Eni: partito dal Kenya il primo carico di olio vegetale per la bioraffineria di Gela

Entro il 2025 l’azienda italiana punta a coprire il 35% dell’approvvigionamento dei propri impianti grazie all’integrazione verticale della filiera degli agri-feedstock

Claudio Descalzi confermato ad Eni

Dal porto di Mombasa è partito il primo cargo di olio vegetale per la bioraffinazione prodotto da Eni in Kenya e diretto alla bioraffineria di Gela. L’olio vegetale è prodotto nell’agri-hub di Makueni, l’impianto inaugurato dall’azienda a luglio 2022, dove avviene la spremitura di sementi di ricino, di croton e di cotone. Sono agri-feedstock non in competizione con la filiera alimentare, coltivati in aree degradate, raccolti da alberi spontanei o risultanti dalla valorizzazione di sotto-prodotti agricoli, offrendo opportunità di reddito e accesso al mercato a migliaia di agricoltori. Nel centro, inoltre, si producono anche mangimi e bio-fertilizzanti, derivati dalla componente proteica dei semi, a beneficio delle produzioni zootecniche, contribuendo così alla sicurezza alimentare. Si avvia così il sistema di trasporto e logistica che supporterà la catena del valore nel paese, partendo da una produzione di 2.500 tonnellate entro la fine del 2022, per poi salire rapidamente a 20.000 tonnellate nel 2023.

«A soli tre mesi dallo startup di Makueni inizia l’export di olio vegetale per le bioraffinerie, attraverso un modello di integrazione verticale che consente di promuovere uno sviluppo locale sostenibile e di valorizzare la filiera per la produzione di biocarburanti. Questi sono i semi di una nuova energia, un passo concreto per decarbonizzare i trasporti con un approccio innovativo che a partire dalla produzione del Kenya si estenderà l’anno prossimo al Congo, e successivamente agli altri paesi africani e alle aree geografiche in cui stiamo portando avanti questi progetti», ha detto Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni.







Il Kenya fa da apripista per le iniziative di Eni nella catena agro-industriale, che al momento includono Congo, Mozambico, Angola, Costa d’Avorio, Benin, Ruanda e Kazakistan. Per questi paesi, così come per l’Italia, sono stati avviati studi di fattibilità con l’obiettivo di condurre nelle realtà più mature una prima fase di attività agricola a partire dal 2022, per poi procedere con la costruzione di impianti di spremitura di semi per la bioraffinazione. Il primo carico di olio vegetale è destinato alla bioraffineria Eni di Gela. Avviata nel 2019, con una capacità autorizzata di 750mila tonnellate/anno, è tra i più innovativi impianti in Europa e presenta un’elevata flessibilità operativa, riuscendo a trattare diversi tipi di cariche. Entro il 2025, l’azienda punta a coprire il 35% dell’approvvigionamento delle proprie bioraffinerie grazie all’integrazione verticale della filiera degli agri-feedstock e waste&residue, che permetterà di assicurare volumi di olio vegetale in un contesto sfidante in termini di prezzi, domanda crescente di energia e disponibilità di oli sostenibili.














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