Crescono come funghi, in Italia, le stazioni di ricarica elettrica e quantificarle sarebbe un esercizio di stile (ma basta avere una App –anche queste in gran spolvero – per trovarle).
La “grande carica” alla carica elettrica vede molti player in azione. Enel X per esempio prevede di installarne 28mila entro il 2022 (che si aggiungerebbero alle attuali 7.500); A2a – la multi-utility milanese, attiva nella produzione, distribuzione e vendita di energia elettrica, gas, nei servizi ambientali e nei servizi di efficienza energetica, mobilità elettrica e smart city – è entrata nel business: a oggi sono 500 le colonnine, ma punta alle 2000 nei prossimi anni. Hera – la bolognese multi ambientali, idrici ed energetici – conta di brandizzarne 300.
L’entità della capillarità futura diventa evidente se si compara con quella delle esistenti pompe di benzina (20mila) e se si pensa che le elettriche possono trovare posto ovunque (dai piazzali dei supermercati ai parcheggi pubblici e privati ecc.) Ad oggi le regioni top in fatto di capillarità sono Lombardia, Trentino-AltoAdige e Veneto.
Il neo delle maggior parte delle attuali colonnine è la velocità con cui si può fare un pieno: gli impianti offrono una potenza inferiore ai 10 Kw, davvero un’inezia se confrontato all’innovazione contenuta nelle più recenti batterie destinate ai veicoli elettrici. Non a caso Enel X già pensa a colonnine veloci e velocissime.
L’auto elettrica: mercato di ultranicchia
Ma a che punto è il mercato dell’automotive elettrico in Italia? Secondo i dati Unrae, nei primi 8 mesi del 2019 i veicoli a zero emissioni hanno segnato un record di vendite anno su anno: le immatricolazioni sono aumentate del 109%, per un numero di unità del 6.543. Dunque ad oggi in Italia ci sono più colonnine che veicoli. Del resto l’elettrico pesa poco nell’automotive italiano: solo lo 0,5% del mercato, concentrato nel Nord.