Fine alla babele linguistica dei macchinari! Rilancio dell’IoT! Lo fa Hpe con OT Link

di Marco de’ Francesco ♦︎ La piattaforma include software e hardware che semplificano la gestione di sistemi It e Ot convergenti. Interpretando diversi codici di comunicazione, questa soluzione può interfacciarsi con qualsiasi apparecchiatura della catena di montaggio. E con l’Intelligent Edge Computing i dati sono analizzati in real time. Ne parliamo con Sergio Crippa

Un tornio del 2009 o una fresatrice del 2017 hanno la propria “lingua”, le proprie “cifre”, il proprio codice di interazione, il proprio protocollo di comunicazione. Ma ora non è più un problema: la piattaforma software Hpe Edgeline OT Link dispone di un software contenente migliaia di driver, cioè programmi per la comunicazione, grazie ai quali può interfacciarsi con qualsiasi apparecchiatura della catena di montaggio – ad esempio in un’azienda manufatturiera. La soluzione si inserisce nella strategia IoT di Hpe attualmente guidata dal Ceo Antonio Neri per cui è chiave poter creare una convergenza tra la rete industriale Operational Technology (Ot) e quella dell’Information Technology (It).







Antonio Neri, ceo di Hewlett Packard Enterprise

Quindi il passaggio bidirezionale di informazioni tra l’una e l’altra avviene anzitutto grazie a piccoli dispositivi “Intelligenti” in prossimità delle macchine utensili o dispositivi che li generano. La raccolta dei dati si realizza con una tecnologia denominata Intelligent Edge Computing, che consente la riduzione dei tempi di latenza e di risposta in real-time, garantendo quindi un risparmio di banda e riduzione dei costi operativi. Utilizzando questa tecnologia i dati vengono raccolti, raggruppati e filtrati prima di essere spediti al Datacenter o in Public Cloud, inviando solo informazioni veramente utili, già normalizzate e predisposte per una più approfondita analisi. Questo movimento di flussi di dati già selezionati viene detto edge-to-cloud. Ne abbiamo parlato con Sergio Crippa, IoT Industry 4.0 Country Manager della filiale italiana di Hpe.

Sergio Crippa, IoT Industry 4.0 Country Manager della filiale italiana di Hpe

Con HPE Edgeline OT Link si raccolgono dati da macchine che parlano lingue diverse

Si immagini di voler raccogliere dati da una pluralità di macchine presenti nello ‘shopfloor’, realizzate in periodi differenti da più aziende fornitrici. Per esempio, un tornio del 2016, un robot del 2004 e una fresatrice del 2000, tutti di compagnie diverse. C’è un problema che emerge subito: le macchine parlano “con protocolli di comunicazione diversi”. Il modo per uscirne c’è ed è la piattaforma Hpe OT Link, una soluzione che include software e hardware e che è studiata per semplificare la gestione di sistemi di It e Ot convergenti. La soluzione, come spiega Crippa, «interpreta i diversi codici di comunicazione», nel senso che il software installato nei sistemi “Hpe Converged Edge” deputati alla raccolta dei dati dispone di una vasta libreria contenente migliaia di driver (programmi per la comunicazione tra una miriade di sensori di diverse marche e appunto questi sistemi Hpe Converged Edge) che consentono di interfacciarsi con macchine ad esempio utensili di ogni tipo, «parlando la loro lingua nativa».

Software Hpe Edgeline OT Link Platform. Credit www.hpe.com

Con questa piattaforma software Hpe OT Link si controllano i sistemi di Intelligent Edge Computing da una posizione centralizzata

Una volta raccolti i dati, questi vanno inoltrati ad un Datacenter, in cloud o on premises, per analisi più raffinate. Non è necessario creare dei collegamenti, perché questi sono già presenti nella piattaforma OT Link, che presenta un altro vantaggio: si pensi ad una azienda con 100 torni, ognuno dei quali servito da un sistema Hpe di Edge Computing. Nel caso in cui sia necessario fare l’upgrade del firmware, ad esempio, non è necessario che gli operatori facciano tale operazione per ogni server facendo il giro della fabbrica. I sistemi di Intelligent Edge possono essere gestiti da una postazione centrale, ove il controllo e le comunicazioni sono bidirezionali. Altra caratteristica che contraddistingue la piattaforma OT Link è il cosiddetto workload management. In pratica, la soluzione consente di bilanciare i carichi di lavoro analitico e distribuirlo in modo ottimale. Crippa ne spiega il funzionamento con un esempio semplice. Poniamo che l’azienda abbia due torni, serviti ciascuno da un sistema di Intelligent Edge e che uno di questi sistemi non funzioni più correttamente. Questo significa dover rinunciare alla raccolta di dati proveniente da uno dei due torni? La risposta è “assolutamente no”. I dati verranno ridistribuiti verso l’unico sistema di Intelligent Edge rimasto che riceverà le metriche dell’altro tornio, e l’estrazione dei dati continuerà, senza nessuna interruzione. 

Moduli certificati Hpe Edgeline OT Link. Credit www.hpe.com

Hpe OT Link è al servizio della convergenza tra Ot e It

Hpe OT Link permette di far convergere il mondo Ot e It in un unico sistema e semplifica la gestione delle applicazioni di Edge che raccolgono i dati. Ma cosa si intende, esattamente, per convergenza tra Ot e It? A cosa serve? Un’azienda ha bisogno anzitutto di una rete industriale che sia sicura. Hpe realizza tutto ciò attraverso una soluzione di cyber security che controlla gli accessi nella rete di fabbrica denominata Clearpass in tre principali fasi: prima di tutto occorre identificare quali dispositivi vengono utilizzati, quanti ce ne sono, da dove si connettono e quali sistemi operativi sono supportati. Inoltre, informazioni dettagliate sui cambiamenti e sui dispositivi in ingresso e in uscita garantiscono la visibilità necessaria nel tempo. Poi occorre applicare policy accurate che assicurano l’accesso corretto di utenti e dispositivi alla fabbrica, indipendentemente dall’utente, dal tipo di dispositivo o dalla posizione. In questo modo si garantisce un’esperienza utente ottimale. Le fabbriche devono adattarsi ai dispositivi odierni in continua evoluzione e al modo in cui vengono utilizzati, sia che si tratti di smartphone o di telecamere di sorveglianza. La terza fase è quella di proteggere le risorse tramite controlli dinamici delle policy e interventi correttivi per minacce reali che si estendono ai sistemi di terze parti. Questo rappresenta l’ultimo pezzo del puzzle. Per essere preparati a un comportamento insolito della rete, in una fabbrica alle tre di notte, è necessario un approccio unificato che blocchi il traffico e cambi lo stato della connessione di un dispositivo.

La convergenza It Ot supportata da Hpe. Fonte Hpe

Queste due reti, Ot e It, lavorano quindi secondo concetti e requisiti diversi ed è per questo che Crippa ritiene importantissimo il tema della sicurezza: infatti – spiega Crippa “se si pensa alla sicurezza in un contesto It, significa protezione dei sistemi informatici dal cyber crime, e quindi da accessi abusivi, da danneggiamenti e interruzioni, da frodi; in un mondo Ot, ovvero evitare il fermo dei processi. Se cade la rete It per un secondo, forse nessuno se ne accorge; se cade quella Ot, anche per un millesimo di secondo, è un bel guaio, perché un motore non si allinea più all’ingranaggio». Dunque, per quale motivo è così importante la convergenza tra queste due reti? «Perché – continua Crippa – Industry 4.0, di cui tanto si parla, non significa fare le stesse cose di prima – in termini di processo, di prodotto, di servizio – seppure in modo più efficace. Non si tratta di aumentare le performance di picco. Un tornio banalmente più veloce non serve, o non è questo che fa 4.0. Sono i dati la chiave di volta, essi permettono di comprendere e predire i fenomeni, intervenire sull’efficienza (Oee), introdurre nuovi modelli di business “servitizzati”, applicando quindi la trasformazione. Infine, Hpe fornisce in ambito sicurezza un’altra soluzione denominata Aruba Introspect che si serve di algoritmi di machine learning basati su Ai per individuare cambiamenti nel comportamento degli utenti che sono spesso indicati come attacchi interni che hanno eluso le difese perimetrali. I team addetti alla sicurezza dispongono quindi di informazioni sugli utenti, i sistemi e i dispositivi malevoli, compromessi o negligenti, eliminando la minaccia prima che possa fare danno.

La convergenza It Ot supportata da Hpe nell’Edgeline

«Si devono invece identificare nuovi modi di fare le cose, farle diversamente. Occorre inventare nuovi modelli di business». Crippa fa un esempio: «In genere un carmaker vende automobili. Può però connetterle attraverso una rete estesa di sensori e servitizzarla. Per far questo, ha bisogno di raccogliere una quantità di dati esorbitante e parametrizzare poi il servizio alle abitudini dell’utente. Quest’ultimo vive in città, in campagna, in montagna? Come influisce lo stile di vita dell’automobilista sui consumi degli pneumatici?». Insomma, se si intende offrire un servizio, e non solo un prodotto, si devono raccogliere più informazioni. Nell’industria, per cambiare il modello di business occorre estrarre volumi considerevoli di dati: è necessario portarli dalla rete Ot a quella It, dove vengono analizzati. Occorre, appunto, la convergenza tra le due reti. Il vantaggio delle soluzioni Hpe Converged Edge Systems è che si possono acquisire dati dalle macchine, controllare sistemi e reti industriali senza necessità di cambiare la propria struttura It in modo assolutamente sicuro, e mantenendo quella tradizionale.

La convergenza It Ot supportata da Hpe per l’industria. Fonte Hpe

Hpe Edgeline OT Link è una piattaforma software per l’Intelligent Edge

Uno dei problemi che si riscontra nella convergenza è l’immensa quantità di dati da raccogliere. «Si pensi ad un’azienda che abbia un centinaio di torni. Per effettuare una semplice lettura di temperatura servono 32 byte; e quante volte si effettuerà la lettura? Tipicamente, ogni 100 millisecondi. Si fa presto ad arrivare al Terabyte, considerando tutte le altre analisi sulla velocità di rotazione, sul momento angolare – che determina la possibilità di malfunzionamento del tornio stesso se rilevata in anticipo – e su tutte le altre metriche». Trasferire una mole così consistente di dati in Cloud può essere costoso. Inoltre c’è un altro aspetto da considerare: «Oggi – continua Crippa – si vuole raccogliere e analizzare i dati in tempo reale, perché se succede qualcosa durante la fase produttiva è fondamentale intervenire subito sul macchinario per evitare il blocco della produzione». Anche da questo punto di vista, il Cloud potrebbe non essere la soluzione migliore: i tempi di elaborazione sono ancora lunghi. Per questo Hpe ha scelto, l’Intelligent Edge Computing. Questo movimento di flussi di dati già selezionati viene detto Edge-to-Cloud.

Hpe, edge e hardware. Sergio Crippa intervistato da Filippo Astone














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