Eni accelera su decarbonizzazione e rivede lo scenario prezzi

di Chiara Volontè ♦︎ Il Gruppo guidato da Descalzi punta sulla transizione energetica coniugando redditività e sostenibilità. Il costo del greggio di lungo termine a partire dal 2023 è stabilito in 60 dollari al barile (rispetto ai precedenti 70)

Eni ha inoltre fin dall’inizio incluso nella propria strategia un percorso di abbattimento anche delle emissioni Scope 3

Diventare leader nella fornitura di prodotti decarbonizzati: è questo l’obiettivo di Eni, che conferma le linee strategiche al 2050 presentate a fine febbraio. Il Gruppo guidato da Claudio Descalzi vuole contribuire attivamente al processo di transizione energetica, coniugando obiettivi di redditività e di sostenibilità. Gli sviluppi legati alla diffusione della pandemia Covid-19 hanno reso ancora più evidente la validità del percorso strategico della società.

«Confermiamo la nostra strategia finalizzata a far diventare Eni leader nella decarbonizzazione – chiosa Descalzi – nonostante gli impatti di ampia portata che la pandemia Covid-19 sta avendo sull’economia e sul gruppo».







Punto qualificante della strategia, come già comunicato al mercato, è il conseguimento di un target di riduzione dell’80% delle emissioni assolute nette Ghg di tutti i prodotti al 2050, ben oltre la soglia di riduzione del 70% indicata dalla Iea nello scenario compatibile con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. L’evoluzione in chiave sempre più sostenibile del modello di business di Eni viene poi coniugato con il mantenimento di una rigorosa disciplina finanziaria nelle politiche di investimento e di una solida struttura patrimoniale di gruppo.

Claudio Descalzi, ad Eni

«Possibili accelerazioni del percorso sono in corso di valutazione – prosegue l’ad – Questo ci consentirà di ottenere un miglior bilanciamento del portafoglio, riducendone l’esposizione alla volatilità dei prezzi degli idrocarburi, e di coniugare gli obiettivi di redditività e di sostenibilità che Eni si è posta».

Valutati gli impatti della pandemia Covid-19 sullo scenario macroeconomico ed energetico di riferimento, Eni ha modificato le proprie proiezioni di mercato in risposta ad alcuni trend emergenti. In particolare, vengono aggiornate le previsioni dei prezzi degli idrocarburi, driver principale delle decisioni di investimento e delle valutazioni di recuperabilità dei valori di bilancio delle attività fisse.

«La revisione dello scenario, maturata a quattro mesi dall’inizio della pandemia – conclude Descalzi – proietta le nostre aspettative sui prezzi futuri e sarà il nuovo riferimento per le valutazioni sull’allocazione delle nostre risorse».

 

Revisione dello scenario 2020-2024 e lungo termine

Il nuovo scenario adottato da Eni prevede un prezzo Brent di 60 dollari al barile in termini reali 2023 rispetto all’assunzione precedente di 70. Per gli anni 2020-2022, il prezzo è previsto rispettivamente a 40, 48 e 55 dollari al barile (in precedenza 45, 55 e 70). Il prezzo del gas al mercato spot Psv Italia è previsto a 5,5 dollari/mmBTU nel 2023 rispetto ai precedenti 7,8, per gli anni 2020-2022 è previsto rispettivamente a 3,0, 4,6 e 5,2 dollari/mmBTU (in precedenza 3,9, 5,1 e 7,3). I margini di raffinazione di lungo termine per l’area mediterranea sono confermati di poco inferiori ai 5 dollari al barile.

Effetti di bilancio della revisione dello scenario

La verifica di recuperabilità dei valori d’iscrizione delle attività fisse è tuttora in corso e al momento per il management non è possibile quantificare in via definitiva l’impatto di bilancio delle rettifiche di valore dovute alle nuove assunzioni di prezzo. A oggi, sulla base delle informazioni disponibili e dello stato corrente dei processi valutativi, nel secondo trimestre il management stima di rettificare i valori d’iscrizione delle attività non correnti, comprese imposte differite attive, per un valore post tasse di circa 3,5 miliardi di euro a cui è applicabile un range di approssimazione di +/- 20%. Il valore centrale corrisponde a una riduzione limitata, 4% circa, delle attività non correnti.

Il valore ante imposte, stimato in 2,8 miliardi di euro, è attribuibile per 2,0 miliardi a svalutazioni di asset upstream e per il resto al comparto della raffinazione. Non sono previste svalutazioni di asset esplorativi indotte dalla revisione dello scenario. La riduzione delle imposte differite attive di 0,7 miliardi di euro deriva dalle svalutazioni delle perdite fiscali al netto degli effetti connessi alle rettifiche di valore degli assets industriali. Tali oneri nel loro ammontare definitivo saranno rilevati nei conti consolidati del secondo trimestre 2020, che saranno diffusi al mercato il 30 luglio prossimo, e nella relazione semestrale al 30 giugno, che sarà pubblicata indicativamente nella prima settimana di agosto al completamento delle attività di limited review da parte del revisore.














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