Da manifatturiero a service provider: la nuova stagione di Prysmian

di Marco Scotti ♦︎ La multinazionale italiana dei cavi porta intelligenza e connessione anche nel settore industriale di cui è leader mondiale. E gradualmente potrebbe mutare, di conseguenza, il suo business model. Pronta Alesea, bobina IoT. Progetti con Intelligenza artificiale, predictive quality, realtà aumentata, droni, robotica

Da “pure manufacturer” a “service provider”, in grado di integrare prodotti, software e contenuti digitali per i settori delle tlc e dell’energia. È la nuova stagione di Prysmian Group, che con dieci miliardi di euro di giro d’affari e 30mila dipendenti è leader mondiale nei cavi per l’energia e le tlc. E ce la raccontano Stefano Brandinali, Cio e Cdo dell’azienda multinazionale basata in Italia e Carlotta Dainese, che è a capo del Digital Innovation Lab. «In Prysmian», spiega Brandinali, «grazie all’integrazione di nuove competenze e all’esplorazione delle nuove tecnologie digitali, saremo in grado di sviluppare nuovi prodotti “ibridi” che integreranno l’hardware tradizionale (il cavo) con componenti software per arricchire la nostra proposta di valore verso il mercato».

Carlotta Dainese, è entrata in Prysmian a inizio 2019 dopo un’esperienza nel gruppo Veolia, dove aveva lanciato l’incubatore interno di start-up. Lavora trasversalmente a tutte le divisioni del Gruppo guidato da Valerio Battista e collabora con Corporate Hangar, un acceleratore esterno, in parte controllato da Prysmian stessa. I progetti pilota sviluppati dal Digital Innovation Lab (nato nel 2017 nell’ambito della funzione IT e oggi concentrato su progetti a valore aggiunto di medio termine che possano diventare scalabili) sono aperti a possibili partnership esterne, anche di altri settori, coerentemente con un’idea di innovazione che non è esclusiva ma aperta. Open Innovation appunto.







 

Strategie per diffondere l’innovazione: la Digital Ambition di Prysmian Group

Brandinali
Stefano Brandinali, Cio e Chief Digital Officer di Prysmian Group

«La spinta all’innovazione è nel dna dell’azienda – ci spiega Brandinali – perché, fin dalla nascita, la società ha investito in ricerca e sviluppo. Oggi ci sono venticinque centri di ricerca, in cui lavorano circa 900 persone. Fino al 2016 Prysmian si è focalizzata soprattutto su un prodotto non connesso e passivo (privo di intelligenza propria). Poi abbiamo preso atto che nel mondo stava avvenendo una trasformazione digitale che portava con sé una nuova necessità, quella di offrire prodotti intelligenti e connessi. Ma come conciliare queste caratteristiche innovative con un business maturo come quello dei cavi? Abbiamo provato a rispondere adottando una politica di piccoli passi incrementali, sviluppando un approccio alla digital transformation non comune: non siamo partiti da un’esigenza specifica di business, ma dall’analisi delle potenzialità di una determinata tecnologia “inserita” nelle attività e nei processi aziendali tradizionali». Le possibili applicazioni che sono state fin qui testate riguardano diversi comparti, dai droni all’IoT, dalla realtà aumentata e virtuale all’intelligenza artificiale, passando per la robotica.

 

 

 

I tre pilastri

Carlotta Dainese, a capo del Digital Innovation Lab di Prysmian

La Digital Ambition di Prysmian Group poggia oggi su tre pilastri, per trasformare l’azienda stessa in un solution provider a 360 gradi per tlc ed energia. «Il primo pilastro – ci spiega Dainese – è “fare di più con meno”, ovvero ottimizzare la performance del business attraverso le soluzioni digitali; il secondo invece ci porta a sviluppare nuovi prodotti digitali che apportino valore aggiunto, cioé in grado di sostenere la crescita dell’azienda attraverso nuovi servizi digitali. Nel settore dei cavi la nuova frontiera dell’innovazione di prodotto riguarderà la fusione tra fisico, il cavo, e digitale (software): un cambiamento che Prysmian intende portare avanti nel suo ruolo di leader di mercato. L’ultimo pilastro, che abbiamo chiamato “plankton”, consiste nella diffusione della cultura digitale all’interno dell’organizzazione. In altre parole, supportare l’intelligenza collettiva attraverso l’accesso diffuso agli strumenti digitali. Proprio come il plankton fluttua nell’oceano e nutre l’ecosistema che lo contiene, così Prysmian Group intende diffondere la digitalizzazione all’interno dell’organizzazione attraverso una presenza naturale e pervasiva, in modo naturale e senza creare disruption. Quest’anno è stata creata la prima start-up, Alesea, per lo sviluppo e la produzione di una soluzione che non è un cavo, ma che al cavo è strettamente connesso, in tutti i sensi. Il digital – questo caso lo testimonia – diventa quindi per l’azienda della Bicocca una leva di business complementare».

 

 

Alesea

La tecnologia in Prysmian

Alesea è la prima start-up ad entrare nella fase “runway” di Corporate Hangar. Si tratta di una soluzione IoT che fornisce assistenza virtuale per la gestione delle bobine. Alesea è composta da un dispositivo intelligente installato sulla bobina su cui viene avvolto il cavo, da un’infrastruttura cloud per l’archiviazione e l’elaborazione dei dati e da una piattaforma web intuitiva e interattiva. La soluzione è dotata di un localizzatore Gps, sensori ambientali, rilevatori di movimento e comunicazioni mobile multi-rete che consentono la copertura in tutto il mondo. Il sistema permette di conoscere in tempo reale la posizione della bobina, di identificare potenziali casi di furto e manomissioni, di valutare se sia stata utilizzata e di conoscere la quantità di cavo ancora disponibile su di essa.

«Si tratta – prosegue Dainese – di un assistente virtuale per la gestione dei cavi: attraverso un device IoT che viene montato a bordo delle bobine, aiuta la tracciatura Gps del bene, tiene conto di parametri quali la temperatura e l’umidità e informa l’operatore di quanto cavo sia stato utilizzato e quanto invece sia disponibile sulla bobina stessa. È agganciata a un portale intelligente che permette di fare ordini quando il cavo sta finendo, in modo da avere una gestione più green ed efficiente del magazzino».

Tecnologia Prysmain

I dati, archiviati automaticamente su cloud, possono essere recuperati in qualsiasi momento e visualizzati su desktop e su piattaforme mobile personalizzabili. In questo modo Alesea è in grado di offrire un servizio completo di gestione dell’inventario, contribuendo anche a ridurre il costo totale della gestione dei cavi, grazie a un migliore utilizzo dell’asset e una migliore efficienza operativa. Oltre 1.000 dispositivi Alesea sono stati sperimentati in 7 Paesi e la soluzione è ora pronta per la commercializzazione su vasta scala. Alesea continuerà ad evolversi attraverso la collaborazione con i clienti e partner del settore, mirando a soddisfare le emergenti esigenze del mercato e ad aggiornarsi in base alle nuove applicazioni.

 

 

I progetti in corso

La digitalizzazione in Prysmian

A metà maggio, i dipendenti dell’ufficio acquisti dell’HQ di Prysmian Group a Milano hanno accolto un nuovo collega incaricato di supportare il processo di acquisto delle materie prime (metalli) per il Gruppo. Questo collega dispone di una postazione PC e sullo schermo si vedono spostarsi continuamente i puntatori del mouse. Ma la sedia alla scrivania è vuota. Questo perché il “collega” altro non è che un software sviluppato nell’ambito del Digital Innovation Lab. Grazie all’adozione di questo software di RPA (Robotic Process Automation), il processo è migliorato in termini di accuratezza e velocità ed i colleghi “umani” hanno a disposizione più tempo da dedicare ad attività a maggior valore aggiunto.

Da qualche mese è partito un secondo progetto chiamato “predictive quality”: «L’idea – prosegue Carlotta Dainese – è quella di legare i parametri delle macchine nelle nostre fabbriche alle non-conformità che vengono registrate, trovando correlazioni utili. In questo modo possiamo anticipare la qualità dei prodotti attraverso dei modelli matematici che sviluppiamo in collaborazione con il Moxoff, spin off del Politecnico di Milano, con cui stiamo anche mettendo a punto degli algoritmi predittivi tramite intelligenza artificiale e machine learning. Un altro progetto importante riguarda l’applicazione della realtà aumentata all’interno delle catene produttive: la soluzione permette all’operatore di intervenire tempestivamente in caso di guasti sulle linee di produzione riducendo drasticamente i tempi di intervento e incrementando la sicurezza delle operazioni».

«Nel futuro – conclude Brandinali- assisteremo all’ingresso nelle fabbriche delle logiche dello smart working (adottate con successo dalla popolazione dei white collar) per rivoluzionare in senso digitale anche i workplace dei blue collar».














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