Gas, nucleare e rinnovabili: le strategie di sostenibilità industriale di Fincantieri

di Gianluca Zapponini ♦︎ L’ingresso della controllata Vard nell’energia pulita è per il gruppo guidato da Giuseppe Bono solo l’ultima tappa di un percorso già intrapreso. Dal progetto Iter alle green ship, la svolta sostenibile di un gruppo da quasi 6 miliardi di ricavi che il Governo ha messo al riparo dalla tempesta Covid

Fincantieri, sito di Marghera

Non basta essere campioni della cantieristica mondiale. Nel 2020 bisogna anche avere un cuore verde. Se poi si è nel pieno di una crisi che riscriverà, un po’ come la Seconda guerra mondiali, le regole umane ed economiche del mondo intero, tanto meglio. E Fincantieri, azienda da 5,8 miliardi di ricavi e 33 miliardi di portafoglio ordini, questo cuore lo ha. La prova è in progetti dove il gruppo di Trieste controllato da Cdp (71%) e guidato da Giuseppe Bono, investe milioni di euro.

E dopo lo stop imposto dal Governo a causa dell’emergenza Covid, il Gruppo ha riaperto parte dei cantieri: otto in totale, con il 10% degli addetti distribuiti in quattro fasce orarie. Il piano durerà sei settimane, per arrivare a regime a fine maggio. In tutti i siti i dipendenti saranno ammessi solamente previa misurazione della temperatura e con le mascherine Ff p2. Tutti elementi che erano già previsti nell’accordo delle scorse settimane coni sindacati







 

Il progetto Iter

ad di Fincantieri
Giuseppe Bono, ad di Fincantieri

Si parte da un progetto che vale 100 milioni di euro. Una serie di forniture e installazioni di equipaggiamenti di alto profilo nell’ambito dell’International Thermonuclear Experimental Reactor (Iter), un progetto per la realizzazione di un reattore a fusione nucleare di tipo sperimentale, primo nel suo genere, riconosciuta come una delle più ambiziose iniziative al mondo nel campo delle energie rinnovabili. Cosa c’entra Fincantieri? C’entra. Perché per l’esecuzione delle attività è stato costituito un raggruppamento temporaneo d’impresa del quale fanno parte Fincantieri stessa, in qualità di capofila, la sua controllata Fincantieri SI, attiva nel settore dell’impiantistica e componentistica industriale elettrica, elettronica ed elettromeccanica, Delta-ti Impianti, specializzata in impiantistica meccanica, e Comes, leader in impiantistica elettrica. Il progetto dimostrerà la fattibilità scientifica e tecnologica della fusione nucleare, e permetterà di acquisire la conoscenza necessaria alla realizzazione di un prototipo di reattore nucleare.

E qui entra in gioco la sostenibilità, targata industria italiana. Si otterrà infatti la prima fonte su larga scala di energia pulita e illimitata attraverso la reazione di fusione, anche in presenza di una crescente richiesta energetica, mediante l’uso di tecnologie innovative e sviluppate ad hoc nei Paesi partecipanti al programma. Affiancata alle fonti rinnovabili, la fusione termonucleare contribuirà significativamente alla lotta contro i cambiamenti climatici. Uno dei vantaggi della fusione, infatti, oltre la sua potenziale inesauribilità, è la limitata produzione di rifiuti residuali, prospettando quindi una fonte di energia che non prevede l’emissione di CO2, uno dei gas serra responsabili del surriscaldamento globale.

 

Rotta sostenibile

Centro Fincantieri a Sestri

La corsa green di Fincantieri poggia però su solidi investimenti. L’azienda ha investito 7,9 milioni di euro per la protezione dell’ambiente. In particolare, sono stati avviati interventi finalizzati sia al miglioramento dell’impatto ambientale che alla riduzione delle emissioni dirette e indirette in atmosfera: motori diesel di ultima generazione, abbinati all’installazione di sistemi di depurazione dei fumi nei sistemi di scarico. Motori a gas naturale liquefatto (LNG), che permettono una riduzione delle emissioni – circa il 25% per quanto riguarda le emissioni di CO2 e oltre il 75% per le emissioni degli altri particolati – rispetto a motori tradizionali. Unità navali elettriche o ibride. L’energia fornita dalle batterie elettriche viene utilizzata in via esclusiva in particolari situazioni (ad esempio sosta in porto), oppure in integrazione con motori diesel di bordo nei momenti di massima richiesta di potenza (ad esempio navigazione e massima velocità). Il futuro è nell’applicazione delle fuel cell, dispositivi di conversione elettrochimica che generano energia elettrica e calore combinando un combustibile.

 

Le green ship

La scelta di Fincantieri, porta dritta alle vendita di unità navali all’avanguardia, ovvero dagli alti standard di sostenibilità. Un esempio? La compagnia Tui Cruises (joint venture tra i gruppi TUI AG e Royal Caribbean Cruises) ha ordinato 2 navi da crociera da circa 161.000 tonnellate di stazza lorda di nuova concezione, a propulsione a gas. Princess Cruises, brand del gruppo Carnival, ha sottoscritto con Fincantieri un Memorandum of Agreement per la costruzione di 2 navi da crociera da 175.000 tonnellate di stazza lorda. Le unità ospiteranno circa 4.300 passeggeri e si baseranno su un progetto di nuova generazione, diventando le prime della flotta di Princess Cruises ad essere alimentate principalmente a gas naturale liquefatto. Ancora, la controllata norvegese Vard consegnerà nel 2020 la prima nave container elettrica a guida autonoma. Progressivamente nell’arco di due anni dalla consegna ridurrà l’impegno dell’uomo nella guida fino a raggiungere la completa autonomia nel 2022. Non è finita, perché la stessa Vard ha in consegna due traghetti per l’operatore norvegese Torghatten Nord e una nave da crociera con caratteristiche di rompighiaccio ibrida elettrica a propulsione doppia, dotata di batterie ad alta capacità e stoccaggio.

 

Il caso Vard

Nave Vard, controllata norvegese di Fincantieri

E proprio grazie alla sua controllata di Norvegia, il gruppo triestino ha messo un altro piede nelle rinnovabili. Nei giorni scorsi, Vard ha firmato un nuovo contratto per la progettazione e la realizzazione di un’unità per servizi operativi (Service Operation Vessel, Sov) per la compagnia Ta San Shang Marine, associazione temporanea d’impresa tra il gruppo giapponese della navigazione Mitsui Osk Lines (Mol) e Ta Tong Marine (Ttm) di Taiwan. L’unità, la prima del suo genere in Asia, sarà costruita per essere dedicata specificamente all’attività di manutenzione dei campi eolici marini di Greater Changhua, gestiti dalla compagnia elettrica danese Orsted, tra le più grandi al mondo nel settore eolico offshore e delle energie rinnovabili.

L’ordine segue quello già annunciato il 1 aprile 2020 per una innovativa unità per il settore dell’itticoltura. D’altronde il settore delle energie rinnovabili offshore è in una fase di transizione da industria europea a mercato globale. Avendo già sviluppato numerosi prototipi per questo tipo di unità, Vard potrà sfruttare una tendenza in cui le iniziative relative al comparto sono in crescita, con importanti attività che si apprestano ad essere avviate sia in Asia sia in Nord America, oltre a un livello di investimenti ancora elevato in Europa.

 

Il tris con Snam e Cdp

Sky Princess Fincantieri

La spinta green viene comunque da lontano, visto che arriva direttamente dall’azionista Cassa depositi e prestiti, di concerto con un’altra eccellenza della nostra industria, Snam. Le due realtà, insieme alla stessa Fincantieri, hanno sottoscritto lo scorso anno un accordo preliminare di collaborazione finalizzato a individuare, definire e realizzare progetti strategici di medio periodo in alcuni settori chiave per l’innovazione e lo sviluppo delle strutture portuali in Italia, nonché per lo sviluppo di tecnologie sostenibili applicate al trasporto marittimo, in linea con quanto previsto dalla proposta di piano nazionale integrato per l’energia ed il clima.

 

La filosofia di Bono 

Che Fincantieri abbia da tempo intrapreso la scelta green, è ben ravvisabile dalle parole con cui Giuseppe Bono aveva a suo tempo celebrato il piano per la sostenibilità della cantieristica italiana. “La dimensione raggiunta dal nostro gruppo e la rilevanza che Fincantieri assume nei territori in cui opera”, aveva scritto Bono ai dipendenti, “ci impongono di considerare la sostenibilità del nostro business come un obiettivo primario della nostra strategia. Il rispetto per l’ambiente, per le persone e per le comunità con cui condividiamo spazi e attività, sono elementi imprescindibili per assicurare la continuità e la prosperità del nostro gruppo nel tempo e a vantaggio delle generazioni future. Il piano di sostenibilità risponde ad alcune fra le maggiori sfide globali (come il Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite), declina gli impegni assunti dal gruppo in obiettivi qualitativi e quantitativi misurabili nel tempo e li sottopone a un costante monitoraggio. Il piano dà concretezza alla visione strategica di Fincantieri in ottica di sostenibilità”.

 

Commesse blindate

Naturalmente, i bei piani di Fincantieri dovranno necessariamente misurarsi con l’emergenza globale del Coronavirus. Il governo azionista è intervenuto per proteggere miliardi di commesse e di ordini, dunque il fatturato. Con il “Decreto Liquidità” approvato di recentemente sono stati infatti riuniti sotto un unico cappello gli iter per le garanzie alla costruzione per armatori esteri di 13 navi da parte di Fincantieri, con consegne tra 2023 e 2026, per un valore oltre sette miliardi di euro. In altre parole sono garantite dallo Stato una serie di operazioni già deliberate e ulteriori operazioni deliberate da Sace l’agenzia italiana per il credito all’esportazione, controllata da Cassa depositi e prestiti entro la data di entrata in vigore del decreto.














Articolo precedenteVeritas, dati oscuri nel 2020 produrranno fino a 5,8 milioni di tonnellate di CO2
Articolo successivoChe cosa ci fa e che cosa farà Lucia Calvosa alla presidenza di Eni?






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui