Eni: con il biodiesel la decarbonizzazione passa per Gela

Il green innovativo che avanza in Italia: Inaugurata in Sicilia la seconda bioraffineria del gruppo guidato da Claudio Descalzi

La parola d’ordine decarbonizzare per Eni non è un mantra alla moda. E gli impianti di Gela, in provincia di Palermo, stanno lì a testimoniarlo. Lo scorso 25 settembre è stata inaugurata ufficialmente “la più innovativa bioraffineria d’Europa”,  già in attività dall’agosto scorso. L’impianto ha una capacità di lavorazione fino a 750mila tonnellate annue di oli esausti, grassi animali, oli di palma, alghe e sottoprodotti di scarto utili per una produzione di 530 mila tonnellate annue di biodiesel (ma anche di green nafta e gpl), vi lavorano oggi 426 addetti (sui mille nell’intero sito gelese).

La innovazione tecnologica si chiama Ecofining

L’impianto si basa sull’innovativa tecnologia Ecofining, sviluppata nei laboratori Eni in collaborazione con Honeywell-Uop. Ecofining permette una riduzione delle emissioni di gas serra del 60%.







Per realizzare la raffineria green sono state modificate le due esistenti unità di desolforazione ed è stato costruito lo Steam Reforming per la produzione di idrogeno, componente fondamentale nel processo di produzione dell’HVO (Hydrogenated Vegetable Oil), questo il nome scientifico del biodiesel che, addizionato al gasolio fossile in una quota pari al 15%, compone il carburante premium Enidiesel+.

Piccola storia di una riconversione

Nella riconversione in bio raffineria del petrolchimico gelese, Eni ha investito 294 milioni di euro, cui si aggiungono ulteriori 73 milioni per ulteriori attività propedeutiche e per la realizzazione del futuro impianto per il pre-trattamento delle biomasse, che verrà completato entro il terzo trimestre 2020 e consentirà di alimentare la bioraffineria interamente con materie prime di seconda generazione, composte da scarti, oli vegetali grezzi e materie advanced.

L’impianto è uno dei tasselli di una più ampia opera di riconversione del sito concordata dalla società guidata dall’amministratore delegato Claudio Descalzi, con sindacati, governo centrale e istituzioni locali (comune, provincia e Regione) attraverso un protocollo d’intesa sottoscritto al Mise il 6 novembre del 2014 con un investimento globale di 2,2 miliardi di euro.

A Gela un laboratorio mondiale per le tecno green e le rinnovabili

Oltre alla nuova bioraffineria, il sito gelese ospita l’impianto pilota Waste to fuel, che dallo scorso dicembre trasforma i rifiuti organici in bio olio, bio metano e acqua, ed è destinato a diventare per Eni un laboratorio per l’applicazione delle più avanzate tecnologie nel campo ambientale e delle rinnovabili. Un ulteriore decisivo passo percorso di decarbonizzazione made in Italy dell’Eni che negli ultimi cinque ha impresso una fortissima accelerazione aprendo future linee di business.

A Porto Marghera Eni ha fatto scuola di riconversione

Per Eni, Gela rappresenta la seconda bioraffineria, giacché a Porto Marghera dal 2014 lavora un impianto che è stato il primo esempio al mondo di riconversione di una raffineria convenzionale in una green. Dal 2014 a Porto Marghera si possono approvvigionare circa 360mila tonnellate di oli vegetali all’anno, dei quali oltre il 15% è olio alimentare usato e purificato (il resto è vegetale raffinato e certificato per la sostenibilità).

Da giugno 2018 è entrato in marcia un impianto di pretrattamento che consente di importare oli vegetali grezzi anziché raffinati e di incrementare sensibilmente la quota lavorata di oli alimentari e vegetali esausti e di grassi animali.

Nel 2018 il 10% circa della carica lavorata a Porto Marghera è stata costituita da oli vegetali usati e di frittura, e si sono effettuate anche lavorazioni marginali di cariche alternative, olio di karité e Matrilox; quest’ultimo deriva dalla chimica verde ed è un residuo della fabbricazione della plastica biodegradabile.

Dal 2021, un ulteriore upgrading lascia prevedere il potenziamento della capacità di lavorazione con una sempre maggiore quota di materie prime che derivino da scarti della produzione alimentare e sottoprodotti legati alla lavorazione dell’olio di palma.














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