L’articolo n°75 di Cura Italia parla chiaro: le pubbliche amministrazioni aggiudicatrici, così come stabilito dall’articolo 3 del decreto legislativo numero 50 del 18 aprile 2016, “nonché le autorità amministrative indipendenti […] in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione […] sino al 31 dicembre 2020, ad acquistare beni e servizi informatici, preferibilmente basati sul modello cloud SaaS (software as a service), nonché servizi di connettività, mediante procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara ai sensi dell’articolo 63, comma 2, lett. c), del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, selezionando l’affidatario tra almeno quattro operatori economici, di cui almeno una “start-up innovativa” o una “piccola e media impresa innovativa”.
Dunque, in questo periodo da emergenza Coronavirus, i termini e le procedure dei bandi non possono essere rispettati e una spinta di questo genere per l’acquisto di beni e servizi informatici sembra andare decisamente nella direzione di un impulso allo Smart Working nelle P.A. e soprattutto alla stabilizzazione futura di questa pratica lavorativa. Gli acquisti devono comunque riferirsi a progetti coerenti con il Piano triennale per l’informatica nella P.A. e devono essere finanziati con le risorse già disponibili.