Come abbiamo ripetuto più volte, il patrimonio di dati rappresenta uno degli asset più importanti delle aziende. Raccogliere ed elaborare informazioni permette di prendere decisioni migliori e si traduce in un vantaggio competitivo. Non a caso, un recente sondaggio di Idc evidenzia come l’80% dei ceo veda proprio nei dati l’area strategica su cui puntare. Gli strumenti usati non sempre sono all’altezza e richiedono una grande mole di lavoro manuale, ma la situazione sta rapidamente evolvendo.
La prima generazione di database e di soluzioni di integrazione e analisi autonome o parzialmente automatizzate è già sul mercato. I primi casi d’uso stanno confermando le promesse di una minore necessità di dedicare tempo ad attività manuali come l’ottimizzazione dei database, il backup e recovery, la valutazione e correzione della qualità dei dati, per citare alcuni esempi. L’automazione, utilizzando tecniche combinate di intelligenza artificiale e machine learning, continuerà a progredire rapidamente man mano che le aziende implementeranno forme e metodologie di monitoraggio delle prestazioni e del comportamento.
Secondo Idc, già nei prossimi mesi i continui aggiornamenti alle soluzioni di gestione, integrazione e analisi dei dati basate su architetture cloud native guideranno i processi di implementazione, manutenzione e sviluppo con conseguenti ulteriori miglioramenti della produttività. Idc prevede che entro il 2023 il 70% delle grandi aziende impiegherà metriche per misurare il valore generato dai dati, migliorando così i processi decisionali e l’allocazione delle risorse interne in tutta l’organizzazione, mentre entro il 2024 le aziende che implementeranno soluzioni di gestione, integrazione e analisi dei dati basate su tecniche di machine learning vedranno raddoppiare la produttività dei dipendenti incentrata sui dati.
La tecnologia da sola però non è sufficiente: è necessario un adeguato livello di alfabetizzazione in azienda per sfruttare al meglio il potenziale degli analytics: è fondamentale saper utilizzare in modo efficace gli strumenti di
analisi o di intelligenza artificiale e soprattutto acquisire la capacità di leggere, lavorare, analizzare e discutere con i dati. Le aziende non stanno sottovalutando questo aspetto: il 63% degli intervistati da Idc ha dichiarato di aver visto i benefici dei big data e dei progetti di analisi ma di non averli quantificati. La mancanza di metodi per misurare il valore dei dati inibisce decisioni effettivamente informate su investimenti in dati, integrazione e analisi. Per questo motivo entro il 2022 Idc stima che un terzo delle grandi aziende avvierà iniziative formali di alfabetizzazione dei dati tra i propri dipendenti per promuovere una cultura data-driven e contrastare la disinformazione.