Federmeccanica vuole realizzare un Patto Mech In Italy per la produttività

Il programma si attua attraverso la realizzazione di cinque grandi progetti strategici di rilievo nazionale

«Vogliamo realizzare un Patto Made In Italy e Invented in Italy finalizzato all’aumento della Produttività».

È con queste parole che Federico Visentin, Presidente Federmeccanica, espone durante l’Assemblea di Federmeccanica il programma pensato dall’Associazione confindustriale per migliorare la produttività di un comparto che produce circa il 50% dell’export italiano. Il Patto Mech In Italy per la Produttività si realizza attraverso 5 grandi progetti strategici di rilievo nazionale focalizzati su:







1.Generazione di manodopera e mentedopera qualificata

Dalla nostra ultima indagine emerge che il 70% delle imprese intervistate non riesce a reperire sul mercato profili con le professionalità richieste dalle aziende. Occorre partire dall’orientamento, prevedere nelle scuole una certa quantità di ore di studio della metodologia laboratoriale. Questo consentirebbe l’utilizzo sistemico di un metodo nuovo, funzionale all’innovazione in ogni ambito. Non esiste soltanto al mis-match qualitativo sulle competenze, ma anche uno squilibrio quantitativo tra domanda e offerta di lavoro, legato ai fattori demografici. La gestione dei flussi immigratori diventa pertanto centrale e deve contemplare un pieno allineamento con le esigenze del mondo produttivo, sia in termini quantitativi che qualitativi. prestare particolare attenzione alle competenze prevedendo anche adeguati percorsi formativi, che peraltro possono essere molto funzionali ad una più veloce integrazione. L’altro filone da seguire è l’occupazione femminile. C’è un divario di quasi venti punti percentuali tra il tasso di occupazione maschile (73,5%) e quello femminile (54,7%). Favorire l’accesso delle donne al mercato del lavoro significa mettere in campo azioni di sistema a tutto tondo, dall’orientamento scolastico verso gli istituti con maggiori sbocchi lavorativi, alla creazione delle condizioni di contorno che agevolino l’occupazione femminile, come ad esempio un migliore bilanciamento vita privata – lavoro.

 

2.Attivazione di politiche utili a favorire la crescita delle imprese industriali

Nel 1981 le imprese italiane metalmeccaniche con meno di 50 dipendenti erano l’86,4% del totale, nel 2020 siamo arrivati al 95,4%. Nello stesso arco temporale si è passati dal 2,5% di aziende con più di 250 dipendenti allo 0,6%. Puntare sulla crescita delle imprese non significa che tutte le imprese debbano diventare grandi. Non è una questione solo dimensionale, che riguarderebbe alcuni, ma strutturale e questa dovrebbe riguardare tutti. Dobbiamo avere organizzazioni aziendali avanzate grazie all’adozione di nuovi e moderni modelli di business. Ciò significa uscire dal circolo vizioso che troppo spesso ci vede imbrigliati nelle catene globali del valore come contoterzisti di grandi gruppi multinazionali, determinando una sostanziale compressione dei profitti e limitando così le possibilità di sviluppo. Lo Stato ha la possibilità di attivare le leve giuste, ad esempio attraverso Cassa Depositi e Prestiti, che può e deve diventare un volano di crescita, sostenendo i programmi delle imprese orientati in tale direzione. La Cassa Depositi e Prestiti potrebbe anche intervenire, fornendo le necessarie garanzie, per sostenere investimenti nell’economia reale realizzati dal Fondo di Previdenza Complementare Cometa, se finalizzati alla crescita delle imprese metalmeccaniche/meccatroniche italiane.

3.Migliorare la profittabilità delle imprese e a favorire la redistribuzione

Il costo del lavoro continua ad essere troppo elevato, avendo un’incidenza media superiore al 60% sul valore aggiunto. Allo stesso tempo siamo consapevoli che le professionalità vanno riconosciute e valorizzate. Il taglio del cuneo fiscale deve essere strutturale, esteso a tutti i lavoratori e prevedere forme di decontribuzione per le imprese senza impatti negativi sulle pensioni. Per essere più competitivi occorre aumentare la produttività della nostra Industria ed incentivarla. I premi di produttività, e la partecipazione ai risultati aziendali, dovrebbero beneficiare di forme di detassazione – e decontribuzione – snelle, chiare e non essere legate a fattori, come l’incrementalità, che non rispecchiano le dinamiche di mercato. Il limite esistente di 250 euro circa per beneficiare della detassazione e decontribuzione sul welfare aziendale è stato portato a 3.000 euro, ma soltanto per i lavoratori con figli a carico. Sarebbe stato meglio prevedere un limite più alto rispetto all’attuale anche inferiore ai tremila euro, ad esempio pari a 1.000 euro, però esteso a tutti i collaboratori. Correggere il tiro gioverebbe anche la contrattazione. È inoltre doveroso parificare il trattamento fiscale e contributivo di queste forme di welfare ai flexible benefits, togliendo la contribuzione al 10% attualmente prevista per l’assistenza sanitaria integrativa e la previdenza complementare. Dal Welfare alla Formazione. Grazie a MetApprendo, è ora possibile certificare la formazione con la tecnologia blockchain, garantendo trasparenza, autorevolezza e non ripudiabilità del dato. L’utilizzo su larga scala del dossier formativo digitale darebbe un grande impulso all’occupabilità delle persone e va quindi incentivato, ad esempio, prevedendo la decontribuzione delle ore di formazione certificate.

4.Promozione del lavoro, il merito e le professioni industriali

Esiste e resiste ancora la percezione che le Fabbriche siano luoghi dove si svolgono lavori pesanti, all’interno di ambienti non accoglienti. La realtà è invece fatta di mestieri ad alto contenuto professionale e di un costante impegno nelle Aziende per migliorare le condizioni di lavoro. Proprio in questa Assemblea lanceremo una Campagna Culturale che abbiamo chiamato Generazione Meccatronica. Ci rivolgeremo ai giovani ed alla società civile per far comprendere il valore e per far conoscere i valori di un’Industria profondamente cambiata rispetto ai canoni della Fabbrica Fordista. Una manifattura che alcuni ancora vedono con le lenti del passato, ma che guarda avanti proiettandosi verso il futuro.

5.Sostegno diretto e indiretto all’innovazione della manifattura

La Commissione Europea colloca l’Italia tra gli innovatori moderati, non tra gli innovatori forti e men che meno tra i leader dell’innovazione. L’Invented In Italy deve affondare le proprie radici in politiche industriali che puntino sulla ricerca e sviluppo, elemento questo determinante anche per una duratura tutela dell’occupazione e della produzione italiana di qualità. Gli interventi finora messi in campo non sono stati sufficienti, e in diversi casi si sono rivelati poco efficaci. Una recente indagine di Federmeccanica rileva che il 57% delle imprese intervistate non ha usufruito degli incentivi per la spesa in ricerca e sviluppo a causa della non rispondenza alle esigenze aziendali, mentre le difficoltà burocratiche nella fase d’accesso sono state segnalate nel 19% dei casi. Le imprese vanno pertanto ascoltate di più per definire forme di supporto adeguate e semplici, senza quei lacci e lacciuoli che imbrigliano ciò che invece deve essere liberato, l’ingegno italiano. Fino ad oggi questo non è avvenuto pienamente, anzi troppo spesso ci sono stati problemi piccoli e grandi, che sono diventati ostacoli difficilmente sormontabili, rallentando così un processo che doveva invece essere accelerato.

«Ogni manovra deve essere funzionale ad una svolta per la produttività del nostro apparato industriale – aggiunge Visentin -, invertendo una tendenza che da troppo tempo è stata penalizzante. Il problema della produttività va risolto con un’azione di Sistema che coinvolga inevitabilmente le imprese e l’assetto istituzionale. È giunto il momento di fare un passo deciso, con un Patto per la Produttività. Un passo da fare insieme, un Patto che veda impegnati tutti coloro che possono dare un contributo, dai corpi intermedi alle istituzioni, per realizzare cinque grandi progetti strategici di rilievo nazionale».














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