Federmacchine: riparte l’industria dei beni strumentali

Secondo l'associazione nel 2021 il fatturato salirà dell'11,1%, l'export dell'11,8%, i consumi del 9,7%. Indicatori positivi, ma non sufficienti a recuperare le perdite del 2020

Giuseppe Lesce, presidente di Federmacchine

Per il settore dei beni strumentali il 2020 è stato un annus horribilis, con il fatturato crollato del 14% rispetto all’anno precedente, registrando 41 miliardi di euro in meno. Sul risultato complessivo ha pesato sia la forte riduzione dell’export – crollato a 28 miliardi di euro, pari al 14% in meno rispetto all’anno precedente – sia il calo delle consegne dei costruttori sul mercato interno, scese del 15% a 14 miliardi. Pesante anche la riduzione del consumo che ha solo sfiorato i 21 miliardi di euro, rispetto ai 26 miliardi registrati nel 2019 (-18%). Invariato invece il numero delle imprese e degli occupati: sono oltre 200.000 gli addetti impiegati nelle circa 5.000 aziende del settore.

Nel 2021 la situazione è nettamente migliorata: le esportazioni di macchinari italiani, nel periodo gennaio-marzo, sono cresciute del 6,8%. Le vendite in Ue, Extra Ue e America Meridionale crescono più che nelle altre aree del mondo. Anche le importazioni italiane del primo trimestre dell’anno segnano una crescita del 6,7% a dimostrazione della ripresa di attività anche sul mercato interno.







Secondo Federmacchine, tutti gli indicatori economici cresceranno in modo sostenuto: fatturato (+11,1%), export (+11,8%), consumo (+9,7%), consegne interne (9,7%) e import (9,7%). L’incremento non sarà sufficiente a recuperare il terreno perso nel 2020 ma permetterà di ridurre il gap con i risultati pre-pandemici.

«Il totale recupero avverrà nel 2022 grazie alla ripresa dell’attività oltre confine- incentivata e facilitata, immaginiamo, dal procedere in tutto il mondo della campagna vaccinale – e grazie alla ripresa degli investimenti in nuovi macchinari in Italia che già rilevano molti settori che fanno capo a Federmacchine, sostenuta anche dagli incentivi 4.0», ha commentato Giuseppe Lesce, presidente di Federmacchine. «A tal proposito chiediamo che le misure attualmente previste quali credito di imposta per le nuove macchine e per le tecnologie 4.0 divengano strutturali così da accompagnare le imprese in un processo graduale e continuo di aggiornamento e trasformazione, presupposto indispensabile per vincere la sfida della competitività internazionale. Per questo occorre uno scatto deciso da parte delle autorità di governo per aggiornare l’offerta formativa del sistema scolastico a vocazione tecnica tecnologica così da allinearlo all’evoluzione del contesto e da renderlo interessante per i giovani. In questo senso crediamo che i fondi resi disponibili dal Pnrr per Its – e destinati alla creazione di laboratori 4.0 e infrastrutture tecnologicamente avanzate – saranno utili per valorizzare ulteriormente questi istituti da cui “usciranno” giovani professionisti da inserire nelle nostre aziende».














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