Da suite di collaboration a collante degli smart building: così Cisco Webex si trasforma per adeguarsi all’era del lavoro ibrido

di Renzo Zonin ♦︎ Il modo di lavorare è cambiato. Lo smart working rimane, ma sempre più imprese chiedono ai dipendenti di tornare in sede, almeno part-time. Per convincerli è necessario ripensare gli spazi degli uffici e le tecnologie che li animano. Digitalizzando il real estate, anche in ottica di una maggiore sostenibilità. Cisco ha ripensato Webex, che ora è in grado di offrire dati telemetrici sugli uffici e sul loro utilizzo. E conta su nuove funzionalità di IA generativa. La collaborazione con Nvidia per i chip di IA. Quella con Microsoft per l'interoperabilità delle piattaforme di collaboration. Il supporto Webex al visore Apple Vision Pro. Ne parliamo con Michele Dalmazzoni ed Enrico Miolo

Cosa hanno in comune gli smart building, gli edifici sensorizzati con un “cuore” digitale che li gestisce, e i software collaborativi che ci permettono di effettuare videochiamate e videoconferenze con colleghi e clienti indifferentemente se sono in remoto o in presenza? Ebbene, entrambi possono essere basati sulla piattaforma Cisco Webex. E la connessione fra le due problematiche degli smart building e della work collaboration è più stretta di quanto non sembri a prima vista. In questo periodo, infatti, molte aziende stanno cercando di convincere i dipendenti a tornare in ufficio, almeno part-time, dopo gli anni dello smartworking dovuto alla pandemia. Ma i lavoratori, oggi, hanno esigenze nuove: vogliono lavorare in uffici tecnologicamente avanzati, posti in location attrattive ed ecologicamente sostenibili – ovviamente. L’accresciuta sensibilità ambientale e l’interesse per un migliore life/work balance sono fra le motivazioni maggiori di questo fenomeno. Si arriva al punto che se l’azienda non soddisfa queste nuove esigenze, il lavoratore preferisce cambiare impiego piuttosto che rientrare in ufficio.

Ecco, dunque, la corsa alla digitalizzazione del real estate (un business che varrà oltre 400 miliardi di dollari nel 2030), per ottenere edifici intelligenti e sostenibili, capaci di ridurre i consumi e le emissioni. Corsa che passa anche da un nuovo paradigma di rete, che da strumento di comunicazione diventa strumento di digitalizzazione.







La digitalizzazione degli edifici passa attraverso il cambio di paradigma della rete, che da strumento di comunicazione diventa strumento di digitalizzazione tout court

Contemporaneamente, i nuovi sistemi di collaborazione installati negli uffici, oltre a gestire le comunicazioni (anche tramite assistenti basati su intelligenza artificiale) mettono i loro sensori a disposizione dei sistemi di gestione dello smart building, comunicando il numero di persone presenti nelle varie sale, la loro posizione, le temperature, gli eventuali allarmi eccetera. A fare da “collante” fra le varie parti della piattaforma un avanzato sistema di intelligenza artificiale, basato sia sui “tradizionali” modelli Llm sia su nuovi modelli Rmm (Real-Time media models) sviluppati da Cisco, che consentono all’IA di Webex di interagire non solo con il linguaggio, ma con audio, video, gesti e tanti altri elementi di comunicazione.

Il nuovo ruolo della rete è facilitato dall’integrazione in essa di funzioni di sensorizzazione e di trasporto dell’energia.

Il sistema, realizzato tenendo presenti solidi principi etici e regolamentari, vede la collaborazione di Nvidia per la fornitura di chipset dedicati all’IA, mentre altre collaborazioni riguardano Microsoft (per l’interoperabilità di Webex con i mondi Teams) e Apple (con la realizzazione dell’app Webex per il nuovo visore 3D Apple Vision Pro).

Rientro in ufficio e nuove esigenze

Sono passati ormai quattro anni da quando la pandemia da Covid ha costretto le aziende, dall’oggi al domani, a inventarsi un nuovo modo di fare business, di rapportarsi con i propri dipendenti, di seguire i propri clienti. La maggior parte degli impiegati si è ritrovata a lavorare da casa, e ad imparare a tappe forzate l’utilizzo di tecnologie che, allora semisconosciute, sono entrate rapidamente nella vita di ciascuno, come il cloud o le videochiamate. Fu uno shock per tutti, ma ne venne anche qualche risultato positivo: si imparò appunto un nuovo modo di lavorare, si scoprì il significato della parola “resilienza”, e cominciarono a circolare altri concetti precedentemente semisconosciuti, tipo quello del “work-life balance”, il bilanciamento vita-lavoro, o della “coscienza ecologica”. Non sappiamo se davvero la pandemia ci abbia resi migliori, ma di sicuro ha contribuito a cambiare la scala dei valori, almeno nel blocco occidentale.

Michele Dalmazzoni, director collaboration Emea South, Cisco

Negli ultimi mesi, si comincia però a vedere un effetto collaterale di questi cambiamenti. Le aziende, infatti, hanno cominciato a richiamare in ufficio il proprio personale perché, anche se il business può continuare con i dipendenti in remoto, la componente del contatto umano si stava perdendo, e con essa anche il carattere, il Dna di molte aziende. Ma appena ingranata la marcia indietro, più o meno veloce (alcune aziende hanno chiesto ai dipendenti di rientrare 2 giorni a settimana, altre hanno cercato di imporre a tutti di tornare stabilmente in ufficio) si è cominciato a notare un fenomeno mai successo prima: molti dipendenti, piuttosto di tornare a lavorare in ufficio, si sono licenziati e hanno cercato un altro lavoro da remoto. «Fortunatamente, le aziende che stanno dicendo ai propri dipendenti di tornare in ufficio cinque giorni a settimana sono pochissime – ci ha detto Michele Dalmazzoni, director collaboration Emea South di Cisco – la maggior parte sta dicendo che in qualche modo, in qualche forma bisogna tornare in ufficio, mantenendo però il concetto di flessibilità». L’ufficio dunque tornerà importante? «La nostra visione è che l’ufficio non può essere obbligatorio, perché altrimenti le persone cambiano lavoro. Invece, deve essere attrattivo. Noi, per esempio, stiamo cambiando il nostro “site portfolio”: tutti gli uffici si trasferiscono in centro, in posti molto quotati, dove anche i dipendenti giovani hanno piacere ad andare un paio di volte a settimana».

E in effetti, nel prossimo mese di maggio Cisco inaugurerà un nuovo ufficio a Milano, situato in Piazza Gae Aulenti, cuore dell’iconico distretto di Porta Nuova, di fronte alla Torre Unicredit. «Il problema degli uffici attuali è che spesso le tecnologie non sono all’altezza, perché dall’inizio della pandemia questi edifici sono stati trascurati. Quindi ora è il momento di investire per portarli in linea con le aspettative».

Tecnologie per l’ufficio, ma non solo

La città. È dal 2010 che la razza umana è diventata cittadina: da quell’anno infatti, oltre il 50% della popolazione mondiale vive in città. Città che producono il 90% della ricchezza mondiale. Città dove le persone passano circa il 90% del loro tempo all’interno di un edificio – e parte del restante 10% chiusi in qualche mezzo di trasporto. Città che generano il 70% delle emissioni inquinanti. Di queste, il 40% arriva dagli edifici, suddivise fra 30% in fase di costruzione e 70% durante la “vita operativa”.

Una rete digitale Cisco consente di dotare l’edificio non solo di strumenti di comunicazione aggiornati, ma anche di una ricca serie di sensori fondamentali per la gestione del building

Ebbene, pensate che dipendenti sensibili alle problematiche ambientali e attenti al bilanciamento vita/lavoro possano trovare attraente tornare a lavorare in edifici inquinanti e dotati di infrastrutture tecnologiche arretrate? Ne dubitiamo. Ma quindi, cosa bisogna fare? «Per ridurre le emissioni, bisogna digitalizzare il real estate – puntualizza Dalmazzoni – il mercato degli smart building nel 2030 varrà 408 miliardi di dollari, con un Cagr del 23%. L’impiego delle tecnologie nel real estate è visto come un fattore chiave di vantaggio competitivo, in quanto spinge la produttività e aiuta a migliorare l’efficienza operativa, a realizzare risparmi significativi e a ridurre l’impatto ambientale». Le aziende, evidentemente, se ne sono accorte, visto che la maggior parte di esse è disposta a pagare di più per usare spazi tecnologicamente avanzati, e 4 su 5 puntano a incrementare il budget destinato ad acquisire tecnologia. Gestione dell’energia e delle emissioni, infrastruttura smart per l’energia e sistemi di monitoraggio della sostenibilità sono ai primi posti fra le tecnologie più gettonate, insieme all’intelligenza artificiale, che nei prossimi 3 anni potrebbe creare un vero punto di svolta per il real estate.

Dalla rete per connettere alla rete per digitalizzare

Ma per realizzare tutto questo, bisogna far avanzare un paradigma fondamentale, quello della rete. «Fino a ieri la rete serviva per la connessione. In futuro, la rete servirà per la Digitalizzazione. Sarà lo strumento per realizzare risparmi energetici, per fare analisi della location, monitoraggio in tempo reale, controllare l’uso degli spazi, gestire gli impianti di sicurezza e così via».

Un esempio molto semplice di questo nuovo concetto di rete è l’utilizzo del cablaggio Ethernet per trasportare energia elettrica (sotto forma di corrente continua) ai vari dispositivi utilizzatori. Sfruttando la tecnologia PoE (Power Over Ethernet) è possibile costruire palazzi sprovvisti o quasi di cablaggio elettrico in corrente alternata. In questi palazzi, l’energia in arrivo viene convertita in continua in un singolo punto e poi distribuita a impianti di illuminazione, access point, sensori di presenza, telecamere di controllo, eccetera, eliminando le perdite da conversione AC/DC e riducendo i costi dei cablaggi. «Non solo, nei casi più avanzati abbiamo poi la possibilità di sfruttare microgrid – racconta Dalmazzoni – cioè generatori di corrente diretta, tipicamente pannelli solari, montati sulle superfici dei tetti. Con le tecnologie sempre più raffinate si arriva addirittura a poter pensare degli edifici energy positive, cioè non più energivori ma produttori di energia. Stiamo sperimentando queste cose su noi stessi, l’abbiamo fatto con l’ufficio di New York che è il primo che abbiamo implementato con questa tecnologia e i risultati sono decisamente interessanti. Soprattutto nei periodi più caldi, quando l’utilizzo dell’aria condizionata è estremamente energivoro». Con l’implementazione delle nuove tecnologie di smart building, l’ufficio Cisco di New York è arrivato a risparmiare nel periodo aprile-maggio 2022 circa il 47% di energia rispetto allo stesso periodo del 2019. Ai sensori e al software di intelligenza artificiale va, ovviamente, buona parte del merito. Sono loro che rendono il palazzo davvero “smart”. «Questo è reso possibile dall’intelligenza artificiale, dal machine learning, dalla possibilità di integraci con i building management system – continua Dalmazzoni – e di definire regole per cui “if this, then that”. Se in una sala di unioni da 20 persone ce ne sono presenti due, non serve rinfrescarla al massimo della sua capacità, viceversa se ci sono 26 persone in una sala serve non solo rinfrescarla ma anche aumentare la ventilazione». La cosa più interessante è che il sistema di sensorizzazione che consente tutto questo è strettamente collegato ai sistemi di videoconferenza di Cisco. Nel senso che i device stessi per la videoconferenza sono in effetti dispositivi IoT ricchi di sensori al loro interno. I pannelli Lcd all’esterno delle sale riunioni, le telecamere per le videocall, i dispositivi Meraki, gli stessi access point del wi-fi fungono da sensori e raccolgono dati. E ancora, i sensori per la qualità dell’aria, e quelli dei sistemi di illuminazione, partecipano alla raccolta. Ma quanti   sensori ci sono in un edificio? «Nel nuovo ufficio di Parigi, che è di 6.000 metri quadri, abbiamo 8.000 data point che raccolgono informazioni, le quali confluiscono in un repository dal quale il software genera dei veri e propri digital twin, come mappe di navigazione per i dipendenti, ma anche analytics per il real estate o per l’Hr».

Il ruolo di Webex

Da una parte le tecnologie per lo smart building e l’efficientamento energetico, dall’altra le tecnologie collaborative che consentono ai dipendenti di lavorare in modo flessibile, ovunque si trovino. Ma c’è un punto di contatto fra queste due cose: è Webex, la piattaforma di comunicazione collaborativa di Cisco. Piattaforma che oggi è in grado non solo di gestire tutti i flussi di comunicazione aziendali, ma anche di fornire dati ambientali relativi agli uffici, agli occupanti e alle operazioni in corso.

Enrico Miolo, collaboration leader, Cisco Italia

Recentemente, nuove funzionalità sono state introdotte anche nella parte strettamente collaborativa di Webex, che ha acquisito una lunga serie di nuove funzionalità, frutto soprattutto dell’utilizzo di tecniche di intelligenza artificiale all’interno della piattaforma. «L’intelligenza artificiale generativa ha attirato l’attenzione di tutti con le funzionalità che nascono dai modelli Llm, Large language model, che però riguardano appunto solo la componente della comunicazione relativa al linguaggio – spiega Enrico Miolo, collaboration leader di Cisco Italia – Gli Llm possono trascrivermi una conversazione, magari tradurla, o fare il riassunto di un documento. È una cosa che noi utilizziamo, ma in realtà nella collaborazione, nel lavoro ibrido, c’è una fetta molto importante di comunicazione che non passa attraverso le parole ma riguarda per esempio il video, l’audio, i gesti delle persone riprese, il tono di voce, tutte cose fondamentali per capire il contesto di una riunione. Trattare questa parte della comunicazione richiede un nuovo modello, che Cisco ha progettato e si chiama Real-time media model (Rmm).

Real-Time Media Models consentono all’intelligenza digitale generativa di trattare un set di dati molto più esteso di quelli, esclusivamente linguistici, gestiti dai classici Llm.

Esso va proprio a indirizzare questi aspetti della collaborazione, che sono estremamente importanti appunto in un contesto di lavoro ibrido». Detta così è un po’ criptica, possiamo fare un esempio? «Pensiamo a una riunione con alcune persone in presenza e altre collegate in videoconferenza, e supponiamo che uno dei partecipanti da remoto si debba assentare momentaneamente dal PC perché gli ha citofonato qualcuno – ipotizza Miolo – In questa situazione, automaticamente la videocamera riconosce che non c’è più nessuno davanti al laptop e provvede a mettere in standby la persona nella riunione, quindi chiude il video e mette in mute l’audio.

La combinazione di Rmm e Lmm consente per esempio a Webex di proporre riassunti, trascrizioni e riproduzione dei punti salienti della discussione a chi si è assentato per qualche minuto da un meeting da remoto

Ma la cosa più interessante è che in Webex si uniscono i due modelli (Llm e Rmm), e quindi quando quella persona torna a sedersi davanti la telecamera, gli viene proposta la possibilità di avere una piccola sintesi di quei 5 minuti che si è persa, e quindi magari può verificare se in quei 5 minuti è stata chiamata e se le è stata affidata a qualche azione. Oppure può leggere la trascrizione completa di ciò che è stato detto in sua assenza».

Intelligenza artificiale pervasiva

L’intelligenza artificiale in Webex viene utilizzata non solo nell’interazione diretta per aiutare l’utente nella gestione dei contenuti, ma anche a livello più profondo. Un esempio significativo riguarda la parte audio. È noto che per trasmettere un segnale audio si deve fare un’operazione che si chiama transcodifica, in pratica c’è un algoritmo che trasforma la voce o il suono analogico e digitale e lo immette nelle varie reti. Il software di transcodifica viene chiamato “codec”. «Il codec standard oggi si chiama Opus, e prevede che per trasmettere una comunicazione voce di una persona con una buona qualità, servono almeno 16 Kb per secondo – spiega Miolo – Ecco, noi grazie all’intelligenza artificiale stiamo rilasciando un codec che migliora di 16 volte questo comportamento.

Webex usa l’IA anche in profondità. Il nuovo Codec Audio AI, per esempio, consente di trasmettere la voce con una larghezza di banda pari a un sedicesimo della migliore soluzione convenzionale.

Quindi anche in situazioni di canali trasmissivi, disturbati e con pochissima banda, noi con questo nuovo Audio Codec basato su intelligenza artificiale riusciamo a dare un’ottima qualità dell’audio in un contesto remoto e ibrido, come quello di una riunione, con una chiamata telefonica che avvenga sulla nostra architettura». Allo stesso modo, è possibile ridurre moltissimo il consumo di banda per il video trasmettendo un’immagine a bassa risoluzione (270p) ed effettuando il rescaling a 1080p nel punto di destinazione. Altre funzioni di IA introdotte di recente riguardano per esempio il Frame & People Focus, le Meeting Zones, e ultimo il Cinematic Meetings, cappello che riunisce funzioni automatiche di regia molto avanzate. Per non parlare dell’AI Assistant, trasversale su ogni componente della piattaforma, dalla Suite Webex ai device Cisco, dal Webex Contact Center al Webex Connect e al Webex Control Hub.

Le funzioni che permettono all’AI di gestire la regia di una videocall vanno sotto il nome di Cinematic Meetings

Collaborazioni di spicco

Naturalmente, per gestire queste funzioni di IA in tempo reale non basta avere ottimi software: in molti casi, il ruolo dell’hardware è fondamentale. Per questo, Cisco ha da tempo in essere una partnership con Nvidia, leader mondiale nei chipset per l’IA, che gli permette di montarli su numerosi dispositivi di collaborazione.

Cisco ha annunciato un accordo con Apple, per portare Webex, sotto forma di App, sul nuovo visore stereoscopico Apple Vision Pro

Ma quella con Nvidia non è l’unica partnership di spicco nel segmento della collaborazione. Per esempio, è stato appena annunciato un accordo con Apple, per portare Webex, sotto forma di App, sul nuovo visore stereoscopico Apple Vision Pro. Grazie alla App, si potrà partecipare a riunioni da remoto in maniera immersiva e tridimensionale, con la possibilità di utilizzare le mani per aprire e chiudere altre applicazioni nella realtà virtuale, oltre alle funzionalità Personas e Audio Spaziale. Disponibile da subito sull’App Store per visionOS, la nuova app Webex sfrutta le funzionalità integrate in visionOS. Dopo essere entrati in una riunione Webex, sulla tela virtuale di Apple Vision Pro è possibile, infatti, organizzare i video dei singoli partecipanti aprendo contemporaneamente una finestra separata di contenuti condivisi, che si ridimensionano a grandezza naturale tramite gesti intuitivi di pinch and drag. In questo modo viene creata una rappresentazione autentica, dinamica e naturale del proprio volto e dei movimenti delle mani, che consente agli altri di vedervi in Webex mentre indossate il visore Apple Vision Pro.

Un’altra partnership importante è quella con Microsoft. «La partnership con Microsoft è attiva da molto tempo, soprattutto per quanto riguarda il mondo della collaborazione, per quanto riguarda l’interoperabilità di tutto il nostro modo di comunicare con quelli che sono, per esempio, gli strumenti di comunicazione di Microsoft, come Microsoft Teams, o la parte video che viene chiamata Microsoft Team Room, ed è oggi totalmente interoperabile con i nostri device e con le nostre soluzioni di collaborazione».

Gli aspetti etici

Quando si inserisce l’intelligenza artificiale in modo così pervasivo, ci si trova prima o poi a confrontarsi con gli aspetti etici e di principio, soprattutto quando si lavora con l’IA Generativa che ultimamente ha fatto sollevare più di un sopracciglio alle autorità. «Il nostro approccio a questo tema è molto serio, perché sappiamo che l’intelligenza artificiale apre tantissime opportunità ma anche tantissime sfide – ammette Miolo – Si parla molto dell’aspetto regolamentare, etico per esempio, e noi abbiamo proprio diramato un Manifesto dell’intelligenza artificiale per quello che ci riguarda, con sei principi molto ben definiti che vanno dalla sicurezza, alla privacy, dalla trasparenza all’imparzialità. Questi principi sono scritti nero su bianco, fanno parte del nostro Dna e tutti i nostri prodotti, prima di essere messi nel mercato, devono rispettare by design questo framework. È importante spiegare il nostro approccio l’intelligenza artificiale, ma è altrettanto importante concentrarsi su come l’intelligenza artificiale sta cambiando gli strumenti che ci permettono di lavorare in modo ibrido, creando nuove funzionalità» conclude Miolo.














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