del 6,5% nelle Utility e attorno al 6% nelle filiere che integrano Industria, Distribuzione e Servizi, grazie a progetti guidati soprattutto da IoT, Wearable, AI/Cognitive e Big Data. Seguiranno con oltre il 5% Banche e Assicurazioni/Finanza e Trasporti, con focus prioritari su Mobility, AI/Cognitive e Security (nelle assicurazioni anche IoT e Big Data).

I cambiamenti di contesto dovrebbero rallentare gli investimenti in ambito Telco/Media, che manterranno tuttavia dinamiche apprezzabili (+2,3% il TCMA 2017-2020) con focus su Cloud, Security e Big Data. In ambito pubblico, in assenza di ulteriori stimoli, ci si attende dinamismo solo per la Sanità (TCMA 2017-2020 a +3,1%), mentre la domanda digitale di PA Centrale e Locale è stimata in affanno (TCMA 2017-2020 flat e -0,4% rispettivamente), pur a fronte della spinta Cloud, Security e Big Data.

Banche e Telco/Media sono i settori più orientati alla Digital Transformation in chiave strategica, attraverso il ridisegno dei processi. Seguono sulla stessa linea Assicurazioni, Industria e Energy e Utility. Lo stesso vale per Distribuzione, Servizi, Logistica e Trasporti, ma limitatamente alle aziende più grandi. Di contro, la PA, pur avendo un piano sistemico, è rallentata da vincoli finanziari, normativi e culturali.

Le piccole imprese si muovono, ma il gap digitale con le grandi si amplia

Le piccole aziende guardano più che in passato alla digitalizzazione, ma il gap rispetto alle grandi continua ad ampliarsi. E infatti, da qui al 2020 il tasso medio annuo di incremento della domanda delle aziende con oltre 250 addetti è stimato al 4,8%, superiore a quello delle aziende con 50-250 addetti (+4,4%) e, ancora di più, a quello delle piccole sotto i 50 addetti (+3%). Gli investimenti si orientano sulle tematiche 4.0, la sicurezza e le applicazioni web in tutte le classi dimensionali. IoT e Big Data promettono però solo nelle imprese di maggiori dimensioni, che già oggi sperimentano tecnologie di realtà aumentata e robotica avanzata.

 

Da Industria 4.0 a Impresa 4.0: programmi che funzionano

Nel 2017, il mercato italiano Industria 4.0 ha sfiorato i 2,2 miliardi di euro, in crescita del 19,3%. La crescita maggiore si è registrata per i sistemi industriali connessi e intelligenti (+20,7%) – Additive Manufacturing, stampanti 3D e Advanced Manufacturing (sistemi industriali già connessi e sistemi robotici/o automatizzati) – seguiti dai prodotti e servizi ICT (+18,1%) con Industrial Internet, Cloud, Cybersecurity, Big Data e Analytics, sistemi e servizi per integrazione orizzontale e verticale, software di simulazione in 3D e la realtà aumentata e virtuale. Per il futuro è attesa una forte crescita dell’AI e della componente cobot.

Il Piano Impresa 4.0 se continuato, potrebbe stimolare oltre 10 miliardi di euro di maggiori investimenti privati (non tutti riconducibili a tecnologie digitali), un aumento di 11 miliardi nella spesa in ricerca e innovazione; e avere un impatto significativo sulle competenze, con 200 mila studenti e 3 mila manager formati sulle tecnologie 4.0 in capo a due anni. Gli investimenti in tecnologie 4.0 sfioreranno i 3,7 miliardi di euro nel 2020 per un TCMA 2017-2020 del 19,2%. Il TCMA sarà ancora più alto (19,6%) per i sistemi industriali e leggermente più basso (18,9%) per i sistemi ICT, con un picco di crescita nel 2018 del 22,3% per i primi e del 21% per i secondi.

Banda Larga: copertura inferiore agli obiettivi mentre arriva il 5G

Ad aprile 2018 le unità immobiliari raggiunte dalla banda ultralarga erano il 52,4% contro l’obiettivo del 71% di fine 2018. La copertura più elevata è in Lombardia, anche per i 100 Mbps con il 18,8%. Le ultime rilevazioni prospettano uno scenario 2020 con un aumento delle aree bianche (poco appetibili per gli operatori) fino all’8,2% delle unità immobiliari, una copertura complessiva del 24% per la banda ultralarga a un Gb e del 38% per la banda ultralarga a 30 Mbps.

Per dare pari opportunità alle diverse aree del Paese, il sostegno pubblico agli investimenti infrastrutturali nelle aree bianche e grigie (con un solo operatore presente) dovrebbe includere stimoli alla domanda di servizi a valore aggiunto su connettività ultra veloce. In questo ambito rientrano ora il Piano Impresa 4.0, il progetto Italia WiFi e le sperimentazioni dei servizi in 5G. Il decollo del 5G è previsto attorno al 2022, con una copertura significativa a partire dal 2023.

 

Il decollo del 5G è previsto attorno al 2022
I progetti della PA Digitale sono partiti ma ancora non sono in linea con le attese

L’avanzamento dei vari progetti della PA Digitale è molto eterogeneo:

SPID. Il Sistema Pubblico di Identità Digitale, coinvolgeva, a marzo 2018, oltre 4.000 Amministrazioni Centrali e Locali, ma con non più di 2,3 milioni di identità digitali rilasciate;
• PagoPA. A marzo 2018 si contavano 16.000 adesioni, ma con ancora troppo poche transazioni (poco più di 7 milioni, contro un target di 50 milioni per il 2018 e di 150 milioni per il 2020);
Open data. È stato già raggiunto l’obiettivo in termini di Amministrazioni coinvolte;
ANPR. L’integrazione dei registri della popolazione a marzo 2018 contava solo 99 comuni;
FSE. Il Fascicolo Sanitario Elettronico, sempre a marzo 2018, risultava già operativo in 17 regioni (su 20 entro il 2020). Il 25% degli assistiti aveva attivato il servizio (target 2020 del 70%) per una copertura sul totale dei referti emessi del 43%;
• Piattaforma digitale. Le gare SPC di Consip per conto di AgID dovrebbero ora consentire alle Amministrazioni di far evolvere i sistemi al Cloud e garantirne l’interoperabilità;
Smart City. Le iniziative stentano ad aver peso perché non inserite in piani strutturati, pur toccando ambiti di grande interesse (sicurezza, viabilità, illuminazione, trasporti, etc.).

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