Che cosa ci fa e che cosa farà Lucia Calvosa alla presidenza di Eni?

di Filippo Astone ♦︎ Della professoressa di diritto commerciale voluta dai Cinque Stelle al vertice della più grande azienda industriale italiana si sa poco. E si ignorano totalmente le ragioni per cui è stata scelta, lasciando spazio a congetture anche insensate. Un'occasione persa per esercitare quella trasparenza che avrebbe marcato una forte discontinuità rispetto alle prassi da partitocrazia degli anni scorsi...

Eni ha inoltre fin dall’inizio incluso nella propria strategia un percorso di abbattimento anche delle emissioni Scope 3

Da poche ore la professoressa Lucia Calvosa è stata designata dal Tesoro alla presidenza del peso massimo dell’economia e dell’industria italiana: 70 miliardi di euro di ricavi, 32mila dipendenti, 30 miliardi di capitalizzazione di Borsa e un ruolo decisivo praticamente in tutto. Affiancherà l’amministratore delegato Claudio Descalzi, riconfermato per la terza volta, con deleghe soprattutto per il controllo di gestione, l’auditing e le strategie.

Ma chi è veramente la nuova Presidente dell’Eni? Impossibile dirlo, perché a oggi non si trovano interviste, dichiarazioni, interventi pubblici degni di nota o ripresi da giornali e siti web. Fino a pochi giorni prima della nomina, Calvosa era poco più di un illustre sconosciuto. Docente di diritto commerciale a Pisa, nei giorni scorsi è stata ricordata soprattutto per la sua partecipazione al cda dell’Editoriale Fatto Quotidiano, ma in precedenza ha fatto parte anche dei consigli di amministrazione di Telecom Italia e Banca Mps.







Forse un po’ poco per un incarico che nel corso degli anni è stato di ex presidenti di Confindustria come Emma Marcegaglia, ex ministri ed economisti illustri come Franco Reviglio, diplomatici di massimo livello come Renato Ruggiero, scienziati come Umberto Colombo. Ma la storia recente di Giuseppe Conte ha dimostrato come illustri sconosciuti catapultati all’improvviso su incarichi top possano, nel tempo, sorprendere e dimostrarsi all’altezza. Anche più che all’altezza.

Claudio Descalzi
Claudio Descalzi, ad Eni

Ma per quale ragione Calvosa è stata designata alla presidenza dell’Eni? Per ora si possono fare solo ipotesi. La sua storia di consigliere di amministrazione del Fatto Quotidiano (massimo fustigatore di Descalzi, che da mesi sulle pagine dirette da Marco Travaglio viene criticato e attaccato quotidianamente per le sue vicissitudini giudiziarie) ha fatto ipotizzare da alcuni che sia stata messa lì come una specie spina nel fianco dell’amministratore delegato. Una sorta di controllore di tutte le sue mosse. Ma anche, se ci si pensa bene, un personaggio che in qualche modo lo legittima.

Comunque, non sappiamo se Calvosa condivida le posizioni del Fatto su Descalzi e sull’Eni. Far parte del cda, non significa mica aderire a tutte le opinioni e campagne giornalistiche del giornale. Anche perché Calvosa è entrata nell’organo di governo societario della casa editrice in corrispondenza alla sua quotazione sul mercato Aim di Borsa Italiana. Serviva un personaggio di garanzia verso il mercato e gli investitori, con un ruolo da indipendente (Calvosa non ha azioni né incarichi dirigenziali) e all’epoca la docente pisana era perfetta per quel ruolo. Se andiamo indietro di qualche anno, prima della discesa in politica di Berlusconi, Gianni Letta ha fatto parte per molti anni del cda di Repubblica, con un ruolo di garanzia. E non si può certo dire che aderisse alle opinioni di Eugenio Scalfari.

Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano. Lucia Calvosa ha fatto parte del consiglio di amministrazione della società editrice, e questo ha suscitato una miriade di congetture. Ma per ora si sa poco sulle ragioni e le finalità della sua nomina

Oppure Lucia Calvosa è scelta perché era l’unico nome presentabile che i Cinque Stelle avevano per piantare la bandiera sulla poltronissima delle aziende di Stato? Se così fosse, qualcuno potrebbe dire che il partito del “Vaffa” ora, come tutti gli altri, non esita a lottizzare. Lucia Calvosa è all’Eni per controllare o per occupare un posto di potere? Prenderà iniziative? E di che tipo? Tante domande senza elementi per rispondere.

Tuttavia, la totale assenza di notizie in merito alle motivazioni di questa nomina induce una riflessione sui metodi di scelta dei vertici delle partecipate pubbliche. Perché non si dicono mai apertamente e pubblicamente le ragioni che hanno portato alla scelta di questo o quel manager? Perché il Mef non dichiara, magari attraverso uno stringato comunicato stampa: “abbiamo scelto il signor X perché riteniamo che la società Y debba andare in questa e quella direzione. Pertanto X, che in passato ha fatto questo e quello, ha le caratteristiche giuste per raggiungere il risultato che vogliamo”. Annunciare le nomine senza motivazione è una abitudine di scarsa trasparenza che non si addice a società che appartengono a tutti gli italiani. E che disorienta gli investitori. In questa occasione, i Cinque Stelle avevano l’opportunità di marcare una discontinuità in direzione di quella trasparenza che rivendicano da quando sono nati. E potevano farlo senza rinunciare a esercitare quelle scelte che hanno il diritto, anzi il dovere, di compiete. Ma l’hanno persa, questa opportunità. Peccato.














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