Gasparini: con i robot “piegalamiere” e tailor made si risparmiano tempo e denaro

di Marco de' Francesco ♦︎ Automazione e robotica made in Italy. L’azienda famigliare genera il 90% delle revenue all’estero, soprattutto con macchine per la profilazione delle lamiere. Progetti di plant, realizzati con partner come Abb, Kuka e Fanuc: automi umanizzati multi-purpose

Interno dello stabilimento Gasparini

Impianti tailor made per la deformazione di lamiere che integrano tecnologie ausiliarie fino al packaging. Dopo la lavorazione, scaffalature, ponteggi, paraurti e canaline portacavi sono manipolati da prese, magneti e ventose, e sistemati in appositi contenitori. Così, l’azienda che utilizza la macchina utensile risparmia tempo, risorse dedicate e denaro.

Gli impianti li progetta e produce la Gasparini di Mirano (Venezia), 40 milioni di euro di fatturato per 114 dipendenti. È una azienda familiare attualmente guidata da Filippo Gasparini presidente e Francesco Gasparini CEO. L’idea è quella di fornire un prodotto-servizio il più completo possibile, con impianti che si occupano del manufatto anche “a valle” della sua realizzazione. È una strategia per distinguersi in un settore difficile, sul quale si affacciano aziende cinesi che perseguono la guerra dei prezzi.







Elementi distintivi sono la customizzazione e l’innovazione continua. E l’export. Per il dopo-Coronavirus, l’azienda ha studiato un piano di espansione in Asia: Cina, Vietnam e Indonesia sono nel mirino. Ne abbiamo parlato con il marketing manager di Gasparini Marco Brazzolotto.

 

Sessantotto anni di storia imprenditoriale: proiezione all’estero e innovazione.

Filippo Gasparini presidente di Gasparini

L’azienda nasce nel lontano 1952, dai fratelli Luigi e Ferdinando Gasparini. All’inizio, l’impresa realizzava macchine tritaghiaccio e tritacarne; fa la richiesta di un cliente a fare “cambiare strada” all’azienda.  Questi voleva una macchina per la profilatura, e così i due fratelli si ingegnarono per progettarne e produrne una, la prima di una lunga serie. L’azienda si è sviluppata velocemente. Una delle peculiarità sempre presenti nella strategia della Gasparini è stata la proiezione verso estero, con commesse in America Latina, ed in particolare in Venezuela, dalla fine degli anni Sessanta. Attualmente l’azienda ha una quota export pari al 70% del fatturato, che nel 2019 è stato pari a 40 milioni ed era tendenzialmente in crescita. «Ma in certi anni – chiarisce Brazzolotto – le esportazioni hanno raggiunto la soglia del 90%». Un altro pillar strategico è stato da sempre, come vedremo, la scelta di un prodotto di nicchia, su commessa, tailor made. 

«Macchine premium, di fascia alta; molto flessibili e con performance di alta gamma. Al mondo ci sono poche aziende capaci di realizzare impianti come i nostri. I possibili competitor si incontrano alla Fiera di riferimento, l’EuroBlech di Hannover: circa 60 espositori operano nell’ambito della profilatura. Quanto alle aziende che puntano al ribasso, non possiamo considerale concorrenti dirette, fanno un prodotto diverso: in Cina si realizzano prodotti che costano quindici volte di meno; ma il cliente europeo la cui produzione richiede volumi importanti, con affidabilità e qualità non approccia il prodotto cinese». Le macchine Gasparini sono al passo con i tempi, quanto a tecnologia. L’idea era ed è quella anticipare le tendenze, in un contesto di innovazione continua. Il primo controllo Plc integrato risale al 1983; la prima linea progettata con Cad al 1988. Il primo sistema di saldatura laser integrato al 1996; la prima modalità di teleassistenza al Duemila. Ora le macchine sono realizzate integralmente al Cad 3D. L’azienda, con sede a Mirano (Venezia), e dispone di un impianto produttivo a Monte Mor, nello stato di San Paolo, «per presidiare l’area Mercosul». Ora Gasparini ha 114 dipendenti.

 

Cosa fa Gasparini

La sede di Gasparini

L’azienda è attiva nel settore delle macchine per la deformazione delle lamiere. Realizza impianti per la profilatura; e quindi macchine automatiche o semiautomatiche che lavorano i metalli, come l’acciaio (anche alto resistenziale), l’alluminio, il rame. Con queste strumentazioni si realizzano, nella logistica: scaffalature industriali e soppalchi, armadi metallici, strutture per celle;  nell’edilizia: coperture e pareti, profili strutturali, ponteggi, lattoneria (come i tubi pluviali e le grondaie); nel settore energia: strutture metalliche pannelli solari, componenti per l’illuminazione e per la distribuzione elettrica; nell’automotive: longheroni per veicoli industriali, sponde, paraurti e barre antintrusione, ma anche tubi per marmitte, rinforzi ed elementi strutturali per telai. Questo fanno le macchine e gli impianti Gasparini. È una lavorazione a freddo. «Si parte dalla bobina» – spiega Brazzolotto. Il materiale passa attraverso una serie di rulli che deformano gradatamente la lamiera, fino ad ottenere la forma (sezione) desiderata. Lo spessore della lamiera può variare da 0,2 mm a 12 mm.

 

Come nasce una macchina tailor made

«Noi partiamo dalla fine» – afferma Brazzolotto. Tutto comincia, cioè, nel momento in cui il cliente si rivolge all’azienda per ottenere un macchinario in grado di realizzare un prodotto specifico. Si presenta, in genere, con un disegno del prodotto. Questo rappresenta la base di una analisi complessa, che deve tenere conto di tante variabili per realizzare un impianto che, abbia le migliori caratteristiche di produttività, tolleranza dimensionale e qualità dell’articolo finale, coadiuvando le sceltecon il budget del cliente (per quanto possibile). Se la trattativa si chiude, di mettono in moto 45 progettisti, che compongono diversi team: quello che si occupa del software, e quelli specialisti in meccanica, elettronica, idraulica e uno, molto importante, che realizza i rulli. Questi ultimi costituiscono il cuore della macchina di deformazione, perché sono gli utensili che, con la massima precisione, piegano le lamiere nella forma desiderata. Poi inizia la produzione e montaggio, che hanno una durata variabile, a seconda della complessità dell’impianto.

 

La strategia della completezza

Francesco Gasparini, ceo di Gasparini

Gli impianti, tanto più sono progettati per svolgere funzioni complesse, tanto più sono articolati e integrati da tecnologie complementari. la Gasparini utilizza componenti “standard” per realizzare i sistemi e le lavorazioni richieste. «Una volta, ad esempio – afferma Brazzolotto – abbiamo sviluppato un impianto di scaffalatura completo di quattro isole di lavoro, ciascuna integrata da 6 robot antropomorfi». L’azienda utilizza i robot delle aziende leader di settore (Abb, Fanuc, Kuka e altri); e li integra nei propri sistemi. A seconda delle necessità vengono utilizzate anche teste saldanti (ad esempio, quelle dell’austriaca Fronius). «Talvolta, la scelta della componentistica è legata al Paese di destinazione della macchina. Gli americani, ad esempio, preferiscono marchi del proprio Paese». L’azienda inserisce nei propri impianti le soluzioni tecnologiche più all’avanguardia, come i dispositivi pick&place a riconoscimento ottico. «Anche grazie a queste integrazioni, e alla realizzazione e gestione del software fatta da noi, siamo riusciti a realizzare anche macchine particolarmente imponenti e complicate, come una linea automatica che controlla 120 assi». La capacità di fornire queste integrazioni fa si che le macchine non facciano solo profilatura. Il lavoro di Gasparini prosegue, se il progetto lo richiede, a valle del prodotto finito. Con l’inserimento di strumentazioni dedicate al packaging. Si tratta ad esempio di un insieme di manipolatori – guidati da software dedicati -, provvisti di magneti, di ventosa o da robot antropomorfi per l’handling di articoli di forma e dimensioni diverse.

Il tipo di manipolatore è delineato in funzione del genere di prodotto e dell’imballaggio richiesto, che può essere più o meno complesso: semplici pile ordinate di profili, o composizioni più complesse quando si hanno forme particolari, sistemi di reggiatura automatica, rivestimento con film estensibili, il posizionamento di separatori (in legno o atro materiale) per stabilizzare e preservare i prodotti, fino all’etichettatura automatica per avere il pacco, la cesta o il pallet pronto per la spedizione. L’azienda acquirente così ha un impianto completo, che le consente di interagire con un unico interlocutore per diverse esigenze o eventuali problematiche. Ciò permette al cliente di accorciare i tempi dedicati ad attività non-core, e quindi di risparmiare tempo, risorse umane e quindi denaro. Una volta che l’impianto è consegnato, i clienti possono contare sul Customer Service per l’individuazione e soluzione di eventuali problemi, un team di quattro specialisti che si collegano con l’azienda in remoto; se il problema non è risolvibile a distanza, interviene in loco la squadra di tecnici di Gasparini  o tecnici locali in partnership con l’azienda veneta.

 

La strategia di crescita all’estero

Marco Brazzolotto, marketing manager di Gasparini

La premessa è la solita, di questi tempi. Il Coronavirus ha colpito con forza il settore dei produttori di macchine utensili. La Gasparini, come tante altre aziende, ha dovuto alzare bandiera bianca per un po’, quanto a produzione. «Ma non quanto a progettazione – afferma Brazzolotto – che è continuata grazie allo smartworking, L’interno ufficio tecnico è collegato con il server dell’azienda in Vpn (rete virtuale privata, inaccessibile a terzi). Questa attività è avanzata lo stesso». E ora si tratta di ripartire. L’idea è quella di rafforzare la già sottolineata vocazione all’export dell’azienda. Rafforzando la propria rete commerciale e promuovendo il brand. Gasparini interviene a 14 o 15 manifestazioni fieristiche all’anno: un’attività senza tregua, «che ci consente di farci conoscere: è una modalità diretta, che funziona, e che ci permette di ascoltare i rumor del mercato. Ma il coronavirus ha cambiato tutto, con rinvii e cancellazioni; siamo in attesa di capire meglio come si svolgeranno le manifestazioni, nel frattempo ci siamo attivati in maniera più spinta con il web».

Ora si tratta di rafforzare la presenza sul mercato e penetrare alcuni paesi non ancora apparentemente maturi «In Cina siamo presenti da 10 anni, paese difficile, per la distanza culturale, e poi ci sono altri paesi come Vietnam, Tailandia e Indonesia, dove crediamo possa esserci un futuro interessante» Si tratta di conoscere partner locali, «che dispongano di quelle conoscenze e di quella visibilità che ci consentano di approdare meglio in contesti altrimenti poco accessibili». Peraltro l’azienda è parte di “Ucimu – Sistemi per produrre”, l’associazione che riunisce i costruttori italiani di macchine utensili, robot, automazione e di prodotti ausiliari. Un valido aiuto alle strategie dell’azienda, perché «il confronto con gli altri associati permette di condividere esperienze ed idee di chi è sul campo come noi. Allo stesso tempo l’associazione ha una struttura operativa che raccoglie e analizza i dati e gli indicatori statistici ed economici e realizza analisi approfondite sui tutti i mercati di rilievo per le macchine utensili».  

 

La trasformazione digitale in Gasparini

In Gasparini, la trasformazione digitale è un processo graduale iniziato 4 anni fa, sta portando la gestione aziendale ad utilizzare un unico strumento gestionale che coinvolge tutte le fasi operative , dall’ ufficio commerciale alla produzione, con dinamiche ovviamente differenti ma coordinate e garantendo univocità delle informazioni. Processo gestito e orchestrato dai responsabili di funzione, in particolar modo dalla divisione operation ed acquisti. Il sistema integra tra gli altri: l’ERP (un software di gestione che integra tutti i processi di business, come vendite, acquisti, gestione magazzino e contabilità), l’MRP (“material requirements planning”, un sistema per la pianificazione dei fabbisogni di materiali) e il PDM (software di gestione dei dati dei prodotti). Inoltre, l’azienda ha sviluppato un configuratore per agevolare la generazione dei preventivi.  














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