De Meo, Renault: lettera all’Europa per difendere l’industria automobilistica

Il ceo di Renault - da sempre scettico su una transizione ecologica che impone le tecnologie dall'alto e rischia di danneggiare la principale industria europea - indica sette raccomandazioni e otto misure per sviluppare una vera e propria politica industriale europea, competitiva e decarbonizzata

Luca de Meo, ceo di Renauilt Group

Luca de Meo, ceo di Renault Group, ha reso pubblica la lettera che ha inviato alle istituzioni europee. «In vista dei dibattiti che alimenteranno la campagna elettorale, ritengo opportuno far sentire la mia voce non per fare politica, ma per dare un contributo alle scelte sulla politica giusta», afferma il ceo nel lungo documento. Venti pagine, all’interno delle quali suggerisce la strada che il Vecchio Continente dovrebbe prendere per affrontare la sfida della decarbonizzazione nel settore automotive.

«L’industria automobilistica occupa 13 milioni di persone in Europa, ovvero il 7% dei lavoratori dipendenti e l’8% degli addetti alla produzione. Queste cifre sono proporzionali al peso economico del settore, che rappresenta l’8% del pil europeo». Inizia così la missiva di De Meo, che sottolinea anche un altro dato: «è un’industria caratterizzata da forte innovazione e investimenti. Il suo budget per la ricerca e lo sviluppo (R&S) ammonta a 59 miliardi di euro (pari al 17% della spesa totale per R&S, se si include il settore pubblico, e al 26% della spesa R&S dell’industria). I suoi investimenti rappresentano 1/3 del totale degli investimenti in Europa». Insomma, secondo il manager «senza l’industria automobilistica, l’Europa rimarrebbe indietro nella corsa all’innovazione».







Ma oggi l’industria automobilistica del Vecchio Continente è messa a dura prova dalla concorrenza cinese, che ha già conquistato il 4% del mercato europeo (dato 2022). E già nel 2023, il 60% delle auto vendute a livello globale erano di produzione cinese. Bisogna fare qualcosa, ma cosa esattamente?

De Meo elenca le sei sfide a cui oggi l’Europa è chiamata a rispondere: decarbonizzazione, rivoluzione digitale, regolamenti, volatilità tecnologica, volatilità dei prezzi e formazione del personale. E sottolinea un problema di fondo: la lotta commerciale dell’UE contro Usa e Cina è impari. Perché gli Stati Uniti incentivano l’industria automobilistica: «Lo scopo del programma IRA, con i suoi 387 miliardi di euro di fondi, è quello di incoraggiare gli investimenti. Si è concentrato in particolar modo sui veicoli elettrici: solo i modelli assemblati negli Stati Uniti e con componenti locali possono beneficiare di incentivi all’acquisto, e questo stimola le vendite. Grazie all’IRA, gli Stati Uniti stanno rafforzando la propria base industriale: la capacità delle gigafactory di batterie che saranno costruite entro il 2030 è passata da 700 GWh nel luglio 2002 a 1,2 TWh nel luglio 2023», afferma De Meo. I cinesi, dal canto loro, supportano l’industria: «la Cina ha investito, inoltre, in modo massiccio in tutti i settori coinvolti nel ciclo di vita dell’auto elettrica, dall’estrazione dei metalli rari al riciclo delle batterie». L’Europa, invece, preferisce regolamentare. «L’Europa sta elaborando un’intera nuova serie di norme e regolamenti. In media, da qui al 2030 le varie direzioni della Commissione europea introdurranno da otto a dieci nuovi regolamenti all’anno. E questo senza un organismo che approvi il calendario di pubblicazione. Si tratta di una situazione estremamente svantaggiosa per le imprese, che spesso sono costrette a adattarsi al ritmo serrato di applicazione di queste nuove normative, mobilitando ingenti risorse ingegneristiche (fino al 25% di un dipartimento di R&S) per studiarne l’applicazione».

Ci troviamo insomma a vivere una situazione estremamente complessa: l’UE dovrebbe infatti proteggere il proprio mercato, ma dipende dalla Cina per le forniture di litio, nichel e cobalto e da Taiwan per i semiconduttori. E non ha ancora maturato le competenze e l’esperienza che invece hanno i cinesl nell’ambito delle e-car. Come uscirne? Gestendo al meglio le relazioni col Paese del Dragone, perché «chiudere completamente la porta sarebbe la peggiore risposta possibile».

Le raccomandazioni di De Meo per un’industria europea competitiva e decarbonizzata

Sette le raccomandazioni del ceo di Renault Group per rendere l’UE competitiva senza frenare la transizione ecologica:

1) Definire una strategia industriale per l’Europa, in cui l’industria automobilistica sia uno dei pilastri principali. Il settore automotive rappresenta più di 1/3 dell’industria totale europea. L’Europa ha bisogno di un quadro regolatorio con una base stabile ma in evoluzione nei contenuti, seguendo l’esempio del modello cinese. È essenziale creare condizioni favorevoli alla nascita di nuove aziende europee sul modello Airbus, con competenze in tecnologie chiave.

2) Mettere attorno a un tavolo tutte le parti interessate per sviluppare questa strategia: scienziati, industrie, associazioni, sindacati e ONG.

3) Porre fine all’attuale sistema basato sull’introduzione continua di nuove norme, la fissazione di scadenze e la minaccia di multe in caso di non applicazione. Per i nuovi “tipi” (nuovi modelli, nuove tecnologie), è necessario rivedere l’elenco degli standard definiti per i prossimi 6 anni. Raccomandiamo la creazione di un organismo centrale che monitori e valuti tutti i regolamenti, il loro impatto diretto e indiretto e la loro interazione con altre normative, prima che vengano applicati all’industria.

4) Adottare un approccio orizzontale, non solo verticale. Il prodotto finale (l’auto) e le sue tecnologie non possono essere gli unici aspetti presi in considerazione. Per accelerare la diffusione dei veicoli elettrici, bisogna garantire, ad esempio, che l’energia utilizzata sia a emissioni zero e sia disponibile in quantità sufficienti.

5) Ricreare le capacità di approvvigionamento di materie prime e componenti elettronici, sviluppare le nostre competenze nel software e stabilire una sovranità europea nel cloud. Potrebbe essere creata, ad esempio, una piattaforma di acquisto europea per le materie prime critiche (come è stato fatto per il gas o per i vaccini anti-covid). Anche la gestione delle scorte per i vari operatori potrebbe essere messa in comune.

6) Con la Cina che cerca di dominare il mondo e gli Stati Uniti che proteggono il loro territorio, l’Europa deve inventare un modello ibrido. Ciò significa cominciare con un approccio difensivo, per consentire un buon avvio, prima di partire alla conquista di mercati mondiali.

7) L’industria automobilistica non sta rimettendo in discussione il “Green Deal” o la necessità di una mobilità a basse emissioni di carbonio. Lo ha dimostrato investendo 252 miliardi di euro in questa transizione. Ma chiede che vengano riesaminate le condizioni di attuazione di questa strategia globale

Come farlo? Prima di tutto, adottando un principio di neutralità tecnologica e scientifica. Ma anche coinvolgendo le 200 città più grandi d’Europa nella strategia di decarbonizzazione dell’industria automobilistica. Creando zone economiche green ” sul modello delle zone economiche speciali cinesi. E assegnando all’industria automobilistica una quota di energia verde e a basso costo, così da stimolare la produzione di batterie, e promuovere la mobilità sostenibile per la clientela. Fondamentale per De Meo «accelerare lo sviluppo di veicoli autonomi intelligenti e iperconnessi».

De Meo suggerisce anche di «creare un new deal tra settore pubblico e privato per raggiungere rapidamente la massa critica a livello europeo. La transizione ecologica è uno sport di squadra: sotto la pressione dei mercati finanziari, i produttori europei sono spesso costretti a concentrarsi sui profitti a breve termine, piuttosto che fare gli investimenti necessari a lungo termine, senza alcuna garanzia di ritorno sull’investimento».

10 stimoli per recuperare il ritardo dell’Europa 

  • Promuovere auto piccole europee a prezzi accessibili.
  • Rivoluzionare le consegne dell’ultimo miglio.
  • Accelerare il rinnovo del parco veicoli.
  • Sviluppare l’infrastruttura di ricarica per auto elettriche e la tecnologia vehicle 2 grid (V2G).
  • Raggiungere la sovranità di approvvigionamento per le materie prime critiche.
  • Stimolare la competitività dell’Europa nei semiconduttori.
  • Standardizzare il software defined vehicle.
  • Favorire l’emergere di un campione europeo del metaverso industriale.
  • Unificare il riciclo delle batterie.
  • Valorizzare il potenziale dell’idrogeno.

 

 

 

 














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