Finint, Del Vecchio, Rossi Luciani & co. comprano lo stabilimento Ideal Standard e tentano il rilancio

Per il rilancio del sito e l’ottimizzazione dei processi è previsto un investimento di 15 milioni di euro, per il 40% provenienti da Invitalia

Banca Finint, guidata da Enrico Marchi, mette insieme grandi nomi della manifattura italiana (Del Vecchio, Rossi Luciani, Zago) per dar vita al Progetto C.D., diretto alla salvezza e al rilancio dello stabilimento (ex) Ideal Standard di Borgo Valbelluna.

Sarà una cordata tutta italiana a rilanciare lo stabilimento (ex) Ideal Standard di Borgo Valbelluna (Belluno), che ha 450 dipendenti e produce sanitari in ceramica. Ne fanno parte grandi nomi della manifattura e della finanza: Banca Finint, che peraltro si occupa di finanza straordinaria e di M&A; Leonardo Del Vecchio, con la holding di famiglia Delfin; Luigi Rossi Luciani, con la holding Luigi Rossi Luciani Sapa; e Bruno Zago, amministratore delegato di Pro-Gest. È della partita anche un partner istituzionale, Invitalia. Lo ha reso noto il tavolo regionale di monitoraggio per il percorso di reindustrializzazione del sito, che agisce in accordo con il Mise e che è nato a seguito della decisione della multinazionale belga di abbandonare l’impianto. Ne fanno parte l’unità di crisi regionale, i sindacati, l’advisor Sernet e rappresentanti dell’azienda.

La cordata ha un nome: Progetto C.D. Per il rilancio del sito e l’ottimizzazione dei processi è previsto un investimento pari a 15 milioni di euro, per il 40% provenienti da Invitalia, che agirà grazie al Fondo di Salvaguardia dei livelli occupazionali. La nuova realtà sarà operativa tra aprile e maggio.







Secondo Banca Finint, guidata dal presidente Enrico Marchi, il Progetto si pone il triplice obiettivo di preservare sia la sede che la governance dell’azienda in Veneto, mantenere lo stabilimento produttivo salvaguardando al massimo l’occupazione e tutelare la presenza sul territorio di una realtà produttiva e manifatturiera rilevante. L’operazione intende inoltre rilanciare lo storico brand “Ceramica Dolomite” sul mercato, puntando a farne nuovamente una bandiera del made in Italy, e sviluppare una “nuova azienda” che integrerà l’attività produttiva con le caratteristiche attività amministrative e commerciali, apportando ulteriori benefici per il tessuto imprenditoriale regionale e bellunese.

La nuova realtà assorbirà 330 dipendenti dal bacino della “vecchia” azienda.

     LE TAPPE

  • La multinazionale abbandona lo stabilimento ma apre al passaggio di mano

Il 27 ottobre 2021 le voci di una possibile dismissione dell’impianto di Borgo Valbelluna da parte di Ideal Standard, già ricorrenti da qualche mese, si traducono in realtà.  Nel corso di un incontro al Mise tra sindacati e rappresentanti dell’azienda, questi ultimi rendono nota l’intenzione di cessare le attività produttive.  Affermano di aver approfondito più scenari per rendere l’impianto più competitivo, ma inutilmente: a loro giudizio, i costi di produzione non sono sostenibili. Tuttavia, lasciano una porta aperta: nessuna chiusura ex abrupto, ma l’inizio di trattative con i sindacati, la Regione Veneto e il Mise per la vendita dell’azienda.

  • L’accordo modello di novembre

Il 17 novembre 2021, nella tarda serata, si raggiunge al Mise la quadra per la vendita dello stabilimento bellunese. È un accordo modello, tecnicamente complicato, che giunge al termine di serrate trattative tra le parti che si affrontano “punto su punto”.   Tra gli elementi salienti: Ideal Standard lascia una dote di rilievo all’azienda subentrante, pari a 15 milioni di euro tra linee, presse e brand; si impegna a vendere il sito al prezzo simbolico di un euro; cede il marchio “Ceramica Dolomite” a condizioni di favore; si dice disponibile ad affidare all’eventuale acquirente ceramista la produzione in subfornitura di un volume di prodotti, a partire da 150mila pezzi annui per almeno due anni, a prezzi di mercato.  L’accordo prevede l’avvio della cassa straordinaria per cessazione di attività dal primo febbraio 2022 (con riduzione della produzione al 50% nel primo mese e successivamente con sospensione a zero ore) e il mantenimento della continuità produttiva fino a tutto febbraio 2022. Si stabilisce inoltre che sarà nominato un advisor per elaborare manifestazioni di interesse presentate da potenziali investitori. Qualche giorno dopo, sarà incaricata la milanese Sernet, importante società di consulenza direzionale che nel 2013 ha curato la reindustrializzazione di Indesit a Refrontolo (Treviso).

  • Tre offerte vincolanti

Il 18 gennaio 2021 emergono indiscrezioni a proposito del deposito di tre offerte vincolanti. In nomi non sono noti, ma si tratta di una multinazionale asiatica della ceramica, di un gruppo italiano e di una cordata industriale nazionale. In ogni caso, dal tavolo regionale incaricato di scegliere l’offerta più interessante in termini di reindustrializzazione e di mantenimento dell’occupazione, si rende noto con soddisfazione che le tre realtà si impegnano alla continuità produttiva: l’impianto continuerà a realizzare sanitari. Ieri, come detto, la scelta del tavolo.














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