Connettività: il convitato di pietra della digitalizzazione

di Laura Magna ♦︎ Quasi nove aziende su dieci non hanno implementato strumenti di connectivity. Emmanuel Becker, ceo della branch italiana di Equinix, ci spiega perché senza un incremento della densità delle celle, il 5G rischia di essere un'arma spuntata. Perdendo un'occasione unica per l'industria italiana, specie quella manifatturiera

Quasi come un intercalare tutti parlano di 5G. La rete di quinta generazione nota per la super velocità e la latenza azzerata può essere uno strumento importante per lo sviluppo delle nostre pmi. A patto che la loro trasformazione digitale sia completata (o a buon punto). Purtroppo, com’è noto, l’86% delle pmi secondo le rilevazioni del Mise non aveva implementato alcun tipo di abilitazione alla digitalizzazione, a metà 2018 (ovvero in pieno piano Industry 4.0 con incentivi potenti che oggi sono stati grandemente ammorbiditi).

E senza una struttura che consenta di sfruttarne le potenzialità, a cosa serve avere una rete di trasmissione più potente e performante? E soprattutto, su quali aspetti della digitalizzazione le nostre imprese dovrebbero puntare?







Ne abbiamo parlato con Emmanuel Becker, managing director per l’Italia di Equinix, società californiana quotata sul Nasdaq, 4,4 miliardi di fatturato nel 2017 che ha nel core business la connettività. Parleremo delle soluzioni che offre la società, ma prima, proviamo a stilare la lisa dei vantaggi per le aziende italiane di questo nuovo assetto che transita dal 5G ma che non si esaurisce nel 5G.

Diffusione delle tecnologie 4.0, dettaglio per classe dimensionale. Valori
percentuali. Fonte Mise

Le reti aziendali attuali non supportano il flusso del 5G. è necessario spostare l’It al confine

«Molte delle applicazioni possibili dipendono da una latenza estremamente bassa e da un flusso che le reti odierne non sono progettate per offrire in modo regolare. Per prepararsi al meglio al 5G, le aziende devono spostare l’IT ai confini della rete, vicino agli utenti che stanno effettivamente utilizzando questi servizi. Questo richiederà un cambiamento di mentalità che pone il confine, e l’interconnessione, al centro della progettazione della rete», dice a Industria Italiana Becker. Ma cosa significa “portare l’It al confine”?

Lo spiega Becker: «Prendiamo ad esempio la chirurgia a distanza, in cui un chirurgo indossa degli occhiali per la realtà aumentata e guanti tattili (che permettono agli utenti di sentire e toccare in realtà virtuale), e può operare su un paziente dall’altro lato del mondo tramite un robot. Questo non può avvenire su una rete 4G. La ragione principale è che la chirurgia remota richiede un flusso che il 4G non può gestire. L’elevata variabilità della latenza su una rete 4G lo rende anche troppo rischioso. Naturalmente, la latenza non è solo un problema in situazioni delicate come la chirurgia. Può infatti causare un lag che impatta su un videogame multi-player VR alimentato dal 5G».

Ridurre la distanza tra questi tipi di applicazioni e gli utenti è l’unico modo per garantire una bassa latenza. «Affinché le applicazioni 5G funzionino come dovrebbero, gli operatori di rete dovranno implementare in maniera massiccia la tecnologia delle piccole celle in densità estremamente elevate ai confini, dove i loro utenti stanno utilizzando i servizi. In un tipico quartiere cittadino, ad esempio, decine di piccole celle di dimensioni di una scatola da scarpe potrebbero essere montate su infrastrutture pubbliche, come pali del telefono e lampioni stradali. Nelle aree meno popolate, gli operatori dovranno aumentare significativamente la densità delle reti esistenti costruendo lungo il percorso delle macro-cellule», dice il manager italiano di Equinix.

Emmanuel Becker,managing director per l’Italia di Equinix

Infrastrutture It: la spesa aumenterà a 326 miliardi di dollari nel 2025

McKinsey stima che la spesa per le infrastrutture continuerà ad aumentare nella fascia alta della sua storica gamma dal 20% al 50% annuo, mentre Moor Insights & Strategy prevede che il 5G porterà la spesa per l’hardware IT a 326 miliardi di dollari entro il 2025. E gran parte di questa spesa sarà destinata a spostare i servizi IT al confine. In un mondo 5G, un’architettura di rete tradizionale e centralizzata che trasferisce il traffico dagli utenti a un lontano data center aziendale non solo è proibitivamente costoso, ma è anche destinato a fallire. Ci sono troppi dati, e la tolleranza della latenza per molte applicazioni 5G è troppo bassa.

«La soluzione di creare forti concentrazioni di tecnologie con celle di piccole dimensioni può essere più facilmente implementabile una piattaforma di interconnessione, che è la connettività più veloce, più sicura e a bassa latenza che esista. Le aziende hanno bisogno di flessibilità per espandersi man a mano che i confini si ampliano. Hanno anche bisogno di accedere al proprio cloud, reti, dati e partner, in modo da potersi collegare direttamente a qualsiasi cosa di cui hanno bisogno, ovunque ne abbiano bisogno».

La crescente domanda relativa ai nuovi casi d’uso da 5G attiverà investimenti in tutti i domini delle reti. Fonte McKinsey

Pmi italiane: i vantaggi dell’interconnessione (le piccole sono più avanti)

Dal punto di vista più strettamente industriale italiano, «se ho device inteconnessi ho una serie di opportunità: posso migliorare la previsionalità, la conoscenza della produzione, adattarla alle necessità di clienti e marketing. Creo una montagna di dati e devo essere pronto a trattarli. Come si fa? Accelerando la digital transformation dell’Italia che passa dalla connettività: per esempio, collegando i sistemi di Erp e comunicazione con quelli dei clienti e con i sistemi di produzione posso ottenere un miglior time to market tra richiesta e realizzazione. Sono modifiche che possono anche essere implementate in tempi rapidi. È questa la grande sfida».

E com’è la situazione in Italia, dal punto di vista privilegiato di Becker, che ha una presenza in tutti i continenti e dunque riesce ad avere il polso dello status quo? «Paradossalmente le aziende singole sono più avanti delle grandi imprese, perché le prime hanno un’architettura semplice. Fca, per fare un esempio concreto, ha strutture di legacy che è difficile cambiare, senza dubbio più difficile che per il suo piccolo sub fornitore. A prima vista, le pmi hanno iniziato la digital transformation prima delle grandi. Si tratta comunque di un fenomeno che procede a ondate. Se facciamo un paragone con il resto d’Europa, senza dubbio i Nordics, ovvero Uk, Germania, Olanda e Francia fanno parte della prima wave, essendo partiti alcuni anni prima di noi; Svezia, Norvegia e Finlandia sono la seconda vawe. I primi a partire hanno un vantaggio da pionieri ma anche qualche difficoltà, perché di fatto tracciano il sentiero per gli altri, procedendo per prove ed errori. Ma anche i pionieri sono partiti con le medie imprese, spinte dalla competizione a migliorarsi: diventando più efficienti hanno trainato le grandi imprese a rivedere la propria organizzazione. Se la media impresa fornitrice viene scelta perché è più efficiente, convince la grande impresa a rendersi più efficiente essa stessa. È un circolo virtuoso, ognuno che si trasforma migliora il suo mondo, e tutta la sua filiera di fornitori e clienti».

In Italia la digital transformation è partita con due o tre anni di ritardo rispetto alla prima ondata: «dunque le aziende italiane che faranno la digital transformation adesso saranno più veloci, e se le prime ci hanno messo due anni noi ci metteremo un anno. E anche nel nostro caso la dinamica è la medesima: prima le medie imprese e a ruota le altre».

Il costo totale di proprietà per le reti di accesso mobili aumenterà. Fonte McKinsey

 

Scambiarsi i dati fa bene alla redditività

Un circolo virtuoso in cui i dati sono il centro. Secondo il Volume 2 dell’Indice di Interconnessione Globale, uno studio di mercato pubblicato da Equinix, l’interconnessione, o lo scambio di traffico diretto e privato tra i principali partner commerciali, sta diventando il metodo de facto per le aziende di operare nel mondo digitale di oggi. L’Indice prevede che, entro il 2021, la larghezza di banda dell’interconnessione crescerà fino a oltre 8.200 Terabits al secondo (Tbps) di capacità, o l’equivalente di 33 Zettabyte (ZB) di scambio dati all’anno, un aumento notevole rispetto alla proiezione dell’anno precedente e dieci volte la capacità prevista del traffico Internet.

In un altro studio commissionato da Equinix che ha coinvolto 139 aziende italiane di diverse dimensioni e operanti in vari settori, il 95% dei rispondenti ha dichiarato che la connettività istantanea e affidabile in tutto il mondo ha aperto nuove strade alla crescita e nuove opportunità per il proprio business. Un altro 94% dei dirigenti IT prevede che il flusso di dati della propria azienda aumenterà nei prossimi tre anni, comportando un aumento dello scambio di traffico diretto e privato tra i principali partner e clienti.

I dati, dunque, devono essere elaborati e possono diventare una fonte di redditività per le aziende. «Ci sono diversi step da seguire per centrare questo obiettivo: il primo è creare le basi di dati, il secondo è trasferirle in centri calcolo perché possano essere elaborate e il terzo è l’analisi mirata alla loro trasformazione in informazioni. I dati vengono immagazzinati e trasferiti attraverso il multicloud. L’edge computing, inoltre, consente di elaborarli ai margini della rete dove vengono prodotti. In Italia siamo alla prima fase: i dati vengono raccolti in local loop ed elaborati in casa per fare per lo più analisi predittive. Il 5G porta a un nuovo paradigma: consente di comunicare con i peer per fare una predittività più ampia. Un paradigma che peraltro consente il passaggio da capex to opex. Ciò significa che l’efficienza dei sistemi garantisce un guadagno, soprattutto se i dati elaborati che appunto consentono di migliorare costi ed efficienza (dunque valore) vengono scambiati in un marketplace. Ognuno nel suo mondo di produzione di sigarette o macchine potrà vendere i dati che spiegano il funzionamento di un componente chiave. Questa è la grande opportunità che l’industria ancora non vede».

La crescita nel consumo globale di larghezza di banda di interconnessione attraverso tutti i settori. Fonte Equinix

 

… e aumenta le abilità previsionali dei sistemi industriali

«Per esempio, nell’automotive: tutti pensano al miglioramento del singolo prodotto, ma il sistema sarebbe enormemente più efficiente se i dati si raccogliessero per vedere l’uso complessivo dei sistemi, dunque l’interazione di una gomma con il freno o con una forma specifica di motore. Anche perché un cinquantenne usa l’auto in un modo, un 25enne in un altro modo, un 80enne in un altro modo ancora: e tutto questo fornisce nuove informazioni che nessuno ha oggi e che sarà possibile usare  grazie al 5G. L’interscambiabilità di questi dati porta al vero valore delle aziende: Tesla, per esempio, vale di più per i dati che per il suo valore industriale per cui è in perdita».

 

Un’opportunità enorme per la manifattura italiana

«Nelle macchine industriali, per esempio, la digital transformation permette di conoscere lo strumento di produzione per migliorare l’efficienza: in pratica si può prevedere l’affidabilità dei sistemi e il momento in cui dovranno essere riparati. Se posso parlare con i miei macchinari posso prevederne i difetti, grazie al 5G. Ancora una volta ha più senso confrontare il dato che ricevo con i dati di altri. Per esempio se la macchina inizia a vibrare a una certa frequenza per la prima volta, non so che significato attribuire al fenomeno. Ma se posso collegarmi con altre aziende che lo hanno già sperimentato e mi possono dire che quando la macchina vibra a 60 hertz devo aspettarmi un certo guasto, io sono in grado di prevenirlo. Posso sapere fino a che punto il mio strumento di produzione può essere spinto e ciò aumenta la flessibilità della produzione, vitale per l’Italia. Il produttore tedesco lavora a catalogo garantendo qualità, il cinese copia con standard decisamente inferiori, l’italiano unisce alla qualità tedesca la personalizzazione. Ogni volta che un cliente chiederà una cosa nuova, l’azienda deve procedere per prove ed errori. Se può registrare questi tentativi e poi trasmetterli con il 5G questo set di dati diventa una fonte di valore: un secondo produttore può aver interesse ad accedere a quell’esperienza per ridurre i tempi di ricerca. Oggi questo scambio non esiste o meglio avviene attraverso lo scambio di persone».

Interconnessione nel mondo. Previsione al 2021. Fonte Equinix

 

Un problema culturale

Sul fronte industriale, più aziende condividono i dati più i dati hanno valore e non ci sono vincoli tecnici: abbiamo tutto per farlo e sappiamo come farlo. La rete 5G non è ancora ampia ma sarà diffusa capillarmente sul territorio (le pmi sono per lo più lontane dalle grandi città). «Esiste ancora un paradosso tra disponibilità di 5G e capacità di utilizzarlo, ma è migliorabile anche perché l’Italia è uno dei pionieri del 5G. Maggiori resistenze possono esserci sul fronte culturale: il senso di proprietà è ciò che ha fatto la ricchezza industriale del Paese, per cui abbiamo 3,5 milioni di aziende che fanno tra 10mila euro e 2 milioni di fatturato. In Francia sono meno di un milione, a parità di popolazione totale. D’altro canto questa cultura fa sì che se so fare qualcosa voglio tenere il segreto industriale, che va bene sul prodotto, ma non sull’uso del macchinario. Nei Nordics è normale condividere questi dati perché se ognuno dice come si pedala meglio tutti pedaleranno meglio. Tutto funziona se la nostra cultura della proprietà cambia: il valore della catena è subordinato allo scambio efficiente di dati», afferma Becker.

 

Le soluzioni di Equinix

Dal punto di vista tecnico, Equinix si pone come un partner delle pmi che vogliono abilitare il cambiamento digitale. Che richiede livelli crescenti di connettività diretta e privata con clienti e partner. Questa interconnessione si concretizza in modo ottimale grazie ai solidi ecosistemi di cloud, reti e servizi disponibili presso Equinix a livello globale. Il prodotto chiave è la piattaforma di interconnesione Equinix Cloud Exchange Fabbri che consente un accesso facile a provider multicloud. È possibile, per dirla in soldoni, collegarsi sulla piattaforma ai più grandi cloud provider del mondo, come Amazon Web Services, Microsoft Azure, Oracle Cloud Infrastructure e Google Cloud restando localizzati nella zona geografica di interesse, quando serve e nella quantità che serve.

Spiega ancora Becker: «Grazie a questo servizio di interconnessione ampliato, disponibile tra ogni mercato abilitato all’Ecx Fabric (50 Paesi in tutto il mondo), i clienti possono sfruttare la potenza della Piattaforma Equinix per interconnettere privatamente cloud, reti e servizi a data center globali verso il proprio digital edge. Questa nuova capacità permette ai clienti di connettersi al cloud in altre regioni, e consente per la prima volta di stabilire connessioni di rete on-demand tra le Americhe, l’Europa, l’Asia-Pacifico e il Brasile. Inoltre, i clienti possono utilizzare Ecx Fabric come connessione primaria tra i data center Equinix International Business Exchange (Ibx) o come complemento ai network esistenti. Questo aumenta le potenzialità dei grandi ecosistemi presenti all’interno di Equinix, aiutando i clienti ad accedere a migliaia di nuovi partner globali con cui possono collegarsi tramite Ecx Fabric».

In estrema sintesi, Ecx dà accesso anche all’ ecosistema, abilitando lo scambio di dati tra un’azienda e i propri partner ovunque si trovino nel mondo. I data center sono un ulteriore punto di forza dell’offerta dell’azienda californiana: nel 2019 ne aprirà 12 nuovi ed espanderà i 23 Ibx esistenti, come parte del programma di espansione da 1,730 a 1,920 miliardi di dollari che era stato preannunciato nel primo trimestre del 2019. Nell’area di Milano il colosso ne ha tre che offrono accesso a un’ampia scelta di cloud e network service provider, punti di scambio Internet e reti di content provider.

Esterno della sede di Equinix

Infine, con i servizi Network EdgeEquinix quadra il cerchio consentendo alle aziende di modernizzare le reti virtualmente, in pochi minuti, tramite l’implementazione dello standard NFV (Network Functions Virtualization)da più fornitori, per connettere le proprie supply chain.

«Per esempio, se un’azienda cliente deve aprire una filiale a Singapore potrà scambiare dati con la sede centrale di Francoforte, senza installare un server fisico a Singapore, ma facendo un istant network virtuale nel server di cui già dispone e da cui switchare per compiere tutte le operazioni localmente. Grazie ai data center collegati è possibile offrire alle aziende un point to point per ottenere il percorso più corto per arrivare da un punto all’altro», semplifica Becker.

Network Edge fa esattamente questo: offre alle aziende un nuovo modo di distribuire i servizi di rete sulla piattaforma di interconnessione globale di Equinix, senza bisogno di un data center fisico o requisiti hardware. Come opzione aggiuntiva all’interno dell’ampio portafoglio di servizi di interconnessione fisica e virtuale di Equinix, Network Edge consente alle aziende di ridurre le spese in conto capitale e scalare i servizi IT e di rete a livello globale. Combinando Network Edge con Ecx Fabric, i clienti possono implementare dispositivi edge virtuali e collegarli al cloud e ai provider di rete situati in nuovi mercati globali, estendendo la reach a migliaia di potenziali nuovi partner commerciali in tutto il mondo. Questo consente alle aziende di essere ovunque esse vogliano essere per interconnettere tutti e integrare tutto ciò che è importante per il proprio business.

«Molto spesso le aziende pensano a migliorare il computing, parlando di digital trasformation, spostando tutto su cloud per guadagnare in flessibilità o costi. Ma la prima parte di efficienza è sulla connettività. Abbiamo creato un digital journey, in 4 step che tutte le pmi dovrebbero fare prima di agire: il primo step è un assessment che consente di assegnare alle aziende uno scoring. Lo step successivo è la connettività, che migliora le performance, il costo e la sicurezza, e poi abilita il miglioramento del computing e lo storage analytics, che abilita lo scambio di dati. Se sono performante sarò più propenso a migliorare gli strumenti. La connettività è centrale e su questa anche le aziende italiane dovrebbero iniziare a lavorare», conclude Becker.

Interno della sede Equinix













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