Confindustria chiede un patto al governo. O andremo tutti a casa

di Aldo Agosti ♦︎ La prima Assemblea dell’era Covid. Il governo si giochi bene il Recovery Fund, basta sussidi e subito nuova centralità alla manifattura

La prima Assemblea di Confindustria dell’era Covid. Gli industriali italiani sanno di essere davanti a un bivio. 209 miliardi stanno per piombare sull’Italia, fallire equivarrebbe alla fine industriale del Paese. “Presidente, due settimane e ancora pochi giorni fa, lei ha detto: se sbaglio sull’utilizzo del Recovery Fund, mandatemi a casa”, ha ricordato Bonomi, rivolgendosi a Conte. “No, signor presidente, non è così. Se si fallisce nel compito che abbiamo di fronte, nei pochi mesi ormai che ci separano dalla precisa definizione delle misure da presentare in Europa, non va a casa solo lei. Andiamo a casa tutti”. In caso di fallimento “il danno per il Paese sarebbe immenso e lo pagheremmo tutti”.

Bonomi ha puntato tutto sulla produttività, sui “si devono concentrare e le politiche dei prossimi anni, con l’obiettivo di massimizzare il ruolo di motore di sviluppo del sistema delle imprese e del lavoro e dare una nuova centralitè alla manifattura. Chiediamo al governo di scrivere insieme il patto per il Paese: con noi e con tutte le parti sociali. Un grande e comune patto per l’Italia. E il primo ad aver richiamato più volte, negli ultimi mesi, all’urgenza di fissare chiare priorità è stato il capo dello Stato”.







Per tutto questo all’Italia serve una “visione alta e lungimirante”, ha spiegato Bonomi. “La ripresina italiana 2015-2017 è stata trainata dalle imprese industriali e manifatturiere, e dal loro export. Da troppi anni in Italia manca una visione capace di unire cio’ che il nostro paese sa fare con l’impatto della modernità”. Il numero uno di Confindustria è convinto che per ripartire “servono scelte per l’Italia del futuro. Scelte anche controvento. Serve il coraggio del futuro”. In conclusione ricorda l’esempio del campione paralimpico Alex Zanardi: “Servono scelte difficili, ma non impossibili, come le sfide affrontate e vinte da un grande sportivo come Zanardi. È del suo spirito che oggi c’è bisogno”.

Di più. “Servono scelte per l’Italia del futuro. Scelte anche controvento. Serve il coraggio del futuro: ascolteremo con grande attenzione le vostre osservazioni e spero anche qualche risposta alla nostre richieste. Ma è veramente difficile che possiate incontrare associazioni più rispettose, costruttive e comprensive di noi”. E con una battuta ha aggiunto: “lo siamo così tanto che alla nostra Assemblea parla uno per Confindustria e due per il governo”. Ma, “basta dire che gli imprenditori chiedono cose irreali e irrealizzabili”.

Tra le scelte coraggiose e controvento che Confindustria chiede al governo c’è quella di uniformare il trattamento fiscale dei lavoratori dipendenti a quello degli autonomi, abolendo di fatto la figura del sostituto d’imposta e imponendo il pagamento diretto dell’Irpef sul lavoratore. “Perché passare alla tassazione diretta mensile solo per gli autonomi? Facciamolo per tutti i lavoratori dipendenti, sollevando le imprese dall’onere ingrato di continuare a svolgere la funzione di sostituti d’imposta addetti alla raccolta del gettito erariale e di essere esposti alle connesse responsabilità”.

Di qui un imperativo: basta coi sussidi a pioggia. “I sussidi non sono per sempre, né possiamo o vogliamo diventare un Sussidistan. Già l’estate doveva essere il momento di altre scelte su cui indirizzare più incisivamente il futuro. serve tutt’altro: non sussidi, ma condizioni regolatorie e di mercato tali da tornare ad accrescere produttività e occupazione. Serve stabilire priorità per usare, in pochi anni, oltre 200 miliardi che ci vengono dall’Europa” perchè “neanche 200 miliardi, dandone una goccia a tutti possono risolvere i mali italiani”.














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