Perché Illimity e Sella hanno puntato su Hype e dove sta andando questa fintech?

di Marco Scotti ♦︎ Oggi la parola d'ordine è disintermediazione. Complice il Coronavirus, la richiesta di servizi digitali si è moltiplicata anche tra i meno giovani. L'istituto, partecipato in forma paritetica da Illimity e Banca Sella, punta anche sulle nuove tecnologie: dal cloud su cui migrare l'infrastruttura all'intelligenza artificiale per gli investimenti

«La joint venture tra Fabrick-Gruppo Sella e Illimity Bank in Hype, attiva dal primo gennaio, ha superato gli 1,5 milioni di clienti, siamo un punto di riferimento a livello europeo». Carlo Panella, head of Direct Bank di Illimity, descrive così la partnership tra la banca guidata da Corrado Passera e l’istituto di moneta elettronica che ha per ceo Antonio Valitutti. La presentazione al Fintech District delle nuove release dedicate alla clientela è stata anche l’occasione per fare “il tagliando” alla partnership tra le due realtà e per vedere quali siano i temi più importanti da sviluppare. Iniziando anche dalle strategie di marketing. A margine dell’iniziativa è intervenuto anche Pietro Sella, presidente e amministratore delegato di Banca Sella che è tra i principali protagonisti del fintech in Italia.

L’imprenditore ha voluto porre l’accento sulla necessità di disintermediazione, un’esigenza che sta crescendo sia quando si ha a che fare con la clientela retail, sia per quanto concerne tematiche di più ampio respiro. «La necessità di disintermediare – ha spiegato a Industria Italiana – non può essere taciuta. Chi vuole attribuire alla Bce un ruolo di dominus quando si parla delle monete digitali “legali” sbaglia enormemente. Perché bisognerebbe rivolgersi a un unico soggetto quando gli ultimi anni hanno potuto mostrare chiaramente che è la pluralità di voci che rende efficienti i servizi».







La joint venture tra Illimity e Fabrick

Antonio Valutitti, ceo Hype

Un accordo paritetico, iniziato a gennaio, che sta ora vivendo una fase di rapido sviluppo con l’esigenza di offrire nuove possibilità alla clientela. «Il primo tema che abbiamo affrontato – aggiunge Panella – riguarda il sistema di gestione del denaro, nella quotidianità dei clienti e possiamo dire che in qualche modo è un obiettivo che abbiamo già raggiunto. Vogliamo continuare a crescere sapendo che nel nostro rapporto con Fabrick e Hype non stiamo mettendo in piedi una gara, ma un sistema virtuoso in cui le peculiarità di ogni soggetto si sposano. Abbiamo la freschezza tipica delle fintech senza avere però le ingenuità tipiche. Siamo all’inizio di una nuova stagione di crescita e abbiamo i partner giusti per proseguire».

La strategia di Hype

«Prevediamo di chiudere l’anno a quota 5 miliardi di transato». È l’obiettivo, ambizioso, che Hype si è posta, come ci spiega il ceo Antonio Valitutti. Un percorso di crescita che si compone di diversi asset strategici su cui puntare. «Il 7 settembre a Milano sono comparsi 1.500 cartelloni senza brand – ci racconta Valitutti – perché era il messaggio che ci interessava: prendere il controllo. Abbiamo realizzato questa campagna su Milano perché per customer base è la città più importante ed è qui che abbiamo un pezzo della nostra casa e della nostra storia».

Hype è nata nel 2015 con il motto “Next is today”. L’idea di partenza, che accomuna molte fintech, è quello di semplificare i processi di gestione degli istituti di credito, partendo dal concetto di creazione di un ecosistema più facile e intuitivo, che offrisse miglioramenti tangibili. Nel 2017 in Europa sono sbarcate le challenger bank, cioè istituti di credito innovativi, molto aggressivi, di dimensioni considerevoli e che stanno vivendo ora una stagione di Ipo miliardarie. Ma è il 2020 l’anno veramente di svolta per Hype e per tutto l’ecosistema del fintech in generale. Perché la pandemia e l’esigenza di mantenere la piena operatività anche durante il lockdown hanno avvicinato al digitale molte più persone. «Il 2020 – aggiunge Valitutti – è stato cruciale perché abbiamo incontrato Illimity e abbiamo potuto rimetterci in discussione. Abbiamo accelerato dal punto di vista delle competenze in modo altamente innovativo per una banca».

Hype sta procedendo a una migrazione dell’intera infrastruttura sul cloud

La spinta dal cloud

Come Illimity, anche Hype sta procedendo a una migrazione dell’intera infrastruttura sul cloud. «Per una banca – chiosa Valitutti – è una cosa veramente disruptive. Siamo già leader di mercato ma ci serviva qualcosa in più. I nostri numeri sono in crescita: il numero delle transazioni è aumentato portando il volume totale del transato, tra carte e servizi, a circa 3 miliardi di euro nei primi 8 mesi di quest’anno con previsione di raggiungere i 5 nell’anno, con una crescita dei ricavi lordi dai servizi del 100% in 12 mesi».

Per fare questo, sono state seguite diverse direttrici. Una di questi è una suite di prodotti, tra i quali figura “Radar”, che permette di collegare i diversi conti delle persone, di fare analisi delle spese e delle entrate. «Ma vogliamo spingerci oltre – aggiunge il ceo di Hype – e per farlo useremo l’intelligenza artificiale in modo da offrire agli utenti dei suggerimenti per gestire al meglio il denaro». In effetti, gli italiani sono tra i Paesi in Europa con la maggiore propensione al risparmio. Quello che serve è una visione più simile a quella adottata in altri settori, come ad esempio il fitness. Serve sempre di più qualcuno che assista le persone, che indichi loro un percorso e degli strumenti per raggiungerlo.

Tutti i numeri di Hype

Gli investimenti e gli altri servizi accessori

Una delle principali barriere d’accesso al mondo degli investimenti è rappresentato dalle cifre minime che devono essere allocate. Le persone difficilmente sono disposte a scommettere migliaia di euro su prodotti finanziari. «Hype – conclude Valitutti – permette di investire anche cinque euro. La nostra idea è che si debba ridurre la distanza tra le banche e le persone, vogliamo essere una grande porta d’accesso al mondo del credito. Lo facciamo nella finanza, ma anche nell’erogazione dei mutui. Perché metà della nostra customer base è rappresentata da under 30, ma l’altra parte, che è oltretutto in crescita, è costituita da persone più grandi che hanno esigenze come, appunto, i mutui. Durante la pandemia le persone si sono rese conto che molte cose si potevano fare attraverso il digitale. E l’erogazione del mutuo è una di queste: non bisogna firmare nulla. È giunto il momento di offrire nuovi servizi alla clientela».

Per quanto riguarda i propri guadagni, Hype ha adottato un modello “freemium” (sulla falsariga di Spotify) per cui alcuni prodotti sono gratuiti mentre altri vengono erogati in cambio del pagamento di una fee. C’è poi un guadagno sulle transazioni anche nel caso in cui i clienti non paghino materialmente questo tipo di operazioni. Ci sono referral fees, cioè retrocessioni commerciali per la gestione dell’interfaccia, per cui la vendita di determinati prodotti, come nel caso delle assicurazioni, garantiscono a Hype una percentuale. Un tema su cui invece, per il momento, l’istituto non è direttamente impegnato è quello del cosiddetto “buy now pay later”, ovvero la possibilità di pagare in più rate un bene o un servizio. In realtà, al momento questa tipologia di pagamento ricade sui merchant, che pagano tra il 2 e il 5% del costo totale dell’operazione.














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