Banca Finint raccoglie denaro retail per sostenere l’economia reale

di Laura Magna ♦︎ Il Gruppo - guidato fino al 31 dicembre da Perissinotto, a cui subentrerà nel ruolo di ad Innocenzi - fa il suo ingresso nel nuovo mercato con una soluzione ad hoc: un conto deposito vincolato sottoscrivibile solo online. Obiettivo: raccogliere 50 milioni nel 2021 da far transitare verso le attività produttive. In questo modo si potranno reperire risorse finanziarie alternative oggi inutilizzate da destinare alle imprese

Headquarters di Banca Finint a Conegliano

Riorientare il risparmio degli italiani verso l’economia reale. Annunciando il suo ingresso nel mercato retail, è proprio questo l’obiettivo che si pone Banca Finint, che nel suo core business ha la finanza strutturata per le imprese. La porta di ingresso in questo nuovo paradigma è rappresentata dal lancio di un nuovo prodotto, un conto deposito vincolato sottoscrivibile solo online. L’idea alla base è raccogliere dal retail una cifra consistente (50 milioni di euro nel 2021) per poi farla transitare verso le attività produttive che restano il cliente tipico e principale della banca del triveneto.

«Siamo una banca decisamente specializzata nel corporate finance – dice Giovanni Perissinotto, Amministratore Delegato di Banca Finint – La nostra caratteristica distintiva sta nelle cartolarizzazioni, in cui siamo stati pionieri quarant’anni fa e oggi siamo leader. Abbiamo aperto la strada a quella che è diventata un’autostrada: perché le cartolarizzazioni danno una marketability a certi prodotti che altrimenti resterebbero illiquidi».







Il prodotto deposito vincolato Finint online è una soluzione semplice per rendere “marketable” il risparmio degli italiani: 1.700 miliardi di euro per lo più inerti sui conti correnti (una cifra abnorme, praticamente pari al Pil 2019 del Paese)  – di cui solo il 25% è impiegato oggi in depositi a tempo. Il potenziale è enorme. Del prodotto in sé ha parlato, nel corso della presentazione online, il direttore marketing della banca Enrico Baccichetto (ne vedremo qualche dettaglio più avanti), ma quello che rileva per l’industria italiana è l’approccio che sta alla base e che mira a reperire risorse finanziarie alternative oggi inutilizzate da destinare alle imprese.

 

La finanza strutturata come strumento di evoluzione per le imprese

Giovanni Perissinotto ad di Banca Finint

«Crediamo nella finanza strutturata anche come strumento di evoluzione delle imprese – continua l’ad – siamo molto attivi anche sui minibond che presuppongo un grado di educazione finanziaria elevata, perché sono legati a un rating e perché portano spesso le imprese verso una Ipo, e anche questo è fondamentale per la crescita. Il conto deposito è parte dello stesso percorso: un modo per aumentare la cultura finanziaria del piccolo investitore e offrirgli ulteriori altre opportunità di impiego del suo risparmio, fruttuoso per lui e utile per le pmi».

Insomma, Banca Finint si adatta al mondo che cambia, ma sempre con il focus di rafforzare il suo ruolo a sostegno del territorio con strumenti sofisticati. Per perseguire lo stesso obiettivo la struttura societaria è stata concentrata a fine ottobre, integrando tre partecipate. Ovvero, nel dettaglio, sono state fuse per incorporazione nella capogruppo Securitisation Services, la branch dedicata alle cartolarizzazioni di cui è stata pioniere e ora è leader in Italia; Finint Corporate Advisors, che assiste la clientela corporate su operazioni di ristrutturazione e acquisizione e su operazioni di crescita e Fisg, che Perissinotto definisce l’unità di ingegneria finanziaria di gruppo. Una ristrutturazione necessaria «per riuscire ad attuare una strategia commerciale condivisa e l’ampliamento della gamma dei servizi offerti in particolare nella cartolarizzazione e nei minibond», dice Perissinotto, che in passato è stato amministratore delegato di Assicurazioni Generali.

La riorganizzazione – che non riguarda Finint Investments Sgr – mira anche evidentemente a migliorare la redditività della banca in un sistema che cambia. «Tutto il settore bancario è sottoposto a sfide epocali, a cui non possiamo sottrarci se vogliamo continuare a crescere».

 

Raccolta di 50 milioni con l’apertura al retail

Enrico Baccichetto responsabile Marketing Banca Finint

In questo stesso contesto di evoluzione e ottimizzazione si pone la novità dell’apertura al retail, da cui la banca vuole raccogliere «nel 2021 un minimo di 50 milioni di euro. Abbiamo fatto delle ipotesi di conto vincolato medio, che è di 35mila euro, e vuol dire stabilire un numero di conti deposito di 2mila». Il funding più diversificato consentirà una stabilità di raccolta in diverse fasi di mercato, fornendo un equilibrio quanto mai necessario oggi per gli istituti di credito. «La raccolta del canale retail è meno influenzata da fattori esogeni e per questo lo vogliamo usare affianco a quello istituzionale che è molto più volatile», aggiunge Perissinotto.

Ma, come precisa Enrico Baccichetto, Responsabile Marketing di Banca Finint il Conto deposito vincolato non è un’idea dell’ultima ora, ma il frutto del lavoro di un anno interno. «E insieme al retail, questo lancio rafforza il nostro fronte digitale, incrementando la possibilità di estendere la gamma di prodotti e servizi attraverso il canale online. Vogliamo portare a gestire in maniera sempre più remota sia le attività dei privati sia quelle del corporate che rappresenta la nostra clientela principale. Questo percorso sembra obbligato e non da oggi». Ma da un decennio: secondo l’ultima analisi di Abi (di gennaio 2019) dal 2008 al 2018 il web banking inteso come internet e mobile è passato dal 27% al 56%.

 

… e il compimento della transizione digitale

E se l’internet banking è raddoppiato, il mobile è aumentato del 450% dal 2012 passando da 0 al 33% nei dieci anni di esistenza dello smartphone. «Tutti questi dati non tengono conto dell’ulteriore violenta spinta data dalla pandemia – dice Baccichetto – La cosa più interessante è il digitale che oltre ad aver abilitato le persone a operare da remoto, ne aumenta il grado di soddisfazione rispetto all’esperienza allo sportello. Il rovescio della medaglia è che gli sportelli si sono ridotti del 25% passando da 34mila a 25mila punti nello stesso intervallo temporale». Insomma, il trend appare nuovo solo a chi non ha occhi per vedere e indica chiaramente che certi investimenti vadano razionalizzati per le banche e riorientati seguendo le abitudini dei clienti. Si riduce infatti con la pandemia il numero dei clienti che vanno in filiale una volta l’anno (-3%) e del 25% la quota di quelli che sono soliti andare in banca una volta al mese.

«Ormai tutti siamo riusciti a conquistare una certa confidenza con il remote banking – continua Baccichetto – le operazioni dispositive vengono svolte per la stragrande maggioranza da remoto, per il 70% in media su tutte le fasce di età, ma aumenta sensibilmente per le fasce sotto i 45 anni (77% per la fascia 30-45 e fino all’82% per gli under30). È su queste premesse che nasce il conto deposito vincolato che è sottoscrivibile sono online da vecchi e nuovi clienti».

Dal punto di vista tecnico, il conto deposito è agganciato a un conto corrente di appoggio con vincolo temporale di indisponibilità sulle somme che il risparmiatore decide di far confluire. Il rendimento è variabile tra l’1% e l’1,6% al crescere della scadenza del vincolo, a sua volta variabile tra 12 e 36 mesi. Di fatto questo prodotto rappresenta un canale proprietario per avere flussi di raccolta stabili da destinare al business degli impieghi. Un canale che si affianca a quello fornito dalla piattaforma tedesca Raisin, marketplace paneuropeo per i prodotti di risparmio e investimento, con cui Banca Finint collabora dal 2018. «E ci permette infine un cambio di prospettiva: perché possiamo gestire proattivamente i clienti privati e il loro grado di soddisfazione», conclude Baccichetto.














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