Con la digital transformation l’Homo Industrialis diventa… innovatore!

di Piero Formica* ♦︎ Con la digitalizzazione nascono il “Metaverso”, realtà condivisa tramite Internet, e il “Converso”, ambiente ibrido dove convergono realtà fisica, digitale e virtuale. La tecnosfera, gli avatar e... Provocazione intellettuale di uno dei più noti studiosi di economia dell’innovazione

Con la rivoluzione digitale in corso, l’Homo Industrialis assume i connotati dell’innovatore, realizzatore di manufatti che sono opere d’arte. Nascono il “Metaverso”, realtà condivisa tramite Internet, dove si è rappresentati in tre dimensioni attraverso il proprio avatar, e il “Converso”, un ambiente ibrido dove conversare per scoprire cose nuove, facendo convergere realtà fisica, digitale e virtuale. La vita nelle città e la vita nei villaggi e nelle periferie circostanti si sovrappongono sempre più. La manifattura si distribuisce nei borghi e nelle campagne grazie all’impiego delle tecnologie intelligenti. Si ricompone la frattura tra il fare e il pensare: una menomazione prodottasi nell’età della meccanizzazione.

Nel tempo della transizione in corso, i desideri di vitalità, saggezza e conoscenza sono tanto avvertiti ma poco avverati. Dalla prospettiva dell’industria, quali sono gli ostacoli e quali le opportunità per soddisfarli? Sono ostacoli i prodotti e servizi che richiedono basse competenze. Sono opportunità quelli che contribuiscono ad alzare il livello dell’istruzione ricorrendo ad esperimenti costanti nella scuola e nell’imprenditoria. È un ostacolo l’imprenditoria che vede il suo unico compito nel fare meglio ciò che già fa. È un’opportunità l’imprenditoria evocata da Peter Drucker, quella che nell’incertezza decide di stravolgere, disorganizzare, creare qualcosa di nuovo, cambiare i valori. È un ostacolo la scarsa conoscenza delle tecnologie dalle quali dipende gran parte della nostra vita. Confondere l’alta marea dell’informazione alzata dalle tecnologie con le onde della conoscenza sollevate dal vento dell’intuizione ci rende impotenti e preda del panico di fronte a sconvolgimenti anche lievi della vita normale. È un ostacolo la barriera alzata tra i mondi offline e online. È un’opportunità il considerarli completamente fungibili. Ci è dato di abitare in realtà virtuali interagendo con le persone e modellando forme di lavoro sempre più sofisticate. Denominatore comune a tutte le opportunità è la prevalenza delle relazioni tra uomini sui rapporti tra uomini e cose. L’immagine dell’industria è plasmata dall’arte di vivere finalizzata a soddisfare i desideri di vitalità, saggezza e conoscenza.







Con questa attrezzatura mentale iniziamo la navigazione nel fiume della rivoluzione digitale, un fiume che scorre tra la riva della fitta foresta dello sforzo collettivo e la vasta pianura attraversata da individui solitari e poco ortodossi. Tutt’intorno, c’è la tecnosfera in rapida evoluzione verso uno stato in cui l’intervento umano coopera e compete con l’automazione e l’intelligenza artificiale che progrediscono nelle loro capacità di imparare a risolvere problemi e prendere le decisioni conseguenti. Sono la creatività e il pensiero indipendente che permettono agli esseri umani di misurarsi con la tecnosfera. Le due abilità si rafforzano partecipando a team sociali dove le persone si motivano e aiutano a vicenda. Chattare con i colleghi non è necessariamente una perdita di tempo. In un esperimento condotto del professore del MIT Alex Pentland, a un team è stata data una pausa caffè condivisa, mentre un secondo team ha scaglionato il tempo in modo che il lavoro fosse ininterrotto. Rispetto all’altro, la soddisfazione lavorativa del team sociale è aumentata di più ed altrettanto la sua produttività. Il rischio che l’automazione aumenti la domanda di intelligenza artificiale e computer piuttosto che di persone è tanto più alto quanto più i manager esigono dai loro sottoposti solo obbedienza e conformismo.

Turbina aerospaziale prodotta con stampa 3D

C’è da riflettere sulla società dei dipendenti sottoposti all’obbedienza cieca mentre si intravedono comunità di ideatori formate da piccoli gruppi motivati dal poter operare autonomamente interagendo tra loro. Tali comunità fanno leva sulla stampa 3D combinata con i robot. L’agilità in tre dimensioni dei robot insieme alle stampanti 3D che possono costruire cose complesse permette di realizzare da zero qualsiasi struttura. Su questa nuova stagione dell’Homo Industrialis il sipario si è alzato parzialmente. È ancora presente il segno dei tempi dell’Età delle Macchina così come tratteggiata nel 1829 da Thomas Carlyle, con l’artigiano “cacciato dalla sua bottega per far posto a un artefatto più veloce e inanimato. La navetta cade dalle dita del tessitore e passa nelle dita di ferro che la muovono più velocemente”. Alla bottega subentra la fabbrica fordista per la produzione di massa il cui flusso continuo, alla genesi della produzione snella, dalla materia prima al cliente riduce lo spreco. Bisogna attendere l’avvio degli Anni Cinquanta del Novecento per sentir parlare di automazione della fabbrica e robotica. È uno sforzo collettivo che prende tempo, un venticinquennio circa. Nel biennio 1976-1977, Fiat iintroduce il Robogate, un’impianto di produzione automatizzato. Nel 1978, Nissan e Toyota portano i robot nei loro stabilimenti. Poco dopo, la General Electric costruisce un impianto automatizzato di locomotive.

Un partecipante della prima edizioneb del Cim4.0 Academy sperimenta la realtà virtuale

Ai giorni nostri, la lenta crescita dell’offerta di lavoro e la carenza di manodopera sollecitano le imprese ad accelerare il tempo dell’innovazione premendo a fondo il pedale dell’automazione e della trasformazione digitale. Robotica, visione artificiale e produzione additiva sono tecnologie centrali per le emergenti comunità di ideatori che sfruttano l’intelligenza artificiale e l’Internet delle cose per raggiungere la convergenza tra spazi fisici e virtuali. Il passaggio alla digitalizzazione consente a più persone e processi di spostarsi online. Nasce il “Metaverso”, realtà condivisa tramite Internet, dove si è rappresentati in tre dimensioni attraverso il proprio avatar. Ma le comunità di ideatori non vogliono confinare la loro attività nel mondo digitale. Esse aspirano a disegnare un “Converso”, un ambiente ibrido composto da spazi dove poter conversare per scoprire cose nuove facendo convergere realtà fisica, digitale e virtuale. WYTH, la piattaforma per eventi ibridi e digitali, “dà vita a uno spazio che agevola le relazioni umane, le attività di networking e la creazione di community, unendo le potenzialità del digitale all’emozione dell’esperienza fisica”. Così si coglie il meglio dalla peculiarità delle due esperienze, da remoto e in presenza.

Esempio di robot collaborativo a disposizione del Made per la realizzazione di parti automotive

Con questa nuova veste, l’Homo Industrialis e la sua comunità di ideatori si spostano dalla città alla campagna, tra gli alberi e i filari d’uva. In Italia, lo ha fatto Chris Bangle, il creativo delle forme della Bmw X e della Fiat Coupè, che oggi vive in una borgata delle Langhe. La vita nelle città e la vita nei villaggi e nelle periferie circostanti si sovrappongono sempre più. La manifattura si distribuisce nei borghi e nelle campagne grazie all’impiego delle stampanti 3D, della scheda Arduino (una piattaforma elettronica open-source basata su hardware facile da usare e software, che è stata concepita per fare progetti interattivi e prototipazione rapida), di altre tecnologie che offrono il supporto sul modo in cui i processi vanno impostati e controllati, e alla disponibilità di “piazze virtuali” à-la-Wyth che affiancano e potenziano le “piazze di mercato”. Ciascuno di noi può cogliere queste opportunità per evolvere da compratore a produttore che crea più velocemente, a costi contenuti e anche con più alta qualità rispetto alle grandi imprese cose per se stesso e per i consumatori. Interviene poi la cooperazione urbano-rurale a sviluppare i flussi di lavoro, tempo libero e cultura che sono la linfa vitale delle comunità territoriali. Eurocities, un’organizzazione di 140 città europee, porta all’attenzione il caso di Torino che sostiene questa cooperazione nell’attuazione della sua “Strategia alimentare metropolitana”, una strategia che “mira a sviluppare una filiera corta utilizzando gli appalti pubblici per approvvigionarsi di cibo a livello locale e favorendo le relazioni commerciali che collegano produttori e consumatori attraverso i mercati alimentari locali”.

L’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci

Nell’età della meccanizzazione si produsse una frattura tra il fare e il pensare: una menomazione mentale come l’ha definita Robert Sennett nel suo saggio L’uomo artigiano. La rivoluzione digitale esalta la figura dell’artigiano tecnologico la cui mano che opera e la testa che pensa sono intimamente connesse. Homo Laborans e Homo Faber convivono nella sua persona. Egli è titolare di un mestiere in cui l’interazione tra dita e mente combina l’educazione tecnologica con le arti liberali. La tecnica adoperata per fare bene le cose è cultura materiale capace di creare immagini mentali senza l’uso dei sensi. In attesa, secondo alcuni visionari, di una migliore tecnologia di oculometria e dell’evoluzione digitale degli impianti cranici che configurano una testa – ‘testa artigianale’ – che rimpiazza le mani.

Nel vasto campo delle nuove tecnologie, l’artigiano è un artista. Riandando al tempo di Leonardo, essere “pittore e ingegnere” è ciò che contraddistingue l’artigiano. Come dire che la tecnologia che ha la sua radice nella parola greca tékhne (cioè, “arte, mestiere”) è intimamente intrecciata con le arti liberali. Pittura, disegno, grafica, architettura, scultura e altre arti plastiche, musica, letteratura, psicologia, e storia permettono di farci un’idea sulla natura umana della tecnologia. Sono queste le fonti del design che dà a un prodotto tecnologico quel tocco di creatività ed empatia indispensabile per il suo successo. Nel neo-rinascimento imprenditoriale del XXI secolo, l’Homo Industrialis inserito in comunità di ideatori assume i connotati dell’innovatore, realizzatore di manufatti che sono opere d’arte.

 

*Piero Formica è Professore di Economia della conoscenza. Senior Research Fellow dell’International Value Institute, Maynooth University, Irlanda. Docente e advisor, Cambridge Learning Gateway, Cambridge, UK. Presso il Contamination Lab dell’Università di Padova e la Business School Esam di Parigi svolge attività di laboratorio per la sperimentazione dei processi di ideazione imprenditoriale














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