Ex-Ilva, il giudice Maccagnago dice «Spegnete l’altoforno 2»

Respinta l’istanza dell’ex-Ilva che chiedeva 9 mesi per installare la macchina a tappare, 10 mesi per il campionamento automatico della ghisa e 14 mesi per la macchina a forare. Ora la “palla” passa al Tribunale del riesame

Altoforno dell'Ilva di Taranto
Altoforno dell'ex-Ilva di Taranto

Niente proroga per l’altoforno 2. Il giudice del dibattimento, Francesco Maccagnano, ha respinto l’istanza dell’ex-Ilva in amministrazione straordinaria perché «disapplicherebbe per un termine estremamente ampio un provvedimento cautelare destinato a prevenire la concretizzazione di un rischio ben specifico, ossia quello della verificazione di infortuni della stessa specie di quello occorso ad Alessandro Morricella l’8 giugno 2015». Riassumendo, per la sicurezza del lavoro all’Afo2, il tempo chiesto da ex-Ilva per ulteriori adeguamenti è troppo ampio. Un tempo che prevedeva 9 mesi per installare la macchina a tappare, 10 mesi per il campionamento automatico della ghisa e 14 mesi per la macchina a forare.

 







L’orologio per Afo2 corre

Il 13 dicembre scade dunque la data fissata per il completamento dei nuovi lavori. La strada obbligata sembra una nuova impugnazione davanti Tribunale del Riesame del rifiuto del giudice. Lo scorso settembre scorso il Riesame aveva accolto l’istanza di ex-Ilva.

 

Il contro piano del Governo per Ilva

Come Industria Italiana ha già scritto il cuore del contro piano del Governo è la riconversione dell’impianto pugliese ad un mix di produzione sostenibile: mantenimento dell’altoforno 4, riattivazione del 5 e sostituzione dell’ ‘inquisito’ Afo 2 con un forno elettrico. Una produzione “ibrida” che garantirebbe, da un lato, un minor impatto ambientale e, dall’altro, di produrre acciaio di qualità. In questo senso, nel piano c’è l’utilizzo del “preridotto” (minerale trattato con l’idrogeno) per alimentare il forno elettrico, e alzare il livello qualitativo dell’acciaio. Obiettivo produttivo, al 2023, 8 milioni di tonnellate annue.

Buona parte degli investimenti sarà assicurata dallo Stato con incentivi del Mise, attingendo ai fondi europei sul green new deal e finanziamenti della Bei, ma saranno messe in campo anche aziende controllate dal pubblico, come Snam per l’approvvigionamento del gas.

Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri ha spiegato: «Il governo è al lavoro per varare un grande piano per lo sviluppo di Taranto» facendo riferimento alla creazione di un fondo previsto con un emendamento in manovra, da 65 milioni nel triennio 2020-22 (e dopo, con una dote di 25 milioni annua).














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