Clabo, l’industria del banco frigo che punta su Asia e Usa

di Laura Magna ♦︎ L’export vale il 65% dei ricavi complessivi, che nel primo semestre sono stati di 31,5 milioni (+8%). In arrivo nuovi componenti che utilizzano le nanotecnologie. Ne abbiamo parlato con l’ad e presidente Pierluigi Bocchini

Far “parlare” le tre fabbriche internazionali, in Italia, Usa e Cina e innovare la gamma di refrigeratori con l’introduzione di nanotecnologie. Sono questi i prossimi obiettivi di Clabo, produttore di frigoriferi per il gelato artigianale italiano (53 milioni di euro il valore della produzione nel 2018), partito alla conquista di Asia e Usa fin dal 2015, anno dell’approdo su Aim Italia. «Intendiamo fare in modo, attraverso l’integrazione di processi e piattaforme, che la produzione possa uscire indifferentemente da una delle nostre tre fabbriche», spiega a Industria Italiana l’amministratore delegato e presidente Pierluigi Bocchini.

Jesi, il quartier generale, resta centrale, ma avere stabilimenti produttivi a presidio degli altri mercati chiave è cruciale: «Poter produrre secondo una logica di prossimità, a Jesi, per Europa e Medio Oriente; a Qingdao per l’Asia e Philadelphia per il Nord America, ci consente di lavorare su prodotti disimballati, che occupano un quarto o un quinto dello spazio necessario alla vetrina finita, ci ha consentito di abbattere drasticamente le spese di trasporto quando serviamo mercati decisamente lontani dall’Italia».







Ma non è solo questione di costi: i numeri di Clabo dipendono dalla leadership di mercato conquistata grazie a contenuto tecnologico, design e personalizzazione del prodotto, vantaggi competitivi che hanno consentito all’azienda di soddisfare le esigenze del laboratorio del gelato mono-negozio ma anche dei McCaffè, fino a quelle di Nestlè, Häagen-Dazs, Puro Gusto, Venchi, Eataly, campus Apple e parchi Walt Disney.

Pierluigi Bocchini presidente e ad Clabo

 

Frigoriferi sofisticati per far gustare il gelato italiano al mondo

Clabo nasce nel 2001 come eredità industriale della Orion, unita nel 2002 al gruppo Artic di Montellabate e, nel dicembre 2004, al marchio Fb, produttore toscano di vetrine refrigerate. Che restano il core business di questa piccola azienda marchigiana che negli ultimi quattro anni ha cambiato pelle più che raddoppiando il proprio giro di affari. E diventando una vera multinazionale tascabile.

Ma andiamo con ordine, partendo dal core business. «Che resta quello della produzione di banchi per l’esposizione di gelati e pasticceria artigianali», spiega Bocchini. «Si tratta di strutture ad alto contenuto di tecnologia perché necessitano di un forte controllo della temperatura interna, che deve essere mantenuta costante a 14 gradi sotto lo zero per il gelato e per la pasticceria a +4 gradi ma con umidità controllata».

Tecnologia che si deve estendere anche alla vetrina vera e propria: il vetro deve essere in grado di coibentare per non appannarsi resistendo allo scarto tra temperature interna ed esterna. «Non possiamo risolvere questo problema riscaldando la vetrina con un filo elettrico che è esteticamente ingombrante. Usiamo una tecnologia dentro al vetro che lo scalda senza farsi vedere. L’aspetto estetico è molto importante: il banco esposizione è l’arredo principale della pasticceria. L’elemento design è indispensabile perché l’acquisto del banco ha le stesse motivazioni all’acquisto che ha il mobile domestico».

Banchi per l’esposizione di gelati e pasticceria artigianali Clabo

Numeri in crescita: a tutta dritta verso i 58 milioni di ricavi 

La piccola azienda marchigiana serve oltre 100 Paesi consumatori delle dolcezze artigianali italiane nel mondo: tutta l’Europa, il Medio Oriente, Usa e Canada, Messico, Sud America e i mercati asiatici che sono i più promettenti. Lo fa garantendo un’elevata personalizzazione del prodotto che viene costruito anche sulla base, tanto per fare un esempio, dell’altezza media della popolazione locale. L’estero oggi vale il 65% dei ricavi complessivi. «Nel primo semestre 2019 i ricavi consolidati hanno raggiunto i 31,5 milioni (+8%), con un Ebitda margin del 14,25%. Prevediamo di chiudere l’anno a quota 58 milioni in linea con il piano industriale, con una marginalità allineata con il piano industriale. L’intero 2018 si è concluso con un valore della produzione di 53 milioni, in aumento del 18,4% anno su anno», continua il manager.

Il trend è chiaramente di crescita, ma Bocchini sottolinea come sia diverso per le differenti aree geografiche. «Il business tradizionale europeo è a macchia di leopardo, il Regno Unito è in crisi per la Brexit, e soprattutto la Germania, che per noi era il primo mercato di esportazione e vendita dopo l’Italia, segna un calo importante. In compenso stiamo recuperando sul fronte domestico e su quello dei Paesi dell’Europa dell’est, che stanno performando bene, come sull’Asia che segna una crescita interessante soprattutto fuori dalla Cina; gli Usa hanno realizzato un incremento superiore al 20%. Ci sono tuttavia anche dinamiche che hanno inciso sulla redditività, in maniera diversa per i differenti mercati. Per esempio, acciaio, rame e alluminio che dalla Cina vengono importati in Usa, hanno subito il sensibile aumento dei dazi al 25%, che ha pesato sui costi. L’altra dinamica negativa nel mercato europeo è l’aumentata incidenza sul mercato domestico, dove però abbiamo una competitività maggiore: dunque l’effetto positivo dei maggiori ricavi è compensato dalla marginalità più bassa che negli altri mercati».

La sede centrale di Clabo a Jesi

Qingdao e Filadelfia: i due centri nevralgici presto a regime

A trainare i conti sono dunque, in sintesi, i progetti asiatici e Usa, nuovi centri nevralgici di questa organizzazione. «In Asia le operazioni sono gestite dalla controllata Easy Best, acquisita nel febbraio 2017: «da allora abbiamo integrato la rete vendita che non aveva una funzione export. Siamo quasi a regime, avendo completamente riorganizzato la fabbrica integrando l’infrastruttura informatica: obiettivo che estenderemo a quello Usa nel 2020, mentre proseguiamo anche sul fronte della ristrutturazione dei processi».

Per quello che riguarda gli Usa, l’acquisizione di Howard McCray, a inizio 2018, ha consentito di razionalizzare le operazioni e aumentare la redditività. Hmc, dal 1895 presente nei convenience stores, a metà strada tra bar-caffetterie e minimarket, un modello paragonabile ai nostri autogrill, è stata accorpata alle attività californiane del gruppo Clabo consentendo risparmi per circa 600mila euro già nel primo anno di attività. «Negli Usa il canale retail che Hmc presidia è molto sfruttato, su strade e autostrade e centri urbani ed è in solida crescita, come testimoniano i numeri del primo semestre. Nella seconda parte dell’anno sono entrati in vigore i nuovi prezzi che includono l’aumento di costi sulle materie prime e siamo fiduciosi che anche il fronte della redditività si possa allineare».

Le dinamiche delle vendite del Gruppo divise per aree geografiche nel primo semestre dell’esercizio in corso. Fonte Clabo

Integrazione completa entro il 2022

Al momento dunque, la strategia di Clabo resta focalizzata sulle acquisizioni già compiute e non ne prevede di nuove, anche perché «l’integrazione delle tre fabbriche è un percorso complesso che necessita di investimenti. Lo stabilimento italiano anche grazie a industria 4.0 e a contributi di bandi regionali e nazionali è stato completamente rinnovato in tre reparti importanti, ovvero quelli per la lavorazione di legno, alluminio e acciaio, con investimenti superiori ai 4 milioni di euro. Lo stabilimento americano verrà rinnovato per la parte di lavorazione dell’acciaio con un investimento sopra il milione di dollari. Il processo si concluderà non prima della metà del 2022: integrando completamente processi produttivi e piattaforme di prodotto delle tre fabbriche, l’obiettivo è di riuscire a produrre il 50% della gamma in tutti i tre stabilimenti indifferentemente».

Per finanziare questa integrazione Clabo ha fatto ricorso alla finanza straordinaria, con tre emissioni di minibond nel corso dell’ultimo triennio. La prima emissione risale a giugno 2016 per una durata di cinque anni e ammontare di 3 milioni dedicato al mercato cinese; il secondo a giugno 2019, per una scadenza di 6 anni e un valore di 8 milioni finalizzato alla digitalizzazione dello stabilimento italiano e di quello Usa; il terzo infine, di settembre, un minibond short term da 12 mesi per 500mila euro.

La sede di Clabo a Jesi

Perché è necessario produrre vicino ai mercati di sbocco

Alla fine di questo processo di integrazione Clabo diventerà una vera multinazionale: «Ma fin dal 2015 la quotazione in Borsa era diretta ad avere stabilimenti che potessero produrre vicino ai mercati di sbocco, perché i prodotti sono voluminosi, e occupano disassemblati un quarto o un quinto dello spazio necessario rispetto all’assemblato. Il costo del trasporto che viene pagato a volume si quintuplica senza considerare i dazi doganali e tutto questo incideva sui conti. Da sempre la nostra strategia era di crescere a livello internazionale, andando a produrre vicino ai mercati di vendita», dice Bocchini che conclude svelando l’avanzamento della strategia anche sul fronte del prodotto.

Banchi per l’esposizione di gelati e pasticceria artigianali Clabo

Nuovi prodotti con dentro le nanotecnologie

«Su questo fronte Clabo aveva in pipeline due step importanti, ovvero l’aggiornamento della gamma con tre prodotti nuovi, di cui l’ultimo sarà lanciato il 22 ottobre a Milano. Si tratta di componenti che utilizzano le nanotecnologie per ridurre l’ingombro e migliorare l’efficienza del prodotto finale. All’interno del punto vendita dove l’esercente paga l’affitto in funzione dello spazio occupato avere vetrine performanti e a risparmio energetico è fondamentale. Siamo riusciti con questa innovazione a portare da 105 cm a 90 la profondità per la vetrina Nine, aumentando l’efficienza energetica con consumi ridotti del 15%».

Il secondo step prevede, entro il 2021, l’implementazione di prodotti in un segmento limitrofo a quello dell’esposizione. «Esposizione che in ogni caso ingloba già la funzione di conservazione, che ora vogliamo trattare in maniera autonoma. Prevediamo dunque di lanciare una nuova gamma di prodotti atti alla mera conservazione, da utilizzare per esempio nei laboratori di preparazione che sempre più oggi sono a vista così come i conservatori. I clienti si stanno dunque interessando anche all’aspetto estetico di questi frigoriferi e diventa interessante per Clabo: un segmento del tutto nuovo sul mercato europeo», conclude l’ad.

La vetrina Nine di Clabo: aumenta l’efficienza energetica con consumi ridotti del 15%













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