Datalogic alla riscossa con nuovi prodotti e investimenti importanti

di Gaia Fiertler ♦︎ L'azienda fondata da Romano Volta è leader mondiale nei lettori di codici a barre. Punta su acquisizioni e investimenti in ricerca e sviluppo, pari a oltre il 10% del fatturato. Quasi un sesto dei dipendenti sono ingegneri impegnati in innovazione di prodotto. I prossimi passi sono...

Il sensore Smart-VS (Smart Vision Sensor) di Datalogic che, basato sul machine learning, non ha bisogno di interventi complessi di configurazione

Innovazione continua e investimenti in società tecnologiche sono il motore di una realtà industriale come Datalogic, pioniera negli anni Settanta dei primi sensori fotoelettrici e lettori di codici a barre per il retail, la logistica e il manifatturiero. Il mondo industriale è quello su cui la multinazionale bolognese intende concentrare le proprie azioni con soluzioni sempre più avanzate, dopo un anno di rallentamento per la guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina (il 90% del fatturato di Datalogic è realizzato all’estero) e per la crisi dell’automotive. Fondata da Romano Volta, ingegnere elettronico oggi presidente esecutivo, la società mantiene una forte vocazione industriale e, in questo annus horribilis, rilancia con 70-75 milioni di euro destinati alla ricerca e sviluppo, in crescita rispetto al 2019, come dichiarato di recente dal Ceo Valentina Volta.

Gli investimenti in R&D sono concentrati sul mobile computing, dalla gestione dei magazzini agli ospedali, su sistemi di visione e marcatura laser sempre più intelligenti, RFID per il riconoscimento automatico (senza codice a barre), fino al rilancio di una Business Unit completamente dedicata alla sensoristica fotoelettrica e ai dispositivi di sicurezza, come barriere e scanner laser per la robotica (Cobot) e veicoli a guida automatica (AGV). Datalogic, quotata alla Borsa di Milano con 612,5 milioni di euro di fatturato nel 2019, a fine maggio è entrata nel capitale di Awm Smart Shelf, giovane azienda californiana specializzata in intelligenza artificiale e computer vision per il retail, che sviluppa soluzioni avanzate di check-out automatico/senza cassiere (Awm Frictionless), Automated Inventory Intelligence (Aii), raccolta dei dati demografici e monitoraggio del comportamento dei consumatori, nonché una suite software completa, Retail Analytics Engine (Rae) per l’analisi e la reportistica in-store.







Attraverso questo recente investimento, Datalogic fa sistema con le realtà più avanzate sulle tendenze emergenti di riconoscimento automatico senza codice a barre, direzione che da un lato aumenterà l’efficienza dei rivenditori e, dall’altro, migliorerà la customer experience per la rapidità del personal scanning senza contatto fisico (tanto gradito in questi ultimi mesi). Le acquisizioni fanno parte della logica di sviluppo di Datalogic, che ad oggi ne conta 13, con un’antenna sempre vigile sulle opportunità del mercato, soprattutto in ambito industriale dove l’offerta tecnologica è più frammentata rispetto al mondo del retail e della raccolta dati. Le acquisizioni e le partecipazioni societarie di Datalogic, oltre ad allargarne il mercato, ne integrano l’attività di ricerca e sviluppo. Questa si svolge nei suoi 11 centri a livello globale, distribuiti tra Stati Uniti, a Eugene nell’Oregon, e il Vietnam, a Ho Chin Min City, nella Silicon Valley d’Oriente, passando per quelli italiani a Lippo di Calderara e Monte San Pietro, nella Packaging Valley bolognese. La scelta del Gruppo di non centralizzare l’innovazione è per una volontà precisa di essere vicini ai territori e rispondere ai bisogni industriali con le soluzioni più avanzate. A testimonianza di questa prossimità ai territori Datalogic ha una piccola partecipazione nel capitale di Ima Group, sempre nel bolognese, e siede nel suo Cda.

 

La strategia digitale di Datalogic: spingere l’innovazione sempre più in là

Cosimo Capuzzello, direttore generale della Business Unit Manufacturing Datalogic

La strategia è quella di spingere l’innovazione tecnologica sempre più in là, in un mondo retail e industriale che sta cambiando faccia e dove la chiave per mantenere la leadership (Datalogic detiene il 35% del mercato globale degli scanner da banco) passa da una digitalizzazione sempre più spinta. I suoi dispositivi sono infatti sempre più dotati di “intelligenza”, grazie a software installati sulla parte meccanica. «Oggi un terzo dei nostri ingegneri della ricerca e sviluppo sono sviluppatori di software, proporzione che sarebbe stata impensabile fino a dieci anni fa. Anche il 30-40% del tempo di sviluppo prodotto riguarda il software, ossia la sua capacità di raccogliere dati, leggerli e trasmetterli al sistema centrale. Ma restiamo fortemente legati anche all’hardware, su cui l’innovazione è altrettanto continua, con l’obiettivo di rendere sempre più precisa e “pulita” l’immagine riprodotta dai nostri strumenti e quindi più facilmente interpretabile dal software», commenta Cosimo Capuzzello, direttore generale della Business Unit Manufacturing Datalogic. Con i propri prodotti Datalogic è dunque in prima linea nella realizzazione della “smart factory” di grandi, medie e piccole imprese. Un ambito innovativo è quello di progettare scanner laser di sicurezza sempre più evoluti da applicare ai robot e in particolare agli Agv (Automated/Automatic Guided Vehicle). In queste applicazioni, i Safety Laser Sentinel (SLS) di Datalogic riescono a coniugare una maggiore semplicità di installazione e utilizzo con prestazioni assolutamente innovative.

Ad esempio, l’angolo di rilevazione fino a 275° e la possibilità di configurare fino a 70 aree di allarme o sicurezza per adattare la guida dell’Agv alle più diverse situazioni e geometrie in cui si trova a operare, la configurazione Master e Slave che consente di collegare fino a 4 unità e controllarle da un solo dispositivo, la particolare immunità a interferenze esterne, come ad esempio la polvere, che permette di evitare i “falsi allarmi” pur continuando a garantire la sicurezza per gli operatori presenti nelle aree interessate. Più in generale, i sensori sviluppati da Datalogic sono integrati a software in grado di segnalare le anomalie e decidere se attivare interventi di manutenzione preventiva e predittiva, con risparmio su manutenzioni non sempre necessarie, per esempio con la serie WebSentinel Predict, una nuova suite di raccolta e analisi dei dati basata su cloud lanciata a maggio. Per modello di business, però, tutte le attività di assistenza digitale, training, post vendita e raccolta dei dati relativi all’utilizzo dei sistemi di visione di Datalogic sono spostati sul canale dei partner.

 

Le ultime novità in casa Datalogic: sensori sempre più intelligenti

Lo Smart-VS di Datalogic in fase applicativa su linea produttiva

L’automazione industriale è sempre stata la principale area di applicazione delle soluzioni Datalogic per la tracciabilità e riconoscimento opto-elettronico in questi 48 anni di vita, nei settori del packaging, dell’automotive, dell’elettronica, dei trasporti, della logistica e della sanità. E proprio sul fronte dell’automazione industriale, l’ultimo ritrovato uscito dai suoi laboratori è un sensore intelligente di facile uso, il dispositivo Smart-VS (Smart Vision Sensor) che, basato sul machine learning, non ha bisogno di interventi complessi di configurazione. Lanciato a fine maggio subito dopo il lockdown, è ideale per le pmi perché pronto all’uso, in grado di “vedere” la conformità o meno dei pezzi in produzione rispetto ai parametri indicati dal software e di far scartare autonomamente dalla macchina quelli non conformi.

«Rendere sempre più facile e immediato l’uso di queste nuove tecnologie nelle realtà industriali, che non hanno familiarità con esse né competenze interne di programmazione, è una della nostre principali sfide di innovazione. Inoltre, stiamo rinnovando completamente la gamma dei sensori fotoelettrici, con l’introduzione di un nuovo ASIC che contiene anche l’interfaccia IO-Link, che permette il collegamento e lo scambio dei dati in sistemi integrati Industry 4.0, aggiunge il manager. A inizio luglio invece è stato presentato un nuovo lettore industriale di codici con tecnologia imager, AV900 che, grazie all’incremento del 40% del campo visivo dovuto al sensore ad alta risoluzione da 9 MP, richiede un numero inferiore di telecamere per coprire la medesima area, riducendo il costo totale dell’investimento. L’acquisizione di immagini a 32 fotogrammi al secondo con messa a fuoco dinamica e regolabile potenzia la resa del lettore nelle applicazioni logistiche, dall’inbound allo smistamento su nastri trasportatori di ogni dimensione e velocità.

 

R&D integrata in Datalogic

Romano Volta, presidente e fondatore di Datalogic

Su 3.200 dipendenti nel mondo, 500 sono ingegneri impegnati nell’innovazione di prodotto, sui cui Datalogic investe circa il 10% del fatturato ogni anno, con 1200 brevetti registrati e 300 in fase di approvazione. «Mi sono reso conto di quanto siamo integrati digitalmente in occasione di questa pandemia. I colleghi della Ricerca e Sviluppo hanno continuato a lavorare e a sviluppare soluzioni e prodotti come in tempi normali, scambiandosi disegni in 3D e documenti sulla nostra piattaforma interna», racconta Capuzzello. Neppure la progettazione si è dovuta fermare, grazie a software di simulazione utilizzati da Datalogic fino alla fase di prototipazione. Poi, però, serve la prova del nove con i test meccanici in presenza, che la pandemia ha ovviamente fermato. «I test meccanici con prove fisiche di resistenza sono richiesti dalle certificazioni di legge. In genere le nostre simulazioni non si discostano per nulla, o quasi per nulla, dai risultati dei test, anche perché una simulazione sbagliata comporta ritardi anche di sei mesi sulla produzione, con danni considerevoli a livello commerciale. Sul fronte del software, invece, si riesce a muoversi più agilmente con i programmi di simulazione, perché non richiedono prove fisiche», conclude il manager.














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