Hpe Cray, supercomputer per le sfide dell’era exascale

Una linea di Hpc di nuova concezione che permette di integrare processori e schede grafiche di differenti produttori

Scegliere l’architettura ideale è un aspetto critico quando si realizza un supercomputer: a seconda degli ambiti di utilizzo e dei carichi di lavoro, diverse tecnologia offrono comportamenti differenti. La nuova gamma di Hpc HPE Cray risolve il problema all’origine permettendo di scegliere non solo su quale hardware affidarsi, ma anche di realizzare un mix eterogeneo di varie tecnologie: Intel, Amd, Arm, Gpu e anche Fgpa, collegate fra loro tramite la Hpe Slingshot network. L’idea di Hpe, che ha acquisito Cray lo scorso dicembre per 1,4 milioni di dollari, è quella di non puntare solamente sulla potenza di calcolo grezza, ma di offrire ai suoi clienti un’architettura scalabile e flessibile, in grado di adattarsi a differenti tipi di carichi di lavoro.

I nuovi computer saranno disponibili in due tipi di chassis, entrambi da 19″: uno standard, raffreddato ad aria, e uno ad alta densità, raffreddato a liquido, in grado di ospitare sino a 64 unità di calcolo Blade, ciascuna delle quali può montare processori con consumi superiori ai 500 watt.







Le tecnologie alla base di questi Hpc includono alcune delle funzionalità dall’architettura Sashta di Cray, sviluppata per i primi tre sistemi exascale installati negli Stati Uniti, funzionalità che verranno col tempo integrate nella nuova linea di supercomputer Hpe Cray.














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